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Autore: Verdeirlanda    17/01/2014    0 recensioni
**Beatrice ammirava il cielo con la bocca quasi spalancata,e sorrideva ad ogni stella che vedeva cadere.
A un certo punto prese la mano di Zoroastro: "Hai visto Zo? Le vedi? Sono bellissime!"
Il ragazzo si girò verso di lei che ancora fissava il cielo e sorrideva a quelle stelle cadenti, e sorrise anche lui: "Sì, sono davvero bellissime Bea."
Strinse forte la mano della ragazzina nella sua e tornò a guardare in alto, da dove piovevano le stelle.**
Tutto era iniziato così, in una notte d'estate.
Molti anni dopo Beatrice, suo fratello Leonardo e il loro più caro amico Zoroastro si troveranno ad affrontare eventi di cui non avrebbero mai potuto immaginare né l'arrivo nè l'entità.
Entreranno in contatto con antichi misteri e dovranno fare i conti con le trappole e gli intrighi orditi da Riario,
Leo dovrà lottare per giungere alla verità, Bea e Zo per aiutarlo rischieranno di perdere molto, ma non il sentimento celato che il lega da sempre, da quella notte.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Girolamo Riario, Leonardo da Vinci, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zoroastro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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"Salvatore il Monco è morto?" Goffredo Landini era irritato e scioccato.
Il soldato, Adelmo, cercò di spiegare: "Vedete mio signore, mi aveva mandato un biglietto in cui diceva di avere trovato i fuggitivi, diceva che sarebbe venuto a portarmi le informazioni di persona, doveva passare giorni fa...ho pensato avesse avuto un contrattempo, ma non si è mai presentato. Stamattina ho ricevuto la visita di un'altra Vostra spia, ha trovato il cadavere di Salvatore sepolto in modo grossolano in un bosco." 
Goffredo sibilò: "Salvatore è il quarto informatore che perdo...anche i fratelli Esposito e quel giovane ladro, Damiano, sono stati uccisi..."
Adelmo azzardò: "Forse erano vicino all'obiettivo, Da Vinci e i suoi li hanno scoperti  e hanno tappato loro la bocca."
"Probabile...dove si trovava quando Vi ha scritto?"
"So che stava seguendo una traccia sul confine con l'Umbria mio signore..."
"Allora contattate gli altri uomini in quella zona. Cercheremo di seguire le sue tracce e recuperare le sue informazioni." ordinò Goffredo "Sbrigatevi, non sprecheremo il suo lavoro."


Beatrice vide che la persona stava bussando alla porta, le dava le spalle ed era coperta da un mantello con cappuccio grigio.
Beatrice si avvicinò e disse ad alta voce: "Non c'è nessuno in casa. Cosa desiderate?"
La persona si voltò e guardò Beatrice, le sorrise, vide il piccolo Simone tra le sue braccia e assunse un'espressione stupita.
Beatrice spalancò gli occhi per lo stupore: "Non ci credo..."mormorò.
Davanti alla sua porta c'era Girolamo Riario.
"Ho un coltello agganciato alla mia cintura." riuscì a dire Beatrice nonostante lo stupore e il nervosismo "Non vorrei doverlo usare."
"Usereste un'arma con Vostro figlio in braccio?" chiese lui sarcastico.
"Avere mio figlio tra le braccia non mi impedisce di usare un'arma, anzi, mi rende molto più pericolosa e determinata." rispose lei.
Riario le sorrise, e Beatrice lo trovò abbastanza strano per lui, perché non sembrava un sorriso gelido e arrogante, anzi, sembrava sincero: "Non mi metterei mai a duellare con una madre che vuole difendere il suo piccolo, sarebbe un suicidio. Mi fate entrare?"
"Siete serio?" Beatrice era confusa "Volete che Vi inviti a entrare?"
"Sì." 
"Davvero?"
"Sì." ripetè lui.
"Ma seriamente?" 
Riario alzò gli occhi al cielo: "Per l'amor di... Il tempo passa ma Voi siete sempre così insolente..."
Beatrice scosse la testa: "Forse Voi avete dimenticato cosa ci avete fatto passare, siete stato spietato, crudele..."
Riario la interruppe: "Sono stato un mostro. Sì. Me lo avete detto Voi, rammentate? E ora lo so, avevate ragione." sospirò "Sentite Beatrice, io ho fatto tante cose orribili nella mia vita, solo ora mi rendo conto di che essere ripugnante io sia stato. E ora sto cercando di espiare le mie colpe."
