Il
Vento agitava sadicamente le ultime foglie secche rimaste nel parco...
il
cielo negava a chiunque un'occhiata a qualcosa di gradevole...
la
luce
filtrava con poca convinzione, come se aspettasse solo il momento di
tornare di
nuovo al suo giaciglio...
Non
era
una bella giornata per iniziare qualcosa, era una di quelle giornate in
cui la
noia ammazzava anche le volontà più forti. Non
era comunque giornata da
passeggiate, non tra i depressi scheletri che circondavano le panchine
E allora
che ci faceva quel biondino sulla panchina?
Sarebbe
sembrato l'elemento mancante di quell'assurda inespressivita' se non
sembrasse
anche lui mancare di qualcosa... Con uno sguardo di pura indifferenza,
il
ragazzo biondo guardava diritto davanti a sé: il sedile
vuoto sotto il
pergolato di legno invaso dal vento cupo, gli sembrava vuoto come non
mai.
D'un
tratto su quella panchina apparve una ragazza, una ragazza dai capelli
castani
e dal viso inconfondibile: sorrideva, ammiccava. Si sedette, l'immagine
di
Sana, e sulle sue ginocchia si posò una testa bionda
imbronciata: le mani di
lei sfioravano il suo viso dolcemente.... Heric scosse furiosamente la
testa:
in quel momento provò invidia per quello che gli sembrava un
Hayama lontano e
diverso, e con nostalgia distoglieva la mente da quei ricordi dolorosi,
eppure
così piacevoli...
L'ennesimo
soffio di vento impetuoso sollevò da terra alcune foglie
secche, che
volteggiarono per qualche attimo davanti a lui; le nubi si addensavano,
coprendo ogni spicchio di cielo e cancellando la speranza di uno
spiraglio di
luce solare.
Ad
un
tratto, un calpestio dietro di lui attirò la sua
attenzione... "Lo sai in
che cosa hai sbagliato?" L'accento non gli era mai piaciuto, quella
voce
anche nei rari momenti dolci non gli era mai piaciuta, ma ormai....
"Lo sai in che
cosa hai sbagliato? Hai sbagliato a fidarti
cosi' tanto. A pensare che sarebbe bastato un po' di amore a farvi
andare
d'accordo. Non hai mai pensato che un giorno vi sareste stufati della
vostra
diversità'?"
"...Funny..."
"Heric!
Come hai potuto farti trattare cosi' da lei? Lei che ha sempre tempo
per il suo
lavoro...e mai per te"
“...non
e' vero..."
"Heric!..."
L'aveva pronunciato con una voce rotta. Falsamente rotta. Dava il
voltastomaco
vederla parlare con quello sguardo rilassato, e poi atteggiarsi a
tristezza.
Dava il voltastomaco. Ma ormai....
"Heric!....Mi
fa male vederti in queste condizioni. Era ovvio che dopo poco avreste
litigato,
avete caratteri troppo diversi. In fondo un po' la capisco..."
Ipocrita.
Maledetta ipocrita.
Se
solo
l'avesse capito prima.... Se solo avesse conservato la forza di
reagire...
"Heric..."
Questa volta cercava di baciarlo, era praticamente sul suo
viso...ormai...ormai
Sana non c'era più.... Ma c’è forse
bisogno che lei ci sia? Funny ed Heric
erano vicinissimi; lui era immobile, perche' non si muoveva? Forse
aveva
paura...paura di rimanere solo ancora una volta; forse Sana non sarebbe
più
tornata da lui, ma lui aveva bisogno di qualcuno, un disperato bisogno.
Già
una
volta Sana era sembrata lontana, e quella volta Funny era li', cosi'
vicina,
cosi' simile a Sana per certi aspetti. E lui era cosi' solo...che si
lascio'
andare. Forse Sana stavolta non sarebbe tornata, forse lui doveva o
voleva
lasciarsi andare con Funny. E anche stavolta lei era vicina. Poteva
sentire il
profumo della sua pelle, non l'avrebbe respinta ma l'avrebbe stretta a
se' e
non l'avrebbe mai lasciata andare. Almeno lei. Tanto a Sana non
importava
niente. Altrimenti sarebbe venuta. Ma c’è forse
bisogno che lei sia li?
