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Autore: calamity julianne    17/01/2014    2 recensioni
Allie ed Harry s’ incontrano in un bar per la prima volta ma sono costretti a dirsi addio subito. Allie torna a Londra e continua a vivere la sua vita nonostante gli occhi di Harry la tormentino ogni notte ma un giorno, i due s’ incontrano di nuovo e dirsi addio questa volta sarà impossibile.
Ma loro due non sono fatti per stare insieme e il destino cercherà di allontanarli in ogni modo. Allie ha dei segreti troppo grandi e il passato di Harry è troppo tormentato.
Loro sono esattamente gli opposti, ma questa intensa e struggente passione che li accomuna devasterà le vite di molti e porterà alla luce eventi inaspettati e vicende che qualcuno aveva cercato di nascondere da sempre.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il viaggio in Italia era ufficialmente giunto al termine e un po’ mi dispiaceva tornare a Londra, ma mi mancava casa mia, mi mancava la pioggia e mi mancavano le mie vecchie, noiose abitudini. Il mio aereo sarebbe partito tra circa un’ ora, così avevo liquidato i miei genitori dicendo loro che volevo dare un ultimo saluto a Firenze.
Firenze era stata la città che mi era piaciuta di più di quel tour dell’ Italia, la superavano solo le spettacolari spiagge di Mondello, a Palermo. Entrai in un bar e ordinai un banalissimo tea caldo, nonostante fossimo ancora ad agosto.

Stavo sorseggiando il mio tea quando nel desolato bar entrò un ragazzo dai capelli ricci e due smeraldi al posto degli occhi.
«Buongiorno», disse il ragazzo con voce leggermente roca verso i due uomini che lavoravano nel bar. I due camerieri ricambiarono il saluto e senza chiedere nulla al ragazzo, gli portarono una tazza di caffè.
Il ragazzo era alto minimo dieci cm più di me e indossava una maglietta bianca a maniche corte, dei jeans scuri e delle converse bianche. Si andò a sedere nel bancone a tre sgabelli di distanza fra noi, prese un libro e iniziò a leggere bevendo il suo caffè.
«Le pagine della nostra vita», commentai convinta che non mi avrebbe sentita, riferendomi al titolo del libro.
Il ragazzo fece un mezzo sorriso senza sollevare gli occhi dal libro. «L’hai letto?».
Non nascondo che mi sembrava piuttosto strano che lui stesse leggendo proprio quel libro. Insomma, a primo impatto non sembrava di certo un tipo da libri di Nicholas Sparks.
Io annuii girandomi tra le mani la tazza di tea. «Sì, credo che il film sia assolutamente degno di lui».
A quel punto alzò lo sguardo su di me ed io feci fatica a reggere lo sguardo di quegli occhi verdi che sembravano scavarti dentro. «Lo credo anch’io», disse lui.
Non volevo che la conversazione cessasse di lì a poco, quindi gli feci la prima domanda che mi passò per la testa, nonostante potesse sembrare stupida. «A che punto sei arrivato?», chiesi tutto d’un fiato arrossendo poco dopo.
Lui sorrise e iniziò a leggere ad alta voce. «La Bibbia dice che l’uomo può vivere fino a centoventi anni ma io non me lo auguro, e il mio corpo non mi asseconderebbe anche se lo desiderassi. Si sta disfacendo, questo corpo, muore un pezzo per volta, cede all’ erosione che dall’ interno mi distrugge. Le mie mani non mi servono più, i miei reni funzionano male e il mio cuore s’ indebolisce costantemente, un mese dopo l’altro», finì la frase e sollevò lo sguardo su di me allungando la mano verso la mia. «Io sono Harry, piacere di conoscerti».
«Allie, piacere», mormorai stringendo la sua mano. Lui sorrise, probabilmente per il gioco che c’era tra il mio nome e il libro Le pagine della nostra vita.

«Proprio come lei», disse poco dopo sollevando il libro.

Annuii sorridendo. «Già».
«Quanti anni hai, Allie?».

«Diciassette, tu?».