Beatrice lo guardò sospettosa: "Volete fare ammenda? Quindi siete qui per chiederci perdono?"
Girolamo sospirò: "Anche. Ma non solo, sono qui per aiutarvi."
"Aiutarci? In che modo?"
"Siete in pericolo Beatrice, tutti voi. Vi troveranno come ho fatto io."
"Ci troveranno? Non eravate Voi a cercarci, a volerci catturare?" Beatrice era sempre più confusa.
"È una storia complicata. Dato che non mi farete entrare in casa facciamo così. Vediamoci stasera. Cercatemi all'Oca D'oro, l'osteria dietro al Duomo.
Ho molto di cui parlare con voi. Arrivederci Beatrice." Riario le sorrise e si allontanò.
Beatrice fece dei respiri profondi e corse in casa, chiuse a doppia mandata la porta dietro di sé. 
Strinse forte Simone tra le braccia cercando di ritrovare la calma. Credevano di essere al sicuro ma Riario li aveva trovati, e, a quanto aveva detto, non voleva arrestarli ma aiutarli.
Bea non vedeva l'ora che Zoroastro e Leonardo rincasassero.

Leonardo entrò per primo nel locale, si guardò attorno, Zoroastro e Beatrice lo seguirono.
La donna li aveva informati della presenza di Riario e del suo invito, dopo una lunga riflessione avevano deciso di andare da lui.
Zoroastro prese Simone dalle braccia di Beatrice, purtroppo non avendo nessuno di fidato a cui lasciarlo aveva dovuto portarlo con sé: "Lascia principessa, sei stanca, tengo un po' io il nanerottolo. Leo, lo vedi da qualche parte?"
Leonardo guardò in direzione delle scale e vide Riario, rabbrividì per un istante ricordando gli eventi passati.
"Eccolo." disse "Vado io a parlargli, voi restate qui per adesso."
Leo si diresse verso il conte, il quale appena lo vide gli sorrise: "Siete venuti alla fine. Vi trovo bene Da Vinci."
"Non vorrei sembrarVi scortese saltando i convenevoli...ma arriviamo subito al punto in cui ci spiegate le Vostre intenzioni."
"Più che giusto, meglio allontanarci da occhi indiscreti. Seguitemi. E fate cenno agli altri di venire." disse Riario e si avviò verso il piano superiore.
Leonardo fece cenno a Zoroastro e Beatrice e tutti e tre seguirono il conte.
Arrivati al piano di sopra Girolamo si fermò davanti a una porta: "Entrate qui. Quando avrete finito raggiungetemi tutti nella stanza accanto."
Zoroastro chiese: "Quando avremo finito di fare cosa?"
Riario non rispose, sorrise ed aprì la porta.
Beatrice curiosa sbirciò dentro, era una piccola camera da letto illuminata da torce sulle pareti.
Una figura era vicino al letto, si alzò dal materasso appena li vide entrare.
Quando Beatrice la vide fece un luminoso sorriso e le venne da piangere: "Lucrezia!" gridò e si precipitò  dall'amica.
Le due donne si abbracciarono, erano entrambe molto emozionate: "Sapevo che saresti tornata Lu! Qualcosa me lo diceva!" le disse Beatrice sorridendo.
"Mi dispiace avervi lasciati...e mi dispiace per ciò che ho detto...non me lo sono perdonato..." spostò lo sguardo oltre la spalla di Beatrice.
"È bello rivederti Lucrezia." le sorrise Zoroastro. 
La donna sgranò gli occhi vedendo Simone "E quel bambino?"
Zoroastro si avvicinò: "Lui è il nostro nanetto, Simone."
Il bambino era sveglio e si guardava attorno curioso.
Lucrezia gli prese una manina: "È davvero bello. Vi somiglia tanto...ha i tuoi occhi Bea, e il viso è quello di un piccolo Zo." rise.
Intanto Leonardo era rimasto sulla soglia, immobile.
Lucrezia spostò l'attenzione su di lui, lo salutò trattenendo il respiro: "Ciao Leonardo." 
Beatrice guardò entrambi, poi bisbigliò a Zo: "Meglio lasciarli soli."
Zoroastro annuì e uscirono dalla stanza, seguirono Riario nella camera accanto lasciando soli Leonardo e Lucrezia, avevano molto di cui parlare.