Il
corpo di Heric inizio' a tremare mentre cercava di abbracciare Funny:
perché?
aveva paura? e di cosa? Non era paura. Non era uno di quei semplici
brividi che
ti risalgono su per la schiena per poi scendere a morderti lo stomaco.
Heric si
accorse che tutto il suo corpo stava tremando, e mentre Funny - stupita
quanto
lui - gli scivolava via tra le braccia, un ricordo gli torno' alla
mente. Uno
solo, che si trascinava dietro tutti gli altri.
Il
cicalino.
Il
cerca persone di Sana stava vibrando, come non vibrava da tanto tempo -
sembrava un’eternità - e i ricordi che lo avevano
tenuto sveglio la notte prima
si riversarono nella mente di Heric come una cascata. Spazzando via la
zattera
di Funny alla quale aveva tentato di aggrapparsi. Anche lei lo aveva
capito.
Ora lo guardava con sguardo triste di chi si è rassegnato
ancora una volta, e
ancora una volta fa male. Il cercapersone si era acceso...quindi Sana
non aveva
completamente rinunciato? Pensava ancora a lui?
Villa Kurata.
Il povero Babbit svolazza per la cameretta di Sana nel tentativo di
svegliarla.
Ma la ragazzina dorme come un sasso: seduta alla scrivania, la testa
poggiata
sui libri di scuola mischiati a un copione da imparare a memoria per la
settimana successiva.
E
sotto
ai libri, un cicalino dimenticato. Il libro di matematica, schiacciato
dal peso
dei suoi simili, preme con insistenza uno dei tasti. Robbie
spalancò la porta.
"Sana!
Muoviti, che stai facendo? Non ricordi che tra un po' c'è la
conferenza stampa
del nuovo film di Ono?? A che punto sei col copione?? Ricordati che la
prossima
settimana cominciano le riprese!"
Sana
sobbalzò: gli occhi lucidi ed arrossati parlavano da soli.
Aveva alle spalle
molte ore di sonno arretrato per i parecchi impegni di lavoro, e
nonostante
avesse smesso di frequentare la scuola, aveva svariate lezioni da
recuperare
per mantenersi al passo con i suoi amici.
"...Sì...
certo, arrivo subito!!" Si sollevò pesantemente dalla
scrivania, frugò tra
i libri ammucchiati e ripescò il copione stropicciato dalla
pressione di vari
libri, poi scappò via... ignorando l'oggetto azzurro targato
Babbit che iniziò
a vibrare...
"Dai
Robbie, datti una mossa!!" strillò Sana cercando di
acconciarsi i codini e
infilando sul suo vestito color panna un cappotto scuro. Sana si
fermò davanti
allo specchio: non aveva più visto i suoi amici dal famoso
ultimo giorno... era
tornata a casa quasi in lacrime... aveva deciso ancora una volta di
buttarsi
nel lavoro... questa volta non sarebbe tornata sui suoi passi. Heric,
quello
stupido! Non riusciva mai a capirla! Sana uscì di corsa
dalla stanza:
attraverso il corridoio
"Muoviti!!"
la incitò, afferrandola per il braccio.
"Arrivo,
Robbie!! Stai calmo! Ciao Mama!! A più tardi!!"
"Divertiti!"
gridò lei, mentre Maro, in cima alla sua testa, correva
gioioso nella ruota.
Sana si sedette nell'auto aprendo il copione.
Ogni
traccia di Heric sparì dalla sua testa.
La
macchina di Robbie sfrecciò attraverso il vialetto,
incurante di un'ombra
nascosta dietro un albero del giardinetto desolato.....
