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Autore: ChiiCat92    16/01/2014    4 recensioni
"- Bene Sora, hai appena ottenuto un buono per una cerimonia di benvenuto offerta dalla Vanitas Incorporated. - Riku e il biondo ridacchiarono sommessamente, scuotendo la testa - In realtà, dovrei essere io a ringraziarti, sai? Mi stavo annoiando, e sono mesi che non vediamo una matricola. Sembra che il destino ti abbia voluto portare da me. - Vanitas poggiò le mani sulle spalle di Sora, e si abbassò un poco, in modo che i loro occhi fossero allo stesso livello - Nessuno ti ha accolto nel giusto modo, vero? -" dal cap. 1
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è la prima FF che scrivo su KH, volevo un po' sperimentare!
mi sono chiesta cosa succederebbe se i personaggi di KH fossero studenti di un istituto prestigioso...e questo è il risultato!
Il raiting in alcuni capitoli oscilla verso l'arancione con sfumature di rosso, cercherò di avvertire prima nel qual caso dovesse succedere.
probabilmente la pubblicazione sarà settimanale, il giovedì :3
leggete e, se vi va, lasciatemi un commento!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Crack Pairing | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Nessun gioco
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25

Un amore nascosto è come il sole dietro le nuvole, come un fiore sotto la neve, come una lacrima nel mare, ma è più forte degli altri perché è nascosto dentro il cuore dove nessuno potrà mai rubarlo.

Vanitas infilò le mani in tasca.

L'effetto dello spinello l'aveva abbandonato ore prima e non c'era più niente di divertente in quello che lo circondava.

Persino Riku che era del tutto fatto ormai era tornato in sé: di certo non aveva più alcun motivo per ridere.

La campanella non era ancora suonata, ma lui si trovava già in piedi con lo zaino in spalla, e Riku al seguito.

Uscirono dalla classe nello stesso istante in cui il drin della campanella riempiva i corridoi, rimbalzando da una parete all'altra.

Ci fu un rumore di sedie che strisciavano sul pavimento e voci di insegnanti che urlavano “ancora un minuto!”.

Vanitas camminò con le mani in tasca e l'espressione truce, fissando davanti a sé.

- Ehi! - lo chiamò Riku. Non si fermò. Il ragazzo aumentò il passo fino a poggiargli una mano sulla spalla, costringendolo a dargli retta. - Che succede? -

Il moro se lo scrollò di dosso e gli indirizzò un'occhiataccia da far venire i brividi, che però si addolcì nel momento in cui incrociò gli occhi acquamarina dell'amico, adesso tornati limpidi. Non era colpa sua se non si era accorto di nulla.

Lui sospirò e si passò una mano tra i capelli cercando di scacciare via la stizza.

- Andiamo da Roxas prima che se ne vada dal suo fidanzatino gay. -

Riku aggrottò le sopracciglia, senza capire.

- Perché? Ci raggiungerà lui, come sempre. -

- No, ho bisogno di parlargli adesso. -

L'albino provò a ribattere, ma Vanitas non gliene diede il tempo: scattò in avanti come se avesse un diavolo per capello.

Riku aveva ricordi vaghi delle prime quattro ore di quella giornata, per cui il comportamento di Vanitas gli risultò strano...non più del solito, ma strano.

Aumentò il passo per riuscire a stargli dietro, chiedendosi cosa c'era di tanto urgente da dire a Roxas.

 

Quando Vanitas e Riku arrivarono di fronte alla classe di Roxas, dal lato opposto del corridoio videro il rosso che veniva nella loro direzione.

I due si scambiarono solo un'occhiata divertita, soprattutto vedendo l'espressione corrucciata che lui fece superando la porta della classe come se non fosse palesemente diretto lì.

Aspettarono che il rosso li avesse superati prima di riderne.

- Ha capito che era meglio girare a largo? -

Ridacchiò Riku.

- Ovvio, avrà ricevuto ordini da Roxas. -

- E quindi sarà lui il suo ragazzo? -

- Credo proprio di sì. -

Si guardarono eloquentemente e risero di gusto.

Intanto la classe si stava svuotando.

Roxas uscì per ultimo, con un'espressione stanca e seccata.

Non appena vide i due amici, invece del suo ragazzo (che stava sicuramente aspettando), sgranò gli occhi per la sorpresa.

