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Autore: Gio_Snower    14/01/2014    1 recensioni
[Ace Attorney ][Ace Attorney ][Phoenix WrightxMiles Edgeworth] [Yaoi]
Phoenix viene chiamato da Miles nel suo ufficio per parlare di qualcosa di importante, ma durante una litigata i due...
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Objection!
 
 
 
Per trovar la giustizia bisogna esserle fedeli:
 essa, come tutte le divinità, si manifesta soltanto a chi ci crede.
Piero Calamandrei – Elogio dei giudici scritto da un avvocato.
 
 
Phoenix si svegliò tutto sudato a causa di un incubo, dopo una notte alquanto movimentata era riuscito finalmente ad andare a letto con l’anima in pace, ma, sebbene avesse tentato più volte di dormire serenamente, gli incubi l’avevano tormentato e svegliato varie volte; quindi questa, in realtà, non era che una delle tante.
Guardò la sveglia che segnava le cinque e mezza del mattino, si stiracchiò sonoramente e aprì le tende che riversarono la tenue luce dell’alba nella grande stanza da letto color crema.
Aprì l’armadio con un gesto energico e prese il solito completo blu e la biancheria intima, poi si diresse vero un cassettone ed ne aprì il primo scomparto per prendere una delle sue tante cravatte color magenta.
Si diresse verso il bagno canticchiando allegramente e gettò un’occhiata allo specchio mentre si dirigeva verso il water.
I capelli erano scompigliati e lucidi, una leggera peluria cresciuta durante la notte gli scuriva il mento e buona parte del collo.
Guardò la spallina abbassata della canottiera che aveva usato come pigiama e se la tirò su sbadigliando.
Poi tirò su la tavoletta, si abbassò i boxer bianchi ed urinò. Dopo aver fatto, iniziò con le abluzioni mattutine.
Sì strofinò gli occhi con l’acqua e si lavò energicamente i denti poi gettò uno sguardo allo specchio e sorrise al suo riflesso.
Si vestì, si mise il deodorante ed il profumo, si allacciò la cravatta dopo aver messo i gemelli sui polsini e si pettinò i capelli dopo essersi messo il gel nel suo solito modo.
Si infilò la giacca e la richiuse. Il riflesso di un giovane dai capelli neri pettinati in un modo originale, onesti occhi azzurri e dal naso nobile sorrise verso di lui e lui gli sorrise di rimando.
Perfetto! Ed ora andiamo! Pensò con rinnovata energia.
Corse nel suo studio, prese la borsa di cuoio piena di documenti e dopo aver aperto la porta, uscì dal suo spazio personale per entrare a contatto con l’aria della città.
Erano le sei e mezza del mattino.
 
Si alzò alle sei in punto, neanche un secondo di ritardo era tollerato da una persona metodica come lui.
Si tirò su dal letto e andò direttamente in bagno. Si lavò il viso strofinandolo forte e con gran perizia per svegliarsi per bene e per eliminare qualsiasi traccia di sonno rimasta sul suo volto.
Si esaminò allo specchio e il riflesso di un uomo dai capelli grigi e di bell’aspetto in un pigiama rosso gli comparì davanti.
Soddisfatto annuì e si diresse verso la sedia nella stanza da letto ampia, ma non troppo.
Prese i vestiti sistemati la sera prima ed andò a prepararsi.
Alle sei e mezza era pronto, in perfetto orario.
Si mise l’orologio al polso e uscì di gran carriera – come gli era solito – di casa per inoltrarsi nel traffico cittadino.
 
