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Autore: Ammie    17/01/2014    4 recensioni
Mia madre non c'è più, detesto mio padre e non riesco a guardare negli occhi mia sorella. Letteralmente.
Nonostante l'oscurità che mi circonda riesco a vedere una piccola luce, che proviene dal sorriso del nuovo guardiano.
Un guardiano del buio, oltretutto.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Hayato Gokudera
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il guardiano del buio.
 
Hayato… Non voglio parlarne... Non ora.
 
 
"Allora..." sospirò, guardando sbadatamente le pagine del libro. "Da dove vogliamo iniziare?"
Posai la penna che da alcuni minuti avevo iniziato a mordicchiare e lo guardai: con quegli occhiali era affascin-
Ma che cavolo mi metto a pensare?
Scossi la testa. "Hayato, ti avevo detto che avrei potuto rimettermi in pari col programma anche da sola..."
Alzò le spalle. "Shamal ha insistito, e poi chi ti ha permesso di parlare italiano?" disse con un ghigno stampato in faccia.
Come risposta feci la linguaccia, ridendo sottovoce l'attimo dopo. Per alcuni secondi rimasi a guardarlo, persa nei suoi occhi azzurro-verdi.
"Che c'è?"
"Uhm... Niente." risposi sospirando.
"Ragazzi..." entrò in scena Shamal. "Ripassate fino a tardi?"
Mi voltai, notando il suo nuovo completo. "Non avresti dovuto insistere. Sai che lo studio non è mai stato un problema per me..." notando che non mi ascoltava, mi girai implorante verso il mio coetaneo. "Hayato, per favore. Facciamo qualcos'altro!"
"Tsk. Seccatura. Ahi!" si lamentò quando Shamal gli diede un piccolo schiaffo sulla testa.
"Non trattare male la mia piccola Chiara-chan." e poi, seguito da un lungo e noioso discorso di raccomandazioni, uscì da casa per il suo appuntamento.
"Allora..." dissi decisa a rompere il ghiaccio. "Che ti va di fare, Braccio Destro?"
Iniziò a sistemare i suoi libri e quaderni. "Parli ancora... Lasciamo stare, con te è inutile."
"La prossima volta che Shamal ti costringerà a fare qualcosa con me parlerò giapponese, promesso." dissi solenne, tuttavia con le dita dell'altra mano incrociate.
A un tratto lo vidi fermarsi, guardarmi e assumere una strana espressione. "Primo: non mi ha costretto, ha solo-"
"Insistito fino allo sfinimento. Lo conosco anch'io." lo bloccai, provocandolo.
I suoi occhi si fecero due fessure, ma in essi potevo comunque intravedere una luce divertita. "Stavo dicendo... Secondo: fare qualcosa con te... Del tipo?" chiese allusivo.
Involontariamente -e pensando ad alcune sere prima, quando mi fermai ad ammirare il suo petto ben scolpito- arrossii, facendolo ridere di gusto. Non so perché, ma solo ora, da quando l'ho incontrato per la prima volta, sembra essere se stesso. Tuttavia la sua risata cominciava a darmi fastidio, soprattutto per la battutina che aveva fatto.
"Che c'è...?" mi domandò appena calmato. Ancora rossa e accaldata lo guardai bene negli occhi, ancora brillanti di quella luce provocatoria. "Ho detto qualcosa che non va? Perché sei diventata tutta rossa..." continuò ammiccando.
"Interessante detto da uno che è intimorito da dei bikini." sorrisi vendicativa.
"Ehi." si fece serio. "Ero a disagio, non intimorito. C'erano troppe donne per i miei gusti..." brontolò.
Mi alzai dalla sedia, facendo schioccare le dita. "Certo, come dici tu..." dissi, cercando da bere. "Che vuoi?"
Si avvicinò a me intrappolandomi di nuovo tra lui e il frigo, facendomi tornare le palpitazioni. "Vediamo che c'è... Anche se non sono molto speranzoso." disse poi, con tristezza teatrale.