«Ventuno», rispose Harry chiudendo il libro e annullando la distanza che c’era  tra di noi. Mi mordicchiai le labbra non sapendo cosa fare quando calò il silenzio così decisi di andare via. Firenze iniziava a piacermi un po’ troppo.

«Ahm, io vado si è fatto tardi», scesi dallo sgabello in modo un po’ maldestro e iniziai a camminare verso l’ uscita quando una mano mi trascinò verso i bagni.

«Non puoi andartene così», mormorò la voce roca di Harry e sollevandomi senza il minimo sforzo mi fece sedere sul ripiano accanto al lavandino. S’ intrufolò tra le mie gambe e prendendo il mio viso tra le sue mani mi baciò come probabilmente non mi avrebbe mai più baciata mai nessuno.
È normale baciare uno sconosciuto solo perché ti attrae in modo incredibile?
Il ragazzo dai grandi occhi verdi poggiò una mano sulla mia vita mentre l’altra mi accarezzava la guancia destra e giuro che sarei rimasta così per sempre se solo una vecchietta non avesse interrotto quel bacio entrando in modo brusco nel bagno.
Ci voltammo entrambi  verso la signora dai capelli bianchi, indecisi fra scoppiare a ridere e scappare morti di vergogna.
«Oh…okay…voglio dire…bei tempi…cioè…arrivederci», e dopo quel disordinato discorso da parte dell’ anziana signora, scoppiammo a ridere.
Harry fece un passo indietro per permettermi di scendere dal ripiano ed io lo guardai rossa in faccia. «Io devo andare».
Lui sorrise mordicchiandosi lievemente il labbro inferiore. «Allora addio, Allie».
«Addio, Harry».
E con il cuore che sorrideva uscii dal bar. Quello era di certo stato l’addio più dolce che avessi mai dato in tutta la mia vita.
 
***
Io e mio fratello Freddie di quindici anni andammo a sederci ai nostri posti e mia madre e mio padre appena dietro di noi. Allacciammo le cinture e pochi istanti dopo l’aereo tremò, mettendosi in moto.
«Allie, ti è piaciuta Firenze allora?», chiese mia madre sporgendosi appena verso il mio sedile.
Sorrisi arrossendo. «Bellissima mamma, assolutamente bellissima».
 
 
Esattamente due ore dopo, arrivammo a Londra e un taxi ci accompagnò a casa nostra.
Salii in camera mia e chiusi la porta iniziando a disfare le valigie. La verità era che non riuscivo a togliermi dalla testa Harry, quell’ incontro, quel bacio, le sue mani, i suoi occhi.
Avevo baciato uno sconosciuto che praticamente si era portato via la miglior parte di me e mi aveva lasciata come una ragazzina al primo amore: stordita, confusa e totalmente estasiata.
 
Non potevo e non dovevo restare lì a sognare ancora, quindi decisi di chiamare le mie amiche per svagarmi un po’. Cassie, Charlotte e Naomi erano le mie migliori amiche dai tempi delle medie. Avevo condiviso ogni cosa con loro e la nostra unione era un mistero per tutti, perché eravamo diverse sotto ogni aspetto.
Cassie era tutta capelli biondi e tanta dolcezza. Aveva gli occhi marroni ed era un po’ svampita ma tutti la adoravano per questo. Aveva una cotta segreta per James, un ragazzo dolce ed ingenuo che sembrava la sua versione maschile.
Charlotte era attratta da tutti i ragazzi e inutile dire che quasi tutta la scuola le sbavava dietro. Era popolare, aveva gli occhi verdi e i capelli castani. Tutti la credevano una semplice ragazzina facile, ma la verità era che Charlotte si nascondeva dietro questa maschera per paura di star male.
Naomi era l’esatto contrario di loro due. Mora, occhi blu e un incondizionato odio per le relazioni. Lei pensava che non esistesse il principe azzurro, che tutti i ragazzi fossero una perdita di tempo ed era la persona più pragmatica del mondo. Ma Naomi, anche se non lo avrebbe mai detto, un principe azzurro lo desiderava eccome.
E poi c’ero io, Allie che non avevo niente di speciale. Occhi dello stesso colore del cioccolato, capelli marroni e un’ incondizionata passione per  i libri. Il mio sogno nel cassetto era quello di scriverne uno un giorno, ma fino a quel momento avevo scritto solo per me. Non ero eccellente a scuola ma non ero nemmeno tanto male, non ero bella quanto una Miss ma non ero nemmeno da buttare, insomma io sono sempre stata quella “media”. Né troppo, né troppo poco. Nella norma insomma. Nelle relazioni sono sempre stata una frana e la prima volta che mi sono innamorata, il fortunato  era Tom Felton, che nei miei sogni ricambiava il mio incondizionato amore.
 
