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Autore: NayaAirwair    16/01/2014    0 recensioni
Sarah ha diciassette anni e la sua vita gira attorno alle moto, alle gare illegali e ai casini con gli amici.
Ma in una maledetta notte tutto ciò che ama le viene portato via.
Dovrà andarsene e cambiare vita e cercherà in tutti i modi di dimenticare gli orrori che l' hanno segnata.
Ormai però non è più la stessa ragazza di prima, ormai non crede più di poter essere felice.
Quando un ragazzo incontrato all' improvviso, con la sua dolcezza ed il suo aiuto, le farà capire che l' amore può superare ogni ostacolo, anche i più terribili.
Ma i guai per Sarah non sono finiti e dovrà lottare con tutta se stessa per salvare le poche cose che le sono rimaste da amare.
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Questa storia l' avevo già scritta ma ho dovuto interromperla (problemi con la mail), Spero che chi non l'ha ancora letta lo faccia e mi faccia sapere cosa ne pensa! E chi l'ha già letta la segua di nuovo e mi dica se questa "nuova versione" vi piace. Tranquilli, trama e personaggi sono sempre quelli! Dico solo che ho aggiunto molti dettagli in più e che mi stò impegnando a scrivere meglio!
Buona lettura!
Genere: Azione, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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_Angolo Autrice_
Ciao a tutti!! Rieccomi (in ritardo) con il primo capitolo!
Mi dispiace di avervi fatto aspettare ma non ho proprio avuto tempo.
Beh, spero che vi piaccia e che melo facciate sapere, come sempre le tre "C" (commenti-critiche-consigli) sono ovviamente valide.
Ci tengo a ringraziare White and black, _diaphanous_ e Felice_29000 per aver inserito la mia storia tra le seguite e Felice anche per la recensione, grazie mille ;)
A presto (spero) con il prossimo capitolo.
M.H.


Eravamo ragazzini stupidi che giocavano con la vita e la vita ha deciso di vendicarsi... Nel peggiore dei modi.

La musica usciva a tutto volume dalle casse delle varie macchine con le portiere spalancate, una serie di rap diversi che mescolavano i loro ritmi.
Sentivo gli stivali affondare nel terreno fangoso mentre spingevo la mia Ducati Monster 796 nera e rossa. Avevo fatto i salti mortali per avere quella moto anche se ovviamente le avevo fatto qualche modifica per adeguarla di più al mio stile.
Molti si voltarono a guardarmi al mio passaggio ma cercai di ignorarli.
Ma che cazzo avevano da fissare? Perchè non guardavano quelle troiette in tacchi e minigonna, piuttosto? Come se non mi avessero mai visto correre, poi!
Continuai a spingere la moto, stavolta tenendo la testa bassa e fissandomi gli anfibi.
Era stato Sean ad "introdurmi" nel mondo delle corse clandestine. All' epoca io avevo dodici anni e lui venti.
Lo avevo pregato miliardi di volte di portarmi con lui ma diceva sempre che era troppo pericoloso, poi, finalmente, una sera si decise.
Mi fece uscire di nascosto e mi portò con sè ad una gara.
Ricordo che mi guardavo attorno e quasi non capivo niente, ero affascinata da tutto quello che mi circondava.
Era pieno di gente che beveva e fumava, ragazze che ballavano mezze nude, con addosso stivali di pelle con i tacchi alti, uomini che lucidavano i cofani delle macchine e ragazzi che facevano rombare le moto da corsa.
Sean cercava di spiegarmi meglio che poteva come funzionavano le gare, quali erano i vari modelli di macchine o come si facevano le scommesse, ma io persi quasi subito il filo del discorso perchè mi ero distratta.
Mio fratello poteva dire tutto quello che voleva sulle auto ma, inevitabilmente, io mi innamorai delle moto.
Quella sera conobbi quelli che poi sarebbero diventati i miei migliori amici: Val, Tyson e Matt.
Erano tre pazzi completi, erano poco più grandi di me, Matt e Val avevano quindici anni, Tyson, invece diciassette. Con loro ho passato gli anni migliori della mi vita, mi insegnarono a guidare una moto prima ancora che imparassi a conoscerli bene.
Tyson era la classica "testa calda", si buttava nelle situazioni senza pensare e per colpa di quelle situazioni siamo finiti più di una volta nei guai con la legge. Val era più calmo ma gliene capitavano sempre di tutti i colori, e noi eravamo sempre costretti ad intervenire prima che rischiasse di lasciarci le penne.
