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Autore: saitou catcher    15/01/2014    1 recensioni
Enjolras si sta preparando per un importantissimo esame universitario, che si terrà di lì a sette giorni. In questo momento di estremo stress, per il giovane capo degli amici dell'ABC, i momenti di romanticismo tra lui e il suo compagno Javert vengono ridotti al minimo... o almeno così si potrebbe pensare...
Dedicata a Makochan, un piccolo sbrocco sulla Enjavert che spero vi piacerà. Mi raccomando, recensite!
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Enjolras
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Se avesse dovuto stilare una classifica dei primi dieci luoghi al mondo che detestava con tutto il cuore, Javert avrebbe senza dubbio collocato la metropolitana al secondo posto (immediatamente dopo la Senna, più precisamente il tratto che scorreva sotto il Ponte di Notre-Dame). E il fatto di trovarsi, in quel momento, proprio alla metropolitana, circondato da parigini nervosi che lo urtavano da tutte le parti, rendeva il suo umore quantomai nero.

Certo, mentre controllava nervosamente l'orologio, per assicurarsi che il treno non fosse in ritardo, una piccola parte di lui non poteva impedirsi di pensare che la responsabilità era anche sua. Dopotutto, era stato lui a decidere che, dal momento che le incaute manovre di Enjolras avevano mandato la sua macchina dal meccanico, il suo compagno avrebbe dovuto ricorrere ai mezzi pubblici- o ai propri piedi- fino a nuovo ordine.

-Non è giusto, Javert- si era lamentato il giovane quella mattina, mentre preparavano la colazione. -Andare con la macchina sarebbe più comodo, e lo sai anche tu. In più, ti risparmierebbe il fastidio di venirmi a prendere, no?

-Niente da fare- era stato glaciale Javert- Hai voluto sfasciarmi la macchina e adesso ne paghi le conseguenze. E comunque, non sono stato certo io a costringerti a uscire con Grantaire stamattina, o sbaglio?

-Non sto uscendo con Grantaire- aveva sbuffato Enjolras- Stiamo semplicemente andando a vedere una mostra che, secondo lui, potrebbe fornirmi delle informazioni importanti per il mio esame.

Javert aveva sbuffato sarcastico. Da un po' di tempo a quella parte, persino le bustine del the sembravano contenere informazioni importanti per l'esame di Enjolras.

-Javert...- era ripartito quello, coi lucciconi agli occhi.

-In qualsiasi modo tu lo voglia mettere, Enjolras, la risposta è no. Ho quella macchina da molto più tempo di te, e non ho intenzione di fartela passare liscia dopo averla mandata dal meccanico. Andrai a questa mostra, se lo ritieni tanto fondamentale, ma ci andrai a piedi.

E con questo Javert aveva chiuso la discussione, uscendo a grandi passi dalla cucina.

E quel pomeriggio, a distanza di sei ore, si ritrovava nella metropolitana... e Enjolras ancora non si vedeva.

Proprio in quel momento, il cellulare nella tasca destra dei suoi pantaloni cominciò a vibrare. Javert lo estrasse e aggrottò la fronte, vedendo lampeggiare sullo schermo il numero di Enjolras. Premette il tasto di risposta e lo portò all'orecchio.

-CRETINO DEFICIENTE DECEREBRATO CON SERI PROBLEMI MENTALI!!!- la voce di Enjolras esplose nel suo orecchio con la violenza di un ruggito. Javert allontanò di scatto la testa dal telefono, quindi la riavvicinò, inarcando un sopracciglio.

-Prego?- rispose, col suo tono di voce più calmo.

Dall'altra parte del telefono, Enjolras sbuffò. -Scusa, Javert, non stavo parlando con te. Ce l'avevo con quel cretino di Grantaire che è qui accanto.

-Mi saluti l'Ispettore? Ciao, Ispettore!- intervenne la voce allegra di Grantaire da sotto il brusio della metropolitana.

All'altro capo del telefono, Javert sorrise. Per motivi sconosciuti a tutti e tre, Grantaire era l'unico fra tutti gli Amici dell'ABC di cui l'Ispettore poteva dire che gli stesse simpatico.

-Dove siete?

-È proprio questo il punto!- esplose Enjolras. -Grantaire ha sbagliato fermata!

Siamo alle Tuileries! Alle Tuiliries! Mi dici cosa ci faccio io alle Tuiliries, Grantaire?

-E che ne so io?- rispose Grantaire. -Magari potremmo prenderci una vacanza.

