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Autore: _Renesmee Cullen_    16/01/2014    8 recensioni
210 a.C., Aurora, principessa Greca, dopo che la sua città è stata saccheggiata dai Romani, viene rapita da questi e scambiata per una ancella. Tra i romani c'è Fabrizio, un generale che mostra da subito un certo interesse per Aurora. La ragazza decide di non rivelare la sua vera identità a nessuno, ma dopo essere arrivata a Roma scopre che non è facile, soprattutto con gli occhi di Fabrizio, che sospetta qualcosa, sempre addosso. Nella Roma Repubblicana, dove la divisione tra classi sociali rappresenta una delle credenze più importanti di tutte, cosa potrebbe succedere se i due si innamorassero?
Dal primo capitolo:
Fabrizio alzò un sopracciglio, ma non disse nulla. Si spogliò invece dell’armatura e rimase a petto nudo. Nel fisico allenato risaltavano le braccia muscolose, le spalle larghe e i pettorali. Dopo poco venne verso di me, e si chinò alla mia altezza.
-Senti… facciamo così... io non prendo in giro te e tu non prendi in giro me, d’accordo? Mi sembra un patto vantaggioso per entrambi.- disse, a un soffio dalle mie labbra, nella sua lingua natale. Iniziai a sudare, ma mi obbligai a rispondere, in un perfetto latino.
-D’accordo.- conclusi.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
Capitoli:
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CAPITOLO 26 – Lieto fine


 

Il giorno seguente all'incontro con Fabrizio ero rimasta in un inspiegabile stato di ansia che non aveva voluto andarsene: nonostante in casa avessi cercato di rendermi utile come meglio potevo, non avevo fatto altro che far cadere vestiti a terra mentre li piegavo, far bruciare le verdure e rompere piatti. Aspettavo nervosamente sue notizie, una lettera, un messaggero o magari che lui in persona venisse da me per farmi sapere quale fosse stata la situazione alla Villa, come si stessero comportando Lucrezia e sua madre e se avesse parlato con suo padre riguardo lui e me. Tutte quelle domande mi facevano girare la testa e la paura che Fabrizio fosse in pericolo e che suo padre fosse più crudele di quanto pensassi e non volesse credere al figlio, mi invadeva la mente e mi faceva essere distratta. Nonostante tutti i guai, né Tiberio né alcun membro della sua famiglia mi aveva rimproverato. Quasi comprendendo cosa stesse accadendo, il Dottore, sebbene in quei giorni stesse spesso a casa con noi, cercava di essere garbato e gentile più del solito, senza comportarsi però in maniera inopportuna o invadente.

La mattina dopo mi svegliai di colpo, dopo una notte passata a fare incubi, sudata e con le ossa doloranti, stanca come non mai, come se avessi trasportato un cesto pesante per ore. Mi alzai lentamente dal letto, per nulla riposata ma non appena misi i piedi sul pavimento duro e freddo, vidi la stanza che mi vorticava intorno e un senso di forte debolezza farsi strada dentro di me. Mi appoggiai subito sul giaciglio e mi sedetti lentamente. In quei giorni non avevo fatto altro che essere in ansia e preoccuparmi per ogni singola e stupida questione. Non ero solita avere quel tipo di carattere e mi chiesi che cosa mai mi stesse capitando. Scossi la testa: sicuramente, dopo tutto ciò che era accaduto in quelle settimane, avevo bisogno di riprendermi mentalmente e anche fisicamente da tutte le situazioni che avevo dovuto affrontare. Respirai lentamente per calmarmi: sicuramente quel piccolo mancamento era indice soltanto di stanchezza e spossatezza

Dopo essermi vestita e lavata con una lentezza disarmante, andai in cucina per fare colazione: era passata da poco l'alba e come ogni mattina, la famiglia si riuniva per mangiare. Con passo incerto andai al triclinio, come sempre, ma quando varcai la soglia della stanza, Tiberio, che si trovava insieme al fratellino già steso sul letto, spalancò gli occhi. Lo guardai interrogativamente non comprendendo il motivo della sua espressione e disse:

-Aurora... sei molto pallida. Non ti senti bene?- chiese preoccupato. In un primo momento scossi la testa, ma dopo essermi messa al mio posto, decisi di rispondere: infondo lui era un medico, chi altri avrebbe potuto aiutarmi?

