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Autore: Alphias95    14/01/2014    19 recensioni
[Storia ad OC - posti disponibili: 3 maschi]
Un incantesimo finito male collega due mondi da sempre separati: il nostro e quello dei Campioni. Questi titanici avversari, vedendo una possibilità, decidono di invadere il nostro mondo per poterlo reclamare come loro e modellarlo a loro immagine e somiglianza.
Solo un esiguo gruppo di maghi si opporrà alla loro avanzata combattendo fino alla morte!
Spero di avervi incuriosito un pò e grazie a chi leggerà :)
Genere: Azione, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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{Città di Arnias, capitale del Regno di Mare}


Una guardia della città, nella sua uniforme blu e nera, bussava ormai da diversi minuti su una grande porta di mogano.


“Che non sia in casa?” si domandò il soldato sistemandosi l'elmo quando, finalmente, da dentro, si sentì una voce “Avanti, è aperto!”


La guardia entrò lentamente e rimase un attimo sorpreso dal trovarsi su un telo trasparente posto sopra al pavimento.


“Ma cosa...?” iniziò l'uomo ma una voce maschile proveniente da un'altra stanza gli diede subito delle spiegazioni “Mi scusi per il telo ma ho passato due ore a pulire e disinfettare il pavimento quindi vorrei lasciarlo pulito per un bel po'. Non si muova da lì, arrivo subito.”


Come promesso, il proprietario di quella voce arrivò dopo neanche due secondi. Si trattava di un ragazzo giovane, trent'anni al massimo, alto sul metro e settantacinque. I capelli erano neri come la pece e neanche troppo corti mentre gli occhi erano di un acceso verde smeraldo. L'uomo notò subito che il ragazzo era, probabilmente, appena uscito dalla doccia e il fatto che avesse i capelli bagnati e indossasse solo un paio di boxer rafforzava la sua ipotesi.


“Cosa posso fare per te?” chiese il ragazzo accendendosi una pipa di legno con calma quasi maniacale


“Signor Tachibana, il re...!” iniziò l'uomo ma il ragazzo lo fermò subito “Ha bisogno del mio aiuto, giusto?”


“Beh...sì.” ammise la guardia sorpresa


“d'accordo, vai pure e digli che arriverò quanto prima.” disse Tachibana mentre nell'aria andava diffondendosi un aroma di erbe, proveniente dalla sua pipa. La guardia annuì dopodichè uscì. Passarono pochi secondi quando, all'improvviso, Tachibana si fiondò sul telo, lo appallottolò e poi lo infilò in un sacchetto dell'immondizia per poi prendere un panno e pulire la maniglia della sua porta.


“Tsk, schifosi germi...” pensò il ragazzo avviandosi verso la sua camera da letto “...e ora pensiamo ai vestiti.”


Non appena aprì il suo armadio a muro sorrise appagato nel vedere le trenta e passa camicie perfettamente piegate ed ordinate così come gli fece piacere vedere le sue varie giacche appese una ad una in ordine di colore, dalla più chiara alla più scura.


Gli ci volle un po' ma alla fine optò per: un paio di scarpe a punta nere, dei pantaloni grigi, una cintura nera, una camicia a quadri grigi e bianchi ed, infine, una giacca nera.


Dopo l'odissea nello scegliere i vestiti, che per lui era un fattore importantissimo della giornata, si avviò verso il castello del re.


Senza troppe cerimonie, fu accompagnato nel sontuoso castello di re Marcus, un uomo sulla cinquantina che apprezzava particolarmente Tachibana, un po' per il suo carattere e un po' per la sua pulizia, infatti entrambi erano delle persone pulitissime nel fisico così come nell'anima.


“Tachibana! Quanto tempo!!!” disse Marcus salutandolo col il braccio alzato e il ragazzo, sorridendo, ripeté lo stesso gesto. Si erano salutati senza nemmeno pensare di sfiorarsi e questo lo sapevano entrambi.


“Andrò subito al punto Tachibana. Tu sei il dragon slayer delle dimensioni e modifichi quello che vuoi, perciò vorrei che modificassi un grosso specchio in un portale che mi consenta di arrivare fino a Magnolia in un batter d'occhio.” spiegò Marcus seriamente


Tachibana parve pensarci un attimo su. Lui poteva teletrasportasi grazie al suo potere ma non aveva mai creato un “portale” per far viaggiare altre persone. L'idea gli piacque così accettò di buon grado e fu portato in un'enorme sala vuota fatta eccezione per un enorme specchio a parete alto tre metri e largo due.


