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Autore: xCyanide    15/01/2014    4 recensioni
La prima volta che l’avevo visto, però, la ricordavo.
Ve l’ho detto, era semplicemente apparso, non lo conoscevo. Non lo avevo mai visto prima di allora.
E quindi come ha fatto uno sconosciuto a sembrarmi così familiare, proprio come se fosse casa mia? [dal primo capitolo]
-Ti stai innamorando di me, Frank? – chiese, con così tanta tranquillità e naturalezza che mi sembrò quasi strano sentir uscire quelle parole dalla sua bocca. [dal sesto capitolo]
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way | Coppie: Frank/Gerard
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo 11 - Di abbigliamento e famiglia.


Scesi velocemente le scale cercando di non pensare alle occhiatacce che i miei genitori mi avrebbero dedicato. Erano tre giorni che uscivo di casa solo per andare a scuola. Non mangiavo niente, l’unico mio desiderio erano semplicemente le labbra di Geràrd sulle mie. E spesso lui mi avevo accontentato nel corso di quelle poche ore così da vedermi sorridere davvero.
Credo che in fondo mia mamma non avesse niente contro di me e contro i miei gusti, paradossalmente non era mai stata capace di pensare con la sua testa per quanto riguardava la vita in generale, dato che qualsiasi cosa dicesse papà sembrava legge per lei.
Amare una persona non significa credere che tutto quello che esce dalle labbra di tale essere sia perfetto. Me ne stavo rendendo conto in quei giorni, che le opinioni non si possono discutere e la maggior parte delle volte nemmeno possono cambiare.
Strinsi la giacca al petto, contro la camicia che avevo messo apposta per l’occasione e socchiusi appena gli occhi per calmare il tremolio che sentivo alle gambe. Le braccia dolevano ancora, nonostante Geràrd mi aiutasse a disinfettare e bendare quella parte lesa ogni sera, con assoluta cura.
I miei genitori erano seduti sul divano, stretti, e li sentivo parlare di una qualche notizia che avevano dato al telegiornale su una specie di omicidio premeditato e roba del genere. Non guardavo mai il notiziario, sembrava quasi un bollettino di guerra, e dovendo affrontare ogni giorno una battaglia contro me stesso, evitavo accuratamente di ascoltare altre cose che avrebbero potuto appesantire il mio animo ferito. E più semplicemente, non mi importava se alcune persone provassero dolore per una morte, dato che il dolore è una di quelle emozioni che volente o non si avverte ogni giorno. Perché farmi carico di quello di persone che non avevo mai visto, allora?
Mi schiarii appena la gola per far capire loro che stavo uscendo, stavo andando via per cena. Quando entrambi si voltarono verso di me con occhi interrogativi e anche… delusi, il mio respiro si bloccò ma cercai di non farci caso.
-Io… sto andando a cena fuori. Brian mi aspetta in pizzeria – sussurrai soltanto prima di uscire velocemente dalla porta e chiudermela alle spalle senza sentire una loro parola, per paura di essere ferito nuovamente. Sapevo di essere in punizione ma non avevo intenzione di dar loro retta.
La storia di Brian era una messa in scena, anche se con il suo consenso. Gli avevo raccontato per telefono tutto quanto, non riuscendo più a tenermi dentro una parola riguardo il mio… ragazzo. Era stato elettrizzato per me, il mio fantastico migliore amico, e mi aveva detto che per qualsiasi cosa era lì per me. E in effetti era vero, dato che quando gli avevo spiegato della situazione con i miei genitori si era offerto per parlare con loro, per cercare di farli ragionare. Ma avevo negato, dato che non volevo assolutamente che anche lui venisse preso in giro in qualsiasi modo. Poi mi aveva detto che prima o poi avrebbe voluto darmi il regalo di compleanno dato che non avevamo avuto modo di vederci per colpa della sua influenza.
Sorridevo, pensando a lui. Era davvero speciale e sicuramente ero fortunato ad averlo sempre con me.
Comunque, dove davvero mi stavo dirigendo era davvero una specie di sorpresa anche per me. Non sapevo davvero cosa aspettarmi, quando Geràrd mi aveva detto che sua mamma quando aveva saputo di me l’aveva obbligato a invitarmi a cena al più presto.
Ero rimasto paralizzato a quella richiesta, ma avevo subito accettato per via della mia felicità nel sapere che almeno loro ci avevano accettato.
Mi aspettavo una casa un po’ eccentrica, con delle persone esuberanti, ma davvero non sapevo come aspettarmi di preciso quella situazione. Sarebbero stati davvero gentili e simpatici con noi? Oppure era solo una specie di messa in scena?
Camminavo lungo la strada con il tramonto dietro di me, dato che erano le sette e in quel periodo dell’anno faceva notte presto in confronto all’estate. Geràrd mi aveva spiegato in che via abitasse e controllavo per bene tutti i numeri civici per trovare quello che mi aveva fatto scrivere nel foglietto che avevo nella tasca dei pantaloni.
Avevo cercato di essere più elegante del solito, con quella camicia e i pantaloni stretti e non strappati, e sembravo anche più grande di quello che realmente ero per una delle prime volte in vita mia. Forse sarei riuscito a reggere il confronto con la figura adulta di Geràrd.
Ma quando finalmente trovai il loro piccolo giardino ben curato, con i fiori e perfetti e le luci in piccoli lampioncini davvero delicati, mi ricredetti.
La figura alta e snella di Geràrd, così flessibile, era appoggiata allo stipite del portone semi chiuso, con accanto i suoi genitori così somiglianti a lui. Mi fermai per un attimo a osservarlo e rimasi senza fiato nel notare come era vestito, non tanto per la sobrietà, quanto per come qui vestiti gli stavano maledettamente bene. Era la prima volta che lo vedevo vestito con colori che non fossero il nero, semplicemente sembrava ancora più trasparente.
Aveva indosso una camicia leggerissima bianca quasi quanto la sua pelle di geco, solo le lentiggini si distinguevano per bene per via della loro natura aranciastra, e le labbra rosse si spostarono verso l’alto in quel modo inquietante ma maledettamente eccitante che adottava sempre. Sopra quel minimo indumento, portava un gilet bordeaux scuro, che sembrava sangue appena colato su quella macchia bianca. I bottoni che lo tenevano stretto attorno il suo petto magrissimo, e che lo facevano sembrare anche più snello, erano di uno splendente color oro con dei piccoli ghirigori sopra, che li rendevano ancora più impreziositi.
Passai lentamente ad osservare i suoi pantaloni grigio ghiaccio, con la piega al centro, che lo facevano sembrare un qualche barone con un sacco di soldi, così aristocratico e perfetto nel suo corpo. Non erano a zampa di elefante, erano strettissimi sulle caviglie snelle che mostravano le ossa e lasciavano tutta la scena alle sue creepers* nere e leggermente rovinate, che però non gli avevo mai visto portare per via della scomodità, probabilmente. Non erano le più alte che avessi visto, erano con tutta la probabilità quelle da cinque centimetri e non da otto, ma gli donavano un’aria da cattivo ragazzo che sicuramente non lo personalizzava. Ma gli stava da dio addosso.
Lentamente mi incamminai verso di loro e sorrisi sornione anche se completamente imbarazzato da quell’attesa che avevano avuto nei miei confronti, così strepitante. Ero davvero così importante ai loro occhi? Sicuramente a quelli di Geràrd si, dato che mi stava osservando come fa un ghepardo con la preda, come se stesse per mangiarmi con gli occhi.
Quando arrivai davanti loro, lentamente sporsi la mano per stringere quella di una donna sorridente e sulla cinquantina, anche se portata assolutamente bene, ma Geràrd non me lo permise. Si protese verso di me e mi trascinò al suo corpo, stringendomi in un forte abbraccio che subito ricambiai sorridendo, anche se la frangetta mi aveva coperto metà viso. Allacciai le braccia attorno il suo torace magrissimo stringendole tra loro dietro la sua schiena e alzai appena gli occhi quasi nascosti completamente su di lui.
Mi mise due dita sotto il mento e sporse il viso per farlo toccare al mio, lasciando che le nostre labbra si incontrassero per un nanosecondo davanti agli occhi felici dei suoi parenti. Scoccai lentamente il piccolo bacio, arrossendo tantissimo per via di tutte quelle attenzioni, e tornai a nascondermi sul suo petto.
-Bon soirée, mon cher – sussurrò sulla mia pelle e io arrossii ancora di più stringendolo fortissimo.
Avvertii i suoi genitori ridere addolciti dalla scena e la mano delle sua mamma che mi carezzava la spalla lentamente, come a farmi stare tranquillo.
E poi, con un marcato accento francese, suo padre disse: -Benvenuto in famiglia.
E io lì, su quel pianerottolo, mi sciolsi.