Girolamo lo fece accomodare, e appena varcarono la soglia non poterono non notarlo, era lì, sul letto.
"O mio Dio." mormorò Zoroastro.

Nella stanza regnava il silenzio. Leonardo fissava Lucrezia, immobile, incapace di parlare.
Poi le disse: "Ti abbiamo aspettata."
"Lo so. Quando sono tornata alla locanda me lo hanno detto. Mi sono pentita di avervi lasciati! Sono stata debole, avevo paura...e non mi perdono mi averti lasciato senza una parola." rispose lei.
Leonardo sospirò: "Credo che la colpa sia anche mia...ti ho assalita con le mie paure, avrei dovuto ascoltare le tue..."
"No, non dipendeva da nessuno se non me stessa. Dovevo trovare da sola la forza di accettare ciò che il fato mi riserverà. Leo, non sei obbligato a smettere di essere arrabbiato con me...se hai bisogno di tempo per non..."
Leo la interruppe prendendola tra le braccia e baciandola: "Non ho bisogno di tempo." le mormorò, e la baciò di nuovo.
Lei lo strinse forte, lo baciò: "Mi mancavi, Dio se mi mancavi!"
"Non dirlo a me amore mio...peccato ci siano gli altri nella stanza accanto..." le strizzò l'occhio e lei rise "Andiamo. Ci sono molte cose su cui voglio avere chiarimenti."
"Aspetta Leo. C'è una cosa che devi sapere...Beatrice e Zorostro lo sanno già, lo hanno visto quando sono entrati nell'altra stanza con Riario." Lucrezia era nervosa.
"Cosa hanno visto di là?" chiese Leonardo sospettoso.
Lucrezia fece un respiro profondo, era una rivelazione importante: "Matteo. Tuo figlio. Nostro figlio."


"O mio Dio." mormorò Zoroastro.
Beatrice sgranò gli occhi e si avvicinò al piccolo seduto sul letto: "Leonardo...è uguale a Leonardo...un Da Vinci in miniatura..." lo prese in braccio, il bimbo le sorrise come se l'avesse riconosciuta.
"Si chiama Matteo." disse Riario "E sì, è il figlio che Lucrezia ha avuto da Vostro fratello."
Poco dopo Leonardo e Lucrezia li raggiunsero, Beatruce aveva ancora in braccio Matteo, sorrise al fratello.
"Lui è Matteo." disse Lucrezia emozionata.
"È uguale a te." commentò Beatrice.
Leonardo si avvicinò alla sorella, guardava il bimbo con occhi lucidi. Beatrice glielo passò, Leonardo lo prese in braccio: "Ciao piccolino." mormorò con la voce rotta.
Era suo figlio. Non credeva che avrebbe avuto figli. E invece eccolo lì, aveva i suoi occhi, la sua bocca e le sue stesse manine con dita lunghe e sempre in movimento.
Sentì il cuore aprirsi e scaldarsi, era la sensazione più piacevole che avesse mai provato.


Dopo un lungo momento di commozione fecero addormentare i bambini e li misero sul letto, poi si accomodarono tutti attorno a un tavolo rotondo.
Leonardo raccontò come erano arrivati a Perugia, poi fu il turno di Lucrezia per spiegare: "Dopo un mese ho deciso di tornare. Sono andata alla locanda ma mi hanno detto che eravate partiti. Ho provato a cercarvi, ma avete nascosto bene le vostre tracce. 
Poi ho scoperto di essere incinta, e questo mi ha resa più determinata a trovarvi, ho tentato ma non ci sono riuscita. Mi ero arresa ormai, credevo che non vi avrei mai più rivisti.
Mi sono fermata in una locanda una notte, Matteo era piccolo.
Lì sono stata aggredita da alcuni uomini, volevano portare via me e il bambino.
Ma per fortuna sono intervenuti gli uomini di Girolamo, mi hanno salvata e portata da lui. 
Da allora io e Matteo abbiamo vissuto nascosti grazie a lui. Mi disse che prima o poi vi avrebbe trovati e avrei potuto riabbracciarvi. Aveva ragione."
Beatrice guardò interrogativo il conte: "L'avete aiutata...come volete aiutare noi."
Girolamo annuì.
Zoroastro alzò un sopracciglio: "Ci perdonerete se siamo un po' stupiti da questa Vostra improvvisa premura. Ci avete solo fatto del male, finora almeno."