-In realtà non mi sento bene da questa mattina... appena mi sono alzata ho avuto un giramento di testa e mi sento davvero stanca- confessai. Tiberio mi guardò dubbioso e con occhio indagatore ma inizialmente non proferì parola. Dopo poco arrivarono sua madre e suo nonno portando con sé del cibo caldo e fumante, salutando tutti calorosamente. Non appena Marcella si fu accomodata, mi lanciò uno sguardo obliquo e all'inizio non riuscii a capire quale fosse il motivo di quell'occhiata, poi disse:

-Cara, non hai una bella cera questa mattina...- constatò ed io sospirai: si capiva così tanto che non mi sentivo bene? Non volevo che Fabrizio mi vedesse in quello stato... ero così brutta? Scossi la testa, pensando che quei pensieri non dovevano nemmeno sfiorarmi la mente: come potevo essere così frivola e stupida in una situazione del genere?

-Mangia molto, Aurora, forse ti senti così perchè ultimamente non hai avuto appetito e hai perso notevolmente peso.- propose Tiberio, alludendo al fatto che in quelle settimane, a causa del dolore che avevo provato per aver perso Fabrizio, non avevo quasi mai toccato cibo.

Annuii celermente: probabilmente aveva ragione, anche se, nonostante le belle notizie ricevute, una morsa mi stringeva lo stomaco, impedendomi mi mangiare. Attribuii il tutto all'ansia. Marcella annuì concitatamente alle parole del figlio, così mi porse una dose massiccia di latte e di pane nero. Non appena ingoiai il primo sorso di latte, però, un fortissimo conato di vomito mi salì in gola, così smisi subito di bere, di scatto. Lo stomaco iniziò a farmi male all'improvviso e mi piegai in due per il dolore. Tiberio si alzò subito dal suo posto insieme a sua madre, che si era accorta assieme al figlio del mio cambiamento di umore e mi vennero vicino.

-Che hai Aurora?- mi chiese il Dottore, apparentemente calmo, mentre i suoi gesti non tradivano altro che agitazione, come l'espressione corrucciata del viso e il movimento nervoso delle mani. Mi misi a sedere, sentendomi subito meglio:

-Probabilmente non dovevo bere il latte...- iniziai.

-Non ti piace? Altre volte in cui l'hai bevuto sei stata male?- chiese indagatore Tiberio, incalzandomi con le domande.

-In realtà no- risposi, incerta -forse però ho mangiato qualcosa che mi ha fatto male ieri e ora non riesco a mandare giù nulla- controbattei. Il Dottore si sfregò le mani l'una sull'altra, alzando un sopracciglio.

-Madre, rimettiti a sedere, credo proprio che dovrò portare Aurora dalla zia Sempronia, questa mattina.- disse cercando di sorridere in maniera incoraggiante. Tutto quello che gli uscì fu un mezzo sorriso, falso come non mai. Io non capii e Marcella, che aveva notato il mio momentaneo sgomento, annuì sicura:

-Cara, fidati di mia sorella, abita a poca distanza da qui, è una Levatrice ma si intende di erbe che curano dolori allo stomaco. Sa fare il suo lavoro ed è molto affettuosa e gentile...- scosse la testa e tornò a sedere. Io annuii: mai avrei messo in discussione le parole di quella donna, di cui mi fidavo ciecamente, anche se l'idea di farmi visitare da una sconosciuta non mi intrigava particolarmente. Tiberio mi fece cenno di seguirlo lungo il corridoio della casa e dopo aver preso i mantelli per ripararci dal freddo, uscimmo dall'abitazione

-Vieni, anche se Sempronia non è un vero e proprio medico, molti si fidano di lei e del suo giudizio.- iniziò. Io lo guardai incerta, mentre rallentava il passo per permettermi di camminargli a fianco senza affanno.

-Non puoi visitarmi tu? Non sei un Dottore?- chiesi retoricamente. Non vedevo il motivo per cui dovessi andare da una sconosciuta quando Tiberio avrebbe sicuramente fatto un ottimo lavoro.

