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Autore: Defiance    15/01/2014    3 recensioni
Isobel è una ragazza speciale, con una particolare storia alle spalle e un passato poco chiaro; si troverà ad affrontare i rischi della propria Divergenza e molti altri problemi che la porteranno alla scoperta di segreti sulla sua stessa esistenza e alla costruzione di una nuova vita, completamente diversa da quella che credeva avrebbe avuto.
Rischio Spoiler.
Genere: Avventura, Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 6
Lo Specchio



 
 
 
L’eco prodotto dal rumore delle scarpe a contatto col suolo rimbomba nell’aria.
Quattro si porta un dito sulle labbra, facendomi segno di stare zitta.
I passi sono pesanti e profondi, cosa che mi fa capire a chi appartengono: sono di Eric e, poco più leggeri, avverto quelli di Luke.
Il fatto che sia il pupillo del nostro capo fazione, gli permette di ricevere cure speciali, come i sieri degli Eruditi… forse dovrei spaccargliela di nuovo, quella gamba.
Seguo con lo sguardo le loro ombre, quando, arrivati proprio dinnanzi la porta della stanza in cui siamo il mio istruttore ed io, si fermano.
“Ti ho già detto come la penso, Luke” dice Eric, con voce un tantino stizzita.
“Quella ragazzina non può essere una Divergente! È solo stupida!” controbatte Luke.
Quattro ed io ci scambiamo un’occhiata.
“Vuoi sapere cosa credo stia succedendo? Che tu stia cominciando ad interessarti a lei! Cosa c’è, ti piace che sia una tipa tosta? Ti eccita questo?” lo provoca il nostro capo-fazione.
Luke reagisce con una sonora risata, ma quando capisce che il suo ‘protettore’ è totalmente serio si interrompe bruscamente.
Posso immaginare il volto di entrambi in questo momento.
Quello di Eric, inflessibile e minaccioso, e quello di Luke, a metà tra il disgustato e l’indignato.
“Ma vorrai scherzare! Fosse per me, lei sarebbe già morta” sputa Luke, con tutto il veleno che ha in bocca… posso percepire il suo odio nei miei confronti persino da qui, senza vederlo in faccia, nonostante le loro voci siano affievolite dalle mura che ci separano.
“Oh, lo sarà. E forse anche per merito tuo, se farai quello che ti ho chiesto” prosegue imperterrito Eric.
“Per il primo posto, farei questo ed altro” assicura Luke; sono convinta che i suoi occhi stiano luccicando di eccitazione in questo momento.
“Potrebbe essere la mia occasione non solo per far fuori un Divergente e ottenere ciò che voglio, ma anche quella per liberarmi di quell’idiota di Quattro per sempre.”
E anche quelli di Eric.
“Quattro? Non credo sia un Divergente anche lui” commenta Luke, ora un po’ confuso.
“No, nemmeno io. Ma ho come la sensazione che lui la stia proteggendo. Tu pensa ad eseguire il compitino che ti ho assegnato, non ti è dato sapere altro” lo liquida Eric, e poi il rumore dei passi riprende, affievolendosi fino a scomparire.
 
Quattro si allontana da me e mi volta le spalle; resta in silenzio per qualche minuto ed io faccio altrettanto.
“Ti avevo avvertita” sibila con rabbia, stringendo i pugni.
“Non hanno alcuna certezza. Però tu, smettila di fare l’eroe, non voglio avere nessuno sulla coscienza” rispondo, sinceramente calma.
“Ma ti importa almeno un po’ della tua vita?!” sbotta lui, correndo verso di me e sbattendo i pugni al muro, ai lati del mio volto.
Per un momento ho pensato volesse picchiarmi; sussulto, per la sorpresa.
“Relativamente”
Quattro sospira, cercando di riacquistare il controllo.
“Vieni, ti mostro la ragione per cui ti ho portata qui” dice poi, indicandomi quello strano oggetto.
“Cos’è?” domando, con l’interesse finalmente riacceso.
“Ora lo vedrai.”
 
Quattro agguanta la tela che ricopre il misterioso arnese e la tira via.
Inarco un sopracciglio.
“Uno… specchio?!” biascico perplessa.
Lui ridacchia per un attimo e poi ritorna subito serio.
“Trova un punto in cui puoi osservare l’immagine riflessa nello specchio senza che compaia anche la tua figura” ordina.
Mi chiedo se sia impazzito.
“Sei ubriaco?” chiedo esitante, ma lo sguardo che Quattro mi rivolge mi spinge a non porgli altre domande e a fare ciò che mi ha chiesto.
“Non giudicarmi troppo” si raccomanda e per un istante mi chiedo se non abbia intenzione di spogliarsi.
Ma poi la vedo; gradualmente, prende forma un’immagine scura e alquanto inquietante: una casa in fiamme, un uomo steso per terra. Il grigio sopraffatto dal fuoco.
“Quattro…” mormoro con voce tremula.
“Cosa mostra questo specchio?”
“Il nostro desiderio più intimo” confessa lui, sedendosi in ginocchio e portandosi le mani sul volto.
Vengo percorsa da un brivido ma poi traggo un respiro e mi avvicino a lui, prendendo posto alla sua sinistra.
“Quella è casa tua?” chiedo cautamente.
Lui annuisce.
“E quello è…”
“Mio padre. Sì.”
A questo punto, Quattro si volta verso di me e mi guarda; ha gli occhi lucidi.
“Cos’è successo tra di voi? Perché desideri che… beh, lo sai” lo esorto a parlare.
Cosa può avergli mai fatto?
“Non me ne sarei andato, dagli Abneganti, se non fosse stato per lui. È uno dei pezzi grossi lì, sai… si presuppone che debba essere impeccabile, a capo di tutto il nostro governo! Ma io sapevo la verità e dovevo allontanarmi da quell’inferno il più possibile. Alcune volte, nei miei incubi, sento ancora il bruciore causato dal contatto della sua cinta con la mia schiena, la sua voce che ripete ‘è per il tuo bene’. E lo rivivo ogni volta che attraverso il mio scenario della paura.
Quattro. Quattro paure, e tutte collegate a lui.”
Mi ricordo solo ora di respirare.
“No.” Rispondo, dopo qualche attimo di silenzio.
“No, Quattro. Non ti giudico affatto”
Il mio sguardo è fisso e sicuro su di lui.
Lui alza il volto verso di me, punta i suoi occhi nei miei e mi accarezza la guancia: sono indecisa se ritrarmi o meno; ma scelgo la seconda opzione.
“Vuoi vedere il tuo desiderio più nascosto?” mi chiede.
Esito per un istante, ma poi annuisco.
Ci alziamo in piedi e Quattro si allontana.
Accade tutto in una frazione di secondo: un bagliore azzurro, un paio di occhi.
È tutto ciò che vedo, perché mi allontano immediatamente dallo specchio, portandomi le mani al petto, in preda all’affanno.
Quegli occhi non li dimenticherò mai.
 
Esco in fretta dalla stanza e comincio a correre, la voce di Quattro che mi chiama sembra appena un bisbiglio.
Ho bisogno di sentire il vento in faccia, prepotente, violento, che quasi mi ferisce.
Ho bisogno di sostituire il dolore ai miei pensieri, pensieri che troppo tempo ho soppresso.
  
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