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Autore: olwen    15/01/2014    2 recensioni
Cosa sarebbe successo se Camilla fosse rimasta con Gaetano in casa di Madame Mille Lire? In quella sera dove lei era così fragile e vulnerabile? Ecco la mia conclusione della quinta serie.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Camilla Baudino, Gaetano Berardi
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2 – Puro Caos Mentale
 
Camilla si svegliò con un’emicrania assurda. La notte le aveva portato solo quell’enorme mal di testa, altro che la notte porta consiglio! Le idee erano ancora meno chiare della sera prima, pensava di non amare più Renzo, ma allora perché quando lo vide sul pianerottolo ci rimase così male?
 
“Eh si, perché? Se non lo amassi più non dovrebbe farmi ne caldo ne freddo, e invece la cosa mi ha sconvolto. Come è possibile? Allora in fondo lo amo ancora! Allora veramente Gaetano è solo una tentazione? O provo qualcosa anche per lui? Come posso essere innamorata di due uomini?” pensava Camilla, e aveva ancora tante altre domande a cui non riusciva darsi una risposta.
 
Andò a farsi la doccia e poi a fare colazione. Era a casa solo con Potty, e mentre beveva il suo caffè gli disse – Lo so Potty, lo so! Non è la prima volta che Renzo sta con un’altra donna! Poi questa…sai che novità! Carmen. È che noi avevamo un patto e io lo sto rispettando….si vabbè, a parte ieri sera…..ma comunque lo stavo rispettando, e credimi, non è che non facessi fatica eh! E poi lui non ha nemmeno avuto il coraggio di confessare … e io cosa faccio adesso? –
 
Quella mattina iniziava alla terza ora, e decise di distrarsi andando a sentire quelli del ristorante dove lavorava lo chef Fernando che mandava ogni anno i tartufi a Madame per il suo compleanno. Poi sarebbe andata a scuola, non ne aveva voglia, ma forse era meglio uscire per prendere un po’ di aria. Sennò le idee si sarebbero oscurate più che schiarite.
 
Arrivò al ristorante e trovò subito il cameriere che il giorno prima l’aveva servita.
 
– Buongiorno, non so se si ricorda di me, ieri le avevo chiesto notizie dello Chef Martinetti – gli chiese Camilla
 
– Certo che mi ricordo di lei – le rispose il cameriere
 
–  Per caso lei conosce anche la signorina Lovera? –
 
– Si, lavorava qua in cucina, con lo chef Fernando c’era un’intesa molto particolare, pensi che quando lei se ne andò, lui ad ogni compleanno le mandava i migliori tartufi – le rispose il cameriere
 
– Beh, allora c’era una storia d’amore –
 
– Mah, sinceramente la storia d’amore lui ce l’aveva con me –
 
– Ah! E…..mi sa dire dove si trova adesso? –
 
– Purtroppo è mancato l’anno scorso –
 
– Oh, mi dispiace! …. Ma allora i tartufi, alla signorina Lovera, li ha mandati lei? –
 
– No, ma Fernando non se ne dimenticava mai –
 
– Ah, grazie mille, e scusi del disturbo! – gli disse Camilla.
 
Salutò il cameriere e uscì. Non era molto contenta, ancora non si capiva da dove arrivano quei tartufi. “Mannaggia” pensò, poi prese e si diresse verso la scuola.
 
Al termine delle lezioni andò a casa a pranzare da sola. Arrivata a casa prese la posta senza curarsi molto di cosa stesse prendendo in mano, quando l’occhio le cadde sulla cassetta di Madame e vide che c’era una busta. La prese e andò su. In ascensore aprì la busta, non riusciva a resistere alla curiosità di capire di chi fosse. Vide un biglietto, e lesse tra sé quello che c’era scritto “La morte che doveva essere falsa fu vera, la morte vera fu falsa, sono tornato. Oddio! Ma chi è?” pensò poi, insieme a questo c’era anche un biglietto per la prima de “La Tosca” che sarebbe stata quella sera stessa al Teatro Regio. “Devo dirlo a Gaetano!” pensò subito, ma poi si bloccò. Sarebbe stata la prima volta che avrebbe parlato con lui dopo quello che era successo la notte prima. Come doveva comportarsi? Come nulla fosse successo? Alla fin fine non è che non fosse successo nulla, anzi! Era successo un bel casino, e lei non sapeva ancora che fare e dire. Ma non poteva tenergli nascosto quello che aveva scoperto. Intanto, mentre pensava a questo, era entrata in casa, e fu sorpresa di trovare sua madre con il pranzo pronto. Era convinta di essere da sola, meglio così, almeno aveva qualcuno per distrarsi.
 