"oggi...fanno 6 anni...." ..... "prima o poi tutto deve
finire"
Quel
giorno la luna aveva una luce strana, una luce verdognola, che si
faticava ad
esprimere. E i genitori di Funny erano dai nonni...non molti si fidano
a
lasciare una 16enne da sola ma erano anni che Funny si dimostrava prima
in
tutto...quasi in tutto... Non ci volle molto...anzi, fu quasi
un'esperienza
umiliante...pochi giorni dopo la storia di Heric e Sana avrebbe avuto
la
seconda grave pausa... In fondo la luna quella sera emetteva una luce
bastarda... Funny si chiedeva cosa avesse avuto quel giorno al parco...
Aveva
sentito Heric così vicino, quasi al punto da provare le sue
stesse sensazioni:
improvvisamente capiva quello che pensava, ciò che si prova
a sapere la persona
che ami lontana da te....
Ma
perché cominciava a sperare che Heric e Sana si
lasciassero?? Con un gesto
meccanico, Funny, che era seduta sul suo letto, spense la luce e si
affacciò
alla finestra: nel buio più totale cominciava a sentirsi
meglio, si era quasi
fusa con l'oscurità.... Jeremy era così lontano,
e lei sentiva che c'era
qualcosa che non andava..... La luna, tra sfumature verdastre, si
affacciava
cupa come non mai: le nuvole che avevano reso il cielo plumbeo e scuro
si erano
finalmente diradate e Funny si rese conto, nel momento stesso in cui il
suo
sguardo si posò sul cielo, di essere estremamente
invidiosa......perché', anche
se non stavano mai veramente insieme, Heric e Sana in fondo si volevano
bene.
Per qualche strano scherzo del destino sembravano non accorgersene, e
finivano
solo per rincorrersi senza mai raggiungersi; eppure... Funny lo
sentiva, era
come un legame magico che li univa. A lei tutto questo non succedeva,
per
questo era invidiosa. Qualche anno fa, finalmente, sembrava doversi
riavvicinare a Jeremy, e invece... Altro che legame speciale. Era
saltata
nuovamente fuori quella specie di bambolina di cristallo - nemmeno se
ne
ricordava il nome - e prima di potersene rendere conto, Funny si era
tirata
indietro. Ancora. Come se lo spiegava? Mah. Forse quella ragazza aveva
l'innata
capacita' di far impietosire la gente...era talmente fragile da
risultare
odiosa, almeno a Funny. Ma non era riuscita a dirle di no, quando
quella le
aveva rifatto di nuovo quel discorso:
"Ti
prego, non portarmelo via"
Funny
distorceva la voce della sua rivale mentre, di fronte alla finestra, ne
ripeteva a bassa voce le parole.
"Comunque
la colpa e' di lui", mormoro'. "Lui sa di piacermi. Non sono io a
dover 'combattere' con Miss Fragilità per averlo; e' lui che
si deve decidere,
una buona volta".
Pochi
minuti dopo e Funny era già fuori. Era tardi, e sapeva che
in genere era poco
sicuro per una ragazza uscire sola dopo una certa ora; ma la casa di
Sana era
abbastanza vicina, meno di due isolati. Aveva bisogno di camminare e di
parlare
con la sua amica che non vedeva da tanto. Sana, al solito, non veniva a
scuola
per stare dietro al suo lavoro, e loro non si erano potute parlare per
un po'.
A
Funny
serviva qualcuno con cui parlare di Heric; di quello che era successo -
anzi,
stava per succedere - quel pomeriggio, al parco. Di quello che lei
aveva
sentito...forse il legame magico poteva esserci anche tra lei ed
Heric..., e
soprattutto di cosa ci fosse ancora tra lui e Sana - se ancora qualcosa
c'era.
‘Forse,
Jeremy non riuscirà a staccarsi da quella. E forse tra me e
Heric c’è ancora
qualcosa...e se Sana davvero non lo vuole più,
allora...’
Tra
un
pensiero e l'altro, Funny arrivo' finalmente davanti all'imponente
villa della
signora Kurata: la seconda che la famosa e ricca scrittrice aveva fatto
costruire, dopo aver perso la prima a causa di alcuni investimenti
sbagliati.