"Le ho preso la birra, Vostra Maestà."
Piegò la bocca in un mezzo sorriso. "Mi stupisci sempre più, sai?" chiese prendendone una.
Decisi di bere del thè e mi sedetti comoda nel grande divano, seguita da lui. "Era un insulto o un complimento?"
"Troppo presto per dirlo."
Per un po' rimanemmo zitti e tranquilli ma subito il silenzio divenne imbarazzante, quindi mi sforzai di pensare a un argomento di conversazione.
"Non c'è bisogno di pensare a cosa dire, ho alcune domande per te."
Strabuzzai gli occhi. "C-cosa?"
"Domanda numero uno: volevo sapere… Perché l'ultimo dei Borgia ha fatto ritorno alla mafia?" chiese, ignorandomi completamente.
Rischiai di strizzarmi da sola col the, per quanto la domanda era inaspettata. "Non sono affari tuoi." dissi una volta constatato che ero ancora in grado di respirare normalmente. "Perché lo vuoi sapere?"
In un primo momento rimase zitto a fissarmi per un po', ma dopo ricominciò a parlare, stringendo maggiormente la birra tra le mani. "Numero due: perché proprio ora e non prima?"
Non so perché ma rimasi scioccata da quelle parole. Non ci avevo mai riflettuto davvero, ma forse era arrivato il momento di mettere ordine in testa. Forse con il suo supporto.
No, lui non mi può aiutare.
"Basta, non ho più voglia di parlare." dissi alzandomi in modo brusco. Feci per avviarmi verso la cucina, ma mi prese un braccio e mi tenne ferma.
"Senti, non fare così... Mi..." si voltò e mi guardò dritta negli occhi, mentre in quel preciso istante una strana ma piacevole sensazione di calore si diffuse dentro di me. "Mi dispiace... Shamal ha detto-"
"Shamal cosa?" quasi urlai. "E lasciami!" dissi sempre ad alta voce, liberandomi dalla sua presa.
"Dice che hai bisogno di qualcuno con cui parlare." sospirò stancamente. "E poi..."
"...Cosa?"
Mise le mani in tasca, abbassando lo sguardo. Era a disagio con questo tipo di conversazioni, non c'era dubbio. "Ero curioso. Non capita tutti i giorni di conoscere una come te." ammise.
Pensierosa rimasi ferma, quasi paralizzata. "Che onore, sono persino famosa." dissi con disprezzo.
"No, ascolta." disse girando il mio volto verso di lui. "Puoi non accettarlo ma è vero: tu sei qualcuno per la mafia. La tua storia e quella della tua famiglia... Trovo siano molto interessanti." si sedette, aspettando che lo facessi anch’io. Cosa che accadde effettivamente. "Shamal è preoccupato per te. Anch’io non ho avuto una bella infanzia, e se vuoi..."
Deglutii pensando a mille cose e allo stesso tempo a niente. "Non so che dire... Non ho mai parlato con nessuno di quei fatti..." risposi confusa.
Lo vidi chiudere gli occhi ed espirare spazientito. "Non sono un tipo particolarmente paziente. Vuoi che qualcuno ti ascolti?" chiese però in modo gentile.
Neanche mi resi conto che iniziai a piangere. Me ne accorsi solo quando Hayato mi disse di smettere di fare qualcosa. Sentivo gli occhi bruciare improvvisamente rividi tutte quelle immagini che per anni mi avevano tormentato. Di nuovo. E di nuovo ancora.
"Guardami." mi disse fermamente. Provò a scostare le mani che usavo per nascondere il viso, ma senza successo. "Non volevo essere rude... Ma non so come comportarmi in queste situazioni e-"
"Vattene! Esci!" urlai però in lacrime, di nuovo in crisi.
"Chiara, non-"
Tentò di ribattere, ma non volli ascoltarlo. "Fuori!"
Non può. Non può riportare alla mente tutti questi ricordi...
 
