Start
1
Parcheggio,
scendo
dalla macchina e entro da Porta Miano.
Sono
qui, nel bosco.
Alzo lo sguardo al cielo e vedo il sole fare capolino tra i rami
defogliati
delle querce e i tronchi ricoperti di muschio degli olmi in un’umida
giornata
di gennaio. Abbasso lo sguardo, ai lati del viale sui cui ciottoli
immagino
carrozze trainate da cavalli reali, vedo siepi di alloro e arbusti con
bacche
rosse. Odore di bosco, solo chi conosce il bosco sa com’è quell’odore,
terreno misto
a fogliame, dove il cuore della linfa degli alberi si sente battere nel
silenzio del primo mattino.
Scarpette
di
ginnastica nere , tuta attaccata addosso, cappuccio sulla testa e
giubbotto
fuxia, pronta ad immergermi in un’umida nebbiolina che rende tutto
intorno a me
ovattato. Aziono lo start del contachilometri del ipod, cuffiette
bianche nelle
orecchie e via! Con un ritmo cadenzato le mie gambe cominciano a
muoversi, i
piedi rullano tra foglie secche, muschio e terriccio; mi piace
inspirare aria di
bosco è fresca, il mio cervello si ossigena lasciando posto a una
sensazione di
benessere. I colori intorno sono brillanti anche se il sole stenta a
fuoriuscire da forme candide di nuvole; il ritmo sale, i battiti del
cuore
incalzano , il respiro accelera ed io sono qui da sola, ma in mezzo a
tante
vite.
Mi
supera un gruppetto
di donne, le guardo da dietro, hanno polpacci grossi, fondoschiena
corpulento
parlano tra dei loro figli che hanno appena accompagnato a scuola,
della spesa
che dovranno fare dopo ma mantengono il ritmo, non so che età abbiano,
sono
mature e vogliono forse bruciare quelle calorie necessarie per sentirsi
ancora
desiderate dal loro uomo, sono le donne di Miano.
Ascolto
il mio ipod e
sono felice, guardo in alto le chiome di quegli alberi maestosi,
secolari ,
come un’automa seguo sempre lo stesso percorso, mi piace incontrare
pezzi di
storia.
Sul
senso opposto mi
vengono incontro un gruppo di uomini ne conto cinque , polpacci sodi
ritmo
sostenuto fuseaux in lycra e giubbotto catarifrangente, ci sembra, sono
allenati. Non parlano sono concentrati a non perdere il ritmo, il viso
solcato
da rughe denota la loro età. Non saranno atleti professionisti, penso,
ma
dilettanti che in gioventù forse correvano a livello agonistico ed ora
non
vogliono lasciare che i loro muscoli vengano meno con l’incedere
dell’età.
Quante
vite in questo
bosco.
Il
mio fiato sale, mi
sto affaticando, le gambe diventano pesanti, inizio a sudare vorrei
togliermi
il cappuccio dalla testa, penso alla cervicale, se mi raffreddo quel
sudore
addosso sicuramente domani avrò
il collo bloccato. Il calore procurato dal movimento mi provoca
una specie di effetto sauna sotto il giubbotto, con il freddo che c’è
all’esterno mi sembra intravvedere del vapore che esce dai pori della
mia pelle,
mi diverto a fare il fumo soffiando l’aria calda che c’è nella mia
bocca.
Non
cedo. Ascolto
ancora l’ipod, dò
uno sguardo al tempo, sto correndo appena da dieci minuti, mi
sembra un’eternità. Passo davanti un antico reale casolare, dove un
tempo forse
soggiornavano Re e Regine adesso è una Scuola Secondaria di secondo
grado di
Ceramica , “Il Caselli” . Sogno ad occhi aperti, forse un giorno
insegnerò
là, educazione fisica
o sostegno, così
dopo il mio orario di lavoro potrò
andare a correre.
Mi
avventuro in un
vialetto secondario, so che non devo farlo, una volta la polizia
forestale mi
ha detto che era consigliabile correre nei viali centrali quelli pieni
di vite.
Il
passo rallenta, c’è
una salita i miei muscoli sono messi a dura prova, soprattutto i
glutei, mi
sembrano di pietra. Il respiro segue il ritmo sostenuto, espiro con
forza per
resistere, ecco da lontano la vedo.
La
mia anima si desta
appena mette a fuoco la scena, mi sembra di possedere una fotocamera
con la
quale immortalo lo scatto più bello: la fontana.
Un
viale, a destra e a
sinistra olmi, querce, aceri, piante di sottobosco, ciclamini, calle,
alloro,
funghetti che spuntano tra terriccio e foglie secche e lei in fondo al
centro
di un quadrivio che maestosa emette spruzzi che sembrano toccare il
cielo,
ninfe galleggiano sulla torbida acqua e si intravvede qualche pesce
rosso.
Tutt’intorno alberi di una rara specie di tasso, disposti a cerchio
circondano la
fontana, è uno spettacolo che ti fa perdere il fiato più della corsa
che stai
facendo. Faccio il giro della fontana, come se fosse una boa al centro
del
mare, e mi porto su un viale centrale. Quante vite, tante vite.
Correndo noto
uno di quelle paline con le indicazioni che ti dicono in quale parte
del bosco
ti trovi e sotto scritto a computer su un foglio leggo: VIALE DELLA
SALUTE.Lo
percorro fino in fondo, ritorno indietro, aumento il ritmo, faccio uno
scatto,
ho il fiatone, inizio a rallentare e inizio il recupero correndo in
souplesse.
E' tardi, devo andare a lavoro. Ho corso 40 minuti, per oggi può
bastare. FINE
SESSIONE 290 Kal.