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Autore: Love_My_Spotless_Mind    16/01/2014    2 recensioni
Hyuk decide di studiare a Seoul insieme all'amico di suo fratello, HongBin. Cosa potrebbe nascere dalla loro particolare amicizia?
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Hongbin, Hyuk
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Quella sera HongBin mi portò in pizzeria e mangiammo insieme. Rientrammo a casa di sera, quando, ormai, era scesa la notte. Camminammo fianco a fianco lungo le strade illuminate dai lampioni. Pensavo alle sue mani contro il mio viso e continuavo a tremare, appena mi aveva sfiorato il mio cuore era esploso. Mi voltai verso di lui. HongBin era un ragazzo davvero bello, guardarlo mi faceva sentire un’altra persona. I capelli castani svolazzavano a causa del vento ed il suo collo era avvolto da una morbida sciarpa bianca. Mi chiesi se anche Yoon He mi aveva osservato in quel modo quando camminavamo vicini, se anche lei faceva attenzione ad ogni particolare del mio viso. Perché io di HongBin avevo memorizzato tutto, attentamente, facendo attenzione a non dimenticarmene. Per me era importare lasciare la sua immagine ben impressa nella mia memoria, anche se non sapevo esattamente il perché.
 Rientrammo in casa e ci sistemammo per dormire. Mi lavai i denti ed infilai il pigiama, HongBin era già sdraiato nel suo futon quando uscii dal bagno. Mi guardò attentamente, sfiorandosi i capelli.
-Cosa vorresti sapere esattamente? – mi domandò.
Mi inginocchiai a terra, di fronte a lui e lo guardai negli occhi.
-Tutto quello che devo sapere sull’amore. – risposi parlando lentamente.
-Non è semplice, da dove potrei iniziare? –
-Dal principio. Inizia dal principio, hyung. –
Stese le braccia lungo i fianchi e sollevò lo sguardo verso il soffitto. Pensò a lungo, respirando pesantemente e compresi che tra i suoi ragionamenti stava incontrando parecchi ricordi. I suoi occhi nerissimi guardavano in alto e si muovevano con qualche scatto come se stesse percorrendo una sequenza infinita di immagini.
-La prima volta che ti innamori di qualcuno è davvero terribile. – disse – La prima volta che mi è accaduto avevo sempre lo stomaco in subbuglio e non riuscivo a pensare a nulla se non al mio amore. Mi sentivo un vero idiota ma non potevo farne a meno. Era come se il mio corpo avesse aspettato pazientemente che l’amore arrivasse, come se fosse un processo naturale dal quale non potersi sottrarre. –
Sospirò.
-Ho incontrato varie persone nella mia vita che dicevano: “ l’amore non esiste.” Ma non è affatto vero, Hyuk. L’amore esiste ed è sempre lì, dentro di noi, aspetta solamente di essere scoperto. Però quando scopri l’amore vorresti follemente tornare indietro. Non è semplice gestire il proprio amore e quello di qualcun altro, bisogna stare attenti, essere responsabili e molto spesso, anche se non lo si vuole, si finisce per  ferirsi a vicenda. Troppe cose necessitano di essere scoperte, così all’improvviso e non si riesce a ragionare normalmente.  Si vorrebbe proteggere l’altra persona ad ogni costo ma è molto più essenziale proteggere se stessi. Ad un certo punto tutto diventa estremamente complicato e le due persone iniziano a dire che l’amore è qualcosa di profondamente negativo. Io, invece, credo che le persone conoscano l’amore quando non sono ancora pronte a tenere un potere simile tra le mani. –
-È solamente un problema di età, quindi? –
-No…quello a cui mi riferisco è una crescita interiore. La prima volta che mi sono innamorato ero un vero ragazzino, uno stupido che voleva sperimentare i propri sentimenti. Quando ho perso quella persona sono stato male, ma sono cresciuto. Ora credo di vedere le cose da un’altra prospettiva e mi sento più maturo. Se potessi tornare indietro la tratterei con maggiore delicatezza, ma so che  lei aveva bisogno di rompersi e di ricomporre i pezzi per andare avanti. L’ho rincontrata pochi mesi fa ed ho visto che è davvero una persona forte, adesso. Non credo che lei sia cambiata a causa mia, io sono soltanto uno dei tanti ostacoli che la vita doveva porle. Sono felice che lei sia stata il mio ostacolo ed io il suo e che io sia potuto ripartire dalla nostra storia andata in frantumi. Il nostro amore mi ha fatto andare avanti proprio perché è finito. Non so se sia questo il vero significato del primo amore ma per me è così. Non le ho fatto nulla di cattivo, non sono quel genere di persona, ma l’ho fatta soffrire ugualmente. Anche lei, che è sempre stata così buona e comprensiva, mi ha fatto trascorrere delle terribili notti insonni.