Cazzo.
Sbuffai, stanco e nervoso per ciò che era appena successo. Ero stato troppo diretto, lo sapevo bene. Ma dopotutto è meglio occuparsi subito delle faccende pesanti. Mentre la mia mente continuava a riempirsi d’imprecazioni, neanche mi accorsi di aver raggiunto il fiume lì vicino. Mi stesi sull'erba, inspirando a pieni polmoni l'aria notturna. Chiusi gli occhi e i ricordi di mia madre mi assalirono. Era così dolce. Così materna. Non avrei dovuto bombardarla di domande, ma che ci potevo fare... Non interagisco con le persone. Non ascolto i loro problemi. Non...
Diavolo!
Di scatto mi alzai da terra e mi avviai verso casa sua. Avevo commesso un grosso errore, ma il braccio destro del Decimo sa assumersi le proprie responsabilità.
 
Avevo appena preso l'ennesimo calmante perché le lacrime che non davano segno di tregua, quando il campanello al piano di sotto prese a suonare con insistenza. Mi guardai allo specchio: avevo gli occhi rossi e lucidi per tutte le lacrime che avevo versato, ma mi costrinsi a raggiungere la porta.
"C-Chi è?" domandai singhiozzante.
"...Sono io." disse una voce che conoscevo fin troppo bene. "Per favore, apri."
"Hayato, non mi sento-"
"Chiara, ti prego..." disse con un tono che sembrava davvero pentito. "Ti prego." continuò.
Decisi di aprire e ascoltare ciò che aveva da dire, in fondo non avrebbe potuto essere così tremendo. "C-che vuoi?"
Senza neanche rispondermi entrò, mi prese per il polso e mi attirò a sé, abbracciandomi. "Mi dispiace davvero." disse stringendomi ancora di più. "Quando ho perso mia madre nessuno mi è rimasto accanto ascoltando ciò che avevo da dire. Scusa." continuò a consolarmi con inaspettata dolcezza, senza intanto smettere di cullarmi.
"Io… Io-"
Tuttavia non mi lasciò parlare. "Shh. Prima calmati." sussurrò con una tenerezza di solito estranea al ragazzo.
Sospirai stancamente, aggrappandomi a lui come se fosse la mia ancora di salvezza. Poi, sorprendendomi, portò la mano sotto le mie ginocchia e mi sollevò, avanzando verso il divano. Si sedette, facendomi accomodare sopra di lui. Sospirò e mi passò incerto una mano tra i capelli, mentre io nascondevo il viso nella sua maglia.
"Hayato..." dissi a un certo punto. "Non voglio parlarne... Non ora."
Inarcò le sopracciglia, ma poi si rilassò. "Come vuoi..."
Poi lo guardai, e con uno sguardo implorante chiesi ciò che probabilmente mi avrebbe negato, ma che era ciò di cui avevo estremo bisogno. "Puoi restare qui... Per favore?"
Prima di rispondere mi fissò per attimi che parevano eterni, ma dopo un po' finalmente aprì bocca. "Resterò finché non ti addormenti." mi concesse. "Shamal mi farebbe fuori se sapesse che dormo qui."
"Mmh..."
"Sono il braccio destro del Decimo, non dimenticarlo." strizzò l'occhio, nella speranza di tirarmi su di morale. "Non un aspirante suicida." disse, facendo ridacchiare me e sorprendentemente anche lui.
Una volta calmata, chiusi gli occhi. "Hayato…?"
Nell'udire la mia voce si girò, facendomi ammirare il colore dei suoi occhi. "Dimmi..."
"Grazie." dissi solamente, schioccandogli un dolce bacio sulla guancia, prima di appoggiare la testa sulla sua spalla. Percepii il suo irrigidirsi dovuto a quel gesto, ma subito dopo si rilassò e io chiusi gli occhi, lasciandomi cullare dai sogni.
 
Non riuscivo a capire perché, ma quando mi diede quel piccolo bacio il mio cervello divenne... Pappetta.
Calma. Cazzo, calmati.

 
 
Ecco il nuovo capitolo!
Vorrei prolungarmi almeno un pochino, ma ho i minuti contati, davvero.
Aspetto le vostre recensioni, mi raccomando! Ci conto!
Un bacio e grazie,
Ma Maddie.
  
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