-Credo di sapere che cosa tu abbia e credo di non poterti aiutare in nessun modo. Non mi occupo di queste cose- disse con tono serio e triste, arrivando dopo un po' che camminavamo ad un piccolo villaggio oltre i campi coltivati. Arrivammo davanti all'uscio di una casa modesta e Tiberio bussò titubante: il suo atteggiamento non mi faceva pensare a nulla di buono, mai l'avevo visto essere così schivo e taciturno...

-Che cos'ho Tiberio? Nulla di grave vero? C'è una cura...?- iniziai con una raffica di domande, andando nel panico: in vita mia raramente ero stata male di stomaco e ogni volta quella situazione mi faceva andare in panico, poiché non ci ero abituata. Per di più, i gesti meccanici del Dottore e la freddezza che mi riservava mi mettevano agitazione.

Tiberio si voltò verso di me con un sorriso tirato e triste e prima che potessi chiedergli qualcosa lui disse:

-Non esistono cure, Aurora, se hai ciò che penso- concluse sospirando. Spalancai gli occhi, terrorizzata.


 

Mi sedetti sul letto, dopo che Sempronia molto gentilmente mi aveva visitata con cura. Era stata davvero come aveva detto Marcella: dolce e affettuosa e non aveva mostrato il minimo turbamento vedendo due ragazzi che, senza preavviso, si erano presentati alla sua porta. La donna uscì, andando a chiamare Tiberio, che era rimasto ad aspettare fuori da quella stanza, per non farmi imbarazzare.

La casa di Sempronia non era molto grande ed era arredata semplicemente con mobili in legno, tuttavia era pulita ed accogliente. Il suo piccolo “ambulatorio” era costituito da una stanza completamente spoglia, provvista solo di un letto con coperte bianche, un tavolo e una sedia dove erano riposti alcuni attrezzi di cui non conoscevo il nome e l'uso e delle erbe. Non appena arrivata mi aveva fatto stendere e mi aveva chiesto come mi sentissi in quei giorni, interrogandomi anche su questioni intime e personali. Aveva domandato cosa mangiassi e bevessi, se ero solita ubriacarmi o nutrirmi solo di carne o cereali. Una volta appurato che la mia alimentazione era corretta e che conducevo una vita sana e avendole spiegato che ero una ragazza dall'ottima salute, aveva iniziato a tastare la mia pancia e il busto per capire, pensai, a cosa fosse dovuto il dolore che avevo provato quella mattina. Dopo aver fatto tutto questo, non aveva detto nulla, soltanto che sarebbe andata a consultarsi con Tiberio.

Dopo un po', sentendo il brusio delle loro voci che si avvicinava, entrarono nella stanza, la donna con un viso tranquillo e sorridente, Tiberio con una cera così terribile che, se la malata non fossi stata io, avrei lasciato visitare lui. Quegli atteggiamenti mi confusero: cosa mai mi stava succedendo?

Sempronia si sedette vicino a me, mentre Tiberio restava dritto di fronte al letto, senza muoversi. Quella reazione non mi rassicurò affatto e lasciò che mi abbandonassi ai pensieri peggiori.

-Cara- disse la donna prendendomi le mani tra le sue e quel gesto mi provocò una profonda angoscia: quando accadeva così e qualcuno cercava di comunicare delle notizie in quel modo, voleva dire che erano catastrofiche. Stavo forse per morire?

-Per favore, Signora... dimmi subito che ho, se posso essere curata... non girarci intorno, sono forte, accetterò qualsiasi cosa...- iniziai coraggiosamente, ma la donna rise apertamente.

-Cara ragazza, non allarmarti, la morte è ancora lontana da te, ciò che ti è capitato, anche se la cosa è soggettiva, io la vedo come la più bella che può succedere ad una donna- iniziò ma non riuscii a capire le sue parole finchè disse:

-Aspetti un bellissimo bambino, cara ragazza. Sei incinta- il suo tono era gioioso e allegro... e allora perchè Tiberio aveva quella faccia e quel comportamento? In quel momento accantonai la domanda e posi i miei quesiti alla Levatrice, piena di stupore e sorpresa:

-Da quanto tempo?- domandai con voce che tremava, in tono basso, tutto sommato sicura per la situazione in cui mi trovavo.