- Ciao ragazzi. -

Li salutò.

Normalmente non andavano a “prenderlo” in classe, si limitavano ad aspettarlo per pranzo, oppure si vedevano nel pomeriggio: non erano molto fiscali riguardo il tempo che passavano insieme. Ed era probabilmente il motivo per cui né Riku né Vanitas avevano scoperto del suo rapporto con Axel.

Si divertivano ad oziare o a fare i loro pessimi scherzi prima (o durante) le lezioni e normalmente Roxas se ne andava in classe ad un certo punto, per il semplice fatto che non godeva della protezione del Superiore e che non poteva assentarsi troppo a lungo. Anche se qualche volta faceva un'eccezione per Axel.

Quindi lo stupore del biondino era più che giustificabile.

- Ciao. - fu il saluto arido di Vanitas - Il moccioso è venuto a scuola? -

- Ti riferisci a Sora? - Roxas piegò di lato la testa, aspettando che Vanitas annuisse - Sì, è venuto. Un po' in ritardo però. È già andato via con Ventus. - la faccia del moro era imperscrutabile - Che c'è? -

Chiese solo il biondo, inarcando un sopracciglio.

Vanitas sondò con lo sguardo quello di Roxas, che si sentì piccolo e insignificante.

- Se non avevi voglia di fare lezione stamattina, perché non sei rimasto direttamente con noi invece di entrare in classe e poi uscire per raggiungerci? -

Anche se non se ne rendeva conto (o non voleva rendersene conto?), Vanitas aveva il battito cardiaco accelerato, tanto che gli faceva male il petto.

Roxas non dovette pensarci a lungo, visto che non aveva davvero idea di cosa stesse dicendo l'amico. E lo stesso valeva per Riku, ma non se ne stupiva più di tanto visto che non ricordava quasi niente di quello che era successo.

- A meno che tu non abbia parlato con il mio gemello cattivo, ti assicuro che sto uscendo dalla classe adesso da quando ci siamo salutati stamattina. - gli occhi di Vanitas divennero perfidi, la pupilla si fece piccola come uno spillo e il giallo limone delle iridi brillò dolorosamente, tanto che Roxas sentì tutto il corpo dolere. - Che è successo? -

- Ho parlato con il tuo gemello cattivo. -

Fu la risposta amara ma consapevole di Vanitas.

- Ventus? -

Roxas lo sussurrò, come fosse troppo assurdo per essere vero.

Il moro si avvicinò a lui e gli scostò i capelli dalla fronte per scoprirgli il viso, poco gentilmente, quasi tirandogli la testa all'indietro per esporlo alla luce.

L'occhio nero c'era ancora, cominciava a sbiadire e non era più brutto come quando era fresco, ma c'era.

Lasciò andare il ragazzino, che si tirò indietro, confuso.

Cos'è che Ventus stava cercando? Perché si era spacciato per Roxas?

- Van? Vuoi spiegare che diamine è successo? -

Proruppe Riku, con un'espressione corrucciata sul volto.

Il moro non rispose, immerso com'era nei suoi pensieri non si era neanche reso conto di quello che gli era stato chiesto.

La sua mente lavorò, celere, viaggiando su onde di pensiero difficili da domare.

Ventus.

Cosa sapeva, cosa voleva, che intenzioni aveva?

Immediatamente collegò il biondino a quello che era successo in mensa. Il modo aggressivo in cui l'aveva accusato e poi era scappato via, il tono della sua voce, le lacrime agli angoli dei suoi occhi.

Qualcuno aveva di certo trovato Sora, nelle condizioni in cui lui l'aveva lasciato.

Se quel qualcuno era stato Ventus, allora era plausibile ipotizzare che stesse cercando il colpevole, e che il primo sospettato era di certo lui.

Gli venne spontaneo fare un sorriso furbo...poi fu scosso per la spalla da Riku.

- Ehilà? Sei ancora con noi, Terra chiama Vanitas! -

Il moro scostò con un gesto stizzoso la mano di Riku.

- Ventus ci spia. -

La cosa bella fu vedere la stessa faccia sbalordita sul viso di Roxas e su quello di Riku.

Belli, proprio belli, da fargli un'istantanea!

- E perché mai? -

Vanitas si strinse nelle spalle, come se non lo sapesse, mentre le viscere nell'addome gli si attorcigliavano dolorosamente.

