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Autore: _MidnightShadow_    14/01/2014    0 recensioni
Un viaggio. Un sogno che sembra realtà e una realtà che sembra sogno. Un incubo che è l'allegoria di una vita. Come ci si può sentire se ad un tratto si viene messi di fronte a quella che sarebbe stata la nostra esistenza se qualcosa, o qualcuno, non l'avesse cambiata, strappandoci quasi con la forza dalle braccia del Nulla?
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I sassi scricchiolavano sotto i suoi passi.

Avanzava lungo un grande viale circondato da alberi, con chiome fruscianti dai colori troppo vivaci per essere reali. Anche il cielo era di un azzurro irreale, sembrava dipinto col pastello, e se ci facevi caso potevi anche notare i minuscoli spazietti bianchi che l’imperizia infantile di un piccolo pittore aveva negligentemente tralasciato.
Lei sentiva i suoi passi risuonare sulla ghiaia del sentiero. Si guardò i piedi, e trovò delle piccole e graziose scarpine rosa, con calzini bianchi di tessuto leggero che si intravedevano sotto l’orlo del grembiulino a quadretti. Si stupì molto, ma forse non quanto avrebbe dovuto. Gli alberi sembravano farsi via via più grandi, il cielo più azzurro e lei provava un istinto irrefrenabile di mordicchiare con i piccoli dentini uno dei sassolini che non aveva ancora calpestato. Si chinò e lo raccolse. Sapeva di caramella.

I sassi scricchiolavano sotto i suoi passi.

Adesso erano un paio di converse slacciate e logore che calpestavano il selciato. Avanzava a grandi falcate, come se avesse fretta di raggiungere quello che probabilmente doveva esserci alla fine di quel viale. Gli alberi si erano fatti più piccoli adesso (o forse era lei ad essere cresciuta …), e la sequenza interminabile di quelle che parevano essere betulle si confondeva all’orizzonte, i loro rami avevano perso qualche foglia e il verde brillante era stato sostituito da un colore più cupo, quello che hanno le foglie degli alberi quando sta per scatenarsi una tempesta … Ma lei non lo sapeva, attratta solo da ciò che credeva di trovare alla fine si era messa a correre, lasciandosi alle spalle la strada da cui era venuta, senza voltarsi indietro, senza sapere che indietro non ci si poteva voltare, senza sapere che dietro aveva il Nulla.

I sassi scricchiolavano sotto i suoi passi.

La sua corsa fu all’improvviso spezzata da un paio di scarpe col tacco. Adesso al posto delle Converse portava delle eleganti scarpe nere col tacco alto, esse si erano conficcate nella ghiaia del sentiero e l’avevano fatta rovinosamente cadere a terra, facendole smagliare una calza e sollevare un po’ una gonna troppo corta. Sentì freddo all’improvviso. Si accorse che quel freddo veniva da dietro di lei, ma non si voltò. Si rimise in cammino ma, dopo essersi rialzata da quella prima caduta il mondo attorno le parve diverso, più cupo, come se si stesse avvicinando il crepuscolo, un crepuscolo che non avrebbe mai avuto un’alba.

I sassi scricchiolavano sotto i suoi passi.

I tacchi erano sempre più alti e le gonne sempre più corte. Gli alberi che prima erano così ridenti alla luce del sole, adesso erano spogli e somigliavano a lunghe mani d’ossa protese verso l’alto. Cadde tante altre volte. Ma non cadeva da sola. Ogni volta era qualcuno che la spingeva a terra, sempre più violentemente. Un turbine di volti e di voci avvolse quella notte senza stelle. Prima volti di donne, deformati da smorfie d’invidia, che la guardavano con occhi avidi solo di distruzione, non spiriti, non anime ma persone reali, che lei tutti i giorni aveva accanto e che adesso quella maligna luce nei loro occhi rendeva desiderose di portarle via tutto quello che aveva. Voci mescolate ad accenti d’ira, derisioni e malignità pervadevano l’aria avvelenandola, togliendole il respiro. La spingevano a terra, con una violenza sovrumana, la stordivano e la ferivano. E lei tante volte cadde e si rialzò. Si tolse i tacchi e cominciò di nuovo a correre, non curante delle dolorose fitte che i sassi appuntiti le provocavano ad ogni falcata, penetrando al di sotto del tessuto leggero delle calze a rete.

I sassi scricchiolavano sotto i suoi passi.

I volti e le voci cessarono. Un lungo silenzio avvolse quella notte scura. Mosse un paio di passi e fu di nuovo circondata da presenze. Stavolta erano mani, mani grandi e avide, che la toccavano ovunque, la graffiavano, cercavano di attirarla verso il folto degli alberi dal quale spuntavano, le strappavano i vestiti, la accarezzavano ma con troppa violenza, in posti dove non pensava fosse possibile. Per un attimo si lasciò andare a quelle mani, che la avvolgevano, la desideravano. Cominciò a sentire di nuovo delle voci, ma stavolta più che parole erano gemiti, alcuni acuti, altri più lunghi e gutturali, sempre più forti e frequenti, che la attiravano come in un vortice. Era quasi decisa a lasciarsi andare quando di colpo tutto si fermò.
Le mani smisero di coccolarla e vezzeggiarla e cominciarono a toccarla con più violenza, facendola vacillare, spinta da mani ad altre mani. Poi più forte, cominciarono a colpirla con violenza, troppa violenza. Cercò di scappare ma non ci riuscì. La notte si chiuse su di lei, gli alberi dalle dita di ossa sembrarono scrollare sul suo fragile corpo, abbandonato a terra su quei sassi che fino ad allora aveva calpestato. Cominciò a piovere. Piovevano lacrime. Fu allora che di nuovo cercò di rialzarsi, nel buio della notte decise di smettere di andare avanti, e si voltò indietro. Il Nulla la accolse.

I sassi scricchiolavano sotto i suoi passi.

Era sdraiata su un fianco su una superficie morbida. Le pietre appuntite che le penetravano nella carne erano sparite e al loro posto adesso c'erano lenzuola di lino che le accarezzavano dolcemente la pelle. Era come immersa nel torpore, come dentro un fluido denso, che le rallentava le percezioni e i movimenti.
Poi sentì di nuovo due mani, tremò di paura ma stavolta non accadde niente. Quelle mani calde le avvolsero la vita e la tennero stretta, avvicinandola ad un corpo caldo ed accogliente. Un posto dove rifugiarsi dopo una lunga tempesta. Un luogo che non conosce inverno, né notte, né buio.
Senza aprire gli occhi capì. E sorrise.

I sassi scricchiolavano sotto i suoi passi.

Ma adesso i piedi che li calpestavano non erano più solo i suoi. Lei camminava con scarpe eleganti, classiche e serie. Al suo fianco però c’erano dei mocassini marrone scuro, un po’ usurati ai lati. E in mezzo delle piccole scarpette fuxia, con i calzini bianchi e le trine che stringevano appena dei piccoli polpacci grassottelli.
Camminavano tenendosi la mano, senza temere il Nulla, perché esso era stato abbattuto, riempito da quel Tutto che era il loro amore.
In cielo il sole splendeva.

I sassi scricchiolavano sotto i loro passi.
  
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