-Da poco più di un mese, Aurora... potrebbe... potrebbe essere giusta la mia ipotesi?- domandò incerta, guardandomi incoraggiante. Io volsi lo sguardo prima verso Tiberio, che aveva gli occhi fissi a terra e un'espressione cupa sul volto e poi verso di lei che mi guardava gioiosamente. Mi feci coraggio, era giusto che dicessi la verità:

-Si... è sicuramente giusto.- sussurrai, ricordando l'ultima, meravigliosa volta in cui io e Fabrizio avevamo giaciuto insieme. Sospirai profondamente, non riuscendo ancora ad essere davvero consapevole di quella notizia e non riuscendo a rendermi conto degli effetti. Rimandai tutte le domande che mi frullavano nella mente a più tardi, poiché Sempronia, che probabilmente era abituata ad incontrare anche ragazze più giovani di me in procinto di partorire e probabilmente volendomi aiutare, chiese:

-Sai chi è suo padre, cara? Il tuo fidanzato? Tuo marito?- il suo tono di voce era curioso ma per nulla malizioso. Io abbassai lo sguardo e improvvisamente sentii una porta sbattere: Tiberio se ne era andato dalla stanza con impeto. Sospirai di nuovo sconfortata, scuotendo la testa, dispiaciuta per lui, mentre una strana felicità, dopo lo stupore, iniziava a farsi strada dentro di me.

-Si, so chi è il padre. Può essere una persona soltanto.- risposi e nonostante non sapessi come fare per dirlo al diretto interessato, sorrisi: aspettavo un bambino.


 

Dopo aver adeguatamente ringraziato Sempronia, uscii di corsa dalla casa: dovevo trovare Tiberio. Era giusto che, dopo tutto quello che aveva fatto per me gli dicessi quello che era accaduto. Uscii sulla strada e trovai il Dottore che mi aspettava li davanti: nonostante tutto non avrebbe mai lasciato che io tornassi a casa da sola, nel mio stato. Non appena lo vidi mi morsi un labbro e mi si strinse il cuore: gli occhi bassi e i pugni stretti, teneva lo sguardo fisso a terra, senza però avere in viso un'espressione di odio, solo di malinconia. Gli andai vicino, aspettando che alzasse lo sguardo su di me. Dopo poco lo fece e nei sui occhi non c'era rammarico, soltanto tristezza. Mi sorrise mestamente e prima che parlassi disse tranquillamente:

-Probabilmente non so bene come stanno le cose e non ho intenzione di forzarti a parlare. Non so che cosa vuoi fare, pra: entrambi sappiamo chi è il padre del bambino, non è difficile da immaginare e qualsiasi decisione sul vostro futuro spetta a te soltanto... posso solo dirti che, sebbene ora siate in due, se hai bisogno di noi devi restare in casa nostra, dove ti aiuteremo e ti staremo vicino...- iniziò con sicurezza: sicuramente quelle parole non erano dettate solamente dal senso del dovere ma anche dall'affetto nei miei confronti.

Sorrisi calorosamente: nonostante quella situazione, non sapendo la reazione di Fabrizio alla notizia che presto gli avrei dato, non essendomi mai trovata in quelle circostanze e nonostante non sapessi cosa fare ero felice: stavo per diventare madre, quale privilegio maggiore di questo?

-Ti ringrazio, Tiberio, non ho parole per descriverti la mia gratitudine, ma è giusto che tu sappia alcune cose...- iniziai respirando forte, con la voce permeata dalla gioia e mentre tornavamo a casa raccontai a grandi linee quello che era successo due notti prima, quando Fabrizio, nonostante tutto, era tornato da me. Non scesi nei particolari per pudore ma sicuramente, se ero rimasta incinta Tiberio aveva intuito quello che fosse accaduto prima che me ne andassi dalla Villa. Non gli dissi che ero una Principessa Greca, quello non era di certo il momento giusto per farlo, non volevo turbarlo più del necessario, quel giorno. Quando finii, mi aspettai un rimprovero da parte del Dottore per tutto ciò che era successo: ero stata un ragazza sconsiderata, che si era lasciata travolgere dall'amore per un Generale Romano. Il ragazzo, invece, quando conclusi la mia storia, sorrise inaspettatamente:

-Allora, Aurora, se stanno così le cose, non appena vedrai il tuo Generale digli subito ciò che è successo, vedrai che sarà contento della notizia, vi sposerete e la Sorte vi riserverà molte cose belle.- concluse. Io rimasi basita dalle sue parole: non che non ne fossi contenta, ma di certo non me le aspettavo, non così esplicite e sincere almeno.