Alle quattro e trenta del pomeriggio io e le mie amiche ci incontrammo alla caffetteria vicino alla scuola. Quando arrivai le trovai già lì e dopo esserci salutate, pretesero un racconto dettagliato del mio viaggio in Italia.
Ammetto che saltai un bel po’ di città e monumenti, perché il pezzo forte di tutta la storia era indubbiamente Harry.
Raccontai minuziosamente ogni particolare di quell’ incontro: dal modo in cui parlava a come incrociava le mani sul ginocchio mentre si rivolgeva a me, da come si scuoteva i capelli a come mi aveva baciata.
Io non lo avevo mai detto a nessuno, ma quello era stato il mio primo bacio. Avevo diciassette anni e avevo avuto delle storielle con altri ragazzi ma non ero mai riuscita a baciarli. Era come se non mi sentissi abbastanza attratta, abbastanza innamorata o forse non reputavo loro abbastanza per me. Ma con Harry mi venne naturale. Era stato il mio primo bacio ed io di certo non lo avrei dimenticato.

«Vi siete scambiati i numeri?», chiese Charlotte come rapita dal mio racconto.
«No», dissi scuotendo la testa.
«Indirizzo e-mail?», tentò Cassie.
Scossi il capo di nuovo guardandola.
«Hai fatto bene, poteva anche essere un pedofilo», disse Naomi facendo l’ indifferente, poggiando la schiena sullo schienale della sedia.
«Lui non è un pedofilo», dissi con un sopracciglio alzato cercando di non ridere. Il sarcasmo di Naomi era sempre pronto all’attacco.
«Comunque è un peccato», disse Charlotte.
Io alzai le spalle. «Non sarebbe successo nulla in ogni caso, ha vent’anni ed io solo diciassette».
«Questo lo dici tu», disse lei prendendo un lungo sorso di cioccolata calda dal suo bicchiere.
Continuarono a parlarmi del più e del meno, aggiornandomi su quello che mi ero persa durante quell’estate e mi fecero altre domande su Harry, nonostante non lo conoscessi tanto bene.
Mi decisi a non pensarci più, tanto non aveva senso. Era stato un bacio, il più bello e anche l’ ultimo bacio che gli avrei mai dato, quindi era meglio farsene una ragione.
 
***
Il cinque settembre si tornava a scuola.
Mio padre mi accompagnò a scuola ma mi fermò prima che uscissi dall’ auto. «Allie?».

«Sì?».

«Oggi non torno per cena, ho troppo lavoro arretrato e dovrò stare in ufficio fino a tardi. Potresti dirlo alla mamma?».
Io annuii. «Certo, nessun problema».

Sorrise ed io uscii dall’ auto. «Ciao, papà».

«Ciao, tesoro».
 Le lezioni furono infinite ed estremamente noiose, persino il caro buon vecchio Shakespeare riusciva ad annoiarmi.
In realtà mi sentivo come ansiosa: vedevo gli occhi di Harry ovunque ed  era come se sentissi la sua presenza ovunque, costantemente.
Dopo la scuola Cassie m’ invitò a restare da lei per studiare ed io accettai perché sapevo che quando Cassie parlava di studiare, in realtà intendeva passare il pomeriggio a bivaccare con una sigaretta in mano e tanto cibo nell’altra.
Eravamo sdraiate nel giardino di casa sua con gli occhi chiusi,  il sole in faccia e una sigaretta nelle mani.
«Tu pensi ancora a lui», Cassie era schietta e se ti odiava ti diceva le peggio cose in faccia e concludeva il suo discorso con un sorriso. Non era colpa sua, non lo faceva apposta, per lei era normale fare così.
«Nah», mentii prendendo un lungo tiro dalla mia sigaretta.
«Sì invece, non mentire».
Sospirai e gettai la cicca della mia sigaretta lontano mentre mi sollevavo sui gomiti. «Cassie, sai mantenere un segreto?».