Eravamo due adolescenti, due schegge taglienti che volevano amare ancor prima di levigarsi. –
Notai che si era particolarmente emozionato parlando di questo e mi ero emozionato anch’io. Entrambi avevamo gli occhi lucidi e ci stavamo guardando, mentre la sua voce si allontanava, portata via dal vento.
-Quello che prova Yoon He non è amore, è una semplice cotta. In verità lei non sa esattamente nulla di te, tranne il fatto che sei un ragazzo carino e gentile. Tu e lei non avete mai fatto discorsi di questo tipo, non può dire di essere stata colpita dalla tua profondità o dal tuo modo di pensare. Devi essere tu a decidere come vuoi che vadano le cose. Vuoi che lei ti conosca in profondità, che scopra le tue debolezze, le tue paure e le tue speranze? Tu vorresti che lei ti raccontasse queste cose di sé? È esattamente questo che distingue una cotta da un vero amore. Le persone con una cotta hanno quasi paura di scoprire l’altro perché lo hanno idealizzato e non vorrebbero proprio veder crollare tutto il bel castello immaginario che si sono costruite. –
Chissà che ideale aveva costruito su di me quella ragazza. Magari ai suoi occhi ero una persona misteriosa, romantica o con qualche segreto da nascondere. Se avesse scoperto che ero un ragazzo estremamente normale, senza assolutamente nulla di particolare, si sarebbe ricreduta. Era affrettato dire di avere una cotta per me, ma ,da come parlava HongBin, sembrava che le persone prendessero delle cotte con molta facilità. Da come me lo aveva descritto, il termine “cotta” o “Infatuazione” mi faceva pensare ad un cuore di carta, era qualcosa di particolarmente fragile e destinato a rompersi.
Avevo ascoltato HongBin con attenzione, senza domandarmi se volevo conoscere quelle cose di lui oppure no. Invece su Yoon He mi ponevo diverse domande. Non avrei voluto rovinare l’immagine che mi ero fatto su di lei. Se  avessi scoperto che aveva dei comportamenti che non mi piacevano non sarei più riuscito ad avere nemmeno una frequentazione superficiale come quella che avevamo in quel periodo.
Riguardo ad HongBin, non riuscivo ad immaginare di poter scoprire qualcosa di particolarmente sgradevole di lui. Mi sembrava che ogni difetto potesse risultare meno importante se gli apparteneva. Mi chiesi se era la sua gentilezza o il suo splendido carattere a farmi fare questi pensieri.
Per HongBin e Yoon He adottavo due modi completamente diversi di ragionare e questo mi destabilizzava. Prima ero sempre riuscito ad essere imparziale nel valutare le persone ma ora non ci riuscivo più. Non vedevo più l’imparzialità come un pregio ed iniziavo a pensare che ogni persona dovesse essere valutata osservandola da un differente punto di vista. Infatti non riuscivo a pensare a Yoon He con lo stesso punto di vista con cui pensavo ad HongBin.
Lui era qualcuno di cui sentivo il bisogno di scoprire ogni cosa mentre di lei mi bastava sapere che era simpatica e gentile. Qualcosa in me era proprio strano se non riuscivo a pensare a nient’altro su una ragazza carina come lei. Ero certo che moltissimi ragazzi al mio posto non avrebbero esitato nemmeno un istante prima di fidanzarsi con lei. Ma io non volevo una come lei, io ero alla ricerca di qualcos’altro.
Io non volevo essere la cotta di qualcuno, ma volevo essere una persona amata per quello che era. Volevo che qualcuno desiderasse conoscere tutto di me senza aver paura di rimanerne deluso.
Così quella sera, mentre osservavo HongBin addormentarsi di fronte a me, compresi che non sarei mai andato oltre quel tipo di frequentazione con Yoon Hee e che avrei rivolto le mie attenzioni verso qualcun altro. Qualcuno che dormiva beatamente, dopo aver fatto un meraviglioso discorso che mi si era impresso nel cuore.