Funny attraverso' la strada, e fece appena in tempo ad arrivare
dall'altra
parte che subito un'auto blu sfreccio' dietro di lei a tutta
velocità.
‘Quella
era l'auto del manager di Sana...’ noto' Funny. Perfetto.
Tutta quella strada
per niente. Probabilmente Sana era sull'auto, diretta a qualche studio
per
registrare qualche spot, o chissà che altro. Ma che si
aspettava? Anche se
avesse trovato la sua amica in casa, sarebbe stata troppo occupata o
troppo
stanca per starla a sentire. Pazienza. Funny sospiro', e decise di
tornare in
fretta a casa...quando noto' l'ombra di un ragazzo che si allontanava
in fretta
dalla villa di Sana.
"...Heric?"
Convinta
che si trattasse di lui, Funny cambio' direzione e cerco' di
raggiungere la
misteriosa ombra. Trovarsi di fronte un'otaku del Sana Fan Club era una
brutta
sorpresa quando si cerca un ragazzo come Heric... Fu la goccia che
faceva traboccare
il vaso, non era sopportabile quella smorfiosa piena di fan...se non si
decideva a riprendersi Heric se lo sarebbe preso lei, ormai Sana per
lei non
esisteva più... Sconvolta dall'odio per Sana Funny il giorno
dopo prolungo la
strada per scuola fino al famoso parco... E' sicuro che la Sorte e' una
dea
maledetta, che infligge ai poveri mortali colpi sadici appena ne' trova
l'occasione... Heric era già li', anche lui sconvolto dalla
situazione. Stava a
capo chino sulla panchina senza fare il minimo movimento
"Heric!"
"Cosa
vuoi?!" Era imbestialito...la fine della storia lo faceva impazzire e
vedere un'amica di Sana non era la cosa che più desiderava
in quel momento
"ma..."
"Zitta!"
Funny
sentiva qualcosa venirle su, qualcosa di amaro, qualcosa di brutto...2
secondi
dopo correva in lacrime, via da quel mondo che le dava solo dispiaceri,
via da
Sana e via da Heric che la trattava male quando era rimasto la sua
ultima
speranza, via da...
Le
afferrarono
Subito
Heric serrò le labbra e si irrigidì. Funny lo
guardò in lacrime, poi abbassò lo
sguardo. In quel momento, Heric, che si era sempre reso conto
dell'evidente
somiglianza delle due ragazze, rivide lo sguardo di Sana in lacrime, in
un
momento che per lei era stato di vitale importanza... si rivide
proiettato
indietro, nel periodo in cui
Funny
non rispose, faceva fatica a riconoscere se' stessa in quel periodo:
lei, che
era sempre stata la ragazza matura su cui contare, studiosa e
disponibile.
Niente di più. Le porse un fazzoletto, abbozzando un
sorriso... o qualcosa di
simile. Funny si asciugo' gli occhi e cerco' a sua volta di
sorridere...
"Non
cambierai mai" disse. "Pensi ancora a Sana, nonostante tutto quello
che vi siete detti"
"Perché... l'hai
fatto?" mormorò lui
senza guardarla.
"Tu....
lasciala perdere..."
"Ma
dimmi solo perché!"
"Mi...."
Una voce li interruppe. "Ehi ragazzi! Che cosa fate da queste parti?"
Terence
arrivò di corsa, seguito da Alyssa.
"Facciamo
la strada insieme? Che ne direste di fare quattro passi più
tardi?"
incalzò. "
Va
bene..." rispose Funny.
In
silenzio, Heric si incamminò. "Verrai anche tu, Heric?"
"Stop!! Sana!! Cosa mi combini? Possibile che tu non riesca a
concentrarti???"
Sana,
immobile nella scena, si fece seria. Dove aveva la testa? Come mai era
assolutamente difficile per lei concentrarsi sulla scena?
"Mi
dispiace, signor Ono..." mormorò, inchinandosi.
Charles,
poco distante, la fissò.