-Tiberio... io non so davvero cosa dire...- iniziai, trovandomi veramente a disagio di fronte a tutta quella bontà d'animo e quella comprensione.

-Non dire nulla e adesso andiamo o faremo tardi e non riuscirò ad aiutare mia madre!- esclamò cambiando argomento improvvisamente. Io gli misi una mano su una spalla e sussurrai:

-Troverai la donna giusta per te e vedrai che anche tu avrai un futuro roseo- dissi incoraggiante, non riuscendo a tollerare il fato che quell'uomo così buono restasse solo per il resto della sua vita. Inaspettatamente il Dottore sorrise sicuro:

-Sarà sicuramente così!- e insieme ci avviammo verso casa.


 

Quel pomeriggio andai nei campi tra i raccolti, per controllare se ci fosse qualche sorta di problema, come animali indesiderati o troppe erbacce da estirpare, nonostante le insistenze di Tiberio a farmi restare a casa per non prendere freddo. Ero troppo testarda per seguire i suoi consigli e feci come volevo.

Stavo camminando tra i campi quando sentii qualcuno alle mie spalle che arrivava velocemente, correndo. Per nulla spaventata ed immaginando chi fosse a quell'ora del giorno che arrivava in gran fretta, mi voltai sorridente: ed eccolo, Fabrizio che correva verso di me, con un sorriso raggiante sul viso. Appena mi arrivò davanti mi prese per la vita e senza pensarci un attimo mi sollevò in aria facendomi volteggiare e mi baciò con trasporto e amore sulle labbra, facendomi scordare tutto ciò che si trovava intorno a noi, che ci trovavamo in una piccola stradina sperduta in mezzo ai campi. Fabrizio mi rimise giù e mi sorrise raggiante, prendendomi la testa tra le sue mani e accarezzandomi i capelli.

-Aurora... sono venuto qui a portarti belle notizie- iniziò con il fiatone, segno che aveva corso a lungo. Mi chiesi come avesse fatto ad arrivare in campagna e sperai che non avesse compiuto quel lungo tragitto correndo da solo.

-Mi dispiace di non essere venuto prima, ma ci sono state molte questioni da ordinare, in casa, in Senato...- iniziò, senza che io riuscissi a comprenderlo a pieno, così lo interruppi:

-Fabrizio, cosa stai cercando di dirmi? Davvero, non ti capisco!- esclamai mettendogli una mano sulla spalla. Lui respirò profondamente e sorrise ancora:

-È tutto risolto, ora. Ho dimostrato che Filenide era un'impostora a mio padre e al Senato, grazie all'aiuto, non ci crederai, della tua amica Attilia- spiegò -Ieri sono state processate madre e figlia, ma mentre la prima è stata giudicata colpevole ed oggi è stata condannata a morte, l'altra è stata ritenuta soltanto una vittima. Confesso di aver fatto di tutto per riuscire a diminuire la pena di quella donna, sarebbe stato un atto di clemenza per una folle, ma ha commesso troppi delitti nella sua vita e il Senato non poteva certo non tener conto di tutto ciò: il suo deve essere un esempio. Cittadini romani che si comportano in quel modo non sono degni di vivere, né a Roma né in nessun altro luogo, poiché infangano il nome dei romani- disse solennemente e chiusi gli occhi: sebbene quella donna avesse provato più volte a farmi del male, provavo una profonda compassione per lei: una persona pazza non si rende conto di ciò che fa e non capisce che le sue azioni siano sbagliate.

-Perchè sua figlia è stata reputata innocente?- domandai con voce incerta, non essendo sicura di sapere davvero quale fosse il ruolo di Lucrezia in tutta quella storia. Una piccola parte di me si era rattristata all'idea che quella ragazza fosse ancora in circolazione e, allo stesso tempo, aveva desiderato nel profondo la sua morte. Scossi la testa: non dovevo pensare quel genere di cose, mossa da gelosia e rancore.