Il conte a quel punto spiegò: "È comprensibile il vostro scetticismo. Per capire cosa è successo devo raccontare dal principio.
Quando sono giunto a Firenze mi sono avvalso dell'aiuto di un uomo, Goffredo Landini.
È un prete, figlio di un nobile decaduto, abbiamo militato insieme nell'Inquisizione. È da lui che dovete guardarvi adesso." Girolamo informò i presenti sulle vicende che avevano portato Goffredo a Firenze e sulla sua sete di potere.
"Che uomo disgustoso!" sbottò Beatrice dopo aver ascoltato il racconto "Ed è stato punito solo con l'esilio?"
Girolamo annuì: "Fosse dipeso da me lo avrei condannato alla forca. Ma Goffredo fece intuire che gli altri sacerdoti coinvolti in quegli orribili atti erano membri di famiglie altolocate, così la commissione che si occupò di lui decise di dargli una pena mite in cambio del suo silenzio per evitare uno scandalo.
Tornando alla nostra vicenda, fu infine trasferito a Firenze, sembrava pentito e desideroso di espiare, così mi rivolsi a lui per avere aiuto nel cercare informatori, spie e sicari.
È stato lui a trovare l'uomo che ha denunciato Beatrice, e lui stesso si offrì di seguire Zoroastro."
"L'uomo incappucciato che ho visto fuori dalla bottega! Ti ricordi Leo?" disse Zo.
"Certo, ricordo." disse Leonardo "Quindi è stato un Vostro fidato collaboratore."
Riario scosse la testa, la sua espressione era quella di un uomo irritato: "Non tanto fidato. Ve l'ho detto, è ambizioso e disposto a tutto per arrivare in alto. 
Mentre ero convalescente, dopo che Beatrice mi aveva ferito, mi ha assistito e si è finto un devoto alleato disposto ad aiutarmi, in realtà tramava alle mie spalle.
Mi ha imbrogliato, non mi sono accorto di nulla, mi sono fidato a tal punto da raccontargli che avevo ucciso Mercuri e perché, e di come fossi stato aggredito...che idiota sono stato!
Aveva messo a disposizione le sue spie, mi diceva che non avevano trovato informazioni o tracce si di voi, invece mentiva.
L'ho scoperto arrivato a Roma.
Goffredo aveva già informato il Santo Padre dei miei fallimenti, della mia inettitudine, e il Papa ha deciso di punire me e premiare lui.
Lo ha promosso a delegato papale, è compito suo trovare voi e il Libro delle Lamine."
"In che modo siete stato punito?" chiese Beatrice.
Riario sospirò: "Mi ha fatto sposare Caterina Sforza per assicurarsi un'alleanza con Milano, e mi ha relegato al ruolo di reggente di Imola e Forlì.
Ho passato la mia intera vita a servire la mia famiglia, a servire Roma e la Chiesa e per un solo errore ogni mio onore, ogni mia vittoria è stata dimenticata!  
È così che sono stato ripagato per la mia devozione totale, sono costretto a un matrimonio politico e a terminare la mia esistenza governando delle città per conto del Santo Padre, con potere decisionale pari quasi allo zero dato che ogni cosa sarà gestita da Roma, costretto a salamelecchi verso Milano...
La mia esistenza era guidata dall'azione, dall'avventura, in cerca di atti d'onore e di coraggio! E loro me l'hanno tolta nonostante tutto quello che ho fatto per il bene della mia città."
"Dunque è per questo che volete aiutarci. Per vendicarVi di chi Vi ha tradito." commentò Zoroastro. In fondo Riario non poteva cambiare totalmente la sua natura.
Girolamo sorrise: "Sì. La vendetta mi ha spinto a cercare una sorta di alleanza con Voi."
"Ma come possiamo effettivamente fidarci? Insomma Girolamo, chi ci dice che non vogliate consegnarci a Vostro zio per riacquistare la sua fiducia?" disse ancora Zoroastro.
"Io non voglio vendicarmi solo di Goffredo, voglio che anche mio zio perda credibilità e potere." spiegò Riario "Il Santo Padre si è indebitato molto per questa ricerca, ha fatto di questa causa una bandiera con i cardinali, se fallisce non troverà molto appoggio in Vaticano. Perderà la fiducia delle più importanti famiglie romane, e come è solito ricordare lui stesso, queste si liberano facilmente dei papi che non stimano più." fece un sorriso, di nuovo gelido questa volta "Per questo ho sguinzagliato le mie spie in modo che seguissero quelle di Goffredo. 
