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Autore: KikoChan    15/01/2014    0 recensioni
I ricordi confusi di una donna, che con amarezza e dolcezza ricorda "il generale" suo marito e suo figlio, strappati al suo affetto dalla guerra.
"Ma lui era lo stesso, o quasi. I suoi modi di fare erano gli stessi, ma il suo odore era cambiato. Ora odorava di tabacco e pino silvestre. "
E' una cosa scritta così, d'improvviso, e spero vi possa piacere!
Genere: Drammatico, Guerra, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Lo ricordo bene, il generale. Quell’aria un po’ affranta e orgogliosa che il suo volto aveva.
Lo conobbi che era solo un ragazzo. Alto, moro, i capelli raccolti in una coda e la barba incolta di un giovincello che vuole fare lo spavaldo. Profumava di ibisco e mela verde e sognava.
Io ero solo una ragazzina inesperta e forse fin troppo ingenua. Mi ero fatta ingannare dai suoi modi di fare, e ammetto che, errore più bello in vita mia, non vi è mai stato.
Era premuroso, ma allo stesso tempo se ne fregava.
Ah, ricordo quando sospirava languidamente seduto sotto quel salice che si vede da questa finestra, un tempo nuova e piena di allegria, ora vecchia e piena di tristezza.
“Hellen, tesoro, voglio difendere la gente.” Diceva con aria triste. “Sono stufo di queste persone in divisa che fingono di interessarsi ai nostri bisogni.”
Ricordo come mi accarezzava la guancia. “Oh. Hellen. Sei così bella.”, poi sospirava “Voglio rendere il nostro paese un luogo più vivibile per il nostro bambino.”, e con delicatezza mi toccava il pancione che, giorno dopo giorno, lievitava e dava forma ad una nuova vita.
Ricordo come, guardando nei suoi occhi verdi, vedevo riflessa me stessa. Ricordo come se fosse ieri quegli occhi così belli.
Ricordo anche il giorno in cui divenne finalmente generale. Le rughe avevano iniziato a solcare il suo volto ormai adulto e così segnato dalle esperienze.
Ricordo quando doveva lavorare tutta la notte, che con orgoglio, guardando la mia faccia triste per l’ennesima notte senza lui, diceva accarezzandomi: “Sai, tesoro, un giorno nostro figlio potrà dire che il suo papà era un eroe.”, poi prendeva per mano il nostro bambino che a stento parlava e gli sussurrava “Proteggi la mamma, qualsiasi cosa accada. Lei sarà la tua unica donna.”
Mi si stringe il cuore al pensiero dei suoi occhi azzurri riflessi nei suoi.
E ora che entrambi non ci sono più, sento che non vale più la pena vivere. Il tempo ha corroso i loro corpi e la mia anima si è persa con essi. Ma i loro ricordi no.
Ricordo gli ultimi anni insieme a lui, il generale. Oramai i capelli erano bianchi e corti, le sue rughe sempre più evidenti e marcate.
Ma lui era lo stesso, o quasi. I suoi modi di fare erano gli stessi, ma il suo odore era cambiato. Ora odorava di tabacco e pino silvestre.
Ricordo il mio bambino. Cresceva velocemente e voleva essere come il suo papà. Era un bellissimo ragazzo. Gli stessi lineamenti del padre, gli stessi capelli lunghi e mori, ma gli occhi erano i miei. Azzurri e limpidi, era impossibile mentirgli.
La guerra me li ha strappati. “Moriremo per far sì che tu sia salva.” Dissero un giorno.
Non ricordo quanto piansi, non ricordo cosa feci dopo. Ricordo solo un grande dolore al cuore.
E quando arrivò il telegramma, poco mancò che non mi prendesse un infarto.
La mia vita non aveva più senso; pochi giorni dopo mi arrivarono anche le ultime lettere che avevano spedito. “Stiamo bene.” Scrivevano “Torneremo presto, ci manchi tanto.”
Da quella notte, dormo con una loro camicia a fianco. Quando mi guardo allo specchio, non posso evitare di notare che donna sola e triste sono diventata.
Il tempo con me è stato clemente. I miei capelli sono ancora castani, il mio volto, nonostante le rughe, è sempre uguale a quando ero ragazzina, e le mie lentiggini sono sparite.
E’ con i loro ricordi che lotto ogni giorno. Loro per me sono ancora qui. Li sento parlare, li sento ridere, li sento scherzare. A volte, sento persino il mio nome sussurrato dalla loro voce. Quella da uomo vissuto di mio marito e quella da ragazzo in fiore di mio figlio.
E’ proprio vero, il tempo rimargina le ferite, ma non guarisce il dolore.
Ed è con questo dolore immenso che mi stritola il cuore, che ogni giorno cerco di vivere anche per loro. 
  
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