"Va
bene, va bene, ripetiamo!! Ma mi raccomando, stavolta cerca di non
sbagliare!!"
Sana
continuava a ripetersi dentro di sé di dover assolutamente
ritrovare la
concentrazione; insomma, il lavoro è il lavoro, i suoi
problemi personali non
dovevano influire, dopotutto ormai si poteva dire quasi una
professionista...
eppure non era una cosa così facile.
"Signor Ono, Signor
Ono!!!!!!!...." irruppe
un ragazzo, che evidentemente aveva fatto di corsa
un bel po' di strada. Le riprese per quel giorno furono interrotte,
perché il
ragazzo, vicino di casa del signor Ono, aveva comunicato al grande
regista che
c'era qualche problema a casa sua: niente di grave, ma in ogni caso
quel giorno
Ono si assento'.
Ecco
che tutta la troupe si trovo' ad avere parecchie ore libere
inaspettate, erano
tutti ovviamente contenti, o meglio, quasi tutti; Sana non sapeva se
essere
contenta perché poteva approfittare della lunga pausa per
sperare di ritrovare
un po' di concentrazione, o se essere infelice perché tutte
quelle ore senza
lavorare non l'avrebbero aiutata certo a distogliere la mente dai suoi
pensieri.
Come
al
solito la sua espressione parlava chiaro e Charles se ne accorse.
Terence, Alyssa e Funny, seguiti a qualche passo di distanza da un
pensieroso
Heric facevano una passeggiata. Funny si rendeva conto che la
situazione era la
stessa di qualche anno prima, ma stavolta
qualcosa è cambiato: lei aveva deciso di provare il tutto
per tutto per tenere
Heric a se' e infatti... ...rallentò la propria andatura e
gli si accostò.
Heric,
con le mani in tasca, sembrava in quel momento avere un muro davvero
impenetrabile.
Ma Funny lo conosceva ormai bene: certo, meno bene di Sana, ma erano
comunque
alcuni anni. Sapeva che Heric non amava i discorsi lunghi e le
prediche, cosi'
decise di essere diretta.
Tiro'
verso di se' il braccio di lui, e prese la sua mano. Frattanto Terence
ed
Alyssa si accorsero delle intenzioni di Funny, e continuarono
tranquillamente a
camminare, a braccetto, lanciando occhiate a qualche vetrina e
chiacchierando
amabilmente. Heric la guardò con la coda dell'occhio e
tirò via la sua mano.
Funny sospirò, e invidiò Terence ed Alyssa, che
erano fatti l'uno per l'altra
ed erano sempre andati d'amore e d'accordo. Il respiro di Heric era
calmo, e
tranquillo: per la testa, lui aveva un pensiero fisso ed andava diritto
per la
sua strada.
"Smettila,
Heric" cominciò Funny, con aria melodrammatica.
"Di
fare cosa?" fu la risposta.
"Di
torturarti... e torturarmi..." rispose lei, con uguale franchezza. Le
piaceva, Heric, eccome!
"Non
sto facendo assolutamente niente..." gli si bloccarono le parole in
gola.
Ebbe
un
fremito: in uno dei televisori in vendita in un negozio di televisori
ed
elettrodomestici, la voce sgradevole di un uomo dai dentoni sporgenti
annunciava 'UNA STORIA D'AMORE COINVOLGENTE, TRA I DUE GIOVANI ATTORI
GIA'
PROTAGONISTI DE "La casa nel Bosco". ANDATE A VEDERE IL NUOVO FILM DI
ONO!!' L'immagine di Gerard scomparve, e sotto gli occhi stupefatti dei
quattro
ragazzi comparvero Sana e Charles.
"Wow!!
Avete visto che carini??" fu il commento di Alyssa.
"Sana
è fantastica! Non credi, Heric?" Terence diede una gomitata
all'altro, che
sussultò.
"Non
è orribile" fu la risposta.
Funny
ammutolì.
"Ehi
Sana!" Charles la raggiunse di corsa, attraversando tutto il set.
