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Autore: Magica Emy    15/01/2014    1 recensioni
Già, il mio Cri Cri adorato odia i cambiamenti, lo hanno sempre spaventato un po’, e poi…si, devo ammetterlo, adoro quella sua aria da cucciolo smarrito mentre si aggira per casa chiedendosi cosa abbia fatto di male per meritarsi tutto questo…il solito esagerato. Ma che posso farci? È fatto così, ed è anche per questo che sono pazza di lui...
Seguito di "Une nouvelle vie"
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Per tutto il tragitto dall’asilo a casa Logan non fa che riempirmi di baci e abbracci e non smette un attimo di parlare, raccontandomi tra le altre cose della recita natalizia a cui sta partecipando e informandomi, con una smorfia infastidita che mi fa scoppiare a ridere, che le maestre gli hanno assegnato la parte della stella cometa.

- Perché fai così, impersonare la cometa è davvero un grande onore! Hai un ruolo molto importante nella storia, lo sai? Dovresti esserne contento!

Gli dico, esortandolo a scendere dalle mie spalle e mettendolo giù quando arriviamo davanti alla porta di casa.

- Ma io volevo fare il sole – risponde piagnucolando – la stella cometa non mi piace, è brutta, e poi è roba da femmine!

Scuoto la testa, divertito dalle sue parole, poi giro la chiave nella serratura e cerco di spiegargli che non può fare il sole perché la recita è ambientata in piena notte e che quindi sarebbe impossibile, ma lui continua imperterrito a insistere su questa cosa, spingendomi presto a gettare la spugna. Già, avevo dimenticato che con lui è meglio arrendersi in partenza. Accidenti quanto è testardo, quando è così mi ricorda tanto sua madre. Decido però di non far caso al suo comportamento impossibile, in fondo è ancora un bambino, e poi mi è mancato così tanto. Esattamente come mi è mancata questa casa, che non faccio che rimirare estasiato da ogni angolazione quasi come se la vedessi per la prima volta, sotto lo sguardo vagamente divertito di Johanna che intanto sta preparando la cena.

- Che cos’hai da sorridere tanto tu, eh?

La punzecchio giocoso prima di avvicinarmi per abbracciarla da dietro, stampandole un bacio sulla nuca che la fa rabbrividire.

- Smettila – si lamenta lei, fingendosi enormemente infastidita – o mi farai bruciare la cena sul fuoco!

Ma proprio in quel momento l’improvviso suono del campanello ci fa trasalire, costringendoci a staccarci bruscamente per andare ad aprire la porta e qualche secondo dopo sulla soglia appare Grace, che pallida in volto e superando in fretta l’iniziale attimo di smarrimento, dovuto certamente alla mia presenza mi fissa con espressione chiaramente ostile. Poi, prima ancora che abbia il tempo di dire anche solo una parola corre a rifugiarsi al piano di sopra, ignorandomi apposta e sorda ai continui richiami di Johanna che cerca di riportare su di me la sua attenzione, purtroppo senza risultato.

- No – le sussurro, sollevando una mano come per zittirla – ti prego, non importa, lasciala andare. Per lei non è così semplice e lo capisco benissimo. Ha bisogno di tempo e io non voglio forzarla in alcun modo.

A ora di cena Grace decide di non presentarsi, preferendo invece rimanere nella sua stanza e questo fa andare sua madre su tutte le furie spingendola più volte ad andare su da lei, decisa più che mai a tenerle testa in ogni modo pur di non dargliela vinta.

- Sta solo facendo i capricci – esclama – e se si ostina a continuare a comportarsi in questo modo, vorrà dire che stasera non mangerà affatto!

Ancora una volta provo a rabbonirla, cercando di non pensare al fatto che mia figlia mi stia palesemente evitando e rendendomi conto di non poterle certo dare torto, anche se questo suo atteggiamento mi ferisce molto più di quanto dia a vedere. Vorrei tanto poterle parlare, provare a spiegarle tutto ma, ogni volta che penso di potercela fare, mi manca il coraggio.

Lei mi odia.

Quel pensiero mi attraversa la mente come uno sparo, ma cerco con tutte le mie forze di scacciarlo passando il resto della serata a giocare con Logan che, alla fine, proprio nel bel mezzo del suo cartone animato preferito crolla addormentato sul mio petto. Lo stringo a me, incantandomi a lungo a guardarlo mentre respira piano e le sue labbra si curvano ben presto in un dolce sorriso che mi scalda il cuore. A quel punto, completamente esausto per aver passato un’intera notte in bianco sto per scivolare nel sonno anch’io, ma l’improvviso arrivo di Johanna me lo impedisce, e mentre si china per prendere il bambino in braccio ne approfitto per rubarle un bacio, facendola sorridere.

- Lascia – le sussurro – lo porto io a letto, stasera.

- Va bene, allora io vado a dormire. Ma mi raccomando, non metterci troppo. Ti aspetto.

Risponde invitante, strizzandomi l’occhio con fare giocoso e indugiando sulle mie labbra, sfiorandole a lungo con le sue.  

- Sarò da te tra un minuto. Promesso.

Dico mentre la vedo allontanarsi lentamente per dirigersi al piano di sopra, fino a scomparire dalla mia vista. A quel punto prendo delicatamente in braccio Logan, cercando di non svegliarlo mentre lo adagio nel suo lettino e dopo avergli sfiorato la fronte con un bacio decido di raggiungere di nuovo il piano di sotto, per prendere un bicchier d’acqua. Ma è proprio in quel momento che un’ombra sospetta, che si muove furtiva nel buio, cattura tutta la mia attenzione.

- Grace…

Sussurro, quando non appena accesa la luce riesco finalmente a identificarla ma lei volta subito la testa dall’altra parte, decisa più che mai a non incrociare il mio sguardo nemmeno per un secondo.

- Tesoro, che ci fai ancora sveglia a quest’ora? Hai fame, non è vero? Bè, questo è ciò che succede quando si decide di saltare la cena. Allora, cosa vorresti mangiare, vuoi che ti prepari un panino?

Cerco goffamente di fare conversazione, o forse solo di attirare la sua attenzione in qualche modo, ma lei non risponde. Si limita a rimanere in piedi di fronte a me, avvolta nella sua coperta colorata e con un’espressione indecifrabile dipinta sul viso che finisce per turbarmi ancora una volta. Mi avvicino, cauto, sperando di non spaventarla mentre le poso delicatamente una mano sul braccio ma lei sussulta vistosamente, sgusciando via dalle mie dita e rivolgendomi uno sguardo rabbioso che vale più di mille parole e che, in un attimo, mi gela il sangue nelle vene.

- Lasciami, non mi toccare!

Esplode furiosa, quasi l’avessi contaminata con una qualche sostanza altamente pericolosa prima di correre a rifugiarsi in camera sua, ansiosa di allontanarsi da me il prima possibile e lasciandomi lì, confuso e amareggiato da quell’inequivocabile comportamento che, all’improvviso, mi fa crollare il mondo addosso. Mia figlia mi odia, ed è solo colpa mia…

 

 

   
 
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