Le aveva preparato la pasta con i carciofi, che a Camilla piaceva molto, anche se sinceramente appena aveva sentito il profumo le era venuta un po’ di nausea. “Bah, sarà un po’ di stanchezza” pensò subito.
Mangiarono e poi Camilla salutò la madre per uscire.
 
Alla fine aveva deciso di chiamare Gaetano, ma prima voleva passare per il portinaio a chiedere se per caso aveva visto chi aveva lasciato la busta.
Trovò Gustavo alla sua postazione e gli chiese – Gustavo, scusi, per caso ha visto oggi chi ha lasciato una busta per la signorina Lovera? –
 
– Si, un signore antipatico, vestito come un beccamorto. Quando l’ho visto mettere la lettera gli ho detto che la signorina Lovera era ricoverata all’ospedale e lui si è tutto infuriato e mi ha detto delle cose in varie lingue –
 
– Ah! Grazie mille Gustavo! – gli rispose Camilla e poi pensò “oddio! Se è il maniaco adesso Madame potrebbe essere in pericolo!”.
 
Prese il telefono e senza pensarci due volte compose il numero di Gaetano.
 
– Camilla! Che succede? –
 
“Ma perché deve succedere sempre qualcosa?” pensò e poi disse – Ho scoperto delle cose importanti sul caso Lovera. Sto andando all’ospedale, ti aspetto li, è urgente! –
 
– Va bene, arrivo subito! –
 
Arrivarono praticamente insieme all’ospedale. Si salutarono, tutti e due con un mix di emozione e imbarazzo, entrambi non sapevano come comportarsi. Camilla prese quindi coraggio e ruppe il ghiaccio.
 
– Prima quando sono arrivata a casa ho notato che c’era una busta nella cassetta delle lettere di Madame, ho chiesto a Gustavo se sapeva chi fosse stato e mi ha riferito di aver visto uno vestito da beccamorto lasciarla, e quando lui gli ha detto che Madame era ricoverata in ospedale si è infuriato, ha detto varie cose in varie lingue ed è andato via. Nella busta c’era un biglietto con scritto “La morte che doveva essere falsa fu vera, la morte vera fu falsa, sono tornato” – disse tutto d’un fiato Camilla
 
– Ma che vuol dire? –
 
– Non lo so, sarà una minaccia? Se poi ci aggiungi le telefonate e il pezzo con la fucilazione… – lasciò in sospeso Camilla
 
– Forse allora Madame è in pericolo –
 
– Forse si, andiamo – e s’incamminarono verso il reparto di terapia intensiva. Non fecero nemmeno in tempo ad arrivare alla porta di Madame che l’infermiera li vide e li attaccò subito dicendo – Ah, capita proprio a proposito! Non aveva detto che la Lovera non aveva amici ne parenti? –
 
–  Eh, infatti! – disse Camilla con l’aria sconcertata
 
– E allora chi era quel tipo loffio che stava qui poco fa senza permesso in terapia intensiva? –
 
– Ma perché è entrato qualcuno? – chiese Gaetano
 
– Uno vestito da beccamorto, ha lasciato queste rose sul suo letto, che primo porta male, secondo in camera sterile è pericolosissimo – disse l’infermiera con aria serissima
 
– Che tipo era? – chiese subito Camilla
 
– Boh, l’ho visto solo di spalle. È andato via di corsa parlando delle strane lingue –
 
Camilla e Gaetano si scambiarono uno sguardo d’intesa e Camilla disse – Potrebbe essere il tipo del biglietto! Il maniaco melomane –
 
– Potrebbe essere la stessa persona che l’ha aggredita – esordì Gaetano
 
– Ma perché allora portarle le rose? – gli chiese Camilla
 
–  Ah, sarà uno di quegli uomini che prima ti mena, e poi cerca di farsi perdonare regalandoti il mazzetto di fiori…..io avevo un fidanzato così….ed era pure brutto! Mica come questo bel giovanotto, ha scelto proprio bene, signora. Complimenti!! Anzi, si porti via queste rose che mi ricordano quel disgraziato. – disse l’infermiera porgendo le rose a Camilla e andando via.
 
– Vedi?? – disse subito Gaetano
 
– Cos’è che avrei scelto bene io?? – chiese invece Camilla non capendo bene quello che era successo mentre tornavano verso l’uscita, anche perché non potevano stare li.
 
– Me! Ma perché?? Non sei d’accordo? –
 
– No, perché ancora non ti ho scelto! –
 
– Eh, però ti sono capitato …. e proprio di fronte a casa! Sai che io non ci credo alle coincidenze, io credo al destino … Camilla …..io ho bisogno di te!.... e non solo io, anche Tommy –
 
Camilla non sapeva che fare, era arrivata di nuovo la mossa di Gaetano, come sempre imprevista e letale.
 
