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Autore: fraviaggiaincubi    17/01/2014    0 recensioni
Una raccolta di One-shot su i personaggi de "Il signore degli Anelli".
Da le creature di Mordor ai coraggiosi eroi della Terra di mezzo potrete leggere brevi storie sui momenti significativi di questo racconto leggendario, amori impossibili, i momenti più avvincenti, passati oscuri e narrazioni mai scritte.
Curiosi? Se si buona lettura!
1:La nascita del Male
2:Un anello per domarli
3:La mia stirpe perduta
4:Il luogotenente di Sauron
Queste sono le prime pubblicate...ne arriveranno altre, ma intanto per incuriosirvi....=)
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Movieverse, Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
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IL SIGNORE DEGLI ANELLI
 
Un anello per domarli
 
Attenzione: la storia qui narrata è di mia pura invenzione e narra del passato dello stregone dei Nazgul. Non si basa su scritti o fonti certe di Tolkien, ma di pura fantasia su come possa essere stato la seconda parte della nascita del capo dei nove.
Spero apprezzerete comunque, buona lettura;)
 
   Il suo dominio cresceva potente, allungava gli artigli come una bestia crudele e man mano che la magia oscura veniva scovata e divorata dalla sua mente in una malsana simbiosi di malate origini, lo stregone perdeva la sua odiata vita umana per diventare qualcosa che non era uno stregone puro, ma neanche un umano dedito alle arti oscure.
   Un tempo era figlio di un re umano di uno dei tanti regni della terra di Mezzo, poi era diventato uno stregone, carne umana intrisa di oscure parole e arcana magia, ma nemmeno lì era stato accettato e alla fine si era relegato nella sua dimora, la misteriosa Gol Undur. Una fortezza costruita interamente di mattoni neri e pinnacoli che graffiavano il cielo con la loro presenza, un luogo in cui lui era signore e padrone di terrore e tirannia per tutti i popoli della Terra di Mezzo che osassero sfidare la sua volontà.
   Amava quel palazzo contorto che feriva gli occhi e racchiudeva la sua figura e spesso lo stregone di Gol Undur, come veniva chiamato nei sussurri della gente, soleva passeggiare per quelle ampie sale forgiate dalla sua mente, il rumore dei suoi passi come sola compagnia oltre i servi plasmati dalla magia oscura e il lungo vestito nero con il mantello di seta a scivolare dietro di lui sui pavimenti di marmo nero, la sua figura slanciata a esaltarne il pallore innaturale della pelle e il luccicare della corona appuntita sulla testa.
   E fu così che lo trovò lui. Si faceva chiamare il Negromante e come per lo stregone, si era persa la sua origine nelle pieghe del tempo. Nemmeno il suo aspetto era più ricordato come la sua razza, ma lo stregone non ci fece caso quando gli permise di entrare nei suoi domini, accogliendolo seduto sul suo trono.
   “Chi sei che osi entrare nel mio regno?” domandò lo stregone fissando dall’alto la misteriosa figura ammantata di nero, a malapena distinguibile il volto. Se fosse stato conscio che presto sarebbe stato lui inginocchiato ai suoi piedi forse non avrebbe permesso al Negromante di parlare.
   “La mia terra è lontana e ho viaggiato molto per incontrare lo stregone di Gol Undur, la fortezza nera.” risuonò la voce del Negromante e lo stregone la ascoltò affascinato. Era come una densa cascata di miele alle sue orecchie perché dentro sussurrava la magia oscura così densa da far fatica persino ad essere ascoltata da lui, che ne era pregno e avvolto come brina sulle foglie.
   “Dimmi come puoi possedere tale potere senza esserne consumato come me.” rispose lo stregone scendendo in un fruscio dal trono per sfiorare quella presenza che gli incendiava le pupille come il più dolce dei nettari. “Come racchiudi così tanto potere oscuro tu che ai miei occhi non sei corrotto.” sussurrò sfiorando le labbra del Negromante in una muta preghiera a parlare ancora quella lingua intrisa di magia nera, presto conosciuta come la lingua di Mordor.
