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Autore: Mon    15/01/2014    2 recensioni
La cavalleria americana arrivò nel villaggio Sioux del capo indiano Rowtag, sul territorio dell’attuale Minnesota una prima volta, sei giorni prima dell’equinozio di primavera. L’atto di rimozione degli indiani era stato firmato quasi un anno prima da Andrew Jackson, il settimo presidente degli Stati Uniti.
Genere: Sovrannaturale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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La Notte della Luna e del Sole
 

 

L’America era un territorio popolato da indiani nativi; erano comunità di persone, sparse su tutto il territorio, che avevano sempre vissuto su quella terra, con le loro tradizioni, sempre tramandate oralmente, i loro usi e i loro costumi, la loro religione. Questi popoli non erano mai entrati in contatto con popolazioni diverse; quando questo era successo, prima nel Centro e nel Sud America, con spagnoli e portoghesi, e poi nel Nord, con inglesi, olandesi e francesi, le popolazioni native non avevano sopportato questa invasione. Un numero elevato di indiani era morto a causa di malattie con cui non erano mai venuti in contatto e per cui non avevano il sistema immunitario adeguato, altri perirono a causa delle guerre che si scatenarono con i popoli invasori. Quei pochi rimasti cercarono di resistere, ma senza successo. Molti vennero presi e portati lontani dai posti dove avevano sempre vissuto, la cavalleria americana li spostò in luoghi stabiliti apposta per loro. Le rimozioni non furono mai pacifiche, vennero uccisi un numero elevatissimo di indiani.
La cavalleria americana arrivò nel villaggio Sioux del capo indiano Rowtag, sul territorio dell’attuale Minnesota una prima volta, sei giorni prima dell’equinozio di primavera. L’atto di rimozione degli indiani era stato firmato quasi un anno prima da Andrew Jackson, il settimo presidente degli Stati Uniti. Da quel momento erano cominciati i prelevamenti forzati da parte della cavalleria americana e non si erano più fermati, lasciando dietro di loro una scia di sangue, dolore, distruzione e morte. 
Nel villaggio, il grande e vecchio capo Rowtag era seduto nella sua tenda davanti al fuoco, la barba lunga e bianca, le gambe incrociate, le braccia poggiate sulle ginocchia, gli occhi, verdi, chiusi. Pregava. Solo quando cominciò a sentire la terra tremare sotto di lui e in lontananza un rumore di zoccoli che si faceva sempre più forte, capì quello che stava per succedere. L’esercito americano stava arrivando, il momento di abbandonare il villaggio era giunto. Uscì dalla tenda; molte altre persone stavano già scrutando l’orizzonte scuro. 
Il profilo delle montagne era riconoscibile, la luce della luna illuminava pallida il paesaggio attorno al villaggio Sioux; la gente urlò di paura quando sulla vetta vide spuntare il primo cavallo, il soldato che vi era sopra brandiva una bandiera americana che sventolava piano, mossa dalla leggera brezza. Seguirono altri soldati a cavallo; quando si furono radunati, il primo, quello che portava la bandiera americana, diede il segnale di partire. Una nuvola di polvere e terra si alzò, sotto gli zoccoli dei cavalli in corsa. 
Presto la cavalleria americana arrivò nel villaggio, intimando a uomini, donne e bambini di uscire dalle tende. Rowtag prese in mano la situazione; lentamente, sorretto dal suo bastone di legno, andò a fermarsi davanti al soldato con la bandiera. I due si guardarono per alcuni istanti poi l’uomo a cavallo gli intimò di spostarsi e di ordinare al suo popolo di seguirli. Rowtag provò a mediare, cercò di difendere la sua gente da quello che riteneva un sopruso. 
«Per favore, non portateci via da qui. Queste sono le nostre terre» disse il grande capo Sioux.
«Ci sono ordini del Presidente degli Stati Uniti. Queste terre servono al governo, vi ordino di seguirci immediatamente.»
Rowtag, con un colpo secco, piantò il suo bastone nel terreno. «Noi non ci muoveremo di qui!»
Il soldato socchiuse gli occhi, in uno sguardo di sfida. Si girò verso i suoi uomini e, con un semplice gesto della mano, fece segno di attaccare. Insieme ai loro cavalli si fecero largo tra la folla impaurita, donne e bambini piangevano, gli uomini cercavano di resistere, molti di loro vennero uccisi. 
Prima di allontanarsi, il soldato con la bandiera si girò verso il capo Sioux. «Torneremo domani, e dopodomani e il giorno dopo ancora. La decisione è tua: potete venire con noi o vedrai il tuo popolo massacrato giorno dopo giorno.»
Rowtag si ritirò nella sua tenda. La sua decisione l’aveva presa: piuttosto che morire in un luogo che non considerava la sua terra, avrebbe perso la vita sul suolo che lo aveva visto nascere, dove suo padre e sua madre lo avevano cresciuto, dove gli spiriti dei suoi avi riposavano. 
La cavalleria americana tornò nel villaggio Sioux per sei notti di seguito, ogni volta uccideva parte della popolazione, poco importava che fossero uomini, donne o bambini. Fu nella notte dell’equinozio di primavera che i soldati tornarono per l’ultima volta. Il villaggio era quasi deserto, poche persone erano sopravvissute. 
Il soldato che portava la bandiera fermò il suo cavallo davanti a Rowtag, che lo stava aspettando, fiero. 
«Questa è la tua ultima occasione per salvare ciò che resta del tuo popolo. Venite con noi e sopravviverete.»
Rowtag scosse la testa, piano. «Voglio morire qui, dove è morta tutta la mia gente.»
«Allora sarai accontentato!» rispose il soldato. Prese fuori la pistola dalla fondina, la puntò contro Rowtag e sparò. Il vecchio cadde all’indietro, gli occhi rivolti verso il cielo. La ferita all’altezza del petto bruciava. I suoi occhi incontrarono la luna, l’indiano sussurrò poche parole rivolte a quella luce pallida, al paradiso. «Nella notte in cui la luna e il sole si dividono il cielo ugualmente (*), prometto che nessun uomo bianco solcherà più queste terre. La natura crescerà e proteggerà questa valle. Se mai qualcuno metterà piede in questi luoghi, ci saranno per loro tanti giorni di miseria e morte quanti la cavalleria americana ne ha portati al mio popolo.»
Il vecchio chiuse poi gli occhi e reclinò il capo, la sua anima aveva lasciato il suo corpo. 

