Tequila

Peeta ha un paio di baffi neri, con tanto di punte all’insù di cui va particolarmente fiero, perché ha impiegato parecchi mesi per farseli crescere in quel modo, solo per somigliare un po’ di più a suo nonno, che durante i moti rivoluzionari italiani, perché è da lì che proviene la sua famiglia, ha combattuto con forza e coraggio. Il barista gli porge un bicchierino di tequila, Peeta non lo sa, ma suo nipote chiamerà quei bicchierini shottini, perché con un sorso se ne beve tutto il contenuto, e così fa lui, anche se lo chiama solo ‘bicchierino di tequila’. Una ragazza bionda, con le fossette e gli occhi azzurri, balla a qualche metro da lui, alza appena la gonna, tanto da far intravedere i calzini, e Peeta sorride, un po’ perché è strano vedere una donna che mostra le caviglie, un po’ perché gli gira la testa per via della tequila. Anche la ragazza gli sorride, lui si avvicina piano, con passo lento e sguardo ammiccante, le sorride malizioso e le sfiora un fianco in punta di dita, poi le sussurra «Bei calzini!». La ragazza arrossisce ancora di più e si copre, pudica, le caviglie, mentre Peeta si allontana, un sorriso sul volto e l’immagine di lui e quella ragazza seduti in veranda, un cane che scodinzola felice in lontananza e dei bambini che giocano attorno a loro. Si lascia sfuggire un risolino e si ripromette che non berrà più tequila in vita sua, se quelli sono gli effetti.