Accanto
a lei, Robbie cercava di elencarle i prossimi impegni, ma una Sana
esagitata si
muoveva avanti ed indietro con un asciugamano sulle spalle.
"Che
c'è, Charles?" lei si voltò, sorridente come
sempre.
"Guarda!"
le mostrò un mazzo di fotografie provenienti dall'America.
Sana le guardò una
alla volta. In una c'era Brad accanto a Cecil, entrambi bellissimi e
lui...
come assomigliava ad Heric! Sembrava quasi che fossero due gemelli
separati
alla nascita.
Sana
ebbe una strana sensazione... sembrava che il mondo si stesse
allontanando........
In
un'altra i coniugi Hamilton facevano bella figura, sempre seriosi,
sempre
elegantissimi.
"Charles...
lo sai, assomigli molto al signor Gary!" sorrise leggermente lei.
"Tu
credi?" Charles arrossì leggermente.
Era
fiero di avere un padre come lui, ma di certo non era stato facile
accettarlo....
Lei
annuì con decisione. Sembrava più serena. A sua
volta, Charles si calmò.
"Hanno
intenzione di venire a farci visita quest'inverno" annunciò
Charles.
"Ma
è fantastico!" intervenne Robbie, sorridendo sotto i suoi
occhialoni
scuri.
"Già!!
Porteranno anche Brad vero?? Non vedo l'ora di fargli una tirata
d'orecchie!" Charles ridacchiò.
In
quel
momento, una vecchia conoscenza si avvicinò. Alicia si stava
dirigendo verso
Robbie sorridendo. Era sposata con Ono adesso. Robbie iniziava ad
innervosirsi.
Gli faceva uno strano effetto Alicia.... "Sana!!! Charles!!! Si
riprende a
girare!!!"
Si
diressero verso il set: Sana barcollò visibilmente, ma
nessuno sembrò farci
caso. C'era una scena forte: un litigio tra i due, in cui doveva
intervenire un
terzo personaggio. Ono, seduto sulla sedia da regista
annunciò l'inizio delle
riprese.
Un
Charles
visibilmente alterato strillò: "Tu sei una
povera stupida! Non puoi continuare a trattarmi in questo modo!!"
Sana
gridò, perfettamente nella parte: "Non mi capirai mai!!
Se....... lo
faccio è perché........."
Stavolta
non riuscì a fingere: le voci erano suoni indistinti, tutto
ondeggiava e non
c'era verso di fermare quel vortice che aveva preso a girare.... sempre
più
veloce.... Sana, socchiuse gli occhi per un secondo, cercando di
riprendersi...
ma qualcosa l'afferrò.
Davanti
agli occhi sbalorditi dell'intera troupe, regista compreso, si
lasciò cadere
bruscamente a terra, priva di sensi... l'oscurità era calata
su di lei.
Lui
le prese
Buio.
Sana
aprì gli occhi: si trovava in un luogo sconosciuto, nella
mezza oscurità. Era
in un letto e non ricordava niente.... aveva un gran mal di testa. Che
le era
successo?
Guardò
fuori dalla finestra: la pioggia batteva forte sui vetri, e per mezzo
dell'unico spiraglio di luce che proveniva dalla porta della stanza,
socchiusa,
riusciva a guardarsi attorno: un armadio. qualche sedia bianca. Un
forte odore
di sostanze chimiche, l'aria secca: si trovava dunque in un ospedale.
Ansimava,
come dopo un brutto sogno.
Ma
Sana
sapeva che quel sogno era meraviglioso, e che se solo avesse voluto,
avrebbe
potuto farlo diventare realtà. E, in un attimo, si rese
conto di quanto fosse
semplice sbrogliare la situazione.
Era
successo tutto a causa di un otaku... un otaku un po' intraprendente,
per
Il
bacio.
Lui
le
aveva chiesto un bacio, dopo l'autografo. Già. Solo che nel
momento in cui si
era avvicinata per darglielo, si era voltato di scatto. Ed aveva
poggiato le
labbra sulle sue. Heric era nelle vicinanze. Che guaio era successo!