-Vedi, è stata proprio grazie al suo aiuto che sono riuscito a convincere definitivamente mio padre che Filenide era soltanto una pazza assassina. Ha testimoniato contro sua madre, stufa di tutte le angherie subite.- rispose continuando a sorridere, come se quello non fosse davvero importante.

-Dove si trova ora?- chiesi di nuovo guardandolo negli occhi e cercando di sorridere: tutto quello che era successo era stato giusto, non potevo rattristarmi perchè una persona era rimasta in vita, anche se, in un certo senso, la vedevo ancora come una minaccia per me, come se fosse migliore di quanto potessi mai essere io. Scossi la testa per scacciare quei brutti pensieri.

-Non lo so, appena ho appreso la notizia dal Senato sono corso da te senza nemmeno prendere il cavallo. Ho chiesto un passaggio a un uomo con un carro che mi ha condotto qui vicino e poi ho corso, pensando a te. Sono dovuto restare a Roma, in questi giorni, per testimoniare sull'accaduto davanti ai Senatori. Cosa importa adesso?- chiese gioiosamente come non l'avevo mai visto prima -tu sei una Principessa... la mia Principessa e noi possiamo sposarci quando tu vorrai!- esclamò abbracciandomi con forza, togliendomi il fiato. Mi staccai lentamente, mentre capii che era quello il momento giusto per dargli la notizia:

-Non stringere così forte...- iniziai, incerta. Lui mi guardò interrogativamente, perplesso:

-Perdonami, non volevo farti male, è solo che non sai quanto queste notizie mi riempiano il cuore di gioia...- iniziò di nuovo, sorridendo raggiante. Non riuscivo a condividere la sua felicità, terrorizzata dalla sua reazione alla mia notizia: se non ne fosse stato felice? Cosa avrei fatto?

-Non è per questo...- dissi respirando forte senza avere il coraggio di guardarlo -è che devi fare attenzione, d'ora in poi, visto che abbraccerai due persone allo stesso tempo.- dissi tutto d'un fiato, con gli occhi che continuavano a restare fissi a terra. Per un attimo restammo in silenzio entrambi e non sentendo nessuna reazione da parte del Generale alzai appena gli occhi, quanto bastava per notare la sua espressione. Mi guardava con occhi interrogativi che mano a mano che passavano i secondi si spalancavano sempre più e il suo sguardo diventava basito.

-Vuoi dire che...- iniziò con voce spezzata e rauca ed io annuii, rabbrividendo: non sembrava che la notizia l'avesse reso felice. Non sapevo che dire così restai immobile e terrorizzata. Mi aspettavo il peggio, quando a un tratto Fabrizio sorrise ancora più di prima, se possibile e inconsciamente mi abbracciò di nuovo, fortissimo, non riuscendo a trattenere la felicità

-Amore mio è una cosa meravigliosa!- esclamò baciandomi la fronte, le guance, le labbra e abbracciandomi di nuovo, dopo di che mi lasciò, temendo di farmi male. Io sorrisi, non sapendo come comportarmi: per un attimo avevo temuto il peggio e il suo atteggiamento mi lasciò per un attimo spaesata. Quando capii che era sincero mi buttai tra le sue braccia, stringendolo forte a me, dicendo:

-Avevo paura che non saresti stato contento...- iniziai con voce rotta per la commozione, premendo il viso sull'incavo del suo collo e respirando il suo profumo. Il Generale mi scosse le spalle e mi obbligò a fissare lo sguardo nel suo, prendendomi il mento con una mano.

-Non pensarlo nemmeno per un attimo, intesi? Sto per diventare padre ed è davvero una notizia stupenda!- esclamò. Restammo abbracciati per un po', in silenzio, poi titubante chiesi:

-E ora che faremo?- la mia voce tradiva una nota di insicurezza: fino a quel momento avevo sempre saputo cosa fare, fingere di essere un'ancella prima e una contadina poi, ma ora che non dovevo più indossare maschere, qual'era il mio compito? Cosa avrebbe riservato per me, il futuro? Fabrizio mi accarezzò piano la pancia con una mano, imbambolato, poi si riscosse, allegro:

-Adesso arriva la parte migliore. Vai a casa, prendi le tue cose, anzi non prenderle, avrai così tanti abiti alla Villa, che quelli non ti serviranno più, poi vieni con me. Andremo a parlare con mio padre e mia madre, gli dirò chi sei, lo dirò a tutti e poi fisseremo la data del matrimonio e aspetteremo che nostro figlio, o nostra figlia, nasca!- esclamò.