Quella stessa anima che, ancora oggi, a distanza di quasi due secoli, continua a vagare per quella valle; la vegetazione cresce rigogliosa, nessuno si spiega perché, in quel luogo d’America, mai nessuno sia riuscito a costruire degli insediamenti umani. Chi ci aveva provato aveva trovato la morte, altri, invece, erano stati costretti a scappare, impauriti da fatti inspiegabili che accadevano sempre durante i giorni che precedevano l’equinozio di primavera. 





(*) "La notte uguale" quella dell'equinozio di primavera: il periodo notturno è uguale a quello diurno.
______________
Salve a tutti. Che dire. È la prima volta che mi cimento in un qualcosa di storico di questo tipo. Il personaggio di Rowtag è inventato, i fatti sono pressoché quelli che accadevano durante il periodo in cui la cavalleria americana aveva ordine di portare gli indiani in luoghi definiti per loro, in modo da lasciare libere le terre che sarebbero andate ai bianchi. La storia dell'equinozio di primavera, invece, mi è venuta dopo aver visto una puntata di Supernatural (Bugs - 1x08). Io spero vi piaccia. Ripeto, è la prima volta che provo una cosa di questo genere. Quindi abbiate pietà di me. 
Grazie a chi ha avuto il coraggio di arrivare fino in fondo.
Mon

  
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