-A tre giorni dall'esame, capra immonda?- sibilò Enjolras, pieno di veleno.

-Avverto un aggressività in te, Apollo, che mi addolora- replicò Grantaire in tono esageratamente drammatico- Si potrebbe quasi pensare che tu non mi voglia bene.

Enjolras sbuffò sonoramente, tornando a rivolgersi a Javert:- Io, uno di questi giorni, lo ammazzo. Ti giuro, Javert, che lo ammazzo.

-Se l'avessi fatto la prima volta che me l'hai detto, saresti già fuori di galera- ribatté Javert, imperturbabile. -Comunque, aspettatemi. Vengo io a prendervi.

Circa mezz'ora dopo, l'ispettore scendeva alla fermata delle Tuileries, fermandosi per poter scorgere, in mezzo alla folla, la giacca rossa del suo compagno.

-Ehi, Javert! Siamo qui! Da questa parte!

Javert si voltò nella direzione da cui proveniva la voce, e Enjolras gli piombò addosso, stringendolo in un abbraccio disperato, davanti agli sguardi perplessi degli altri viaggiatori.

-Salvami, salvami, salvami- implorò Enjolras, il viso affondato nella spalla dell'Ispettore. -Non credo di poter sopravvivere oltre. Quell'uomo mi sta facendo impazzire.

-Va bene- rispose Javert, brusco- però adesso levati.

Enjolras si scostò subito, stupito dal tono brusco dell'altro, e fissò Javert negli occhi, trovandoli freddi e impassibili. Una strana sensazione di gelo gli strinse le viscere nel momento in cui si rese conto della folla intorno a loro che continuava a lanciargli sguardi obliqui, alcuni di malcelata disapprovazione. Sentì le sue guance farsi di fuoco, quando percepì l'imbarazzo e l'irritazione di Javert.

-Ed ecco l'Ispettore che arriva a salvarci!- l'improvvisa comparsa di Grantaire interruppe quel momento d'imbarazzo. Il giovane s'intromise tra i due e lanciò loro una rapida occhiata, notando lo sguardo gelido di Javert e quello mortificato di Enjolras.

-Vogliamo andare?- chiese gentilmente.

Sulla metro, Enjolras e Javert si sedettero ben distanti, l'Ispettore con le braccia incrociate, Enjolras che si fingeva intento a sfogliare il fascicolo della mostra. In piedi di fronte a loro, con una mano stretta attorno alle cinghie che pendevano dal soffito, Grantaire continuava a cianciare, passando di tanto in tanto uno sguardo perplesso sui due.

Parlava, ed Enjolras gli rispondeva, ma la sua mente in realtà lavorava. Osservava Javert che si teneva rigorosamente a distanza, e gli sguardi degli altri passeggeri, che di tanto si rivolgevano perplessi verso di loro, non gli erano mai sembrati così pesanti. In quel momento si trovò a riflettere sul fatto che lui e Javert avevano sempre praticamente tenuta nascosta la loro relazione, o perlomeno avevano sempre evitato di accennarne a quelli che li conoscevano (gli Amici dell'ABC non contavano)

Riflettendo per la prima volta su questi fatti, Enjolras si trovò a dover affrontare un argomento imprevisto e del tutto spinoso: che Javert forse si vergognava di lui.

Certo, non si poteva negare che, per molti versi, la loro costituisse una coppia atipica, più per la differenza d'età che per il fatto d'essere entrambi uomini. Ma, fino ad allora, Enjolras non si era mai trovato a riflettere su come la loro situazione potesse apparire ad occhi esterni: Javert sì, evidentemente. E se ne vergognava.

Si vergognava di stare con lui. E nel momento in cui arrivò a quella conclusione, Enjolras si sentì sprofondare.

Quando finalmente giunsero alla loro fermata, il biondo capo degli Amici dell'ABC camminò distante dal suo Ispettore, le mani affondate nelle tasche del giubbotto e la testa china sul petto. Non parlò per tutto il tragitto, limirandosi a salutare a mezza voce Grantaire quando questi si separò da loro per recarsi alla sua dimora.

Javert ed Enjolras percorsero il resto della strada che conduceva a casa loro nel più perfetto silenzio, distanti una decina di centimetri l'uno dall'altro, gli occhi che evitavano di incrociarsi. Giunti che furono sul pianerottolo. Enjolras non poté più trattenersi.

-Javert- esclamò.

Javert si fermò a metà dell'atto di aprire la porta. -Che c'è?