- Dovremmo stabilire una parola d'ordine per evitare di parlare con Ventus di cose che non vogliamo che lui venga a sapere. -

Guardò Roxas con odio, come se fosse tutta colpa sua se il suo gemello li costringesse a fare una cosa così stupida. Il biondino si strinse nelle spalle, diventando piccolo piccolo, come se si vergognasse.

- Sì, che ne dici di... - cominciò Riku, avvicinandosi all'orecchio di Vanitas, e il moro tutto coinvolto si sporse ad ascoltare. - MA CHE CAZZO STAI DICENDO! -

- ARGH! - l'urlo lo fece saltare in aria e rizzare tutti i peli dietro la nuca - Ma quanto sei idiota! -

Ringhiò contro l'albino...e poi gli saltò al collo sbattendolo a terra con l'intenzione di colpirlo con un pugno.

- Smettetela! -

Roxas afferrò il braccio di Vanitas, cercando di spingerlo via da Riku e per evitargli al contempo di colpirlo.

Vanitas ringhiò come un animale e poi si alzò, facendo una smorfia.

- Andatevene un po' a fanculo. -

Sbottò. Si aggiustò la giacca spiegazzata e poi gli diede le spalle, infilando le mani in tasca con tutta l'intenzione di non dargli più retta.

- E dai Van, sei troppo suscettibile, cazzo! - gli urlò dietro Riku. In risposta, Vanitas gli mostrò il dito medio, ma non si fermò. L'albino diede il gomito a Roxas. - Andiamo a pranzo insieme? -

- Ehm... -

Un lieve rossore prese le guance di Roxas e Riku non dovette fare nessuna domanda per capire che cosa volesse significare.

- Va bene, allora ci vediamo dopo. -

Brontolò.

Poteva sempre andare a vedere che vento tirava nei pressi di Kairi...magari stavolta sarebbe stata quella buona.

 

*

 

Vanitas calciò con rabbia un sassolino lungo il viale d'ingresso della scuola.

Non c'era quasi più nessuno e lui non aveva neanche voglia di torturare le matricole...il che era grave per lui.

E poi...quello con cui aveva voglia di giocare era Sora, e se lui non c'era...non aveva alcun senso.

Scosse la testa. La storia di Ventus l'aveva turbato alquanto. Stava davvero rischiando grosso, e non poteva permettersi nessun altro passo falso o...

- Ciao Vanitas. -

Quella voce gli fece venire i brividi, ma non si voltò.

Tenne la testa bassa e le mani in tasca, inseguendo il sassolino che aveva calciato poco prima.

L'uomo l'affiancò, prendendo il ritmo del suo passo come se niente fosse.

Gli occhi color limone di Vanitas percorsero il cortile. Nessuno. Non c'era nessuno.

- Posso fare qualcosa per te, vecchio? -

Lo apostrofò, senza problemi, lo sguardo sempre fisso sul sassolino che rotolava sempre più lontano, sempre più velocemente.

- In realtà, sì. -

Il Superiore gli poggiò una mano sulla spalla, con fare amichevole...anche se i suoi intenti non lo erano di certo.

Vanitas dovette arrestarsi. Il suo cuore saltò un battito quando incrociò gli occhi penetranti dell'uomo, ma mantenne un'espressione annoiata, fingendo che non fosse per niente turbato da quello sguardo.

- Non ti ho dato il permesso di toccarmi, vecchio. -

Gli piaceva usare la parola “vecchio” con lui, gli piaceva il modo in cui Xemnas incassasse il colpo senza batter ciglio. Solo una piccola ruga compariva tra le sue sopracciglia e faceva intuire che la rabbia stava montando in lui.

Si divincolò dalla sua presa e si allontanò di un passo solo. Voleva scappare da lui, ma era anche costretto a rimanergli vicino, come fosse attratto da un magnete.

- Hai per caso familiarità con il concetto di “stupro”? -

Gli chiede il Superiore, senza peli sulla lingua, godendosi il silenzio gelido in cui si chiuse il ragazzino.

Gli ci vollero diversi secondi prima di riprendersi da quel colpo e aprirsi in un sorriso beffardo.

- Intendi qualcosa tipo quella roba che fai con me? Allora sì, vecchio, ne ho familiarità. -

Xemnas strinse solo i pugni, ma non perse la sua espressione seria.