-Se non crederanno che sono una Principessa? Cosa faremo?- domandai dubbiosa. Fabrizio scosse la testa, come se cercasse, in quel modo, di togliere anche dalla mia ogni dubbio.

-Lo faranno, ne sono sicuro, tutto coincide, tutto si spiega. I tuoi comportamenti ambigui, la tua sfrontatezza, la tua cultura...- spiegò sicuro di sè e io sorrisi felice e poi controbattei:

-Signor Generale, prima di soddisfarei tuoi desideri, ci sono alcune cose che devo fare. Voglio presentarti alla famiglia che mi ha ospitato, a Tiberio, voglio che sappiano tutta la verità... sono stai con gentili con me, si meritano che io sia sincera con loro.- affermai convinta. Il Generale alzò un sopracciglio:

-Credo di sapere chi sia Tiberio... Vuoi dire che è stato nella tu stessa casa per tutto questo tempo? Devi dirmi qualcosa, Aurora?- iniziò a riempirmi con una raffica di domande, ingelosito e io sorrisi, furba:

-Penso proprio di si... ma ci sarà tempo per raccontarti cose che non ti piaceranno!- risposi vaga, mentre mi avviavo verso la casa della famiglia di Tiberio. Fabrizio mi corse dietro, cercando di farmi parlare:

-Di quale portata sono queste cose che non mi piaceranno?- domandò ancora, fingendosi arrabbiato ma avendo compreso che si trattava di uno scherzo (o quasi). Io mi fermai per un attimo per guardarlo negli occhi:

-CI sarà tempo per questo, ora non è importante.- insistetti e lui sorrise a sua volta.

-Mi farai impazzire un giorno di questi!- esclamò e prendendomi una mano, mi aiutò a scavalcare un tronco caduto a terra.


 

In quel mese di assenza, la Villa era rimasta esattamente la stessa, fatta forse eccezione per la Biblioteca che, dopo la mia partenza, era rimasta chiusa. Probabilmente nessuno aveva avuto tempo o le competenze per prendersene cura, sicuramente in quei giorni ci sarei tornata per vedere quale fosse la situazione. Respirai profondamente, mentre aspettavo fuori dalla porta dello studio del Senatore. Fabrizio mi aveva chiesto la gentilezza di aspettarlo lì fuori, affinchè potesse spiegare al padre la situazione e rispondere a tutte le sue domande: di certo non sarebbe stato facile come lo era stato con Tiberio e la sua famiglia, convincerlo. Sperai che, anche lui, alla fine fosse felice della notizia e non la prendesse come una menzogna. Sentii un rumore di passi e la porta che si apriva, il mio cuore accelerò rapidamente e le guance si tinsero di rosso. Fabrizio si trovava di fronte a me e mi fece cenno di entrare, con espressione seria in viso ma non così tanto come temevo.

Chiuse la porta dietro di me e poi disse:

-Padre, vi presento l'erede al trono del regno di Macedonia- il suo tono di voce nascondeva una malcelata nota di felicità.



Note dell'autrice:



Buonasera a tutti, mi dispiace infinitamente per questo ritardo immenso, ma ormai credo che non darete più retta alle mie scuse!
Comunque ora eccomi qui, anche se è così tardi, con questo capitolo. Anche se molte cose sono rimaste in sospeso non preoccupatevi: il prossimo capitol (che pubblicherò il prima possibile) sarà l'EPILOGO della storia, dove verranno chiarite tutte le questioni lasciate in sospeso. Se avete delle domande, è questo il momento giusto per farle! Spero di avervi lasciato di stucco con la notizia della gravidanza di Aurora e di non essere stata banale: all'inizio non l'avevo prevista ma poi mi è sembrato carino far concludere tutto in quel modo.
Detto questo, spero che il capitolo vi piaccia, vediamo all'EPILOGO
un saluto


_Renesmee Cullen_


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