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Autore: Russel95    14/01/2014    0 recensioni
In una terra lontana e permeata dal mistero, un essere cerca di comprendere il disegno che il fato ha predisposto per lui, cerca di ritrovare la casa perduta e salvare una realtà di onore e rispetto che viene distrutta da un'infinita marea di esseri ottusi e ciechi.
Un'avventura, un viaggio per un mondo sospeso tra l'antico e il fantastico...
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
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Le colline scintillavano di bagliori metallici, come se le stelle invece di sbiadire alla luce del sole fossero scese su quei colli ondulati. Centinaia di migliaia di spade furono sguainate, torme di cavalli da guerra nitrirono per l’impazienza. Sir Chatham sentiva il peso dell’armatura sulle spalle e il suo respiro usciva sibilando dai fori dell’elmo, sulle labbra il sapore metallico della cotta che lo ricopriva da capo a piedi; vide che tutti i reparti erano in posizione, lentamente diede un ultimo sguardo al muro abbacinante di cavalieri dell’Ordine di Neraha, la città cremisi, poi abbassò la celata dell’elmo e gradatamente alzò il braccio corazzato.

Karr sedeva su un tronco caduto e con attenzione dava gli ultimi ritocchi al teschio dipinto sul viso del compagno che viceversa stava disegnando intricate spirali sul suo torace. Udì i primi corni risuonare nella selva e tese l’orecchio appesantito da pendenti per cercare il suono secco e imperioso dei richiami del suo clan, gli arrivarono all’orecchio gli appelli strascicati dei clan delle paludi, i rimbombi potenti dei clan di montagna e infine la chiamata del suo clan delle immense Praterie Centrali.
Finalmente i due schieramenti si fronteggiavano l’uno innanzi all’altro, i cavalieri e i fanti dell’Ordine lanciavano grida e riempivano l’aria del risuonare delle armi battute ritmicamente sugli scudi pesanti, mentre le creature ululavano e urlavano canti di guerra dissonanti e stentorei.
Senza dare alcun preavviso al nemico gli orchi si slanciarono verso le colline presidiate dagli umani. Colti alla sprovvista, i cavalieri-comandanti tentennarono quanto bastava perché l’orda nera raggiungesse le prime file d’armati scalando le alture. Presi dall’impeto dei Berserk orchi le truppe umane indietreggiarono lasciando sul campo i primi caduti falciati dalle enormi asce brandite dalle giganti bestie scure.
Ripresisi dallo shock iniziale, i cavalieri risposero colpo su colpo e anche arcieri e balestrieri si riscossero colmando il cielo di nugoli di frecce e dardi neri, in netta minoranza, arcieri orchi e balestrieri gobelin non ebbero molto peso rispetto ai numerosi gruppi di nemici.
Ora che fanti umani avevano risposto all’attacco la mischia era furibonda ed equilibrata da entrambe le parti, infatti, se i paladini contavano sul numero ed avevano la possibilità di schierare due nuovi armati per ogni caduto, gli orchi combattevano con ferocia inaudita e aprivano varchi nelle fila nemiche avanzando sul terreno erboso reso ormai viscido dal sangue versato.

