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Autore: flaviodario    03/06/2008    0 recensioni
Questa storia è del tutto inventata e non fa riferimenti a cose o persone realmente esistite. Ed io non ho 90 anni ma solo 14!
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Avevo un fratello che era una testa fresca, come si direbbe al giorno d’oggi, che faceva alterare sempre i miei e faceva tutto a modo suo. Nonostante ciò era molto bravo a scuola e ne aveva di logica in. Io invece ero un ragazzetto, uno come tanti, proprio come te. Studiavo un giorno si e dieci no, non facevo mai i compiti a casa e ovviamente i risultati si vedevano: “Ernesto hai preso cinque” diceva la prof di diritto, “Ernesto non mi piace come studi” diceva il prof di Inglese. Per non parlare degli altri professori! Cambiò tutto quando morì mia madre. Mi misi a pensare alla vita e a tutti i suoi rischi, il suo trascorrere lento ma impetuoso e mi resi conto che la mia la stavo buttando nel cestino come fosse un fazzoletto sporco di muco. Allora mi decisi a cambiare, iniziai a studiare tutti i giorni, non troppo ma quanto bastasse, al massimo stavo sui libri due tre ore ma non più. Inoltre decisi di cambiare completamente stile di vita: al posto di andare a mangiare ogni giorno al Mc. Donald, iniziai a imparare a cucinare così da poter preparare tutti i piatti che volevo e non mangiare sempre gli stessi cibi a base di grassi. Oltre questo, decisi di iniziare a frequentare attività sportive come nuoto e calcio. Per quanto riguarda il nuoto, non ero mai stato un perdente, anzi, ero stato sempre veloce e agile in acqua. Era il contrario per quanto riguardava il calcio. Ero una loffia, come direste voi oggi, non sapevo fare nulla. Avevo solo un buon tiro d’esterno destro ma per il resto niente. Non sapevo palleggiare, non sapevo smarcare, non sapevo marcare, non sapevo stare in porta, insomma sapevo fare zero. Dopo che iniziai a prendere corsi di calcio, imparai finalmente a giocare, non a livello di Maradona, ma me la cavavo ampiamente. Ah, se la mia vita fosse stata sempre così. Purtroppo arrivato a sedici anni, iniziai ad andare in discoteca ogni sera e mio padre non m’impediva ciò poiché mai in casa. Qui iniziai a fumare la prima sigaretta, poi passai allo spinello e poi alla Coca. Ricordo che una sera uscii dalla discoteca sbronzo ma nonostante ciò, giacché mi mancava lucidità, decisi di mettermi al volante della mia auto. Nel tornare a casa, vidi, anzi, non vidi una ragazza che alle 2 di notte stava tornando a casa e la investii. Il giorno dopo mi risvegliai in carcere dato che purtroppo l’avevo investita ma nella mia mente il vuoto più completo: non ricordavo niente, neppure d’essere andato in discoteca ed essermi fatto coca. A quel punto iniziai a fare attività di recupero in carcere: partecipai all’allestimento della band del carcere, intrapresi corsi d’arte e poi fui rilasciato per buona condotta dopo cinque anni. Quegli anni li ricordo bene, ma per me era come se fosse passato un giorno e sarei voluto ritornare indietro e non aver iniziato mai ad andare in discoteca. La cosa che più mi dispiaceva fu aver ucciso una ragazza che aveva ancora tutta la vita di fronte a se: chi fui io per portargliela via? Comunque era morta e questo rimorso lo porto tutt’oggi con me. Però, iniziai un’altra vita e decisi di darmi ad una specie di volontariato. Iniziai come volontario, poi andai a lavorare come avvocato a Milano e li i soldi entravano a palate. Io ero onesto con i prezzi ma a Milano, come in tutto il mondo, ne succedevano di cose ed io iniziai subito a farmi clienti e quindi molti soldi. Arrivato ad una bella sommetta, decisi di comprare una villetta nella periferia di Milano e una macchina che desideravo da tanto: comprai una Mercedes S. Una SIGNORA MACCHINA. Poi arrivò Andrea la donna della mia vita. La conobbi a liceo, dove ero diventato professore di diritto. Lei insegnava Storia. Una storia che non conosceva era la storia della mia vita. Nonostante le dissi tutto decise di rimanere con me. Arrivato a cinquantotto anni, dato che con la doppia professione avevo accumulato tanti ma tanti soldi, decisi di investirli in qualcosa. Non azioni, ma un qualcosa che desse la possibilità agli altri di avere quella cosa che avevo tolto alla ragazza dell’incidente: una vita. Fondai un associazione multipla. Ospedale, laboratori di ricerca contro il cancro e “rifugio” per i senza tetto. L’attività mi porto immense soddisfazioni anche se mia moglie morì a settantotto anni, nel momento migliore della mia attività: sembrava che mi aiutasse dall’alto. Ora sono seduto in ospedale a scrivere questa storia e stò in fin di vita. Ragazzi ricordate che c’è rimedio quasi a tutto tranne che alla morte. Stà per esserci una nuova nascita in paradiso: la mia. Spero che anche voi ci possiate arrivare felice come me. Flavio Francesco Dario
  
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