«Wright Phoenix.» lo chiamò una voce maschile.
Si girò e si ritrovò davanti la figura imponente di Miles Edgeworth vestito con il suo solito completo rosso.
«Sì, Edgeworth? Ti sei nuovamente svegliato con il piede sbagliato?» gli chiese sorridendo e battendogli una mano sulla spalla.
«Non toccarmi, per favore.» disse l’altro allontanandosi. Phoenix si strinse nelle spalle con il solito sorriso sornione e spensierato.
«Dobbiamo parlare di una cosa importante.»
«Cosa?» chiese Phoenix perdendo subito l’aria da ragazzone e tornando l’abile avvocato che era.
I suoi occhi azzurri luccicavano d’interesse mentre guardava Edgeworth.
Per un secondo, Miles pensò Perché a me non rivolge mai uno sguardo del genere? E sentì un brivido corrergli lungo la schiena, ma fece finta di nulla tenendo la sua solita faccia da poker.
«Il precedente caso.» rispose.
«L’ho vinto.» rispose Phoenix e poi sorrise. «Come sempre.» aggiunse.
«Vieni o no?» gli disse Miles e prima d’aspettar la risposta andò verso il suo ufficio.
Phoenix gli corse dietro, come c’era d’aspettarsi, e chiuse la porta serrandoli da soli nel grande e spazioso ufficio.
Miles si appoggiò alla scrivania e si girò verso Phoenix.
«La Magistratura si lamenta, Phoenix.» lo informò.
Giusto pochi giorni prima un informatore l’aveva avvisato del corrente pericolo che l’avvocato stava correndo.
«Cosa vogliono?» chiese Phoenix fissando Miles con i suoi acuti ed onesti occhi azzurri.
«La fine della tua carriera.»
«Perché?» chiese.
Ma è ovvio, il perché. Pensò Phoenix.
«Il tuo singolare modo di comportarti. Hai fatto infuriare troppi giudici, troppi giudici corrotti.» specificò Miles.
«Capisco. Grazie per avermi avvisato.» disse Phoenix e fece per andarsene quando Miles lo bloccò per un braccio.
«Qui non c’è niente da scherzare, Phoenix! Prendila sul serio, per una volta, maledizione!» sbraitò.
«La sto prendendo molto sul serio Miles!» urlò di rimando Phoenix.
«Cosa vuoi fare?» gli chiese l’altro.
«Qualcosa farò.» tergiversò l’altro però fissandolo negli occhi con spavalderia.
Quel suo maledetto orgoglio…quel suo maledetto sguardo e che sia maledetto lui ed il suo senso di giustizia assoluto! Pensò Miles con rabbia.
Non si accorse nemmeno d’essersi sporto, né si accorse del movimento veloce di Phoenix.
Un momento dopo, eppure, si stavano baciando.
Miles spinse la lingua nella bocca dell’altro ed una lotta all’ultimo colpo partì tra loro per il diritto alla supremazia.
Nessuno vinse e si separarono con il fiato corto. «Perché?» chiese Miles.
Phoenix arrossì, il suo viso rosso era buffo e Miles scoppiò a ridere fragorosamente. Poi si passò una mano sul volto e sospirò.
«Continuiamo?» chiese lanciando all’altro uno sguardo di sfida a cui Phoenix rispose leccandosi le labbra e guardandolo con una strana scintilla famelica negli occhi.
Phoenix sentiva un calore nel basso ventre, come se avesse preso un pugno, e percepiva il suo sangue scorrere più velocemente rendendogli impossibile ragionare con chiarezza e lucidità.
“Continuiamo?” seppe ancor prima di sentire quelle parole come avrebbe agito in seguito, quindi, quando si ritrovò a baciarsi ed a toccarsi con Miles non si stupì.
Si eccitò guardando l’espressione viva, feroce e affamata negli occhi neri dell’altro e l’ultima goccia che fece esplodere del tutto la sua passione fu vedere il suo volto stravolto ed i capelli spettinati.
Gli morse il labbro e poi lo leccò, sentendolo prima tremare e poi sospirare nella sua bocca.
Quando Miles approfondì il bacio e scese con una mano verso i suoi pantaloni, entrando e prendendo il suo membro in mano, gemette.
Mise la sua mano sulla patta dell’altro, lo stuzzicò fino a che non gli prese lui stesso il membro e lo tirò forte facendolo gemere sulla sua bocca.
Continuarono il coito per abbastanza, spingendosi al limite, accoppiandosi violentemente come animali, esprimendo sentimenti che troppo a lungo avevano nascosto.
Poi si ritrovarono nudi e distesi sul pavimento dell’ufficio di Miles.
Phoenix riposava sul suo braccio, appoggiato tranquillamente.
«Miles.»
«Sì?» chiese l’altro guardandolo.
Phoenix sorrise da un orecchio all’altro con quel suo sorriso sornione e spensierato. «Ti amo.»
«In un aula di tribunale non reggerebbe come scusa, sai, avvocato Wright?» rispose Miles punzecchiandolo.
«E la sua, di scusa, Mr. Edgeworth?»
«Uhm, credo che ne userò una appena sentita. Non sarà la più ragionevole, ma m’hanno detto che quell’avvocato vince sempre…Ti amo anch’io.» rispose Miles.
Phoenix s’allungò verso di lui e lo baciò. «Non ti preoccupare per me. Sono il migliore, no?»
«Il migliore rivale.»
«Ed amante.» concluse lui.
 

 
 
   
 
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