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Autore: Penelope Guerrano    16/01/2014    0 recensioni
Il racconto è ambientato in un’oasi cittadina, il Bosco di Capodimonte di Napoli. E’ inverosimile come in una città così caotica per densità abitativa e traffico ci possa essere un vero polmone naturale.
Nel bosco si incontrano tante vite. Gente che corre, corre per volersi bene, chi per salute, chi per piacere a sé stesso o alla persona amata.
C’è chi corre da solo, chi corre in compagnia di un’amica di amico, di un figlio o di un cane. Chi si incontra per amare, chi per pregare, chi per studiare. Vite normali, vite distrutte , vite che vogliono cambiare.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Parcheggio, scendo dalla macchina e entro da Porta Miano.

Sono qui, nel bosco. Alzo lo sguardo al cielo e vedo il sole fare capolino tra i rami defogliati delle querce e i tronchi ricoperti di muschio degli olmi in un’umida giornata di gennaio. Abbasso lo sguardo, ai lati del viale sui cui ciottoli immagino carrozze trainate da cavalli reali, vedo siepi di alloro e arbusti con bacche rosse. Odore di bosco, solo chi conosce il bosco sa com’è quell’odore, terreno misto a fogliame, dove il cuore della linfa degli alberi si sente battere nel silenzio del primo mattino.

Scarpette di ginnastica nere , tuta attaccata addosso, cappuccio sulla testa e giubbotto fuxia, pronta ad immergermi in un’umida nebbiolina che rende tutto intorno a me ovattato. Aziono lo start del contachilometri del ipod, cuffiette bianche nelle orecchie e via! Con un ritmo cadenzato le mie gambe cominciano a muoversi, i piedi rullano tra foglie secche, muschio e terriccio; mi piace inspirare aria di bosco è fresca, il mio cervello si ossigena lasciando posto a una sensazione di benessere. I colori intorno sono brillanti anche se il sole stenta a fuoriuscire da forme candide di nuvole; il ritmo sale, i battiti del cuore incalzano , il respiro accelera ed io sono qui da sola, ma in mezzo a tante vite.

Mi supera un gruppetto di donne, le guardo da dietro, hanno polpacci grossi, fondoschiena corpulento parlano tra dei loro figli che hanno appena accompagnato a scuola, della spesa che dovranno fare dopo ma mantengono il ritmo, non so che età abbiano, sono mature e vogliono forse bruciare quelle calorie necessarie per sentirsi ancora desiderate dal loro uomo, sono le donne di Miano.

Ascolto il mio ipod e sono felice, guardo in alto le chiome di quegli alberi maestosi, secolari , come un’automa seguo sempre lo stesso percorso, mi piace incontrare pezzi di storia.

Sul senso opposto mi vengono incontro un gruppo di uomini ne conto cinque , polpacci sodi ritmo sostenuto fuseaux in lycra e giubbotto catarifrangente, ci sembra, sono allenati. Non parlano sono concentrati a non perdere il ritmo, il viso solcato da rughe denota la loro età. Non saranno atleti professionisti, penso, ma dilettanti che in gioventù forse correvano a livello agonistico ed ora non vogliono lasciare che i loro muscoli vengano meno con l’incedere dell’età.

Quante vite in questo bosco.

Il mio fiato sale, mi sto affaticando, le gambe diventano pesanti, inizio a sudare vorrei togliermi il cappuccio dalla testa, penso alla cervicale, se mi raffreddo quel sudore addosso sicuramente domani avrò il collo bloccato. Il calore procurato dal movimento mi provoca una specie di effetto sauna sotto il giubbotto, con il freddo che c’è all’esterno mi sembra intravvedere del vapore che esce dai pori della mia pelle, mi diverto a fare il fumo soffiando l’aria calda che c’è nella mia bocca.

Non cedo. Ascolto ancora l’ipod, dò uno sguardo al tempo, sto correndo appena da dieci minuti, mi sembra un’eternità. Passo davanti un antico reale casolare, dove un tempo forse soggiornavano Re e Regine adesso è una Scuola Secondaria di secondo grado di Ceramica , “Il Caselli” . Sogno ad occhi aperti, forse un giorno insegnerò là, educazione fisica o sostegno, così dopo il mio orario di lavoro potrò andare a correre.

Mi avventuro in un vialetto secondario, so che non devo farlo, una volta la polizia forestale mi ha detto che era consigliabile correre nei viali centrali quelli pieni di vite.

Il passo rallenta, c’è una salita i miei muscoli sono messi a dura prova, soprattutto i glutei, mi sembrano di pietra. Il respiro segue il ritmo sostenuto, espiro con forza per resistere, ecco da lontano la vedo.

La mia anima si desta appena mette a fuoco la scena, mi sembra di possedere una fotocamera con la quale immortalo lo scatto più bello: la fontana.

Un viale, a destra e a sinistra olmi, querce, aceri, piante di sottobosco, ciclamini, calle, alloro, funghetti che spuntano tra terriccio e foglie secche e lei in fondo al centro di un quadrivio che maestosa emette spruzzi che sembrano toccare il cielo, ninfe galleggiano sulla torbida acqua e si intravvede qualche pesce rosso. Tutt’intorno alberi di una rara specie di tasso, disposti a cerchio circondano la fontana, è uno spettacolo che ti fa perdere il fiato più della corsa che stai facendo. Faccio il giro della fontana, come se fosse una boa al centro del mare, e mi porto su un viale centrale. Quante vite, tante vite. Correndo noto uno di quelle paline con le indicazioni che ti dicono in quale parte del bosco ti trovi e sotto scritto a computer su un foglio leggo: VIALE DELLA SALUTE.Lo percorro fino in fondo, ritorno indietro, aumento il ritmo, faccio uno scatto, ho il fiatone, inizio a rallentare e inizio il recupero correndo in souplesse. E' tardi, devo andare a lavoro. Ho corso 40 minuti, per oggi può bastare. FINE SESSIONE 290 Kal.

 

  
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