Il ragazzo, senza esitare, mise le mani sul vetro e si concentrò sul suo potere. Dopo pochi secondi, lo specchio brillò di un forte bagliore viola e, quando Tachibana credette di avercela fatta, fu costretto a smentire i suoi stessi pensieri. Ora lo specchio era un portale, quello era vero...ma non collegava Arnias con Magnolia. No. La collegava con qualcos'altro.


Dallo specchio fuoriuscì una grossa mano meccanica dorata che, dal polso in poi era collegata ad una corda di ferro. Avvenne tutto troppo in fretta perché il ragazzo potesse reagire e fu catturato e portato dall'altra parte.


L'ultima cosa che vide furono delle strane ombre e una ragazza dai lunghi capelli azzurri che lo fissava ghignando, poi...il buio.


Il re, nel frattempo, osservò terrorizzato delle strane creature uscire dal portale. Erano alte un metro e sessanta circa e indossavano delle tuniche viola provviste di cappuccio nella cui ombra erano visibili due occhi rossi come il sangue.


“C-chi siete voi?!?” urlò il re e, la prima delle creature, estrasse una specie di bastone di legno con una sfera viola in cima e, dopo averlo puntato contro il re , sparò una sfera di energia viola che spappolò la testa del re, macchiando le sue guardie con il suo sangue.


Quegli uomini, paralizzati sul posto dal terrore, non poterono nulla contro quelle creature che li eliminarono brutalmente e senza troppi induci per poi dirigersi in tute le sale del castello ed eliminare tutti gli umani che trovavano.


Dopo appena tre ore, la città era avvolta dalle fiamme e, sulla torre più alta del castello apparve un uomo avvolto in un mantello nero che, con un possente urlo, attirò l'attenzione dei pochi superstiti su di se.


“Io sono Draven e sono un Campione di Noxus!!! Grazie ad un mago di questo mondo, siamo finalmente riusciti ad arrivare fin qua!!! Le nostre intenzioni? Semplicissime!!! Eliminare voi umani e reclamare questo pianeta come nostro!!!”


Quello fu il giorno in cui l'avanzata dei Campioni e dei loro mignon ebbe inizio. Da quel giorno in poi, gli umani dovettero combattere strenuamente per ogni lembo di terra ma i Campioni erano troppo forti per loro. Solo i maghi decisero di ergere


Quel giorno venne soprannominato “E-day” e, per molti maghi, sarebbe stato l'inizio della loro guerra.


{Noxus, mondo dei Campioni – tre settimane dopo l'E-day}


In un'imponente costruzione di pietra nera, un tempo sede degli Evocatori, due Campioni camminavano tranquilli, ormai consci del fatto che erano loro i padroni e che mai più nessuno sarebbe riuscito a domarli.


Un piccolo gruppetto di mignon passò vicino ai due, esibendosi in brevi inchini prima di proseguire. Una strana sensazione aleggiava intorno a quei due e la cosa non era neanche tanto strana, in fondo erano due dei Campioni più sanguinari e crudeli. Pochi riuscivano a competere con loro su quel fronte e loro non cercavano neanche di nascondere la loro sete di sangue.


“Ho sentito che anche il Regno di Bosco è finalmente caduto.” disse uno dei due con voce ferma e priva di ogni emozione possibile.


Probabilmente, tra i Campioni, era uno di quelli con l'aspetto più strano. Gli umani, vedendolo, lo avrebbero subito associato ad un centauro o qualcosa di simile e non si sarebbero neanche sbagliati di tanto. Era alto poco più di due metri e non aveva niente che poteva ricondurlo ad un umano. Il suo intero corpo era ricoperto da un'armatura nera e argentea. I suoi zoccoli e la sua coda erano interamente fatti di fiamme azzurre e, dove passava, lasciava a terra tanti piccoli fuocherelli che si spegnevano dopo pochi minuti. Le sue quattro cosce erano coperte da delle protezioni simili a teschi umani, dai denti aguzzi e le orbite vuote. Il suo torace, era esso stesso una faccia con dei denti grossi e affilati come spade e due occhi privi di vita. Dalle bocche e dagli occhi dei vari teschi, così come da diverse giunture, guizzavano delle fiammelle azzurre che si estinguevano subito nell'aria. La sua testa era un semplice elmo a forma di teschio, con un grosso corno che, partendo dal centro della fronte, si alzava verso l'alto curvando all'indietro ed assumendo la forma di una sciabole. A differenza delle altri parti, l'elmo levitava a pochi centimetri dal resto dell'armatura e, da dove ci sarebbe dovuto essere il collo, divampano lingue di fuoco azzurro, lo stesso fuoco che animava il suo essere.