I suoi uomini hanno trovato Lucrezia e i miei l'hanno salvata, hanno ucciso le spie di Goffredo in modo da rallentare la sua ricerca.
Poi, un mese fa, un mio informatore ha intercettato una missiva in cui Salvatore il monco, nota spia tagliagole, diceva di avervi trovati.
Lo abbiamo imprigionato e gli abbiano estorto ogni informazione sulla ricerca, e poi lo abbiano eliminato.
È così che ho trovato anche voi, e sono qui come vi dicevo per aiutarvi. Anche se Salvatore è morto non siete al sicuro.
Nella missiva non specificava dove siete nascosti, ma non ci vorrà molto prima che qualcun altro lo capisca.
Il mio intervento vi regala un mese di vantaggio, forse due, poi vi troveranno."
Avevano ascoltato con molta attenzione le parole di Girolamo, ed ora erano tutti molto preoccupati, credevano di aver ormai fatto perdere le loro tracce, di essere stati attenti e invece erano arrivati molto vicini al loro nascondiglio.
"Quindi che ci proponete di fare Girolamo?" chiese Leonardo.
"Dovete lasciare Perugia, per cominciare, e trovare un altro posto in cui nascondervi."
Zoroastro si alzò, camminò per la stanza nervoso: "Dopo averVi ascoltato temo che in qualsiasi città potrebbero trovarci. Cosa dovremmo fare, spostarci continuamente?"
"È per questo che sono qui. Per aiutarVi a raggiungere un posto in cui sarete definitivamente in salvo." rispose Riario.
"E sarebbe?" chiese Zoroastro.
"Parlo di Ferrara. È una città che mal sopporta le ingerenze di Roma e dei suoi delegati, da anni le città sono coinvolte in un contrasto per ora solo platonico. La città da tempo accoglie con molto piacere i perseguitati dalla Chiesa." disse Girolamo "Gli Este anni fa hanno accolto molti ebrei in fuga dalle persecuzioni in Spagna. Dovete solo arrivare a Ferrara, registrarvi sotto falso nome e iniziare una nuova vita senza la paura che Goffredo vi trovi."
"Sembra troppo facile." commentò Beatrice.
"Infatti non lo è. Goffredo non ha uomini a Ferrara e negli altri territori degli Este, ma nelle zone limitrofe sì. Ha volutamente aumentato la sorveglianza lungo i percorsi che portano a Ferrara perché sa che se riusciste ad entrare lì lui non potrebbe più toccarvi."
Leonardo allargò le braccia: "Quindi se proviamo ad andare a Ferrara rischiamo di gettarci tra le fauci di Goffredo."
Girolamo annuì: "Sì, è un rischio. Ma è qui che entro in gioco io. Tra un mese dovrò recarmi in visita a Milano, Ferrara non è lontana dalla strada che percorrerò, non sarebbe difficile allargare il percorso quel tanto che basta per farvi avvicinare a sufficienza alle mura."
"E potete davvero nasconderci nel Vostro seguito senza che nessuno si insospettisca?" chiese Zoroastro.
"Mi recherò a Milano con una ventina di soldati che non faranno né domande né commenti."
I quattro si guardarono, titubanti.
"Vi lascio soli così potete discuterne. Tornerò tra un'ora e mi direte cosa volete fare, mi spiace ma non posso darvi molto tempo per decidere." disse Riario e uscì dalla camera.
Una volta rimasti soli Leonardo chiese: "Cosa ne pensate? Dobbiamo fidarci?"
Lucrezia rispose: "Riario ha salvato la vita a me e Matteo, e in questi mesi ci ha protetti da Goffredo. So che in passato è stato spietato con noi...ma forse adesso è cambiato."
"Non è cambiato." disse Beatrice "È sempre lo stesso Riario, le sue priorità invece sì, quelle sì sono cambiate, ora non gli interessa più il Libro delle Lamine, al primo posto c'è la vendetta."
"Quindi tu che faresti?" chiese Lucrezia.
"Io voto per andare a Ferrara con lui." disse Beatrice.
"Ma hai detto che non è cambiato, che è sempre il Riario crudele e spietato che conosciamo." disse Leonardo.
