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Autore: mentaverde    16/01/2014    1 recensioni
Dawn pensa di essere una ragazza normale che vive in un paese normale.
Ma non sa che in realtà lei è l'odiata e amata Davina, la donna che ha fatto impazzire l'unico uomo che non ha mai provato nulla per nessuno tranne che per lei.
Per un patto tra Leon e Anastasya, a Dawn viene cancellata la memoria e inizia a vivere quella che è una vita banale.
Ben presto però i suoi nemici arrivano, arrivano e la vogliono morta così da ferire Leon. Dawn, ignara, non sa nulla, non capisce ma l'unica cosa di cui è certa è che quando ha visto Leon per la prima volta ha provato qualcosa di nuovo e magico. Amore.
Perchè Annie le avrà pure cancellato la memoria, ma non sa che i sentimenti come l'amore, sono più potenti di qualsiasi magia.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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ATTENZIONE!!! Le scritte in corsivo sono i ricordi di Davina non appena si sveglia e le ritorna tutta la memoria, questi sono in prima persona e non in terza come il capitolo in generale e quelli precedenti.
 
 


 
Capitolo 05

Quando la memoria ritorna
 
 
 
 
L’inferno non è mai tanto scatenato quanto una donna offesa.
(William Shakespeare)

 
 
 
 
 
 
“L’abbiamo trovata”, disse Moises con un sorriso in volto.
La giovane strega aveva aperto gli occhi ormai da diversi minuti prima dell’annuncio di Moises, e rimase sbalordita nel sentirlo ma soprattutto nel vedere l’espressione di Leon.
Non era riuscita bene a identificarla: era sollevata ma anche pronta alla battaglia.
In fondo era un tumulto di emozioni, le stesse che provava lei in quel momento.
Sfidare la strega più potente di sempre significava rischiare la morte, anzi, avere morte certa e questo non aiutava di certo l’animo. Ma allo stesso tempo sapevano di avere Davina a poca distanza, sapevano che presto l’avrebbero avuta fra le loro braccia.
Ma la consapevolezza di poterla vedere ferita e sofferente la faceva impazzire.
“Dobbiamo partire adesso”, ordinò Leon.
“Prima dobbiamo ideare un piano”, intervenne Anastasya.
Era un’operazione difficilissima, non potevano andare là allo sbaraglio.
Leon annuì e cominciò a spettinarsi i lunghi capelli biondi, iniziando subito ad impartire ordini con la sua tipica razionalità. Anche se il suo istinto l’avrebbe portato a lanciarsi, cercò di rimanere al suo posto e a ideare al meglio una strategia.
Le streghe iniziarono a raccogliere i grimori, amuleti, erbe e ad invocare i loro antenati per poter ricevere maggiori poteri. I vampiri, invece, cercarono di procurarsi paletti e proiettili di legno, necessari per abbattere la maggior parte delle innamorate.
Anastasya, dal canto suo, non aveva altro che un grimorio e richiamare gli antenati sarebbe stato impossibile visto quello che era successo diversi anni prima*.
All’improvviso la sua vista si oscurò e la testa iniziò a dolere in maniera impressionante, tanto che non riuscì nemmeno a reggersi in piedi e urtò con il terreno.
Un dolore lancinante la paralizzava, facendola urlare con tutta la voce che aveva in corpo.
Mai nella sua lunga esistenza aveva provato un dolore tanto forte, un dolore così angosciante.
Soffrì le pene dell’inferno, tanto che non si accorse neanche che tutti si erano avvicinati a lei cercando di capire cosa stesse succedendo.
Con la stessa velocità con cui era arrivato, il dolore cessò e la vista ritornò insieme a una nuova consapevolezza.
“Ann, Ann!”, urlava Moises scuotendola ma lei cercava gli occhi scuri di Leon che trovò facilmente.
“Ricorda tutto”, disse un attimo prima di svenire.
Il primo pensiero che attraversò la mente di Leon era che se Anastasya moriva significava che Davina aveva fatto la stessa fine.
“È viva, Moises?! È viva?! MOISES!”.
“Sì, sì è solo svenuta”.
Leon, dopo la paura scampata, ci mise qualche secondo per capire il vero significato delle parole che aveva pronunciato la strega prima di svenire.
Se era veramente così, cosa di cui faticava a dubitare, significava che per lui era finita, che Davina non sarebbe mai più tornata. Lo sapeva perché la persona che aveva conosciuto non l’avrebbe mai perdonato per un affronto così forte. Perché lei gli aveva chiesto una vita insieme, non di dimenticarlo. Perché lei gli aveva donato il cuore, e solo Leon poteva capire quanta fatica le era costato. Lo capiva perché era lo stesso per lui.
Ammettere un amore così impossibile, così incompatibile*, quel sentimento che l’aveva destabilizzato.
Sapeva che per quanto Davina lo amasse, ed era certo di questo, lo avrebbe comunque odiato, perché le aveva promesso di rimanerle affianco sempre, di darle la vita che voleva dopo tutti i soprusi subiti.
Nonostante la consapevolezza che trovarla, parlarle e vedere nel suo volto la rabbia e l’odio, l’avrebbe reso per sempre infelice e sofferente, doveva vederla.
Perché poco importava la sofferenza di un’eternità se in cambio avesse potuto rivedere quegli occhi.
Gli occhi della sua Davina.
Occhi ricchi di vita, vita che lui aveva cancellato.
Doveva farlo.
Perché era egoista, perché l’amore lo era e lui era innamorato.
Fece caricare Anastasya in auto sotto il controllo continuo di Moises e ben presto partirono tutti. La prima parte del viaggio l’avrebbero fatta in auto, chi in moto, in quanto le streghe non potevano correre quanto un vampiro ed erano necessarie nel suo piano.
Sfrecciò lungo la strada, poco gli importava se Davina avrebbe detto il suo segreto, poco gli importava se Rania fosse venuta a conoscenza del suo nome.
Davvero non gliene importava.
Voleva solo rivedere quello sguardo, quello che aveva fatto impazzire il suo cuore millenario.
“Ann stai bene?”, domandò Moises alla strega quando questa si risvegliò pallida e con la fronte sudata.
Anastasya si sentiva tutto tranne che bene.
 