- Una matricola è stata stuprata nei bagni, e qualcosa mi fa sospettare di te. -

- Per quanto mi riguarda potresti anche essere stato tu. -

Ribatté Vanitas, asciutto e diretto, senza paura, anche se dentro di sé il cuore aveva ripreso a battere in modo incontrollabile.

Xemnas scosse la testa, i capelli argentei seguirono il movimento con grazia e leggerezza. Vanitas ne rimase per un attimo incantato, come una preda di fronte ad un leggiadro cacciatore.

- Se io dovessi scoprire che sei stato tu, sappi che le conseguenze saranno disastrose. - all'improvviso lo afferrò per il colletto della giacca e lo trascinò verso di sé - Cerca di essere innocente prima di costringermi a chiamare la polizia, perché allora nessun buon voto e nessuna mia raccomandazione potranno difenderti. -

- Non puoi perdermi. -

Sibilò Vanitas, stordito da tanta vicinanza, ma non per questo meno intenzionato a tenergli testa.

- Questo lo credi tu. - lo spinse via e lui perse l'equilibrio e cadde all'indietro, picchiando il fondoschiena a terra - Io ti ho creato e io posso distruggerti. Non pensare di essere indistruttibile, Vanitas. - stavolta toccò a lui rivolgergli un sorriso beffardo - Adesso, perché non mi fai un piacere e fai in modo che io trovi il vero colpevole? - il ragazzo capì nell'immediato che cosa intendesse: aiutami a trovare un capro espiatorio in modo che possa mettere la parola fine a tutta questa storia - Sembra che il professor Terra sia coinvolto in questa storia. Potresti andare a controllare per me? -

Vanitas sentì una morsa prendergli l'anima.

Sbatté piano le palpebre. Su di lui troneggiava il Superiore. Non aveva neanche il coraggio di rialzarsi da terra.

Si sentiva piccolo e inutile, sottomesso in tutto e per tutto a lui e all'aura di potenza che aleggiava intorno a lui.

- Mi sta chiedendo di incastrarlo o di chiudergli la bocca? -

Il Superiore gli scompigliò i capelli, amabilmente, come se fosse un delizioso argomento di conversazione.

- Vedi ciò che puoi fare, Vanitas, e vedrai che i benefici della mia protezione si protrarranno ancora a lungo. - frugò nella giacca e tirò fuori una lettera chiusa da un sigillo di ceralacca rossa su cui era impresso lo stemma della scuola - Volevi entrare a medicina l'anno prossimo se non sbaglio...non è vero? -

Il ragazzo si morse le labbra mentre vedeva la lettera di raccomandazione che dondolava davanti ai suoi occhi.

Gli venne da sussurrare un piccolo, timido, “sì”. Completamente sottomesso a quell'uomo, come ipnotizzato, non poté fare altro.

Xemnas sorrise tra sé e sé e ripose la lettera nella tasca interna della giacca.

- Allora scommetto che farai quanto ti ho chiesto. - lo superò, rivolgendogli solo un'occhiata rigida e ghiacciata - Un'ultima cosa: ti consiglio di tenerti lontano da quella matricola e dal suo amichetto. Buona giornata. -

Vanitas rimase ancora per parecchio, immobile sul terreno. Vi rimase finché non si esaurì l'eco dei passi del Superiore.

 

*

 

Dove altro avrebbe potuto andare a nascondersi Kairi se non in biblioteca?

Era sempre in quella fottutissima biblioteca, e Riku cominciava a pensare che amasse molto più la compagnia dei libri della sua...visto che i suoi rifiuti erano tutti a beneficio dello studio.

Riku devo studiare. Riku c'è il compito in classe. Riku ho una verifica. Riku gli esami di fine semestre.

Una. Vera. Lagna.

Stavolta, per, l'albino non aveva voglia di essere mandato in bianco. Anche perché ne aveva abbastanza.

Se lei avesse detto ancora “no”, lui le avrebbe dato il ben servito.

Si incamminò baldanzoso verso la biblioteca, corrucciato e arrabbiato, sia per quello che era successo con Vanitas, sia per ciò che avrebbe dovuto affrontare non appena avesse superato quella porta.

L'aprì con nonchalance, come se non avesse i battiti cardiaci a mille.

