Canto VII
Ebbi a notar minor
doglianza nell’apporto
Che l’anime
ebber nel settimo cerchio
Che pe’sta in piedi necessitai il
supporto
Del duca che mi fece
da rimorchio.
“Ogni aman d’Epicureo è qui assorto
Creden l’alma come puro pastrocchio,
e qui giaccion in
avelli di fogo
che rendon di codesta
tortura
il loro tristissimo epilogo.”
C’interruppe una losca
figura:
Un orientale
provenente dal capoluogo
Del paese ove si
mangiano sushi e tempura.
“Non mi turba il
sostare in queste tombe
Ornate da fiamme sol
perché falso
Fu quell’Epicureo
ingiusto e succube.
Mai coprirà il labor eccelso
Fatto da me con
bacchette e tube!:
Son Eikichi Onizuka, insegnante di polso
In scole
superiori, segnato da una vita
Passata tra scontri e dur treni.
Giaccio qua per la
scelta avuta
Di non creder alla
chiesa co’core e reni.
Morì invece per
l’insana bevuta
Offertami dalla
bastardissima Urumi.
Che, per invidia od odio profondo
Gettò nel malto infido
cianuro
Che mi rese malato e moribondo.
Ella sosteneva mai fui io maturo
E lo
facea in modo iracondo
Fin’a conciarmi in quel
stat’oscuro.”
“Ma
quanta voglia di parlare, che hai
Mio insegnante, famoso
ogni dove
Sull’otto
dell’analogico e pure su Sky!”
Rispos’io tan duramente
che si commuove..
“Parlo dato che sta
possibilità non m’è data mai
Perché qui intorno nessuno si muove!
Sper di non averti dato fastidio co mia parlantina
Ma ave oste cose che m’ardean
dentro
Com’arde
sto fuoco su’a mia melanina!
Fottuto sto
loco e suo baricentro...”
Nonostante piangetti per la
sua fedina
Ci movemmo empre più giù nell’inferno.