Quando aprii gli occhi tutto attorno a me parve diverso.
Ora sapevo, sapevo tutto e ricordavo ogni cosa.
Ricordavo anche il viso che per lunghissime notti in tutto quel tempo, voleva riaffiorare nella mia mente, quel viso che anche se non lo vedevo ero certa che ci fosse e non mi lasciava mai.
Quel viso di cui ero perdutamente innamorata.
Lo ricordavo.
 
Era stata l’esperienza più traumatica della sua vita, e giurò che mai più avrebbe fatto un incantesimo simile, non dopo essersi sentita scombussolare la mente in quella maniera, non dopo aver sentito la mano esterna di qualcuno rimettere ordine fra i suoi pensieri.
“Leon”, lo chiamò la strega, “Davina sarà incazzata, molto”.
 
Aveva sussurrato quelle parole, le aveva dette finché l’ultimo barlume delle mie memorie scompariva.
Ma ora ricordo, ricordo tutto.
E per quanto io lo ami, lo odio e non posso fare a meno di odiarlo.
E mi vendicherò, mi vendicherò perché ha scelto per me, ha scelto la vita che dovevo vivere quando io, per la prima volta dopo tanto tempo, avevo iniziato a fidarmi.
 
Il vampiro annuì serio ed accelerò, “Mi odierà per sempre”.
Né Anastasya né Moises trovarono parole in grado di esprimere il contrario o fatti che lo potessero dimostrare. Entrambi conoscevano Davina e sapevano che lo avrebbe odiato, senza ombra di dubbio.
Ci misero dodici ore ad arrivare sfrecciando sulle strade a velocità impensabili. Lasciarono le auto a diversi isolati di distanza dal capannone in cui si trovava Davina e il piano iniziò.
Leon doveva essere l’unico ad apparire con al suo fianco Anastasya e Moises, tutti gli altri avrebbero circondato l’edificio e sarebbero intervenuti nel momento giusto.
Niente di complicato, niente di particolare, un piano quasi banale ma che di stupido non aveva niente.
Leon era pronto a sacrificarsi, a far sì che gli venisse tolta la vita se questo significava far vivere ancora Davina.
 
Rania con il suo sorriso incoraggiante mi allungò una maglia da mettermi dopo avermi lasciata sistemare in previsione del loro arrivo.
Le sorrisi anch’io e sapevo che l’avevo convinta a fidarsi di me.
D’altronde io ero quella con la memoria spezzata, quella tradita da Leon come tutte le altre psicopatiche.
Io non ero nulla di diverso da quello che erano state le altre per lui.
 
Leon la vide da lontano e con la certezza di non essere visto da lei, la scrutò attentamente.
Era come se la ricordava: i capelli raccolti in disordine, gli occhi attenti e aggressivi e la mano che le stringeva il braccio, quasi si volesse fare da scudo da sola.
Era lì, a poco più di un kilometro da lei, avrebbe voluto correre e prenderla, allontanarsi da tutto e dirle quanto l’amava, dirle tutto, raccontarle ogni cosa, ma era impossibile finché Rania e Arabella la affiancavano seguite da tutte le altre.
“Qual è Rania**?”, domandò Anastasya in un sussurrò.
“La mora”, rispose Leon guardando la strega che aveva portato via il suo giovane amore.
Si fermarono a pochi metri da loro, e il vampiro stette ben attento a non incrociare lo sguardo di Davina, consapevole che se l’avesse fatto avrebbe visto tutto tranne il calore con cui era solito guardarlo.
 