*per chi non conoscesse le creepers (chi non le conosce?!) queste sono le mie bambine sfruttate e distruttehttp://instagram.com/p/dCiCzDrHut/ 


xCyanide's Corner
Buonasera! Scusate se aggiorno così tardi ma oggi è stata una giornata un pochino... tra lo stressante e il rilassante. Ho studiato capitoli e capitoli di storia e poi ho visto Panic Room con la mia tazza di Loki in una mano e la matita nell'altra. La goduria.
Spero davvero che questo capitolo vi piaccia, come tutti gli altri, e spero che siate felici della realtà in cui vive Geràrd. Mi sono davvero impegnata a cercare di creare un quadretto familiare tranquillo che però nel prossimo capitolo spiegherò meglio. Fatemi sapere cosa ne pensate che siete la mia gioia! 
Alla prossima,
xCyanide

P.S.: Credo di essere in dovere di avvertirvi che probabilmente la prossima settimana l'aggiornamento salterà perchè ho il capitolo scritto a metà e in questo periodo sono particolarmente incasinata, tra compiti in classe, scelta della scuola per l'indirizzo del triennio (Via Ripetta o Isa Roma 2? *la mente urla VIA RIPETTAAAAAA*) e il ragazzo che mi piace che improvvisamente si mette lì e mi chiede di uscire. Chissà. Spero abbiate un po' di pazienza e capiate che anche io ho una vita sociale... qui... da qualche parte. 

xoxo
  
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