 
La scuola mi faceva sentire sempre più stremato. C’erano sere in cui cadevo addormentato senza nemmeno avere il tempo di spogliarmi e lavarmi i denti. HongBin sembrava reggere la routine molto più di me e restava a guardare la tv anche fino alle due del mattino, riuscendosi a svegliare in perfetta forma il giorno seguente. Non riuscivo a capire come ci riuscisse e dove riuscisse a trovare le forze per affrontare la giornata sempre con ottimismo. C’erano giorni in cui avevo voglia di abbandonare tutto e dormire, ma lui non me lo permetteva. Diceva che fermarsi mi avrebbe fatto semplicemente sentire più stanco.
Fu così che, cercando di dare sempre il massimo anche quando non ne avevo le forze, mi ammalai. Presi un brutto raffreddore e sarei dovuto restare alcuni giorni a casa a riposare, ma non me la sentivo. Continuavo a confidare nelle mie forze credendo di essere indistruttibile. Quando i professori mi chiedevano se  stavo bene rispondevo che ero solo leggermente raffreddato e loro mi credevano. Una sera, mentre camminavo verso casa in compagnia di HongBin, sentii le gambe tremare e cedere. Non riuscii a trattenermi e caddi a terra, perdendo i sensi.
Quando riaprii gli occhi sentii la voce di HongBin chiamarmi. Mi teneva per un braccio e gridava. La mia mente era talmente offuscata che non riuscivo a rispondergli.  Cercò di tirarmi su, ma non era abbastanza forte per riuscirci. Mi accasciai a terra e lui si inginocchiò, cercando di farmi rinsavire. Quel tratto di strada era sempre deserto e poco illuminato, HongBin stava tremando.
-Hyuk, tirati su! Ti porto a casa, siamo quasi arrivati! –
Mi abbracciò dalla vita e mi fece sedere. Il mio viso era contro il suo petto, il suo cuore batteva velocissimo. Avrei voluto dirgli che poteva stare tranquillo, che stavo bene. Balbettai qualcosa e cercò di capire cosa volessi dirgli. Sollevai un braccio e lo adagiai sulla sua spalla. Lui respirò profondamente e mi sussurrò con le labbra vicine al mi orecchio:
-Sta tranquillo. Riposati qualche minuto, poi andiamo. –
 Si mise a sedere a terra e mi fece posare la testa sulle sue gambe.  Restammo per quasi venti minuti lì, in silenzio. Ascoltavo il suono del suo respiro affannoso e pensavo a tante cose, senza che avessero un collegamento preciso. Il mio corpo era così esausto che sembrava non riuscisse nemmeno a pensare normalmente. Non mi ero mai sentito in quel modo, ero spaventato. HongBin teneva lo sguardo fisso su di me, le sue guance si erano leggermente arrossate.
-Grazie hyung. –mormorai 
Mi accarezzò la fronte con le dita gelide.
-Torniamo a casa, Hyuk. –
Mi aiutò a tirarmi su e mi sorresse per tutto il tragitto che ci restava da fare. Appena arrivammo a casa mi sentii come se fossi sopravvissuto ad uno sforzo immane. Mi fece sdraiare nel mio letto, mi sfilò di dosso la giacca e la sciarpa. Mi avvolse con il lenzuolo e mi accarezzò i capelli.
Non riuscivo nemmeno ad addormentarmi per quanto mi girava la testa. HongBin preparò una tisana ma io non riuscii a berla. Solo il pensiero di mettere qualcosa nello stomaco mi faceva sentire peggio.
Lui si sdraiò di fianco a me ed aspettò che mi addormentassi. Era rassicurante sapere che lui era lì, di fronte a me e mi stava sorvegliando.
“Qualsiasi cosa mi accadrà, per quanto male possa sentirmi, lui sarà qui con me.” Pensai.
Il mattino seguente HongBin telefonò alla scuola spiegando che il suo coinquilino stava poco bene e che non poteva lasciarlo da solo. Ascoltai la telefonata quando non ero ancora completamente sveglio e credetti di averla sognata, ma quando aprii gli occhi sentii il profumo delle verdure che bollivano e capii che io ed HongBin avrebbe trascorso la giornata insieme.