Forse
aveva sbagliato. Forse doveva dire di no dal primo momento: un bacio
è sempre
un bacio, come lo stesso Heric aveva detto in più di una
occasione. O era stato
Charles? Sana non lo sapeva.... aveva solo un mal di testa ed una
enorme
confusione......
"Sana
manca anche oggi" Funny, seduta al tavolo della mensa,
informò gli amici.
"Hmm..."
fu la risposta di Terence.
"Qualcuno
di voi sa quando si farà viva?" Chiese Alyssa.
Heric
si alzò dal tavolo, in completo silenzio, si
avviò fuori della sala mensa.
Nel
lungo corridoio scolastico, a quell'ora deserto, c'era un'atmosfera
decisamente
desolata. Heric fece qualche passo, sicuro che nessuno l'avrebbe
più raggiunto:
si conoscevano abbastanza perche' capissero quando era il caso di
lasciarlo in
pace. Raggiunse una delle finestre, la apri': una folata di vento
gelido lo
avvolse, ed ebbe la sensazione, in quel preciso istante, che Le fosse
accaduto
qualcosa.
Scosse
la testa, inizio' a correre verso il telefono, in fondo. Lo prese una
certa
angoscia. Ansimando compose il numero di villa Kurata: nessuna
risposta.
"Starà
lavorando..." mormorò tra sé, quasi per
convincersi. Per niente
rassegnato, tornò indietro, cercando in tutti i modi di
calmarsi... respirando
profondamente... ma qualunque cosa facesse, l'ansia si fece
incontenibile e si
trasformò in una specie di paura.
Ma
cosa
poteva essere successo??
"Buongiorno, piccola Sana!" gridò
Sana
ebbe un fremito, un po' per il freddo pungente che stava abbassando la
temperatura della camera rapidamente, un po' perche' dormiva ancora.
Era
rannicchiata sotto le coperte.
Le
era
sembrata un’eternità, quella notte.
Continuava
a svegliarsi in preda al panico, pensando ai suoi amici, alla scuola,
al
lavoro...
"Ma
cosa è successo?" domando', spalancando gli occhi per
riprendersi.
"Sei
svenuta sul set, avevi la febbre molto alta e sembrava avessi
difficoltà a
respirare... Mi hai fatto stare in pensiero! Ma grazie al cielo adesso
è tutto
a posto" Sana annui'. Si sentiva una persona nuova. La porta si apri.
Lei
sorrise: Robbie entro’ quatto quatto, e si
rallegro’ vedendola sveglia. Dietro
di lui, un Charles preoccupato fece il suo ingresso lentamente.
"Venite!
Sto bene adesso!"
"Oh,
Sana! Non ho chiuso occhio tutta la notte! Non devi farmi preoccupare!"
Robbie,
quasi in lacrime, l'abbraccio’.
"Vuoi
dire che sei rimasto qui?"
"Ma
certo!"
"Ehi,
Sana, mi raccomando non devo lavorare più così
tanto! Prenditi qualche giorno
di ferie! Questa... è... da parte mia... per te!"
esclamò Charles arrossito,
porgendole una rosa rossa.
"Davvero?
“Che
galantuomo!" ridacchiò
"Quasi
quasi sono invidiosa!"
"Dai,
mamma!" sorrise Sana.
'Ma
perché mi sento così strano...?'
Lentamente,
in maniera pigra, impacciata, nervosa, Heric si avviava a casa, con la
borsa
sulle spalle. Accanto a lui camminava Terence, anche lui immerso in
qualche
vortice di pensieri. Il sole tramontava con decisione, sembrava avesse
fretta
di lasciare il posto ad una delle notti più buie dell'anno.
Finalmente
Terence, forse la prima volta in vita sua, affrontò Heric a
viso aperto, da
vero amico con sincerità:
"Heric
non puoi andare avanti così!!!!!!"
