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Autore: Gio_Snower    16/01/2014    4 recensioni
Rangiku è stata aggredita e violentata da degli uomini, ed è distesa nella neve, stremata e scioccata, quando, all'improvviso, arriva un ragazzo dai bellissimi occhi azzurri e dai capelli argentati che gli appoggia un capotto addosso e se ne va.
Dopo quell'episodio, i due si rincontreranno?
[INTERROTTA A CAUSA DEI TROPPI IMPEGNI FINO A DATA DA DESTINARSI, MA LA RIPRENDERÒ SICURAMENTE]
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gin Ichimaru, Rangiku Matsumoto
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate, Violenza
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Capitolo 7:
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«É stato ucciso, ieri, nell’aria di SS Mister Mizuki Ajiin. Mizuki non faceva solo parte del Dipartimento di Sicurezza della Polizia del Quartiere M, ma ne era a capo.
Recenti indagini hanno rivelato che…» Rangiku spense il televisore.
Non gli piacevano certe notizie la mattina anche se le trovava molto interessanti.
Eppure era ancora, e soprattutto solo, una studentessa e sebbene sognasse un futuro da persona responsabile, non era ancora giunto il momento.
Finì la fetta biscottata mentre sua madre faceva come al solito finta di niente, come se quell’aria pesante e soffocante in casa non esistesse, come se fosse tutto come lei era ancora piccola.
Ma sapevano che non era così.
Scosse la testa e prese la borsa piena di libri caricandosela in spalla. «Mamma, vado!» disse ed uscì prima che sua madre potesse bloccarla sulla porta raccomandandogli mille e più cose, prima che potesse anche solo guardarla con quel suo sguardo triste e disperato.
 
«Tou-chan!» lo salutò Rangiku abbracciandolo.
Toushirou diventò di tutti i colori ed annaspò schiacciato tra il prominente seno della Vice-presidentessa.
«Sof---foc---co!» gemette con voce strozzata.
Rangiku lo lasciò e Toushirou si mise una mano sulla gola  cercando di prendere respiri profondi piegato in due.
«È strano vederti la mattina presto, Tou-chan.» fece presente lei con le labbra arricciate in un sorriso sornione.
«Quante volte ti ho detto di chiamarmi…» Toushirou la stava per rimproverare, ma all’improvviso vide una gracile figura passargli vicino.
Hinamori Momo, una studentessa dall’aria fragile e dai capelli neri lucidi raccolti, passò accanto ai due.
«Hinamori!» la chiamò Toushirou con un tono di voce gentile e pacato.
«Shiro!» lo salutò lei sorridendo.
«Non è Shiro, è Presidente Hitsugaya.» l’ammonì lui con falsa serietà.
Rangiku sorrideva sorniona osservandoli.
Ora aveva un’ulteriore arma da sfoderare per infastidire Toushirou.
Se ne andò trotterellando dopo un’occhiata del Presidente che l’invitava, o meglio, le comandava di andar via.
 
 
Non era una giornata particolarmente fredda, eppure Rangiku si strinse nel suo lungo cappotto scuro e si strinse la mani guantate, poi le portò alla bocca e dopo averle messe a coppa ci soffiò dentro.
«Ci troviamo sempre, in qualche modo, Rangiku.» disse Gin sibilando. Il suo sorriso era sempre il solito e guardarlo disgustava ed affascinava Rangiku allo stesso tempo. Com’era il suo vero sorriso?
«Sì, Gin.» rispose lei.
Lui fece una leggera smorfia sollevando appena un sopracciglio, ma la coprì subito.
Era abile nel celare il vero e le sue reali emozioni. Pensò Rangiku.
«Cosa vuoi?» gli chiese.
Gin scosse leggermente i suoi capelli color dell’argento e le si avvicinò, lei arretrò. In un primo momento aveva pensato di non farlo, di mostrargli che non era impaurita da lui, ma poi aveva pensato che la prudenza fosse essenziale con un soggetto come il detective Ichimaru.
«TU! MI HAI MENTITO SPORCO BASTARDO!» urlò un uomo.
Rangiku si girò e vide un tizio dall’aria sporca e stupida.
«Un tuo amico idiota?» chiese.
«Non ti ho mentito.» rispose Gin ignorandola. Il suo tono di voce era mellifluo.
«AVEVI DETTO CHE NON SAREBBE CAPITATO NIENTE!» sbottò l’altro.
«Per mano mia, intendevo. Se poi altri hanno voluto occuparsene, non è un mio affare.» rispose.
«BASTARDO!» Esclamò allora l’uomo.
Rangiku li fissava tranquillamente non aspettandosi né niente di meglio che di peggio.
«Aw, che dolce!» esclamò ironico Gin.
L’uomo lo caricò, ma lui si fece da parte e si diresse verso Rangiku che fu presa di sorpresa.
Emise un gemito simile ad uno schiocco e si mise in posizione sapendo che però era troppo tardi.
Ed allora accadde l’impensabile.
Gin fece svenire l’uomo con un abile colpo di mano.
Rangiku non l’aveva nemmeno visto, ma aveva capito cos’era successo e ne era rimasta impressionata.
Era davvero potente, oltre che ambiguo ed un bravo attore.
«Grazie.» si lasciò sfuggire Rangiku.
Gin non le rispose. Era di nuovo tornato sulle difensive.
Era così lui; era un disonesto, un bugiardo patentato ed era lontano.
Si allontanava lui stesso, d’altronde.
Eppure, l’aveva salvata.
Perché?
Rangiku fissò i suoi occhi coperti dalle palpebre pesanti e dalle lunghe ciglia. Possibile?
 