Provai ad alzarmi ma mi girò terribilmente la testa e non ci riuscii. Mi sfiorai il viso con le dita, la mia fronte era bollente. Avevo preso l’influenza, era da quando ero bambino che non mi accadeva. Odiavo essere ammalato e dover restare a letto. E poi in quei giorni avrei perso delle lezioni importantissime e non sapevo minimamente come recuperare.  Se avessi avuto un minimo di forze mi sarei alzato e sarei andato a scuola, ma non ce la facevo proprio.
-Ti sei svegliato? – chiese HongBin girato verso il fornello.
Mi faceva male la gola e non riuscii a rispondergli. Lui si voltò verso di me e mi fissò, tenendo ancora la padella stretta tra le dita. Ispezionò il mio colorito, controllò se avevo gli occhi lucidi, sembrò che avesse notato un leggero miglioramento e si tranquillizzò.
Sistemò a terra una ciotola con del brodo, una con del riso bollito, una con delle verdure ed una con del pollo. Si mise a sedere di fronte a me e mangiò  la colazione che aveva preparato con tanta fatica. Quel che aveva cucinato gli piaceva davvero molto, continuò a mangiare con foga senza accertarsi se stessi mangiando anch’io.
-Mia nonna cucinava sempre queste cose quando ero malato, da bambino. Diceva che il pollo fa rinvigorire il corpo, ma non ne sarei poi così sicuro. – rise e mi porse un po’ di pollo.
-Hyung, non c’è la faccio a mangiare. – mi lamentai.
-Non voglio sentire scuse Hyuk, devi mangiare. –
-Hyung… non ho fame. –
HongBin mi afferrò fermamente per un braccio e lo strinse. Prese un altro pezzo di pollo e me lo avvicinò alla bocca.
-Non mi farai preoccupare in quel modo un’altra volta, mangia. –
Sembrava che stesse parlando con un bambino. Non ricordavo che nessuno mi avesse mai trattato in quel modo. Pensai alla sera precedente, HongBin sembrava davvero preoccupato, doveva essersi spaventato molto a causa mia. Aveva fatto più di quanto potessi desiderare e dirgli semplicemente che gli ero grato non sarebbe bastato.
Mangiai, senza dire nulla. Non riuscivo a sentire il sapore di nulla di quello che aveva cucinato, mangiare già un boccone era una sofferenza assurda. Ma HongBin aveva cucinato per me ed aveva saltato la scuola per assicurarsi che mi rimettessi, dovevo ascoltare quel che mi diceva.
-Bevi tutta la zuppa – mi disse ancora, sempre con la fermezza di prima.
Io mandai giù tutta la zuppa, senza ribattere. Anche di quella non riuscivo a sentire il sapore. Era densa, doveva aver un buon sapore ma io non riuscivo a sentirlo minimamente.
-Dimmi la verità, ieri a scuola non hai né pranzato né cenato, non è vero? – mi chiese prendendo tutte le ciotole, ormai vuote.
In condizioni normali gli avrei mentito e lo avrei rassicurato, dicendogli che avevo mangiato molto. Ma in quel momento HongBin sembrava davvero serio e so che si aspettava una risposta sincera. Sapevo che si sarebbe arrabbiato molto se non gli avessi detto la verità e che si sarebbe arrabbiato anche di più per essere  stato così male e per averlo  fatto preoccupare così tanto perché avevo saltato i pasti.
-Avevo molto da fare. – cercai di spiegare. – Con questo non voglio giustificarmi, hyung, non credevo che sarei stato così male. –
Lavò tutto quello che aveva sporcato per cucinare, strofinando tutto per bene con la spugnetta.
-Non farlo più, Hyuk. –
Io annuii sentendomi un vero ragazzino.
-Mi dispiace che tu ti senta come se fossi la mia tata. –
HongBin si voltò.
-Hyuk, credi davvero che io stia facendo tutto questo perché mi sento la tua tata? – gridò infastidito – Non ti sto dando tante attenzioni perché sono costretto a farlo, lo capisci? Non lo faccio perché ho paura dei tuoi genitori o di tuo fratello! Se pensi questo vuol dire che non hai capito assolutamente nulla del nostro rapporto. –
-Hyung… -
-Hyuk, ieri ho avuto una paura terribile. Credevo che tutto andasse bene, che tu stessi bene e ti sei accasciato a terra, così, all’improvviso. Ho perso tutto il mio autocontrollo, non riuscivo più a capire cosa stesse accadendo, cosa dovessi fare! Per quanto ne sapevo io quello che ti stava accadendo poteva essere una sciocchezza oppure qualcosa di molto serio. Ero solo io lì con te ed ero paralizzato dalla paura che potesse succederti qualcosa di brutto. Ma non avevo paura perché sei più giovane di me e le altre persone mi hanno dato delle responsabilità, io avevo paura perché… -
Si avvicinò a me e si inginocchiò sulla coperta. I suoi occhi erano diventati lucidi.