Heric
stupito si giro' verso Terence, non se l'aspettava, insomma dopo anni
che
l'avevano sempre fatto fare... ma ecco che la sua natura scontrosa
veniva fuori
e serio, quasi imbronciato:
"Cosa
vuoi dire?!"
Terence
stava quasi per ritornare zitto zitto come al solito... ma dopo un
piccolo
momento di esitazione si sentiva in grado di affrontare l'amico...dopo
tutto era
solo per il suo bene
"Heric
ogni volta che c'è di mezzo Sana ti comporti in questa
maniera, sembri un
bambino che vuole far arrabbiare la mamma, non cercare di nasconderlo
(ormai
dovresti averlo capito che peggiori le cose finche' non le parli
apertamente)
Sana non ti sarà mai indifferente, devi solo scegliere se
sei disposto a
soffrire e a trovare un compromesso a causa del suo lavoro o se vuoi
dimenticarla del tutto!"
Heric:
"ma cosa dici?, cosa vuoi saperne tu?!" ma quella volta,
incredibilmente le difese di Heric non erano abbastanza forti...
Terence era
proprio deciso a sbattergli in faccia la verità, alzando la
voce, serio deciso
praticamente cattivo:
"Heric
ora basta, ci conosciamo da troppo tempo.. sei mio amico, se ti dico
qualcosa
non lo faccio tanto per parlare, questo problema lo devi risolvere, non
so che
altro dirti aspetta che lei abbia qualche giorno di tempo e proponile
di
trascorrere un po' di tempo voi due da soli, dille tutto e basta!"
Heric
provo' a replicare "ma.." però Terence gli volto' le spalle
"ti
saluto.. non ho altro da dirti" si giro', sorrise e di nuovo timidino
come
al solito "ciao a domani".
Heric
era senza parole, era di nuovo solo con i suoi pensieri, ma con la
verità
sbattutagli in faccia dal suo migliore amico che non pensava neanche
avesse
tutto questo coraggio.... Proseguì per la sua strada,
ammutolito, sorpreso,
forse un po' più forte.
Da
un
lato, gli sembrava di udire sempre gli stessi discorsi, le solite
parole
buttate lì in un momento di seccatura, gli stessi
rimproveri. Ma d'altra parte,
sapeva che Terence aveva colto nel segno. Non era mai stato bravo a
difendersi... gli riusciva meglio chiudersi a riccio e mostrare gli
aculei...
Si fermò. Si guardò attorno, con circospezione.
Dove era andato? Si era perso nei
suoi pensieri, era giunto all'ingresso del parco, e quanti ricordi gli
salivano
alla mente...
'Strano'
pensò. 'Strano, più si invecchia e più
si diventa nostalgici...' Fissò la
vecchia panchina, da lontano, che aveva accolto le sue interminabili
cene in
perfetta solitudine, quando veniva sistematicamente cacciato di casa.
Perché
gli veniva in mente proprio quello? Riprese il suo cammino, e senza
accorgersi
affrettò il passo... Corse via, in una direzione, e quando
si fermò,
completamente senza fiato, si rese conto di essere giunto davanti alla
casa di
Sana.
"E
allora? Quando hanno intenzione di venire gli Hamilton a trovarti?"
Sana,
in prossimità di una finestra spalancata da cui il forte
vento prorompeva, si
rivolgeva sorridente ad un Charles immobile sulla soglia della stanza.
"Ma
cosa fai?? Non hai freddo? Chiudi la finestra!" Charles si
precipitò e la
serrò.
"Ma
dai, non vedi che sto una meraviglia?" rise lei.
"Lo
vedo"
"Allora?
Mi rispondi?"
"Non
lo so, Sana... Sai, non fanno altro che rinviare." fece lui. La
guardò, e
si rese conto che non le era mai piaciuta così tanto. Lei
abbassò gli occhi ed
arrossì leggermente. Quello sguardo, lo conosceva, e le
faceva venire in mente
quanto tenesse ad Heric...
"Quando
ti dimetteranno?" chiese.
"Presto,
spero..." sorrise lei.