E poi c' era Matt. Lui era il nostro baby sitter e il mio migliore amico. Era lui che ci controllava se ci ubriacavamo, quello che ci impediva di fare troppe stronzate, insomma,il più responsabile e quello sempre disposto ad aiutare.
Eravamo un gruppo fantastico, noi quattro insieme.
Adoravo i miei amici, adoravo mio fratello e la mia famiglia e adoravo correre e vincere.
In quel momento avrei dovuto essere la persona più felice della terra, no?
E invece mi sentivo come se qualcuno mi avesse dato un pugno nello stomaco. Cercavo di tenere a bada i nervi ma era tutto inutile. Non sapevo perchè ma quella sera ero terribilmente nervosa e per me era una novità, io non ero mai stata nervosa prima di una gara. Mai.
Strinsi la presa sul manubrio, sentivo le mani sudate, era agosto e l' aria era calda e afosa, mi maledissi per quello che stavo indossando: jeans e giubbotto di pelle, con tanto di stivali. Di solito il clima non era così caldo nella mia città, eravamo abituati alle nuvole e alla pioggia.
Almeno, avevo i capelli legati in una treccia, altrimenti sarebbe stata una vera e propria agonia.
In quella dannata campagna l' aria era impregnata dell' odore dei campi e quello aumentava l' idea di soffocamento.
Mi fermai un momento per aprirmi il giubotto, sbuffando.
-Ehi, tutto ok?-, Tyson era accanto a me, fermo anche lui e mi guardava congli occhi scuri un po' preoccupati.
Scrollai le spalle e annuii, rimettendomi a camminare. -Si, pensiamo solo a vincere questi soldi-, dissi.
Quella sera era roba seria, c' erano moltissimi soldi in ballo e non potevo permettermi di essere agitata, dovevo concentrarmi.
Notai con la coda dell' occhio che Tyson dava un' occhiata alle mie spalle, dove c' erano Val e Matt, sapevo che stava cercando di dire loro qualcosa senza che io sentissi ma evitai di incazzarmi, erano miei amici, erano solo preoccupati per me.
Che cosa avrei fatto senza di loro? Proprio non ne avevo idea.
Alla fine la fanghiglia che stavamo calpestando divenne terreno duro e polveroso.
Ci spuntò davanti un ragazzo di colore con le orecchie a sventola e pelato, più basso di me di almeno una spanna. Jimmy, l' organizzatore.
-Allora, belli, stasera sono duemila, conoscete il gioco, chi vince si becca tutto il malloppo. Non fatemi fare brutta figura, vi metto cinque a uno e ho scommesso anche la dentiera di mia nonna su di voi, è chiaro?-, ci guardò allungando le mani e noi gli consegnammo i soldi, in meno di tre secondi quel ragazzino si era ritrovato per le mani ottomila dollari e presto ne avrebbe avuti molti di più.
Jimmy mi diede un pugno sulla spalla, -Bellezza, il primo turno spetta alle signore ma visto che l' unica femmina qui sei tu, ti tocca gareggiare con tre maschietti arrapati, te la senti?-, mi chiese strizzando l' occhio.
-Chi sono?-, chiesi io senza lasciar trapelare nessuna emozione.
Jimmy, si grattò la testa pelata, -Un tipo del Texas, Blake. Un certo Manuel di nonsòdove e Ryan-. Annuii e Jimmy si ributtò nella folla a prendere i soldi delle scommesse.
Mi sfuggì un sospiro, non conoscevo i primi due ma sapevo fin troppo bene chi fosse Ryan. Una grandissima testa di...
-C'è anche quella testa di cazzo!-, sibilò Tyson. Sapevo che si riferiva a Ryan.
Una volta anche lui era stato nostro amico ma poi il bastardo doppiogiochista si era trovato un altro gruppo e da allora era stata guerra aperta tra le nostre due bande.
In fondo, era una questione di rispetto, e a Ryan quella parola mancava completamente dal dizionario.
Nella nostra zona il rispetto era tutto, fin da piccoli imparavamo cos' era, a me, Sean lo aveva insegnato già da quel giorno all' orfanotrofio.
Si trattava anche di orgoglio, però.
E per questi motivi ogni volta che Ryan e i suoi erano nei paraggi, tutto finiva in una rissa da questura.