-Io avevo paura perché ci tengo a te. Non voglio che ti accada niente di sbagliato. Ho avuto così tanta paura di non poter fare la cosa giusta, sarei stato io la causa, se tu fossi peggiorato. Se solo ci ripenso sto malissimo, questa notte non sono nemmeno riuscito a chiudere occhio. Avevo bisogno di accertarmi ogni momento che tu stessi meglio, che avevi davvero bisogno soltanto di un po’ di riposo. –
HongBin pianse, di fronte a me. I suoi occhi si riempirono di lacrime che gli scivolarono lungo le guance. Il contorno dei suoi occhi si arrossò ed io sentii un colpo al cuore. Ogni mia parola sarebbe stata inutile in quel momento. HongBin non aveva bisogno che dicessi niente, era solamente molto nervoso ed aveva bisogno di buttar via tutte le emozioni che lo avevano tenuto sveglio quella notte.
Lo abbracciai. Avvolsi le mie braccia introno alla sua vita e schiacciai il viso contro il suo petto. Lui mi accarezzò i capelli e continuò a piangere in silenzio. Il suo modo di preoccuparsi era tenero, mi faceva sentire amato per davvero. Respirai la sua maglia, profumava di lui. Prima di quel momento non mi ero mai accorto che HongBin aveva un odore preciso, era qualcosa di naturale che apparteneva solamente a lui. Chiusi gli occhi e provai ad immaginare di poter sentire quell’odore a distanza di moltissimi anni. HongBin avrebbe sempre profumato in quel modo perché quello era il profumo della sua pelle ed era solamente suo. Il suo corpo era caldo e sottile, eppure stringerlo mi fece sentire infinitamente piccolo.
-Abbi cura di te stesso, Hyuk, promettimelo. – concluse.
-Te lo prometto, hyung. Non farò più queste cose stupide. –
Fece per dividersi dall’abbraccio, ma mi strinse ancora.
-Lo sai che ti voglio bene, vero? –
Sorrisi leggermente.
-Grazie hyung. –
Dopo quel giorno restai altre due mattine a casa, aspettando che la febbre passasse. HongBin mi mandava dei messaggi appena gli era possibile ed io ero davvero felice.
In quei giorni mi scrisse anche Yoon He, diverse volte. Non sapevo come comportarmi con lei, non volevo darle false speranze. Non sarei mai riuscito a dirle che non volevo approfondire il nostro rapporto, che mi bastava una conoscenza superficiale, sapevo che l’avrei offesa.
Quando tornai a scuola lei mi inviò un messaggio molto dolce nel quale mi raccomandava di stare attento e di prendermi cura di me. Yoon He era una ragazza simpatica e non avrei mai voluto che il nostro rapporto cambiasse. Sapevo che in qualsiasi modo mi fossi comportato l’avrei rimpianta. Trascorsi altri giorni a pensarla, ad immaginarmi nella sua situazione. Non esisteva nessun modo per non ferirla. Avrei semplicemente fatto finta di niente ed avrei aspettato che accadesse qualcosa, sperando che non accadesse assolutamente nulla, ma non era giusto nei suoi confronti.
Poi pensavo ad HongBin, a tutto quello che avevo imparato su di lui e a quanto volevo sapere. Iniziai a pensare che dovevo essermi preso una cotta per lui o che comunque provavo qualcosa di particolare nei suoi confronti. Avrei rimpianto anche lui? Tutto intorno a me sembrava un campo minato. Comunque mi muovessi qualcosa o qualcuno sarebbe esploso. Non potevo restare immobile per tutta la vita, però.
Un sabato pomeriggio HongBin mi implorò di uscire con lui ed i suoi amici. Avevano prenotato un locale dove c’era anche qualche videogioco. Ci sedemmo tutti insieme al tavolo e Yoon He prese posto vicino a me. Restai in silenzio per la maggior parte della serata, cercando di non dare nell’occhio. Speravo che Yoon He potesse non fare troppo caso a me e che si divertisse con i suoi amici.
