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Autore: nobodyishopeless    14/01/2014    2 recensioni
Arianne ha diciasette anni e paura del cancro. Arianne ha una cotta per Mattia che inizialmente ignora, ma quando lo verrà a sapere se ne approfitterà. Andrea è amico di Carlo, il fratello di Arianne, Andrea ha ventisette anni e ha perso la testa per Arianne che non sembra accorgersene.
-Dal primo capitolo-
Era l’Italia corrotta, era l’Italia dell’insoddisfazione e della rivolta, era l’Italia dell’afa estiva che appiccica i vestiti ai corpi, era l’Italia del futuro invisibile, era l’ Italia della tecnologia, era l’Italia della crisi, era l’Italia delle canzoni dei Modà ad ogni Sanremo, era l’ Italia degli amori sbagliati, era l’Italia dei giudizi continui. Era l’Italia in cui vivevo i miei diciassette anni.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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“Sarà sempre così. La gente ti parlerà della sua unghia spezzata, anche quando
sarai a terra con tutte le ossa rotte.”
 
- Debohra Simone

Capitolo IX.
 
Arianne.
Me ne stavo distesa sul letto e ripensavo alle giornate appena trascorse, non ho mai avuto  paura di esprimere i miei sentimenti, ma quella volta la scottatura era stata un’ustione. Molte domande affollavano la mia testa, ora sarei diventata acida? Cattiva? Insensibile? Una ragazza facile? Per ora non sentivo la voglia di andare con tutti, non avevo voglia di fare niente, non avevo un motivo per alzarmi dal letto, e la notte avevo troppi pensieri per addormentarmi, avevo preso sono sulle sei del mattino, collassando sul cuscino con addosso i vestiti della sera precedente. Fissavo il mio telefonino sperando che arrivasse spesso il messaggio di qualcuno che volesse confidarmi i suoi problemi, così da smettere di pensare ai miei. Mia madre bussò alla porta della mia stanza interrompendo le mie preoccupazione.
-Amore vestiti dobbiamo andare all’ospedale!- gridò facendomi alzare gli occhi al cielo. In tutto questo casino, che era diventata la mia vita, avevo perso di vista il vero problema importante, la possibilità di essere malata, e non di un raffreddore, ma di una malattia che avrebbe potuto portarmi alla morte stessa. Sbuffai e mi alzai dal letto dirigendomi in bagno, Erika era già uscita con il suo ragazzo, mi pettinai i capelli scuri districando i nodi e cercando di darmi un aspetto recente, tolsi il trucco sbavato dal viso e non mi truccai, faceva troppo caldo per mettere elyner o matita o rimmel e non avevo la minima voglia di prendermi cura di me. Con mia madre arrivammo all’ospedale intorno alle undici, mezz’ora prima del previsto, le mie cuffiette bianche riproducevano “You are the only exception” dei Paramore, e non riuscivo a non pensare ai baci e alla situazione che mi trovavo a vivere con Mattia. Sbuffai seduta in sala d’attesa mentre un sacco di donne chiacchieravano con le ricette in mano. Notai di essere la più giovane nella stanza, le signore avevano dall’età di mia madre in su e notando ciò mi sentii terribilmente a disagio. L’infermiera uscì dall’ambulatorio chiamando il mio nome, mi alzai dicendo a mia madre che sarei entrata da sola. L’infermiera cercando di rassicurarmi mi condusse in una stanza con poca luce, mi istruì dicendo che mi sarei dovuta togliere la t-shirt e il reggiseno, annuii deglutendo. Così feci e poi raggiunsi l’infermiera che mi portò dal radiologo, che era un maschio. Un’altra corrente di disagio mi travolse, ma cercai di non darlo a vedere, mi stesi sul lettino e dopo poco il radiologo, un tizio muscoloso pieno di tatuaggi, mi iniziò a passare uno strumento grondante di gel freddo sul seno sinistro, sede del mio problema. Il mio cuore batteva all’impazzata e io restavo ferma col respiro corto e la voglia di alzarmi e scappare via lasciandomi andare alla paura. Il radiologo borbottava distrattamente cose che non capivo feci scroccare il collo e mi passai la lingua sulle labbra nervosa. Da un lato volevo chiedergli cosa avevo che non andasse, ma dall’altro non volevo saperlo. Dopo un tempo che mi parve infinito, il radiologo staccò quell’affare dal mio seno dolorante, mi pulì distrattamente dal gel e stampò un fogli su cui comparivano vari segni indecifrabili. L’infermiera tornò e mi disse di rivestirmi e aspettare fuori con mia madre. Così feci, rientrai in quella specie di camerino e mi infilai il reggiseno verde e la canotta color salmone, mi legai i capelli ritrovando il calore del mio corpo, poi uscii da quell’ambulatorio trovando mia madre in sala di aspetto, più ansiosa di quanto non fosse stata al nostro arrivo, mi avvicinai a lei e presi la mia borsa posata sulla sedia accanto alla sua, lei si alzò.
-Allora? Novità?- mi chiese preoccupata. Aprii la bocca per risponderle ma in quello stesso istante arrivò l’infermiera che ci guardò.
-Dovete andare dal dottor Proterra… vi sta aspettando, al quinto piano.- ci informò la giovane donna rivolgendoci un’occhiata rassicurante. Ma non ero rassicurata, non lo ero per niente. A passo tremante mi diressi in ascensore con mia mamma.
-La visita come è andata?- mi chiese per rompere il silenzio.
-Il tipo sembra un ex galeotto!- esclamai sarcastica cercando di buttarla sul ridere. Dalle labbra di mia madre scappò una risata nervosa. Le porte dell’ascensore si aprirono rivelando l’ultima persona che mi sarei mai aspettata di trovare.
 