-Non so se ha molto senso chiedertelo, ma devo saperlo- Enjolras parò senza guardarlo negli occhi, la punta della scarpa che tracciava nervosamente ghirigori invisibili sul pavimento. -Tu ti vergogni a farti vedere con me, vero?

A quelle parole, seguì il silenzio. Enjolras alzò la testa, lo stomaco contorto per la tensione... e incontrò lo sguardo di Javert, assolutamente spaesato.

-Io che cosa?- replicò l'Ispettore, sbattendo le palpebre.

-Oh, maledizione- Enjolras sentì le guance farsi di brace. -Ti prego, non costringermi a ripeterlo, è troppo difficile... -prese un profondo respiro quindi ripeté, col suo tono più calmo e più tranquillo:- Tu ti vergogni a farti vedere con me.

Javert lo fissò in silenzio per alcuni istanti, quindi scosse la testa, riprendendo a girare la chiave nella toppa. -Ora capisco perché hai tanta paura di andar male all'esame- mormorò, abbassando la maniglia e spingendo la porta. -Sei troppo stupido perché possa andarti in un'altra maniera.

-No, aspetta- Enjolras posò la mano su quella di lui, impedendogli di aprire. -Ho bisogno di saperlo. Oggi pomeriggio... sembravi frustrato, quasi arrabbiato. Posso sapere perché?

Javert scosse la testa, con uno sbuffo spazientito:- Dopo essere stato mollato per un intero pomeriggio, e poi essere aggredito perché volevi che ti salvassi dalla persona con cui eri uscito preferendo me, chi non si sarebbe irritato?

A quella risposta, Enjolras spalancò i grandi occhi azzurri:- Davvero? Era solo per questo?

-E per che altro pensavi che fosse?

Enjolras non rispose, e allora l'Ispettore gli venne più vicino, mettendogli una mano sotto il mento perché l'altro lo guardasse negli occhi.

-Guardami bene negli occhi, Enjolras, e rispondimi sinceramente- mormorò con voce bassa e decisa- davvero pensi che io mi vergogni di essere il tuo compagno?

Enjolras deglutì sotto la sua mano. -L'ho pensato- ammise con un filo di voce.

Javert gli si fece più vicino, e la sua mano dal mento scivolò alla guancia di Enjolras, in una carezza appena più dolce del suo tono di voce.

-E allora ascoltami bene- gli sussurrò. -Qualsiasi cosa tu sia per me- e sottolineo, qualsiasi- è una scelta mia, e mia soltanto. Io non ho bisogno di dare spiegazioni a nessuno. E sono stanco di nascondere sempre quello che provo. Io ti amo, e questo niente e nessuno lo può mettere in dubbio, e tantomeno contestare. Mi hai capito?

A quella dichiarazione, tanto più dolce quanto inaspettata, Enjolras rispose nell'unica maniera che gli era possibile: lo baciò.

Fu un bacio lungo, lento, con le mani di Javert che andavano lentamente a cercare il viso di Enjolras, le bocche che si cercavano, impazienti, e il respiro che si faceva sempre più affrettato. Ma, alla fine, fu proprio l'Ispettore a staccarsi,con un mezzo sorriso dipinto sulle labbra.

-Il fatto che io non mi vergogni di stare con te non significa, però, che possiamo pomiciare qui, sul pianerottolo come se niente fosse- gli sussurrò.

Enjolras scoppiò a ridere, e gli aprì la porta, spingendolo allo stesso tempo all'interno dell'appartamento. -Vai dentro, Ispettore- gli ribatté in tono malizioso- e vediamo di dare ai vicini qualche motivo per pensar male.

 

Ed eccomi finalmente di ritorno, dopo SECOLI di assenza, su questo fandom!!!

Innanzitutto, chiedo venia per l'orrendo ritardo. Spero solo che il capitolo valga l'attesa.

In secondo luogo, capiamo tutti insieme come vengono certe ispirazioni:

Sei sul treno, in partenza per un'uscita col tuo gruppo scout, quando assisti allo scambio di effusioni di una dolcissima coppia gay. A quel punto, la tua mente malata li collega subito ai nostri due piccioncini, e, nonostante il contesto tutt'altro che favorevole (in un treno, schiacciata da centinaia di persone, con uno zaino da sessantacinque litri sulle spalle, e il sovratelo di una tenda canadese in mano) comincia a sclerare... ed ecco cosa ne viene fuori!!!

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, e prometto che cercherò di essere il più veloce possibile per l'aggiornamento.

Un bacio a tutti,

Saitou

  
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