Quando tutti ebbero finito di mangiare ci alzammo in piedi. Alcuni giocarono al calciobalilla, altri ai videogame. Io mi misi seduto in un angolo, ad osservare gli altri che si divertivano.
-Hyuk, giocheresti a hockey da tavolo con me? – mi chiese Yoon He avvicinandosi a me.
Aveva legato i lunghissimi capelli neri in una treccia ed aveva tinto le punte di rosso. Aveva indossato un vestito a righe bianche e nere che le arrivava fino alle ginocchia, era davvero carina.
-Va bene. – accettai.
Giocammo una partita. Io ero della squadra blu e lei della rossa. Era davvero brava a giocare, approfittava di ogni mia minima distrazione per fare punto. Alla fine vinse lei e la partita era stata molto divertente. Mi congratulai per la vittoria e lei sorrise in modo carino, come al solito.
Il proprietario del locale spense le luci e lasciò accesa soltanto qualche candela, poi gli altri lo convinsero a mettere della musica per ballare un po’. Lo scopo principale di tutti quella sera era quello di far ballare me e Yoon He insieme. Alcune ragazze scelsero una canzone romantica e tutti, a coppie, iniziarono a ballare.
Io e Yoon He restammo fermi al centro del locale. Cosa avrei dovuto fare? Ballare con lei le avrebbe certamente dato delle false speranze ma non potevo nemmeno lasciarla da sola. Posai una mano sulla sua vita e con l’altra strinsi la sua mano. I suoi occhi erano pieni di gioia in quel momento. Iniziammo a ballare così, muovendoci lentamente, sorridendo come due ebeti. Poi lei chiuse gli occhi e si strinse di più a me, mettendo il suo viso sulla mia spalla.
Il suo corpo era contro il mio. Stavo stringendo a me una ragazza di diciassette anni che aveva una cotta per me, non ci avrei mai creduto. Mi emozionai pensando al fatto che il suo seno fosse contro il mio petto, mi accorsi di non aver mai abbracciato una ragazza, o almeno non così bella.
Mi voltai e vidi HongBin, in piedi in un angolo della stanza. Mi stava guardando. HongBin mi guardava mentre stringevo quella splendida ragazza. Mi sentii morire.
Mi vennero in mente tutte le volte in cui HongBin mi aveva toccato, quando mi aveva guardato negli occhi. Pensai ai nostri discorsi e al suo modo di parlare. Pensai alle sue parole sul primo amore e capii che lui era il mio. Fu un pensiero inesorabile, non avrei potuto nasconderlo per troppo tempo.
Avrei voluto che le luci si riaccendessero e che Yoon He ballasse con un ragazzo innamorato di lei. Lo desiderai dal più profondo del mio cuore, in quel momento.
La canzone finì e Yoon He si divise da me. Mi guardò negli occhi ed io mi sentii profondamente in colpa. Nessuno mi aveva mai guardato in quel modo, con così tanto interesse e con così tanta emozione. Mi stava stringendo le mani ed io non sentivo nulla, come se lei fosse lontanissima da me.
Si avvicinò al mio orecchio e sussurrò:
-Perché non mi hai baciata? Non lo sai che lo sto aspettando da tutto questo tempo? –
La guardai ancora, la osservai attentamente. Non avevo mai avuto così vicino una ragazza come lei, una di quelle che si crede di incontrare solamente in un mondo perfetto. Yoon He era bella, simpatica e gentile ma non vedevo nulla più di questo. Lei non era la ragazza per me.
Le lasciai andare lentamente le mani.
Strinse i pugni ed abbassò lo sguardo, tutti i suoi amici ci stavano guardando. Tutti erano fermi ai lati della stanza ed aspettavano che qualcosa tra me e lei accadesse. Mi chiesi se quella serata non fosse stata organizzata con lo scopo preciso di farci trascorrere del tempo insieme. Guardai Yoon He, nascondeva il viso tenendolo basso.  Sapevo che stava piangendo, anche se non voleva darlo a vedere. Per quanto volessi abbracciarla, non sarebbe servito a nulla.
La lasciai lì, sola al centro della stanza, con gli occhi di tutti puntati addosso ed uscii con l’intenzione di non rientrare.
  
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