 
Rangiku lo stava osservando e non andava bene.
La ragazza non doveva capire, non doveva capirlo né doveva ricordare.
Eppure, se avesse ricordato, avrebbe potuto usarla come giocattolo, come strumento.
Ma l’aveva appena salvata senza alcun secondo fine.
Perché?
Si ritrovò scioccato e scocciato con sé stesso.
Da quando era diventato così debole? S’era davvero lasciato dietro il suo obbiettivo? S’era dimenticato tutto?
Quegli occhi azzurri lo fissavano come se stessero cercando di vedere tra le sue sfumature e la cosa lo infastidì ed un po’ lo compiacque.
Il suo animo contorto mischiava i suoi sentimenti con i suoi obbiettivi.
Si ritrovò a pensare di sfiorarle i capelli con una mano, ma cancellò subito quel pensiero.
«Sei sulla strada.» disse.
«Cosa?» chiese lei.
«Devo chiamare la polizia. Vattene.» proferì e la congedò con finta non curanza.
Lei sembrò arrabbiarsi, poi sospirò.
“Non è finita qui.” Era il pensiero che si leggeva nei suoi occhi.
Gin lo sperò e si diede dello stupido.
Il Serpente si stava distraendo e il veleno stava venendo estratto dalle sue zanne.
Non doveva più succedere e sarebbe stato così.
 
 
 
Era una sera fredda e Rangiku sospirò nell’aria producendo una nuvoletta grigia che alleggiò vicino a lei per un po’.
Le stelle brillavano nel cielo scuro, come piccoli gioielli sul manto di una bella fanciulla.
Rangiku le fissò affascinata, la testa alzata ed il corpo ritto in mezzo alla strada dove le persone passavano, alcune bisbigliando, altre guardandola con palese curiosità o apprezzamento, altre ancora ignorandola nella fretta di camminare.
«Rangiku?» la chiamò una voce dietro.
Lei si girò e si ritrovò davanti un uomo barbuto, dagli occhi vispi, la bocca larga, il naso prominente ed vestito di un lungo cappotto nero.
Sembrava uno yakuza.
«Dottor Kurosaki?» disse lei riconoscendolo.
Un sorriso stupido e molto felice comparì sulla faccia del dottore.
«Sei tu! Quanto tempo è passato…un anno?» chiese lui.
«Otto mesi, circa. Come sta suo figlio?» gli chiese Rangiku con un sorriso. Voleva davvero bene a quello strano dottore e sapeva che avrebbe sempre potuto contare su di lui.
«Ichigo è il solito combina guai.» sospirò Kurosaki.
Rangiku però sapeva che fingeva e che in realtà era molto fiero del figlio maggiore.
Sebbene l’avesse visto solo tre volte, aveva capito che Ichigo era onesto e diretto quanto suo padre e che ci si poteva fidare di lui, al contrario di Gin.
Ma che c’entrava ora lui? Si chiese.
Forse era perché non lo vedeva da giorni, cosa strana per due che s’erano incontrati sette volte in una settimana.
«Non menta.» lo rimproverò lei.
Kurosaki sorrise e le si avvicinò. «Tu come stai?» le chiese in tono serio scrutandola con gli occhi scuri.
«Va tutto bene, eppure sono confusa.» ammise riluttante Rangiku.
«C’entra un uomo.» disse il dottore.
Rangiku annuì.
«Posso darti dei consigli! Vedi, mia moglie era…» e si lanciò in un lungo racconto senza senso alcuno.
Rangiku rise.
«No, grazie.» gli rispose alla fine di quel racconto, prima che si lanciasse in un altro senza senso.
Il dottore aveva perso la moglie da anni, ma l’amava ancora molto e Rangiku l’ammirava per questo.
«Ora devo andare. Grazie, Dottor Kurosaki.» disse.
Kurosaki annuì, lo sguardo di nuovo serio ed affilato.
Il volto vero di quell’uomo.
«Se ti serve aiuto, sai che puoi sempre contare su di me.» la salutò così.
Rangiku annuì e se ne andò, camminando sotto il cielo stellato. 




--- Ciao a tutti!
Siamo già al capitolo 7, cavolo!
Bé,non ho molto da dire~ Mi spiace, non sono né arguta né interessante come persona!
Quindi: Aggiorno ad almeno 2 recensioni (quindi RECENSITE è.è) ed una volta alla settimana o un po' prima. Dipende dal tempo che ho e dall'incitamento che mi date.
A presto!
xx Giò

 
   
 
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