«Certo», mormorò con la sua solita aria da svampita perennemente tra le nuvole.

«Io non ho mai baciato nessuno, Harry è stato il primo», mi voltai verso di lei per vedere la sua reazione convinta che avrebbe spalancato la bocca o urlato qualcosa mentre invece alzò le spalle e guardò un albero con i suoi stravaganti occhiali da sole.

«Lo so», disse semplicemente.

«Lo sai?», alzai un sopracciglio guardandola.

«Certamente. Nemmeno io avrei baciato i ragazzi con cui sei stata, Mark era troppo basso e si dice che Damian abbia la bocca piena di verruche».

«Verruche? In bocca?», replicai con una punta di disgusto.

«Proprio così, verruche».
La guardai per un attimo e scoppiai a ridere seguita da lei. «Sei la migliore, Cassie».

«Lo so».
 
Qualche ora dopo decisi che era ora di tornare a casa a piedi, perché casa mia distava pochi isolati da casa di Cassie quindi non era un problema.
Camminavo con la testa bassa e con le cuffiette nelle orecchie senza niente di preciso in testa. Ho sempre pensato di soffrire di iperattività mentale, la mia mente galoppava da una parte all’ altra e avevo qualche problema a mantenere i piedi per terra.
Iniziai a giocare con un sassolino dandogli calci mentre camminavo senza alzare lo sguardo finché non urtai contro qualcosa.

«Oh! Scusa io non volevo e…», mi bloccai.

Non è possibile.
L’alta figura davanti a me socchiuse le labbra e capii che era scioccato quanto me. Si tolse lentamente gli occhiali da sole scuri e fissò le sue iridi verdi che fecero squagliare le mie.
«Allie?».
«Harry», mormorai in un sospiro.
 
***
Camminammo per un po’ insieme a parlare del più e del meno mentre tra di noi era palese l’ imbarazzo. Lui era strano, più freddo come se qualcosa lo bloccasse ed io ero imbarazzata perché da quando l’avevo visto il mio unico pensiero era quello di gettargli le braccia al collo e baciargli quelle dannate labbra che si ritrovava.
Eravamo così tesi da parlare del tempo, del tempo!
Dopo svariati minuti in silenzio, lui si fermò e mi guardò negli occhi. «Noi non possiamo più vederci, Allie».
«Che vuoi dire?».

«Questo. Ciò che è successo in Italia dev’essere rimosso».

Non capii cosa intendesse, che senso aveva? «Perché?».

«Perché io non sono la persona giusta per te».
Alzai un sopracciglio. «Non la pensavi così quando mi hai piazzato le mani addosso».
Lui deglutì e s’ irrigidì visibilmente. «Non potevo immaginare che le cose sarebbero andate così», mormorò per poi guardare in basso per un attimo. «Allie, tu mi piaci. Sei bella, intelligente e sei interessante ma io non sono la persona giusta per te».
«Harry non dobbiamo sposarci, perché non possiamo più vederci?».
Lui non rispose, serrò la mascella e guardò altrove. L’avevo già perso una volta non potevo lasciarlo andare di nuovo. Così mi misi davanti a lui costringendolo a guardarmi negli occhi. «Io lo so che tu non pensi quello che hai detto, frequentiamoci okay? Da amici, niente di serio, poi il futuro deciderà».
Alzò lo sguardo su di me e sorrise. «Mi ricordi tanto Allie in Le pagine della nostra vita.».

Ridacchiai guardandolo. «Ci stai?».

«Ci sto, piccola Allie».


 
  
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