Il bibliotecario stava in piedi di fronte ad uno scaffale, e stava sfogliando un grosso librone.

Non appena sentì che la porta cigolava sui suoi cardini, si voltò subito verso di lui e gli indirizzò un'occhiata gelida che da sola voleva dire “stai facendo troppa confusione”.

Riku gli fece un cenno della mano, come per salutarlo, e poi si infilò in uno dei corridoi verso il tavolo di studio dove di solito Kairi si metteva con i suoi noiosi libri.

Non appena fu lontano dalla vista di Lexaeus, gli rivolse un gestaccio e una smorfia.

Si inoltrò nella biblioteca a passo svelto. Superò il primo corridoio, il secondo, il terzo, poi sentì uno sfogliare accorato, come di qualcuno che si dispera sui libri e lui seppe di aver appena trovato Kairi.

Sbuffò come un treno al pensiero di dover sentire per l'ennesima volta “No Riku, devo studiare!”, e preparò subito una risposta da darle, una che avesse lo stesso tono e che fosse valida.

Vide la sua testa rossa china su un grosso libro e la sua espressione truce. Il modo in cui picchiettava la penna sul tavolo dava l'impressione di stare per andare fuori di matto.

Per qualche ragione gli fece più paura di Vanitas.

- Ciao. -

Bisbigliò, e le si sedette a fianco.

Kairi alzò lo sguardo dal libro per puntarlo un nanosecondo su di lui...e tornare a fissarlo sulle pagine come se neanche l'avesse visto.

- Ciao. -

Gli poggiò una mano sulla sua per un attimo ma la tolse subito per andare a sottolineare qualcosa di evidentemente importante che doveva aver letto sul suo librone di...chimica biologica, sì.

- Va tutto bene? -

Il tono di Riku era preoccupato e insoddisfatto.

- Sì, devo solo studiare. -

Ecco, una delle frasi che volevano dire “non va per niente bene e non c'è niente per te adesso”.

Gli venne voglia di insultarla, ma si trattenne.

Fece solo un sospiro e avvicinò la sedia alla sua, per toccarle la coscia con la propria.

- Perché non lasci questo libro per un attimo e mi dai un bacio? È stata una giornata stressante anche per me, sai? -

Lei fece una smorfia e spinse la sedia dal lato opposto per allontanare le loro gambe.

Brutto segno.

- Puzzi di erba, Riku. Sei stato tutta la mattina a fumare. Lasciami in pace e fammi studiare. -

- Era solo uno spinello, e sono tornato subito in classe. - non intenzionato a mollare la presa, si avvicinò di nuovo a lei, stavolta accarezzandole la coscia con una mano - Dammi un po' di zucchero...ti aiuto io con la chimica, lo sai che sono bravo. -

- Riku, no. -

Lo spinse via con forza, mettendoci tutta la sua frustrazione.

- No, no, no. - fece lui, arrabbiandosi. Il tono della voce era abbastanza alto da scatenare un'ondata di “shhhhhh!” da parte del bibliotecario. Infatti da lontano cominciarono a sentirsi dei passi nella loro direzione. - Perché “no”? Me lo spieghi? Non hai mai un “sì” per me! -

- Non è il momento. -

- E quando sarebbe il momento? Non è mai momento per te. -

Lei lo fulminò con un'occhiata che poteva dire tutto e niente.

- Smettila, perché non te ne vai?! Sono già abbastanza presa dalle mie cose senza bisogno che ti ci metta in mezzo anche tu e... -

Riku la prese per le spalle e la trascinò a sé, baciandola a forza.

Le infilò subito la lingua tra le labbra e provò a toccarle il seno.

Non gli importava se lei non aveva voglia, non aveva tempo o qualsiasi altra cosa, lui la voleva adesso, la voleva adesso e basta!

Perché diamine lei non lo capiva?

Ormai erano anni che si frequentavano, e non avevano fatto nessun passo avanti. Il massimo dell'hard era una serata passata a pomiciare su una panchina del parco.

Davvero deprimente.

Quasi quasi sentiva più spinta erotica verso Vanitas che verso...

Kairi gli diede uno schiaffone che gli fece perdere non solo il filo dei suoi pensieri, ma anche tutta la dignità che gli era rimasta.

Batté forte le palpebre e scosse la testa.