Karr combatteva attaccando un fante dopo l’altro innalzando grida di guerra ad ogni fendente.
L’ascia calava fracassando elmi, tagliando membra e spezzando scudi. Vibrava colpi dall’alto in modo da farprendere all’arma più velocità rispetto ad un affondo o un taglio orizzontale e, pur lasciando il corpo più vulnerabile al contrattacco, era un fendente utilizzabile anche a ranghi serrati tutt’attorno. Nessun umano superava l’orco in altezza perciò tra un duello e l’altro l’essere vedeva stralci dello schieramento nemico, fu così che notò la truppa di balestrieri che si stava disponendo per una scarica di morte direttamente sulle prime file. Si guardò intorno e urlò: ”Baleztrieri! Tutti giù!”
Le prime file d’orchi caddero in ginocchio alzando appena in tempo gli scudi e ricevendo la raffica di dardi soffrendo poche perdite tra i soli ritardatari, alcuni sfortunati il cui scudo non aveva retto l’urto dei quadrelli d’acciaio e sorprendentemente lo stesso Karr fu colpito alla spalla sinistra che, scoperta, era stata un perfetto bersaglio.
Imprecò a denti stretti, poi, ripreso il controllo, parò una spada lunga con lo scudo e con un colpo ascendete tranciò l’uomo in diagonale per tutto il torso trapassando la cotta di maglia e la tenera carne sottostante.
All’accasciarsi dell’armato l’orco non poté esultare perché altri due nemici gli si pararono davanti con lancia ed una scure.
“Una bella ascia” si trovò a pensare Karr, sarebbe stata un’ottima preda, una volta abbattuto l’ometto. Il lanciere lo insidiava mentre l'altro colpiva duro cercando punti deboli nella difesa della creatura, allora l’orco lo sorprese con colpo fortissimo quanto prevedibile, l’uomo con ascia si scansò quanto bastava perché la belva scura scattasse avanti decapitando l’incredulo armigero che fece cadere la lancia accasciandosi inerte sul fianco.
Ora uno contro uno si preparò a sconfiggere il fante che appariva già provato dagli assalti di prima, senza esitare si lanciò all’attacco con un assordante grido di guerra.
L’uomo rivelò una sorprendente resistenza tanto che ad un certo punto Karr si ritrovò ansante e per questo brontolò: “Non male ometto”. Ghignò per mettere in mostra i denti aguzzi. Il guerriero rimase interdetto e per la sorpresa abbassò la guardia. “Un altro a kui han detto ke gli Orchi zono beztie ottuze e zenza parola”. Pur provando disgusto attese che la guardia del milite si rialzasse prima di calare pochi fatali fendenti raccogliendo dal suolo insanguinato la sua ricompensa.

Era un’arma magnifica, la lama era grossa e dall’aria temprata, ma affilata al punto da lasciare solchi nel pesante scudo dell’orco.
Vi era anche un puntale come secondo filo per bucare armature e membra, a quel pensiero un sorriso crudele si disegnò sul muso della creatura. Perfino l’impugnatura dell’ascia era stata ricoperta con strisce di cuoio per render la presa più salda.  Partì all’assalto, mulinando l’arma nuova, tagliò mani, fracassò scudi e abbatté numerosi nemici.
Dopo diverso tempo di combattimenti la cavalleria corazzata si liberò completamente dei mannari selvaggi che all’inizio dello scontro si erano gettati sulle ali di cavalieri sbranando un’intera torma prima che una risposta energica li sterminasse.

Giungeva la fine della battaglia e la fortuna non arrise agli orchi e ai loro alleati, il numero dei cavalieri era semplicemente troppo grande da fermare.
Un esiguo numero di creature rimaste fu ben presto soverchiato dalla moltitudine di fanatici armati che ora colpivano duro e in forze su tutto il fronte delle creature che ondeggiava pericolosamente fino a sfaldarsi quando un enorme guerriero con spadone a due mani tranciò in due diversi orchi in pochi fendenti e imperversò in tutto il campo di battaglia. Le fila si divisero e ognuno ora cercava salvezza nella fuga o, mantenendo un briciolo d’onore cercava di salvare il proprio stendardo di tribù, oppure di cercare una morte gloriosa se il primo era già caduto.
Karr fuggiva, tentava di seguire ciò che rimaneva del suo clan, sapeva cosa lo aspettava se fosse stato catturato, ma se avesse protetto il proprio vessillo almeno, sarebbe morto con onore senza macchiare il buon nome dei suoi antenati e dei suoi discendenti. Senza lacrime né rimpianti si fermò e alzò l’arma sopra la testa pronto a calare un fendente al primo nemico che gli si fosse parato di fronte, quando una freccia lo raggiunse al petto scaraventandolo a terra. Il destino però riservava per Karr qualcosa di differente.
  
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