Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
Ricorda la storia  |      
Autore: Lechatvert    16/01/2014    0 recensioni
In qualcosa, seppure per un istante, aveva voluto credere. Aveva voluto credere che lui e il suo popolo sarebbero un giorno divenuti persone migliori, che un giorno avrebbero dimenticato e fatto dimenticare ciò che erano stati e che, per quanto dura potesse sembrare in quel momento, insieme avrebbero potuto guardare il futuro.
| 1947 • Dopoguerra tedesco |
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Germania/Ludwig
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
modellostorieefp





La collina della vedova nera

(http://www.youtube.com/watch?v=irPvDuCM2DM)




Aprì gli occhi quando le nuvole che coprivano il cielo lasciarono che i raggi solari gli carezzassero il viso, curiosi ed indiscreti, facendolo sudare sotto la giacca della divisa. Se anche ci fosse stato un albero, su quella collina rivestita d’erba, sicuramente lui non sarebbe andato a sdraiarcisi sotto, rischiando così di perdere quel tanto bramato calore a cui per anni aveva dovuto rinunciare.
Quando era al fronte, la luce si nascondeva sotto la pioggia per paura di accecare i soldati.
Quando era in ufficio, le tende del palazzo in cui lavorava erano troppo pesanti per permettere a qualunque persona di sbirciare all’esterno. Iniziava il suo turno alle sette del mattino e lo concludeva alle sette di sera, con il risultato di uscire di casa all’alba e tornare al tramonto.
Glielo avevano ripetuto spesso: in guerra, non c’è tempo per il sole.
Ma ora che tutto era finito e che il governo del Paese era passato di mano in mano tra russi e americani, non c’era ragione per cui non potesse passare i pomeriggi a godersi l’invadenza dei raggi luminosi e caldi della primavera.
Sulle colline non si avventurava mai nessuno; la gente era troppo occupata a rimpiangersi, a contare i soldi o a offendere chiunque avesse accanto per fermarsi ad apprezzare ciò che la vita aveva di prezioso.
Bé, era il dopoguerra.
In fondo non gli dispiaceva affatto; quell’abbandono gli lasciava il tempo per stare solo con i suoi pensieri, per assopirsi e destarsi quando era il momento, senza che nessuno interferisse con il suo mondo interiore.
Sospirò, tirandosi in piedi.
Poco lontano da lui, una donna arrancava tra l’erba, stretta in un vestito di taffetà nero. Sorrideva, canticchiando chissà quale motivetto sotto al velo scuro che le celava il viso.
«Buongiorno, soldato», gli disse, quando fu abbastanza vicina da guardarlo in faccia. Tra le mani aveva un mazzo di girasoli in fiore.
Lui si sforzò di ricambiare il saluto con un cenno del capo, nonostante tenesse lo sguardo fisso sulla punta dei suoi stivali. Per quanto audace potesse essere stato sul campo di battaglia, non riusciva ancora a trovare il coraggio di guardare in faccia le vedove che la sua guerra aveva lasciato sole.
«Tornate a casa dal fronte?»
La voce della donna sapeva di anziano; roca e pungente, eppure dolce e piena di riguardo come quella della più attenta delle nonne.
«No, signora».
«Siete già tornato?»
«Sì, signora».
La vecchia sorrise di nuovo, spiegando le labbra appena visibili sotto al velo scuro. «Non mi dice il suo nome, soldato?»
Riprese a camminare e il soldato, mosso da chissà quale intento, improvvisamente decise di seguirla verso la cima della collina.
«Mi chiamo Ludwig, signora. Ludwig Beilschmidt».
«Va bene. Tenga, allora, mi aiuti un po'. È così giovane!»
Gli tese il mazzo di girasoli con un gesto gentile e scoprì il viso celato dal velo. Per un istante, i suoi capelli bianchi vennero mossi dal vento che saliva dalla valle. Lassù, in cima alle colline, l’aria soffiava molto più impetuosamente.
«Vengo qui ogni mese, lo sa, soldato?»
La vecchia si inginocchiò a terra, congiungendo le mani per iniziare a pregare.
«Il mio caro marito è stato ucciso proprio in questo posto, quattro anni fa, cercando di salvare dei bambini. Era una persona tanto buona … ma ormai, cosa volete che vi dica, è solo un ricordo e, per quanto forte, una memoria non può che restare tale». Fece una pausa, e Ludwig credette di vederla versare qualche lacrima. Il suo viso, però, sembrava sereno. «Vedete, io non ce l’ho con nessuno, a che servirebbe? La mia povera figlia ha lasciato la Germania per andare a vivere in America con la sua famiglia molto prima che succedesse quello che è successo, ma cosa le porterà l’odio che è convinta di provare nei confronti di tutta la gente che ancora abita qui? È quello che le dico in ogni lettera ma sapete, ormai io sono solo una vecchia matta, chi mai mi darebbe ascolto? Il mio povero Albert, lui si che aveva capito. Non odiava nessuno, quel sant’uomo, provava solo compassione per chi diceva di essere diverso da lui».
Ludwig si abbassò sulle ginocchia, adagiando i girasoli sul prato dinanzi alla vecchia vedova. Di trattenersi ancora sulla tomba di suo marito non ne aveva il diritto. Si voltò per andarsene, convinto che mai sarebbe tornato in quel posto. Con che faccia sarebbe stato capace di riposare ancora dove un tempo la sua stessa gente aveva disprezzato chi in quel momento lo stava trattando con gentilezza?
Mosse un passo sull’erba, affondando lievemente con lo stivale della divisa di cui non era ancora riuscito a spogliarsi.
«Soldato, non prega con me?» La voce della vedova, calda e pungente allo stesso tempo, gli giunse come un eco lontano. «Albert ne sarebbe felice».
Non poteva, non doveva e, a pensarci bene, nemmeno voleva. Da cosa sarebbe mai potuto nascere un sentimento simile, se lui non aveva mai avuto fede neppure negli uomini? Domande come quella, quesiti che in fondo nessuno si era mai preoccupato di porsi, lo tormentavano da mesi.
Tornò sui suoi passi, seppur titubante, per inginocchiarsi accanto alla vecchia. Congiunse le mani tremanti, le premette contro il petto e la divisa bagnata di lacrime.
In qualcosa, seppure per un istante, aveva voluto credere. Aveva voluto credere che lui e il suo popolo sarebbero un giorno divenuti persone migliori, che un giorno avrebbero dimenticato e fatto dimenticare ciò che erano stati e che, per quanto dura potesse sembrare in quel momento, insieme avrebbero potuto guardare il futuro.
Pianse al posto della vecchia vedova perché quella volta, quell’unica volta, sarebbe stato vicino a chi non meritava nemmeno di guardare negli occhi.



Ovviamente, quando la folla si fece numerosa le cose erano cambiate.
L'orizzonte cominciava ad assumere un color carboncino.
Dell'oscurità precedente rimaneva soltanto uno scarabocchio, e stava svanendo in fretta.










__________________________

Note d'autore
Poche righe su Germania e torno a studiare.
Oneshot scritta tempo fa che per qualche motivo ancora dormiva nella cartella degli scritti mai pubblicati.
La citazione finale viene dal capolavoro di Zusak "La bambina che salvava i libri".

Biscotti a tutti<3


   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Axis Powers Hetalia / Vai alla pagina dell'autore: Lechatvert