- Ahi! Mi hai fatto male! -

Piagnucolò.

La ragazza chiuse i libri con una smorfia arrabbiata e cominciò a sistemarli nel suo zaino.

- Sei uno stupido. Ecco perché non ho mai un “sì” per te. Ecco. - chiuse la zip con un po' troppa foga, quasi la ruppe - Me ne vado, e non provare a seguirmi, hai capito? -

- Dai, Kairi! - la prese per un polso, con delicatezza stavolta - Non puoi tenermi il broncio...non litighiamo. Io ti amo. -

“Io ti amo”, la bugia più grossa che lui avrebbe mai potuto dire.

“Io ti amo”, forse avrebbe avuto un senso se l'avesse amata davvero. Non che lui non pensasse di non amarla ma...forse non era proprio quello che lei intendeva come “amore”.

Kairi si sciolse un po' tra le sue braccia, e si schiacciò contro il suo petto, appoggiando la testa all'altezza del suo cuore, come fosse in cerca di una conferma.

- Riku, per favore, te lo chiedo per favore...ho bisogno di studiare e concentrarmi, quando avrò la testa meno nell'aria faremo tutto quello che vuoi, okay? -

C'era qualcosa di malvagio nel modo in cui Kairi lo guardava quando voleva convincerlo a fare qualcosa...o meglio a non fare qualcosa.

In quello era bravissima.

Qualsiasi cosa lui avesse voglia di dirle, di fare o di farle, svanì dalla sua mente e lui si ritrovò solo ad annuire meccanicamente come fosse una macchina.

Lei si sporse per dargli un bacetto sulle labbra, una cosa del tutto priva di malizia e di doppi sensi...solo un piccolo bacio, quasi amichevole.

- Grazie, sei fantastico. E ti amo anch'io. Adesso però devo andare, ho gli allenamenti del club. Ci vediamo domani, eh? -

- Certo. -

Sei uno zerbino, Rikkiun” questo avrebbe detto Vanitas se fosse stato lì in quel momento.

Ma non c'era, quindi perché continuava a pensare a lui?

Kairi se ne andò in tutta fretta, come avesse il diavolo alle calcagna.

C'era mancato davvero poco!

Per quanto tempo ancora sarebbe riuscita a tenere nascosta tutta la verità a Riku?

Non molto, perché era dannatamente impaziente.

Ma non poteva perdere la sua copertura, e lui era un ragazzo perfetto...

La ragazza aumentò il passo, pensando a cosa potesse fare per far calmare i bollenti spiriti a Riku. Magari poteva fargli qualche lavoretto manuale...anche se la sola idea la disgustava a tal punto che le salì in gola un conato di vomito.

Scosse la testa e si guardò bene tutto intorno prima di svoltare verso il campo da pallavolo.

Sapeva che lei la stava aspettando.

Sorrise all'idea e quasi corse lungo gli ultimi duecento metri.

Il campo era ancora deserto, e così anche gli spogliatoi. Ma d'altronde ci voleva ancora un'ora e mezza prima dell'inizio degli allenamenti.

Ops. Forse aveva mentito a Riku...forse.

Quando la porta degli spogliatoi femminili cigolò alle sue spalle, Kairi si sentì finalmente libera.

Lasciò lo zaino su una panca e...

- Sei un po' in ritardo. -

Qualcuno l'abbracciò da dietro e lei sentì un brivido percorrerle tutta la schiena.

- Scusai, Riku mi ha beccata in biblioteca e ci ho dovuto litigare un po' prima di riuscire a venire da te... -

- Sono gelosa, passi un sacco di tempo con lui. -

Kairi si volse, abbracciando di slancio e sollevando un po' la ragazza minuta che aveva di fronte. Bionda, pallida, con occhioni blu oltremare, dolcissimi lineamenti e capelli biondo platino.

Kairi le diede un bacio sulle labbra color rosa pesca e sorrise del piacere che sentì invaderla all'improvviso.

- Io amo solo te, Naminè. -



The Corner

Ciao a tutti!
Sono finalmente tornata!
Buon anno e ben trovati :3
Piccola novità per questa storia: l'aggiornamento sarà giovedì 30 Gennaio e avrà cadenza bisettimanale!
Mi siete mancatiiiiii! E' bello rimettersi a lavoro :3

Chii
   
 
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