– Tommy ha già sua madre, e semmai lui ha bisogno di te, non di me! – le rispose Camilla, tentando di deviare il discorso su Tommy.
 
– si, lo so!..... Però io vorrei tanto che tu ….. – le disse, avvicinandosi a lei in modo pericoloso.
 
Camilla non sapeva che fare, e ancora di più non capiva come poteva essere così magnetico l’avvicinamento di Gaetano e sentirlo così pericoloso, fu felicissima di sentire il telefono di lui squillare. Se fosse stato li presente avrebbe baciato in fronte Torre per la tempestività della telefonata. Quando Gaetano mise giù il telefono guardò Camilla, ma lei le rivolse uno sguardo veloce e si incamminò verso l’uscita.
 
Gaetano doveva andare immediatamente al carcere Le Vallette, quando furono fuori dall’ospedale Camilla lo salutò in modo sbrigativo, con un semplice ciao, e vide lo sguardo di Gaetano che era sul deluso, avrebbe desiderato qualcosa di più che il semplice ciao. Camilla se ne accorse ma non fece nulla, il far finta di niente le sembrava la cosa migliore da fare, soprattutto dopo quello che le aveva detto cinque minuti prima. Sapeva che l’aveva ferito, ma doveva anche capire lei stessa cosa voleva, ed era meglio stare il più neutri possibile.
 
Andò verso casa ancora una volta immersa nei suoi pensieri e a quello che era successo la sera precedente, si sentiva stranamente stanca, in fondo non aveva fatto nulla di particolarmente stancante in quella giornata. Ripensandoci diede la colpa al poco sonno, all’emicrania della mattina e ai vari pensieri che la perseguitavano da quasi un giorno.
 
Il ricordo di quello che era successo con Gaetano era ancora troppo vivido nella sua mente e non riusciva a pensare lucidamente a nessuno dei due, dato che anche per Renzo il dolore era ancora troppo forte. Proprio quest’ultima cosa la faceva restare confusa.
 
In cuor suo sapeva che con Renzo le cose stavano andando male, sentiva che si stavano di nuovo allontanando, era sicura di non provare più nulla per lui, e invece, da come stava reagendo a quello che aveva scoperto sembrava proprio il contrario, e cioè che lei fosse ancora innamorata di lui.  Se davvero fosse stato così le cose si complicavano. Perché ancora una volta si chiedeva come fosse possibile essere innamorati e attratti da due uomini diversi.
 
“Cosa ho combinato ieri?” continuava a chiedersi.
Una volta arrivata a casa si mise tranquilla sul divano con una tisana rilassante. Vide la posta appoggiata sul tavolino e la sfogliò vagamente. Era tutta pubblicità. Non se ne rese conto subito, ma non trovò il biglietto per il teatro. In quello suonarono il campanello. Era Savino che voleva dire quello che era successo alla polizia. Camilla scese e insieme andarono a casa di Gaetano, suonarono e lui aprì subito la porta. Si sedettero al tavolo e iniziarono a parlare. Gaetano che faceva il solito sospettoso nei confronti di Savino.
 
– Che ci faceva in giardino con un coltello insanguinato? – gli chiese subito Gaetano
 
– Allora … quel giorno appena sono entrato mi sono accorto subito che qualcosa non andava. C’era un sacco di roba tutta buttata per aria, poi ho sentito delle voci che provenivano dalla sala da pranzo, ho sentito un corpo cadere. Sono entrato e Madame era a terra, l’aggressore indossava una calza sul viso, perdeva sangue da una gamba e impugnava un coltello insanguinato. Sono riuscito a disarmarlo ma poi è entrato uno con una pistola e sono scappati via. Madame non dava segni di vita, la chiamavo ma non mi rispondeva. Ho pensato che fosse morta, mi sono ritrovato con il coltello in mano, ho avuto paura e sono scappato. Sono sceso in cortile e ho trovato Camilla e Gustavo e poi come uno stupido ho buttato il coltello – raccontò Savino
 
– È stato lei a rompere i sigilli ed entrare? –
 
– Si, Madame mi aveva detto che voleva regalare i tartufi a Camilla –
 
– E lui me li ha lasciati davanti alla porta di casa – concluse la frase Camilla
 
– Vabbè, facciamo che ti credo. Domani devi passare in commissariato per firmare il verbale. È tutto! – e dicendo così Gaetano salutò gli ospiti.
 
