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Autore: Lys3    15/01/2014    1 recensioni
Tutti a Capitol City amano gli Hunger Games. Tutti tranne Leo.
Lui è diverso, lo è sempre stato fin da piccolo, ma nessuno comprende le sue ragioni. E in un mondo così grande, così forte, lotterà nel suo piccolo per far valere le sue idee in una società travagliata da questi Giochi mortali.
Martia era una ragazza come tante altre. Questo prima di vincere gli Hunger Games. Ora lotta per non perdersi nei suoi incubi, per mantenere la sua famiglia che sta cadendo verso l'oblio e per dare a sé stessa una speranza di una vita migliore.
Dal testo:
“Siamo diversi. Apparteniamo a due mondi diversi. E questa cosa non cambierà mai. [...] Vuoi un ragazzo che ti salvi dagli Hunger Games, non uno il cui padre ha progettato la tua morte.” [...]
“Ti sbagli. Tu mi salvi dagli Hunger Games. Mi salvi dagli Hunger Games ogni volta che mi guardi, ogni volta che mi stringi la mano, ogni volta che mi sorridi. Ogni singola volta in cui tu sei con me, mi sento libera di nuovo, come se nulla fosse mai accaduto. [...]”
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Altri tributi, Nuovo personaggio, Strateghi, Tributi edizioni passate
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 15 – Tornare in gioco
 
Martia si svegliò in un piccolo lettino, coperta da lenzuola bianche e ruvide.
Si sentiva stranamente bene, come nuova. Ma un vuoto le attanagliò lo stomaco quando riconobbe l’infermeria: era la stessa dove si era svegliata alla fine degli Hunger Games. Cosa ci faceva lì?
Sembrava un incubo. Non poteva essere tornata indietro ma tutto era uguale.
Si alzò di scatto e si mise a sedere, guardandosi attorno. Si controllò e capì di essere ancora tutta intera. Il vestito della sera precedente era appoggiato ai piedi del letto e lei indossava solo un camice.
A quel punto ricordò l’intervista e di essere svenuta.
Fece un gran respiro e si alzò, staccandosi di dosso tutti i macchinari. Camminò lungo il corridoio a piedi nudi fin quando, aprendo le porte, non si ritrovò davanti un corridoio più grande con alcuni medici. Le ordinarono di tornare dentro e di vestirsi, ma soprattutto di non muoversi.
Lei fece come chiesto, indossando i semplici vestiti che avevano comprato per lei.
Qualche minuto dopo entrò il suo staff di truccatori. Avevano l’aria turbata e subito le iniziarono a fare mille domande.
“Forse è stato solo un calo di pressione” si giustificò Martia davanti tutte quelle domande. Tutti la credettero e iniziarono a prepararla per le telecamere. “Un’altra intervista?” chiese Martia.
“No, ma i giornalisti stanno assediando l’ospedale. Sono tutti preoccupati per le tue condizioni” spiegò un membro dello staff.
Ci impiegarono poco a truccarla. Quel giorno era molto semplice, perché volevano far credere che stesse cercando ancora di riprendersi per giustificare la sua assenza in piazza quella mattina.
“Perché? Cos’è successo?” una fitta la colpì allo stomaco, consapevole che gli eventi di quel periodo potevano riguardare solo gli Hunger Games.
A quel punto il suo Mentore spalancò la porta. “Si sono massacrati tre tributi” annunciò. “Ma i nostri stanno bene.”
“Che ci fai qui?” chiese lei, sorpresa. Era ben noto che il suo Mentore aveva gravi problemi di salute ultimamente, per questo in teoria lei era l’unica quell’anno a badare ai ragazzi.
“Non sapevano cosa avevi, appena svenuta. Mi hanno fatto correre qui per una sciocchezza” si lamentò lui con una smorfia.
“Mi dispiace” fu l’unica cosa che riuscì a dire.
“A me no. Hanno chiamato a casa tua dicendo che stavi male ma hanno impedito ai tuoi fratelli di venire. Ero l’unico che poteva venire a darti un’occhiata. Se non l’avessi fatto mi avrebbero ucciso” scherzò lui.
Martia, pochi minuti dopo, fu contenta del suo arrivo. La aiutò a superare l’orda di giornalisti che la assaltò appena uscita dall’ospedale. Arrivati a metà strada dall’albergo, però, la salutò con la scusa di avere ben altro da fare.
Mentre tornava verso il suo alloggio, guardò i maxi schermo e vide gli ultimi eventi degli Hunger Games: erano morti, combattendo tra di loro, la ragazza dell’8, il ragazzo del 6 e quello del 7.
Ciò significava che erano ancora in gara il ragazzo dell’1, la ragazza del 2, la ragazza del 3, naturalmente entrambi i tributi del 4, lo stesso per quelli del 5, poi c’era il ragazzo dell’8, il ragazzo del 10, la ragazza dell’11 ed entrambi quelli del 12.
Erano a metà dei Giochi.
Era ancora presto per sperare in qualcosa.
A seguire, sui maxi schermo comparve lei: mostrarono il suo svenimento, la calca che si formò sul palco prontamente allontanata, e poi la sua uscita dall’ospedale.
Di lei dicevano che era “molto provata, sensibile ancora alle vicende legate agli Hunger Games e che aveva bisogno di un giorno di riposo prima di tornare in gara.”
Lei questo giorno di riposo non lo voleva, ma arrivata all’albergo delle guardie si offrirono di allontanare chiunque. Come mai ci tenevano così tanto alla sua salute? Ovvio, perché il pubblico teneva a lei.
Si accasciò sul suo letto, e poco dopo il telefono squillò.
“Come stai? Ti chiamiamo da ore ma nessuno risponde. Non ci hanno fatti venire” disse Sam tutto d’un fiato.
“Sto bene, ero in infermeria, lo so.”
“Grazie al cielo” disse lui tirando un sospiro di sollievo. “Cosa avevi?”
Martia esitò. “Non so… Sarà stata la tensione. Appena ha tirato in mezzo i miei Hunger Games la testa ha cominciato a girare.”
“Si vedeva, sai? Ti abbiamo seguita.”
Martia non poté non sorridere. “I piccolini si sono spaventati?”
“Un po’, ma sanno che sei forte.”
“Forse lo sanno più loro di te” scherzò lei.
“Non credo. Solo loro non hanno ancora capito quanto può togliere questa vita.”
Era dura sentir dire dal proprio fratello minore quelle parole. Ma erano la verità.
Chiudere quella telefonata per lei fu molto doloroso. Avrebbe voluto rivederli, abbracciarli, ridere con loro. E quando quella sera andò a coricarsi, sentì un vuoto e mai come allora il letto le parve così grande senza Leo al suo fianco.




Salve! Eccomi, anche se con un notevole ritardo. Il fatto è che questa storia non mi attira molto, o almeno non più come prima. Ero presa dall'euforia iniziale e non ho calcolato i tempi di scrittura ed ora è troppo lenta. Proverò a inventarmi qualcosa. Voi che ne pensate? Sarebbe bello ricevere qualche parere. A presto
  
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