“Uh uh uh...spero che abbiano catturato qualche femmina umana. E' così divertente torturarle a letto.” disse il secondo Campione sorridendo.


A differenza del suo compagno, questo era grande come un umano. Alto poco più di un metro e novanta, la sua pelle era di un intenso rosso scuro. Era per lo più nudo e, benchè la sua voce facesse pensare ad un maschio, non aveva sesso. Le sue uniche protezioni erano delle placche di ferro nero presenti sulle gambe, dalle caviglie fino alle cosce, e delle placche sulla spalla destra e sull'avambraccio destro che andavano fondendosi con la sua pelle rossa, creando una sorta di guanto di ferro rosso. Al centro del suo torace, precisamente sullo sterno, la pelle era gialla e, da quel punto in poi, andava scurendosi man mano che ci si allontanava dal nucleo, fatta eccezione per alcune vene gialle che, dal suo torace, si diramavano fino al suo braccio sinistro la cui mano era più chiara. Dalla sua schiena fuoriuscivano due grosse ali rosse le cui venature gialle-arancio emettevano un bagliore spettarle alla sua ombra. Il suo viso era l'unica cosa bianca in mezzo a quella figura rossa. Occhi brillanti di un acceso rosso scrutavano la sala avanti a se e le due grosse corna nere, che crescevano direttamente dalle sue tempie, gli davano quell'aria da demone a cui pochi Campioni potevano aspirare.


“Tu e quelle femmine umane. Quando la smetterai, Aatrox?” chiese il centauro


“Penso che la smetterò solo quando sarò riuscito a spezzarle tutte. Mi piacciono troppo quelle che si credono delle dure e poi, sotto le coperte, si trasformano in dei mignon piagnucoloni.” rispose divertito Aatrox “Si vede che non hanno mai avuto dei rapporti seri con un demone. Dovresti provarne una Hecarim.”


“Tsk, io non ho tempo per soddisfare i miei desideri carnali con delle umane. Il mio unico scopo è schiacciare quei luridi bipedi così da poter rivendicare il loro umano.” spiegò Hecarim continuando a guardare avanti a se.


“Uhm...questo mi fa venire in mente una cosa...” disse Aatrox fissando il suo compagno con uno sguardo raggelante “Lo sai che alcuni Campioni vogliono prendere il mondo tutto per loro lasciando gli altri a bocca asciutta?”


Hecarim si fermò all'istante così come Aatrox.


“Chi sono questi miserabili? Assaggeranno le fiamme della mia furia!” urlò il centauro dando un colpo secco a terra con uno dei suoi zoccoli, distruggendo e fondendo la nera pietra.


“Sssh! Porta pazienza. So solo che sono comandati da Draven.” disse Aatrox e il centauro parve infuriarsi ancora di più.


“Cosa?!? Quel maledetto?!? E noi che gli abbiamo anche concesso di comandarci fino alla fine del conflitto!!!”


“Già, un bel dilemma...ma senti qua, mio caro amico, noi due siamo abbastanza forti e credo proprio che potremmo aspirare noi al comando o perché no? Reclamare quel mondo tutto per noi.” propose Aatrox ghignando


“Uhm...non è male come idea. Ma prima...dovremmo occuparci della spia dietro a quella colonna.” disse Hecarim indicando una grossa colonna nera. Da dietro ad essa, comparve un uomo.


Era alto sul metro e novanta, con gli occhi marroni e i lunghi capelli castani raccolti alla base con un elastico e poi lasciati liberi, formando una grossa massa di capelli. La bocca era coperta da specie di grossa sciarpa azzurra che, oltre alla bocca, gli copriva anche il mento, il collo e la spalla destra. Gli avambracci, così come le caviglie, erano coperti da delle protezioni di ferro azzurro e, sulla spalla sinistra aveva delle piastre di ferro grigio-azzurro appuntite e tendenti verso l'alto. Una spessa corda rossiccia era usata come cintura per i suoi larghi pantaloni azzurri che rientravano dentro alle protezioni.