Camilla non uscì con loro, rimase ancora un po’ seduta. Quando Gaetano tornò al tavolo disse – ma allora chi ha aggredito Madame e perché? –
 
– Boh, forse il pazzo melomane, o qualcuno che ha incontrato all’opera.. – disse Gaetano
 
– L’opera!!! Stasera c’è la prima de La Tosca, c’era il biglietto del teatro insieme alla frase –
 
– Eh?? –
 
– Ma come, non te l’ho detto? Nella busta insieme al quel biglietto con la frase sono morto non sono morto, c’era anche un biglietto per stasera, per la prima de La Tosca….era insieme alla posta. E adesso che ci penso prima l’ho guardata e non c’era più! E mia madre non è a casa! –
 
– E allora? –
 
– E allora l’ha preso mia madre! E magari adesso è insieme a quel pazzo –
 
Corsero giù, con Gaetano che chiamava Torre per farlo andare al Teatro Regio. Quando arrivarono al cancello videro Andreina entrare.
 
– Mamma! –
 
– Lo so, lo so, non dovevo accettare l’invito, ma come facevo a rinunciare alla prima de La Tosca? Anche se Edmondo non c’era … beh, normale, l’invito me l’avrà sicuramente mandato prima del grande passo –
 
– Quindi nel palchetto non c’era nessuno? – chiese Gaetano
 
– C’era un tipo strano, elegantissimo. Mi ha guardato storto e mi ha chiesto cosa ci facessi li. E io gli ho chiesto cosa ci facesse lui li, e poi arrabbiatissimo mi ha detto qualcosa in francese e allora io ho capito che era meglio andare via –
 
– Brava mamma, hai fatto benissimo! –
 
– Ma voi dove stavate andando? – chiese Andreina
 
– Noi? – dissero insieme Camilla e Gaetano
 
– Beh, io vado su – disse Andreina e si incamminò verso il portone.
 
Camilla e Gaetano rimasero un attimo a guardarsi da soli, poi Camilla ruppe il silenzio e gli disse – Beh, vado anch’io a casa allora –
 
– No, aspetta Camilla – le chiese Gaetano con aria di supplica – non puoi fare così! Non puoi far finta che non sia successo nulla! –
 
Camilla voleva evitare quel momento, ma non fu abbastanza veloce, e Gaetano sapeva sempre qual’era il momento migliore per le sue mosse. Sapeva benissimo che non poteva far finta che non fosse successo nulla. Ma d’altra parte non sapeva come comportarsi.
 
– Scusa Gaetano. Lo so bene che non è successo nulla, anzi. Proprio per questo mi sto comportando così. Perché, effettivamente, non so come comportarmi – ammise Camilla – sono entrata in uno stato di caos assurdo, e ho bisogno di un po’ di tempo per capirmi bene e, soprattutto, non voglio farti star male –
 
– Ma ieri dicevi di amarmi –
 
– E infatti è vero. Ma il problema è anche Renzo. Credevo di non provare più nulla, ma allora perché sto così male dopo aver saputo della fattura. Non dovrebbe interessarmi se non provassi più nulla per lui – gli confessò
 
– Ok, allora tolgo il disturbo. Sai dove trovarmi! – le disse Gaetano con aria afflitta, e appena lo disse si girò dall’altra parte e andò verso casa.
 
– No. Gaetano. Aspetta. Scusami! – tentò di fermarlo Camilla, ma lui non si fermò, non si girò. Andò dritto verso casa.
 
“Ecco, ne ho combinata un’altra! L’ho veramente ferito adesso. Oddio amore, scusami!” pensò tra sé, e con le lacrime che di nuovo rigavano il suo viso corse a casa.
 
C’era Renzo seduto al tavolo, quando la vide entrare le disse – Bentornata a casa, eh! – con l’aria di chi la stava rimproverando dato l’orario.
 
– Ciao! – gli rispose in velocità, doveva andare assolutamente in bagno, non voleva che Renzo la vedesse così. Infatti riuscì a evitare il suo sguardo ed entrare immediatamente in bagno a rinfrescarsi. Renzo rimase un attimo perplesso. Quando finalmente uscì le chiese – va tutto bene? –
 
– Si – gli rispose Camilla, ma lo sguardo di Renzo non era soddisfatto – si, tutto bene, ho solo un po’ di raffreddore – “sto raffreddore a furia di nominarlo mi verrà veramente fuori” pensò subito Camilla.
 
– Ah, ok….beh ciao! – le rispose e si diresse verso lo studio.
 
Rimase un po’ in salotto a guardare la tv e poi andò in camera. Lesse un libro ma prese sonno subito, era stanchissima.
  
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