Andrea.
 
Mi era arrivata un’importante chiamata al cerca persone, un caso di tumore al seno agli albori, era su una ragazzina di appena diciassette anni, mi passai una mano sul viso angosciato, detestavo quelle rare occasioni in cui i pazienti erano giovani, la maggior parte moriva dopo qualche anno, sfinita dalla lotta contro la malattia. Mi posizionai davanti agli ascensori in corridoio e aspettai che la mia nuova paziente arrivasse accompagnata dalla madre. Non appena le porte dell’ascensore si spalancarono vidi l’ultima persona che avrei voluto facesse visita nel mio reparto. Arianne stava davanti a me a guardarmi scioccata, probabilmente non sapeva che lavoravo lì. Il mio cuore perse un battito, vidi sua madre fissarmi altrettanto sorpresa e dare un’occhiata alla carta che aveva in mano, le due si avvicinarono a me.
-Andrea ciao, quindi il dottor Proterra sei tu.. beh buono a sapersi, siamo in buone mani, no Arianne?- disse la signora cercando di sembrare tranquilla. Io deglutii impallidendo dal terrore. Non poteva essere lei la paziente, non era giusto, non volevo vederla sofferente come le avrebbe portata ad essere la chemio, l’unica sua possibilità per sopravvivere e sconfiggere il tumore.
-Volete seguirmi per favore..- sussurrai debolmente cercando di riprendere il controllo di me stesso. Le due mi seguirono in fondo al corridoio illuminato dai neon e feci entrare prima Arianne, poi bloccai sua madre fuori.
-Signora, parlerò prima con lei che con sua figlia, Arianne è ancora minorenne.- sussurrai sperando che la brunetta non sentisse.
-Andrea, cos’ha esattamente Arianne?- mi domandò la signora togliendosi la maschera e mostrando tutta la sua angoscia.
-Arianne.. ha.. un nodulo al seno sinistro, è maligno, da quanto ne so è genetico e.. Arianne ha un tumore al seno.- rivelai infine sentendo un pugnale affilato perforarmi lo stomaco deciso senza esitazione, facendo esplodere il vero dolore dentro di me. Dirlo ad alta voce era stata una pugnalata e in realtà ora faceva molto più male di prima. Non avevo paura delle malattie, non l’avevo mai avuta, avevo deciso di dedicare la mia vita a sconfiggerle, ma ora che colpiva la ragazza di cui ero segretamente innamorato, la malattia mi faceva enormemente paura. Arianne era la mia criptonite, e la malattia il mio avversario giurato, come può Superman salvare la criptonite da un nemico?
La donna di fronte a me cominciò a piangere silenziosamente, col petto scosso dai singulti, la donna afferrò un fazzoletto dalla sua borsa marrone e si asciugò gli occhi.
-Devo avvertire suo padre,e anche Carlo.. oh chissà come la prenderà Erika!- esclamò la donna afferrando il telefonino.
-So che è dura, ma conosco Arianne, lei è una ragazza forte, lotterà e alla fine vincerà ne sono certo!- esclamai cercando di non pensare al peggio. La donna annuì.
-Senta si prenda qualche minuto, io ora entrerò a parlarle.. andrà tutto bene vedrà.- sussurrai posandole una mano sulla spalla, lei annuì. Mi alzai dalla sala d’aspetto e mi diressi  nella stanza in cui avevo mandato Arianne. Mi fermai sulla soglia e prima di entrare presi un profondo respiro. Dovevo essere forte. Dovevo essere forte per lei. Entrai quindi nella stanza color verde acqua.
- Qui c’ è puzza di ammoniaca.- borbottò Arianne annusando l’aria.
-Sai com’è siamo in un ospedale.- replicai.
-Quindi sei sarcastico anche al lavoro oltre che nella vita privata.- constatò lei.
-No sono sarcastico solo con te.- risposi io facendole una boccaccia. La ragazza scoppiò a ridere e io mi congratulai con me stesso per averla messa a suo agio. Mi sedetti sul bordo del letto di fronte a lei.
-Allora Arianne, ora io e te parliamo ok… dovrò farti numerose analisi per accertarmene, ma la diagnosi già c’è..- cominciai sentendo i miei occhi inumidirsi.
-Dimmi..- mi spronò vedendo la mia incertezza.
-Hai un tumore al seno sinistro.- sussurrai, non c’erano altri modi per dirglielo, non c’era un modo più delicato, avevo potuto solo dirle la verità. Gli occhi di Arianne si annebbiarono, di una nebbia che avevo visto centinai di volte sugli occhi dei pazienti, la nebbia della rassegnazione che cercava di insinuarsi nella sua mente. Le presi la mano e la strinsi nella mia.
-Arianne… noi ce la faremo..- sussurrai. Una lacrima le bagnò la guancia.
-Me lo prometti?- domandò lei tesa.
Rimasi un attimo in silenzio, senza saper quale fosse la giusta cosa da fare. Ma subito dopo mi fu tutto chiaro.
-Te lo prometto.- giurai poco prima che lei scoppiasse in lacrime cadendo con il volto sul mio ventre.
 
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My corner:
Ciao a tutti! :) sono riuscita ad aggiornare finalmente,
beh la storia si sta evolvendo, sta entrando diciamo nell’argomento più serio e delicato che avevo deciso di trattare,
se avete domande non preoccupatevi e fatemele pure chiarirò i vostri dubbi.
Ringrazio DarkViolet92 che ha recensito lo scorso capitolo.
Vi lascio con il mio
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Baci, Mar
  
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