   Il Negromante rise e lo stregone venne avvolto da quel dissetante potere che lui anelava avere. “Semplice, io uso uno di questi”. Gli porse un anello, un semplice intreccio di argento elfico, ma appena lo stregone lo toccò, la sua pelle pallida si accese di roventi sussurri neri e il suo cuore si strinse nella morsa del potere, avvizzito da superbia e ceca avidità.
   “Lo brami?” chiese quella voce densa come dolce nettare e lo stregone serrò le dita su di esso. “Ti chiedo solo di governare sotto il mio potere e potrai averlo assieme a questi otto. Allora il tuo potere sarà immenso su tutta la terra secondo solo al mio.”
   Lo stregone osservò gli altri otto anelli che il Negromante gli porse e l’avidità cieca della sua natura umana, seppellita in lui, si risvegliò. Era proprio la natura umana che lo aveva portato a corrompere le sue carni e la sua anima per il potere e fu quella a incatenarlo per sempre a colui che sarebbe diventato il signore di Mordor, la piaga della Terra di Mezzo.
   Senza esitare lo stregone convocò i re dei regni e diede loro gli anelli promettendo potere a patto che dessero obbedienza al Negromante. La stessa cieca avidità umana li corrompeva ed essi accettarono e fu allora che il Negromante, detto poi Sauron, forgiò tre anelli per gli elfi e sette per i nani. Potere che essi accettarono fino a quando scoprirono l’inganno: Sauron creò l’Unico, un anello di puro oro e potere da lui custodito per poterli legare tutti a sé. Una catena di potere, crudeltà e desiderio di comandare il mondo che irretì totalmente solo i nove anelli dello stregone e dei re, costringendoli a consumarsi nel corpo e a vagare come spettri al suo eterno servizio, arsi dal desiderio per l’Unico, catena delle loro menti.
   “Bramavi il potere e ora lo hai.” derise lo stregone Sauron, osservando il pallido spettro del suo essere al suo servizio.
   Con il tempo Mordor era cresciuta e si era estesa e la guerra contro i popoli liberi della Terra di Mezzo iniziata e i nove, chiamati poi Nazgul e guidati dallo stregone di Gol Undur, suo più fedeli servi. Lo stregone si trovava ora al cospetto di Sauron, seduto sul suo trono, l’Unico anello al dito come un cerchio di oro fuso riflesso nelle pupille dei nove spettri. La loro natura li costringeva a indossare mantelli neri che lasciavano un buco nero dove avrebbe dovuto trovarsi il volto e placche metalliche sulle mani. La loro presenza era velenosa e il terrore negli uomini grande quando cavalcavano destrieri di Mordor creati appositamente per loro in battaglia.
   I nove bramavano l’Unico e anche in quel momento, i loro respiri ansimanti chiedevano di poter sfiorare quel metallo doro, anche solo per un istante, desiderosi di poter saziare la loro fame. Era come una sete che ardeva dentro di loro, avvertivano l’anello in qualsiasi momento e non poterlo avere era come strappare loro il respiro.
   “La prego.” gemette lo stregone dei Nazgul artigliando il marmo del pavimento con gli artigli metallici. L’anello lo chiamava con sussurri mielati e il desiderio piegava i loro corpi avvolti dal mantello come polle di acqua sotto il sole. La sua presenza così vicina spezzava la loro volontà come rami in una tempesta e il luccicare invitante dell’anello era una lenta tortura che portava all’agonia, ma Sauron sorrise sadico. “Distruggete l’esercito nemico e portate la Terra di Mezzo sotto il mio pieno controllo e potrete averlo.”ordinò soddisfatto dei suoi servi più fedeli. A quelle parole un grido lacerante come lo stridere di artigli sulla roccia proruppe dai Nazgul e gli spettri si lanciarono fuori in un turbine di distruzione e morte.
   Solo sul trono Sauron proruppe in una risata e si preparò a scendere in battaglia. Non sapeva che quel giorno Isindur, l’erede al trono di Gondor, avrebbe distrutto il suo regno decretando poi con le sue azioni il futuro della Terra di Mezzo.
 
 
 
  
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