"Sì, ma il suo odio non è più rivolto a noi, anzi, noi gli serviamo per mettere in atto la sua vendetta. Gli conviene farci arrivare sani e salvi a Ferrara, solo così potrà avere la sua rivalsa sul Papa e su Goffredo." spiegò Beatrice.
"Bea ha ragione." disse Zoroastro.
"Tu rischieresti? Non solo affidandoti a Riario, ma anche affrontando un viaggio così pericoloso?" Leonardo era titubante.
"Leo, non abbiamo scelta. Dobbiamo comunque lasciare Perugia, e non so quanto resisteremmo dato che a quanto pare Goffredo è molto vicino. Accettando l'aiuto di Riario potremmo farcela, ci lascerà davanti alle porte di Ferrara e saremo salvi. Dobbiamo almeno tentare." rispose Zoroastro.
Leonardo sospirò, era indeciso: "Non lo so..."
"È stata una sera ricca di eventi, è normale essere confusi." gli sorrise Beatrice "Il piano di Riario può funzionare, e può salvarci la vita. Se Goffredo ci trova sarà la fine per tutti noi, e non possiamo permetterlo." Bea rifletté un secondo poi disse "Vado a parlare con Riario. Aspettatemi qui."
"Perché? Che vuoi fare?" chiese Leonardo.
"Voglio capire se possiamo fidarci." disse uscendo dalla stanza.
C'era un soldato in corridoio, Beatrice gli chiese dove fosse Riario, l'uomo le indicò la stanza accanto. Bea entrò, Girolamo era seduto sul letto, si alzò vedendola entrare.
"Avete già deciso?" 
"No. Sono qui per farVi alcune domande. Per quanto ne sappiamo la Vostra potrebbe essere una trappola. Sono qui perché devo capire se posso fidarmi di Voi."
Riario sorrise: "Chiedete pure."
"Siate sincero, se Goffredo non Vi avesse imbrogliato avremmo Voi alle nostre calcagna giusto? Non avreste mai rinunciato a trovarci."
"Sì. Vi avrei dato la caccia in capo al mondo." rispose Riario.
"Quali sono i Vostri sentimenti verso di noi?"
Riario rise: "I miei sentimenti?"
Beatrice sospirò: "Avete capito."
Girolamo la guardò intensamente: "Volete che sia sincero, e lo sarò. Mentre ero convalescente per colpa Vostra ho meditato vendetta contro di voi, ho immaginato ogni modo possibile per far soffrire ognuno di voi in modo orribile"
Bea piegò la testa da un lato: "Ehm, grazie per cotanta sincerità." 
"Ad ogni modo, come Vi ho detto prima, il mio intento è quello di vendicarmi di coloro che mi hanno fatto sprofondare in basso, voglio trascinare nel fango con me anche mio zio e Goffredo. E se dovrò allearmi con voi per riuscirci lo farò, darò un colpo di spugna ai vecchi screzi." concluse Riario.
Beatrice lo guardò attentamente, socchiuse gli occhi e gli disse: "Non è solo per questo, non è vero? C'è qualcosa che non mi dite."
Girolamo la guardò, stupito, come poteva averlo intuito? Tuttavia negò: "No, è solo questo."
Beatrice gli sorrise: "C'è dell'altro invece. Oggi davanti a casa mia avete detto che volete fare ammenda, è una cosa ben diversa dalla vendetta di cui parlate. Ditemi cosa c'è, lo terrò per me se preferite, ma parlate."
Riario sospirò, alzò le spalle: "Non so come ma Voi riuscite a leggermi dentro...
D'accordo. Ve lo dirò. Voglio davvero vendicarmi di loro.
Ma in effetti ho anche bisogno di espiare molte colpe."
Lo sguardo di Riario si incupì, l'uomo si sedette sul letto e Beatrice si sistemò accanto a lui: "Non mi è mai importato del male che facevo, credevo che ogni mia azione fosse giusta.
Ho iniziato ad avere dei dubbi quando ho incontrato Voi Beatrice, come se la Vostra presenza mi avesse illuminato la mente. Quando ho ordito il ricatto contro di Voi c'era qualcosa in me che diceva che era sbagliato...e quando ho visto il Vostro dolore quella mattina alla bottega...non lo so, il Vostro sguardo mi trapassava e mi faceva sentire colpevole, colpevole per le azioni di una vita intera!
Vi ho detto che sentivo di dovermi prendere cura della Vostra anima, ma è evidente che eravate Voi a cambiare la mia."