Nella mano destra portava una lunga katana dal fodero azzurro e, stranamente, il pollice era già in posizione per far scattare fuori la lama.


“Yasou il Reietto...deduco che tu abbia sentito il nostro discorsetto.” commentò Aatrox fissando l'uomo dritto negli occhi.


“Aatrox, la Lama dei Darkin...Hecarim, l'ombra della guerra...non vi credevo capaci di un simile complotto.” disse Yasou con una calma pressoché aliena, ignorando il demone.


“Vieni tu a parlare di complotti a noi, Yasou? Tu che hai ucciso il tuo maestro?” chiese Hecarim


“Non sprecherò altro tempo parlando con voi. Vi fermerò qui e ora.” disse Yasou portando la mano sinistra sull'elsa della sua katana.


“Bene, perché parlare sarebbe stato veramente inutile!” disse Hecarim prima di scagliarsi contro il samurai con Aatrox.


* * *


I due Campioni fissarono ciò che restava della sala: le pareti erano crepate in diversi punti, diverse colonne erano state distrutte e ne pavimento si era creato un grosso buco. Davanti a loro, riverso in un lago di sangue, stava Yasou con la sua fidata katana ancora stretta nella mano sinistra.


“Devo dire che ci sa fare.” commentò Aatrox pulendosi il sangue di dosso. Benchè in due contro uno, il samurai li aveva messi a dura prova e ora era pieno di ferite a differenza di Hecarim che non aveva neanche un graffio sulla sua armatura “Alle volte ti invidio. Non hai un vero e proprio corpo da ferire!”


“Non sprecare la tua invidia con me.” disse Hecarim “Piuttosto, andiamocene da qui. Presto arriveranno altri Campioni e difficilmente la scamperemo.”


“Credo che tu abbia ragione.” ammise Aatrox “Andiamo nel mondo degli umani. Da lì potremo partire con il nostro piano.”


“D'accordo.” disse Hecarim partendo al galoppo verso il portale mentre Aatrox lo seguì in volo.


* * *


{Città di Ninfea, al confine tra il Regno di Fiore e il Regno di Bosco}


La città era ormai morta. Il regno di Bosco era caduto da soli pochi giorni, eppure i mignon e diversi campioni si erano spinti già oltre il confine, riducendo quella città allo stato in cui si trovava ora.


Le strade erano deserte, gli edifici in rovina e, disseminati un po' ovunque, c'erano parecchi cadaveri di uomini, donne e bambini i quali non erano riusciti a scampare alla furia degli invasori.


Sul tetto di un edificio di sei piani, stava seduto un ragazzo. Non era niente di assurdo, il classico ragazzo medio che si poteva trovare un po' ovunque. Alto circa un metro e settantacinque, aveva delle spalle larghe e dei muscoli definiti ma non esagerati.


Il leggero venticello che soffiava gli muoveva i lunghi capelli castani lasciati sciolti lungo la schiena e sulle spalle mentre i suoi occhi di verde spento, scrutavano le strade sotto di se. La carnagione pallida, in un certo senso, si accoppiava perfettamente con la devastazione del paesaggio circostante.


Indossava delle scarpe da ginnastica nere con dettagli bianchi, un paio di pantaloni neri di una tuta con il cavallo basso, una t-shirt nera e una giacca bianca lunga fino ai polpacci aperta sul davanti.


Svogliatamente, il ragazzo si passò una mano sul filo di barba che gli decorava la mascella e disse “Non vedo superstiti in giro...ok Erik esci.” e, dal suo petto, fuoriuscì una piccola sfera bianca circondata da un fuoco azzurro la quale, inspiegabilmente, parlò al ragazzo “Senti Edward, so che hai ricevuto il compito di perlustrare questa città in cerca di superstiti...ma almeno fallo insieme a Paula così posso guardare lei anziché questi edifici fatiscenti!”


“Fa silenzio Erik. Se dovessi prendere il controllo quando c'è quell'umana vicino probabilmente mi ritroverei senza un braccio...o peggio...” commentò freddo il ragazzo alzandosi in piedi per poi scendere dall'edifico attraverso delle scale antincendio un po' pericolanti ma comunque ancora resistenti.