-Sarah, devi vincere, se gli diamo un' occasione è finita-, disse Val e Matt gli diede una gomitata nello stomaco. -E lasciala in pace, tanto lo sappiamo che è mille volte meglio lei di tutti gli altri. Non c'è bisogno che telo dica lui, Sarah, tu pensa a guidare come sai fare e vedrai che gli farai il culo a strisce-, disse Matt ed io mi ritrovai a sorridere. Lui sì che sapeva sempre mettermi di buon umore.
Anche Matt sorrise e mi fece l' occhiolino.
Aveva ragione, io ero molto meglio di Ryan, ero la migliore pilota della zona e questo lo sapevano tutti, ecco perchè mi guardavano quando arrivavo. Ero l' unica ragazza che guidava. Ed ero anche l' unica di diciassette anni che riusciva a battere ragazzi molto più esperti di lei.
Chissà perchè tutta quella agitazione. Già sapevo di essere più brava di Ryan, lo avevo battuto già altre volte e non avevo avuto bisogno di imbrogliare, come invece si divertiva a fare lui.
Sì, perchè oltre ad essere un bastardo voltafaccia, Ryan era anche un baro, infatti sapevo per certo che avrebbe fatto di tutto per farmi cadere dalla moto.
Non si sarebbe risparmiato, il mio primo incidente, infatti, lo dovevo a lui. Mi aveva fatto rischiare la vita e avevo una gran bella cicatrice sul collo e tutta la spalla sinistra a dimostrarlo.
Ripensare a quella volta mi chiuse lo stomaco di nuovo. Maledizione ma perchè ho dovuto pensarci?
Ecco, ero tornata al punto di partenza, agitata, nervosa e deconcentrata. Guidare così sarebbe stato un suicidio e lo sapevo ma ormai non potevo tirarmi indietro, i miei amici contavano su di me e c' erano decisamente troppi, troppi soldi in ballo.
Spinsi la mia moto fino alla "linea" di partenza, ovvero, al centro della stradina polverosa, illuminata solo dai fari di auto e moto.
Accanto a me riconobbi la moto di Ryan e subito dopo la sua figura, completamente vestita di nero, che si stava infilando il casco integrale, lasciò la visiera aperta e mi guardò con un sorrisetto compiaciuto, distolsi lo sguardo e deglutii. No, non era possibile. Che diavolo mi stava prendendo?!
Perchè ero così nervosa? Quella non ero io, era come se ci fosse qualcun' altro dentro di me che mi stava gridando di lasciar perdere la gara. Ed era una sensazione orribile dal mio punto di vista.
Qui si rischia la vita, Sarah, se non tela senti non devi correre.  Le parole di mio fratello mi riecheggiarono nella testa e allora capii che era giunto il momento di dargli ascolto.
Guardai Jimmy poco lontano, mi mostrò l' indice per farmi capire che saremmo partiti tra un minuto ma io scossi la testa.
Jimmy bloccò la ragazza che stava venendo a dare il via e mi guardò confuso. Mi voltai a guardare i ragazzi e loro subito mi furono accanto.
-Ehi, che succede?-, mi chiese Val, io scossi la testa. -Non lo sò, ragazzi. Non mela sento, stasera non corro-, non era una vera e propria spiegazione ma dovevano accontentarsi. per fortuna non fecero domande ma Matt mi lanciò un' occhiata seria e strinse appena gli occhi.
Sapevo che voleva chiedermi qual' era la verità e probabilmente io l' avrei detta solo a lui.
Non perchè non mi fidassi degli altri ma semplicemente perchè sapevo che lui avrebbe capito senza giudicarmi o prendermi in giro.
Perchè la verità era che io quella sera avevo paura.
Avevo paura di fare la cosa che più amavo al mondo e non sapevo perchè.
-Ok, allora corro io-, guardai Tyson che si stava schioccando le dita, come prima di una rissa e aveva un sorrisetto di scherno stampato in faccia.
No, sapevo che se Ryan avesse giocato sporco, Ty non sarebbe stato da meno e probabilmente sarebbe finita male, non volevo che accadesse niente quella sera.
-No, evitiamo di finire all' spedale, magari-, dissi subito e lui mi guardò deluso ma senza ribattere, pensai di chiedere a Val ma anche i suoi occhi azzurri erano accesi di una strana luce omicida, nemmeno lui poteva sopportare troppo la vista di Ryan.
Così guardai il viso di Matt e mi sentii subito più tranquilla, stava sorridendo.