Beatrice deglutì, non credeva di essere stata così importante.
Riario continuò: "E ho cercato in tutti modi di mitigare questa Vostra capacità, ho cercato di possederVi, ho cercato di odiarVi, di considerarVi una strega il cui unico intento era distogliermi dalla mia fede. Ho preferito considerarVi un nemico da umiliare e sconfiggere.
Avrei dovuto ascoltare quella colpa che avete instillato in me.
Una volta arrivato a Imola non mi davo pace, da una parte voi quattro e dall'altra la Chiesa, mi sentivo come stritolato in una morsa di rancori e odio.
Poi mi sono ammalato, ho buscato una brutta febbre debilitante. Forse sono stato addirittura avvelenato, è il mio sospetto.
Ad ogni modo, ho vissuto in uno stato quasi catatonico per settimane, costantemente tormentato dalle mie colpe.
Ho visto quello che ho fatto nella mia vita Beatrice, ed era orribile. Omicidi, torture, ricatti, inganni.
Una vita dedicata alla malvagità. 
Ho visto le mie vittime, il sangue che ho versato in nome di Roma, in nome di un Dio che invece predica pace e amore...come abbiamo potuto trasformare l'eredità di Cristo in questo scempio?"
A questo punto Riario si prese la testa fra le mani e inizio a piangere, l'uomo singhiozzava, il suo corpo tremava.
Beatrice rimase basita dalla reazione del conte, era un pianto disperato, sincero, autentico, il pianto di un uomo che ha compreso la propria malvagità e la disprezza.
Gli mise un braccio attorno alle spalle per calmarlo, e lui la abbracciò, stretta, mise la testa sulla sua spalla e pianse: "Mi dispiace...mi dispiace..." mormorava.
Bea gli accarezzò la schiena, cercò di calmarlo: "Va...tutto bene..." gli disse, ma non era molto sicura su cosa dirgli.
Riario si staccò da lei e si alzò, imbarazzato dalla sua reazione, continuò il racconto: "Ho creduto in falsi idoli, in falsi profeti, ho sbagliato. Fossi il Padre Eterno non accoglierei un'anima come la mia in Paradiso, ripugnerei di fronte a un uomo del genere.
Ho sognato l'Inferno Beatrice, tutti i miei demoni sono lì ad aspettarmi.
Ma forse non è troppo tardi per rimediare ai miei peccati, per quanto mi sarà possibile. E credo che se riuscirò a salvare voi avrò qualche speranza di salvare la mia anima." alzò le spalle "Ecco, ora sapete cosa mi spinge ad aiutarvi."
Beatrice annuì: "Grazie per avermelo raccontato. Ora torno dagli altri." 
La donna fece per uscire ma Girolamo la fermò: "Mi dispiace per quello che Vi ho fatto Beatrice. Per la galera, per Verrocchio, per aver cercato di violentarVi...Un giorno spero di ottenere il Vostro perdono."
Bea annuì.
"Ah Beatrice, se dite a qualcuno che mi avete visto piangere senza ritegno ne pagherete amaramente le conseguenze." precisò Girolamo.
Beatrice scosse la testa: "Non Vi smentite mai..." e tornò nella stanza accanto.
Gli altri la interrogarono appena varcò la soglia.
"Allora? Cosa hai scoperto? È sincero?" chiese Leonardo.
"È sincero." rispose lei semplicemente.
"Tutto qui? Non vuoi dirci cosa..."
"È pentito. Anzi più che pentito, è in preda ai peggiori rimorsi. Ci aiuterà, deve farlo, c'è in gioco la salvezza della sua stessa anima." spiegò Beatrice.
Girolamo cercò di darsi un'aria presentabile, si sciacquò più volte il viso prima di andare a chiedere ai quattro cosa avessero deciso.
Respirò profondamente un paio di volte prima di aprire la porta.
Entrato nella stanza evitò di incrociare lo sguardo con Beatrice, lo aveva visto piangere ed era umiliante.
"Dunque, cosa avete deciso?"
Leonardo guardò gli altri per un attimo poi disse: "D'accordo Girolamo. Seguiremo il Vostro piano. Portateci a Ferrara." 


Angolo dell'autrice:
Vi è piaciuta questa svolta, questo cambio di alleanze? 
Fatemi sapere! ^^
Un abbraccio!
VerdeIrlanda 
  
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