Sceso a terra, si voltò verso una macchina nera “posteggiata” sul marciapiede sopra la quale era seduta una ragazza dal fisico atletico con le tutte forme nel punto giusto. I corti capelli rosa si muovevano insieme al venticello e i suoi glaciali occhi verdi incrociarono per un attimo quelli di Edward.


Le sue labbra rosse, solo per un secondo, si inarcarono in un piccolo sorriso e disse “Finalmente sei tornato. Per un attimo ho sperato che fossi precipitato.”


“Simpatica come sempre Paula, voi umani siete sempre così spassosi.” ribattè Edward freddamente.


Paula indossava degli stivali neri lucidi lunghi fino a metà delle cosce, una minigonna nera che copriva lo stretto indispensabile, una maglietta grigio chiaro che passava dentro una cintura nera, una giacchetta nera aperta sul davanti e lunga fino a metà del petto, una sciarpa nera molto lunga che le arrivava fino alle ginocchia e un paio di guanti neri senza dita.


Sul fianco destro una spada nera senza guardia e con l'impugnatura senza alcuna protezione, solo nudo ferro nero. Vi erano delle strane decorazioni dorate, simili a rampicanti, vicine all'impugnatura.


“Lo sono solo con quelli che mi vanno a genio.” disse la ragazza scendendo dalla sua postazione quando dei rumori alle sue spalle le fecero estrarre la sua spada ad una velocità incredibile. Davanti a lei si ritrovò due persone: la prima era un ragazzo molto alto dai capelli biondi e gli occhi azzurri, bello come un angelo e dal sorriso smagliante. Per quanto assurdo fosse, indossava un abito elegante nero con una camicia rossa e una cravatta nera, abbinato a delle scarpe nere.


Dietro al biondo c'era un ragazzo, almeno credeva che fosse un ragazzo, alto sul metro e ottanta completamente vestito di nero e senza un lembo di pelle visibile. Scarponi, jeans, felpa con cappuccio, guanti e uno scalda-collo rappresentavano il suo abbigliamento e non si riusciva neanche a vedergli gli occhi.


“Ehilà dolcezza!” disse il biondo sorridendo “Per quanto io adori avere una spada puntata contro, che ne diresti di abbassarla e calmarti?”


Paula non lo ascoltò nemmeno e strinse la sua arma con maggiore forza.


“Voi chi siete?” chiese Edward affiancandosi a Paula ma mantenendo comunque una certa distanza


“Io mi chiamo Hisoka mentre quest'altro si chiama Black.” disse il biondo indicando prima se stesso e poi l'altro ragazzo il quale non si mosse di un millimetro


“Che strano, prima non mi era sembrato di vedere altri umani.” disse Edward squadrandolo


“Per evitare quei cosi ci siamo mossi nelle ombre...il ragazzo qua dietro è molto bravo.” disse Hisoka sorridendo


“Paula...abbassa l'arma.” disse Edward “Vi porteremo con noi alla base degli umani. Siete maghi per caso?”


Hisoka annuì sorridendo mentre Black fece un cenno impercettibile della testa.


“Sbrighiamoci allora...e se restate indietro sono cazzi vostri.” disse gelida Paula dandogli le spalle e avviandosi lungo una strada con Edward dietro di lei. Hisoka la fissò sorridendo e disse “Focosa eh? Mi piace!” dopodichè si avviò anche lui con Black alle sue spalle.






Angolo dell'autore:


Rieccomi qua con una fic ad OC :D stavolta da solo. Spero che questo piccolo prologo vi abbia incuriositi e spero vivamente che parteciperete!


Prima di salutarvi vorrei dirvi due o tre cosette! Nella recensione specificate se l'oc sarà maschio o femmina!


Per ogni utente prenderò un solo OC.


Niente Mary Sue o Gary Sue.


Voi siete gli OC quindi nessuno che dica “Sono un Campione” o cose simili.


Gli OC potrebbero morire, come sempre del resto :D


L'OC speditemelo via mp avente come oggetto “OC vs Champions”



Scusate la fretta ma devo proprio andare :) di seguito vi lascio le immagini di tre Campioni apparsi per bene nel prologo.


Bye-bye!!!



Aatrox


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Hecarim


 photo League_of_Legends_Hecarim_zps677d1a0a.jpg



Yasou


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