-Matt, ti va di correre al posto mio?-, gli chiesi e lui mostrò i denti bianchi. -E melo chiedi anche?-, disse e mi battè la mano sul braccio.
-Vado a dirlo a Jimmy-, disse Val e sparì per andare ad avvisare il ragazzo del cambio di programma.
Tyson mi aiutò a togliere di mezzo la mia moto e facemmo spazio a quella di Matt. Poco dopo Jimmy si mise sulla stradina per avvertire gli altri di quanto era successo.
Sentimmo una risata fredda e senza allegria provenire alle nostre spalle e ci voltammo.
-Lo sapevo che non cela faceva! Una puttana non può correre, è buona solo per scopare, ci credo che tela tieni stretta Tyson!-, mi sentii il sangue gelare mentre Ryan continuava a ridere.
-Che cazzo hai detto?-, gridò Ty dietro di me e fece un passo avanti, Val lo imitò e sapevo che stava per iniziare una rissa ma io gli fermai entrambi.
Non avrei mai permesso a nessuno di parlarmi in quel modo e avevo una gran voglia di spaccare la faccia a quel coglione ma sapevo che non sarebbe finita bene. Quella sera Ryan si era portato dietro tutti i suoi, ed erano circa una quarantina.
Non avremmo avuto speranze contro di loro.
-Fermi! Basta! Ci pensa Matt a spaccargli il culo! Vedremo se avrà ancora voglia di ridere dopo che avrà perso!-, tenevo le braccia larghe e cercavo di spingere indietro quei due ragazzi.
Se fosse stato solo Val sarebbe stato più facile, lui era molto alto ma anche molto magro, Tyson invece era un osso duro, faceva pugilato da un bel po' di anni.
Matt annuii e sorrise a Ryan mentre si infilava il casco.
-Questa la paghi, figlio di puttana! Hai capito?-, dovetti trascinare via Tyson perchè continuava a voler andare a picchiare Ryan, per fortuna Val mi diede una mano a calmarlo.
Dopo qualche minuto finalmente la gara potè iniziare.
Una ragazza mezza nuda si andò a posizionare esattamente in mezzo alle quattro moto.
Con una abilità che non credevo possibile, si calò giù dalle gambe abbronzate (senza sfilarsi la gonna) un paio di mutandine rosse di pizzo.
I ragazzi urlarono soddisfatti e fischiarono ma la ragazza fece un sorrisetto malizioso e sollevò le mutande sopra la testa, in modo che tutti potessero vederle.
-Allora, bambini, ecco le regole:-, esordì e tutti applaudirono e gridarono eccitati.
-... Bisogna vincere!-, gridò e le moto rombarono.
-Siete pronti?-, tutti urlarono ancora sempre più impazienti. -Siete caldi?-, un altro brum brum delle moto e la ragazza sollevò ancora di più le braccia, -E allora... VIA!-.
Partirono sgommando, sollevando un gran polverone e sfiorando per un pelo la ragazza alla quale si sollevò appena la gonna.
Tutti ci mettemmo ad urlare incoraggiamenti ma una voce si levò più alta delle altre, quella di Jimmy che gridava: -VAI BELLO!-, sventolando i soldi sopra alla testa pelata.
Ridemmo e continuammo ad applaudire per incitare Matt.
Avrebbe vinto lui, ne ero certa, era già parecchio avanti ma ormai stavano arrivando in fondo alla strada e per qualche secondo non riuscimmo più a vederli, poi, il rombare dei motori si fece sempre più vicino e riuscimmo a vedere Matt venirci incontro con Ryan alle costole, talmente appiccicato che per poco non lo sfiorava con la ruota anteriore.
Ormai era questione di pochi metri, cel' aveva quasi fatta.
-Dai, Matt!-, gridai saltando e tutto accadde in un attimo.
Sentimmo il colpo echeggiare nella campagna e mi si gelò il sangue, era l' inconfondibile suono di una pistola che sparava.
In un secondo, tutti quanti, come se fossimo stati un solo corpo ci gettammo a terra.
Tenevo entrambe le mani sulle orecchie e avevo il braccio di Val attorno alla testa che mi teneva giù con lui.
Eravamo in attesa di altri colpi ma non si udì più niente. Erano passati solo cinque o sei secondi ma mi furono sufficenti, mi alzai e riapri gli occhi, guardai subito la strada e il mio cuore smise di battere.



  
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