Non mi guarda. Ha paura.
Di cos’hai paura, Leon?
Non di Arabella che vorrebbe ucciderti per la sofferenza del suo amore non corrisposto.
Non di Rania, perché lei sarà la strega più antica, ma tu non sei da meno in quanto a forza.
Hai paura di me?
Di quello che troverai riflesso nei miei occhi?
Andiamo Leon, non avere paura di me. Io faccio ridere, ricordi? Io sono un pagliaccio, io sono umana. Non posso spaventare te che sei il terrore di tutti i tempi.
 
“Non hai ricevuto il messaggio, Rania?”, domandò senza troppe convenevoli.
Rania fece un passò avanti sfoderando un sorriso serafico, “È bello rivedere anche te, vecchio amico mio”.
“Ti ho chiesto se hai ricevuto il messaggio che i miei maghi hanno inviato”, ripeté Leon con estrema arroganza.
Le innamorate si agitarono e lo guardarono avidamente. Non si poteva non ammettere che Leon non assomigliasse ad un Adone, se non ancor più bello.
“Certo, Leon, ho ricevuto il tuo messaggio, ma prima di affermare la tua proprietà su qualcuno, faresti meglio a consultare la persona in questione”, disse facendo un ovvio accenno a Davina.
A quel punto Leon non riuscì a resistere e guardò la ragazza.
 
Vedi rabbia vero?
Ma guarda più affondo, Leon.
Guarda cosa c’è dentro, porca miseria.
Guardami Leon!
Non soffermarti in superficie.
Non fermarti… Ti sei già arreso?
 
“Allora lasciatela andare”, disse Leon e in quel momento, dopo un gesto impercettibile di Rania, Arabella scattò contro l’uomo che venne difeso prontamente da Anastasya che con un sorriso di vittoria le lanciò un incantesimo tanto potente da farla retrarre.
 
Annie.
Oh, Ann.
Sei una stronza anche tu, non credere che ti perdonerò presto.
Ma di colpe ne hai meno di lui.
Questo è sicuro.
 
“Stai indietro, Arabella”, sputò Anastasya facendola arretrare ancora.
Leon non riuscì a trattenere un sorriso: la sua strega era molto più potente di quanto si aspettasse e questo non faceva altro che giocare a suo favore.
“Chi sei tu strega?”, domandò Rania.
“Questo non è di tua importanza, Rania. Libera Davina e avrai quello che vuoi”.
Rania scoppiò in una risata cristallina, “Leon, Leon, Leon. Che sciocco che sei, eppure hai così tanti anni alle spalle. Com’è possibile che tu non lo capisca? Guarda la tua povera amata umana. Vedi catene nei suoi polsi? No perché non ce ne sono. La tua strega sente qualche incantesimo che la tiene ferma qui al mio fianco? No. Nulla le impedisce di muoversi. Nulla. Non le farei mai del male io, e tu non permetteresti che le tue, ehm, ex concubine gliene facessero, giusto? E sono certa che la salveresti se solo lei volesse allontanarsi da me”.
 
Ecco che mi guardi ancora.
Guardami, maledizione, Leon!
Non così, non come fanno gli altri.
Guarda più affondo, vedi che siamo dalla stessa parte?
 
“Dawn vieni qui, ti prego”, sussurrò Anastasya dopo lunghi istanti di silenzio, turbata da quella rivelazione. Nulla la teneva legata, nulla le impediva di scappare da Rania, quindi se era lì era perché voleva starci.
“L’hai minacciata”, disse Leon con fermezza guardando prima la strega e poi gli occhi azzurri di Davina, “Se per tornare devi dirle il mio segreto, fallo. Non mi importa”.
 
Vorrei urlare, vorrei dire qualcosa ma so che se lo farei manderei all’aria tutto.
Non ha ascoltato la profezia, non sai che io non posso essere uccisa da lei?
Mio dio, perché glielo avevo fatto promettere, perché?!
 
“Davina cosa vuoi fare?”, domandò la strega antica alla ragazza.
“Vaffanculo”, le risposi lanciandole un’occhiataccia e l’inferno cadde in terra.
 
 
 









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Note:
*Anastasya appartiene alla famiglia dei Molcanov, ricordate? È una famiglia di streghe molto antica e importante, ma quando si è unita alle innamorate non è stata più riconosciuta come un’appartenente e le hanno portato via tutto tranne un grimorio che aveva nascosto.
**In questa parte ci si riferisce all’aspetto di Rania. Come avete visto a me non piace soffermarmi molto sui dettagli dei vari personaggi perché voglio che sia la vostra immaginazione a far tutto. Comunque Rania è la figlia di Cheope, l’antico faraone dell’Egitto, e assomiglia (almeno nella mia visione) alle raffigurazioni di Cleopatra. Quindi capelli neri dritti e frangia che coprono occhi a mandorla neri come l’ebano.
 
 
Ciao ragazze,
questo capitolo mi è costato un lavoro di neuroni pazzesco.
Spero che vi sia piaciuto (non mi piace dilungarmi troppo nel commento alla fine)
Spero che lasciate anche delle recensioni che sono sempre ben volute.
 
 
Blue
  
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