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Autore: King Of My World    17/01/2014    5 recensioni
Ho deciso di pubblicare un tributo ai gay, il protagonista della storia sarò io stesso. E' una storia nata per gioco, perché io e la mia migliore amica appoggiamo il mondo gay, così, mi chiese se ne potevo scrivere una storia con un personaggio famoso: la scelta è caduta così, su Robert Pattinson. Vi prego, non vi arrabbiate perché è solo un tributo e visto che alla mia amica piace molto questo personaggio, ho deciso di pubblicare qui. Spero vi piacerà, buona lettura!
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 5

LA FAMIGLIA PATTINSON


Il giorno di Natale arrivò in un lampo. Ero in ansia, anche perché dovevo conoscere la famiglia di Robert: l’unica mia paura era quella di non piacere a loro. Mi sentivo un perfetto idiota in quel momento, abbassai lo sguardo e vidi mia nipote, la quale stava gattonando su quattro zampe; purtroppo, non sapeva ancora camminare molto bene. La presi in braccio, e lei mi fece un sorriso: volevo essere nei suoi panni in quel momento, perché da bambini era tutto così diverso. Si era felici, spensierati e non c’erano problemi. Mentre ora sì ed erano anche tanti. Robert era andato a prendere i suoi parenti all’aeroporto, mentre io ero rimasto a casa, perché gli spiegai che non ce l’avrei fatta a incontrarli subito e poi l’aeroporto non era un bel luogo d’incontro: quindi preferii restare a casa. Lui non mi aveva detto nulla, ma rispettò la mia decisione.
Poche ore più tardi, arrivò una Volvo ed era Robert con la sua famiglia. Io misi la piccola Yara nella culla, perché mi si era addormentata tra le mie braccia.
 
-Salvatore! Sei in casa?-. Sentivo la voce di Robert.
-Certo che sono in casa, dove potrei mai essere!-. Dissi irritato.
 
La sua famiglia mi guardava dalla testa ai piedi, avevo il timore di non piacere a nessuno di loro. Robert mi aveva detto che loro sapevano della sua omosessualità, mentre la mia famiglia, ad eccezione mio fratello e mia sorella, non sapevano nulla. Avrei voluto presentarmi, ma aspettai che loro facessero la prima mossa e così fu.
 
-Ciao piacere, io sono Alexandra. La sorella di Robert, piacere di conoscerti!-. Mi disse entusiasta.
-Io sono sua madre, mi chiamo Chiara.-. Accennò una signora dai capelli biondi.
-Ed io sono suo padre e mi chiamo William. Siamo di origini inglesi, ho sposato Chiara e abbiamo avuto questi due angeli. Sono molto felice che mio famiglio abbia ritrovato la felicità: spero che lo sia per sempre. Vorrei il meglio per i miei figli.-. Disse il padre di Robert.
-Piacere mio, io sono Salvatore.-. Terminai imbarazzato.
-Ok, scusate. Adesso basta con le presentazioni, sennò Salvatore mi scoppia di vergogna.-. Rise divertito il mio compagno.
 
Non ero in imbarazzo, ma più che altro, rimasi colpito dalle parole del padre. Perché se fosse stato il mio, non sarebbe di certo andata in quel modo: anzi, ci sarebbero stati moltissimi problemi. Avrei voluto dire di più oltre a dire il mio nome, ma non mi fu possibile perché Robert mi si buttò subito avanti; dicendo quella cretina, e da lì, scoppiai davvero in imbarazzo. Speravo soltanto che il resto della giornata andasse bene.
Poco dopo ci accomodammo a tavola; la governante preparò tutto nei minimi dettagli, era tutto rosso come lo voleva Robert. Il mio compagno viveva il Natale con molta serenità, mentre io no, perché non facevo altro che ricevere regali costosi dai miei genitori: cosa che a me non faceva affatto piacere. Si facevano perdonare con regali assurdi, tra cui l’I-Phone, cosa che io detestavo: loro me lo regalarono lo stesso. Però, il Natale lo passavo sempre da solo e non c’era mai nessuno in casa. Odiavo quel tenore di vita, ma con tutto ciò, io non vorrei dire che detestavo la mia famiglia, ma erano sempre assenti nella mia vita. Invece con Robert era tutto così diverso, cioè sembrava che fosse destino che le cose dovevano andare in questo modo. Chissà cosa penserebbero i miei genitori in questo momento, ero un po’ a disagio in quel momento, perché non facevo altro che pensare. All’improvviso i miei pensieri vennero interrotti da Alexandra, la sorella di Robert.
 
-E così tu saresti il ragazzo di mio fratello, ha fatto veramente un’ottima scelta. Non essere in imbarazzo. Ogni volte che lo chiamiamo, non fa altro che parlare di te!-. Mi sorrise la ragazza.
-Wow, la mia è una situazione difficile. Spero davvero che vi abbia fatto una brutta impressione!-. Dissi, arrossendo.
-No, ma è normale. Puoi stare tranquillo, ci conosceremo. Abbiamo tanto tempo!-. Cercò di incoraggiarmi.
 
La mamma e la figlia erano davvero due belle donne, sembravano due gocce d’acqua. Avevano gli stessi occhi di Robert, a parte il padre, il quale li aveva del mio stesso colore: neri, assieme ai capelli. Invece la madre e la sorella li avevano biondi, ma erano simili, a parte la madre, la quale aveva qualche ruga in più. La sorella aveva all’incirca 24 anni, la madre 46 e il padre 52. Dovevo dire che se li portavano benissimo, sembravano molto più giovani. Ora capivo da dove usciva tutta quella bellezza del mio amato, non vorrei esagerare ma erano davvero una bella famiglia: una famiglia perfetta. Cosa che vorrei avere anch’io, ma purtroppo non lo era, perché non facevano altro che pensare al lavoro, come se fosse la cosa più importante della loro vita. Mia madre quando stava in casa, non faceva altro che urlare, mio padre era anche peggio. Quest’ultimo non faceva altro che rimproverarmi che a scuola dovevo dare il meglio, mentre gli unici che mi appoggiavano, erano mia sorella e mio fratello. Per distrarmi un po’, decisi di andare un attimo in bagno, magari un po’ di acqua fresca in faccia mi avrebbe fatto bene. Poco dopo, mi seguii anche Roberto, era molto preoccupato.
 
-Cosa c’è che non va?-. Mi chiese.
-Ehm … La tua famiglia è fantastica Robert, invece la mia era tutto confusionaria e triste. Mi sento un perfetto idiota!-. Mi lamentai, mentre lui mi guardava dritto negli occhi.
-Capisco, ma ora tu fai parte di questa famiglia e devi essere felice ed è tutto quello che voglio per te: se tu sei felice, lo sono anch’io!-. Mi disse, stringendomi in un abbraccio.
 
Non sapevo cosa rispondere a quelle parole, mi sentivo davvero protetto dal suo abbraccio. Era un qualche cosa di inspiegabile, ma stavo bene.
 
-Grazie, non so cosa dirti.-. Gli risposi, mentre lui mi dondolava a destra e a sinistra.
-Non devi ringraziarmi, sono io a ringraziare te!-. Sorrise.
-Sembra che stiamo ballando, oppure è una mia impressione?-. Dissi, per cambiare discorso.
-Credo di sì, non ti piace … Ballare con me?-. Mi chiese, con aria offesa.
-Certo che mi piace. E’ la prima volta, ma non mi piace ballare addirittura nel bagno e per giunta senza musica!-. Esclamai, avevo una vergogna pazzesca.
-Il luogo ha importanza? La musica la possiamo anche immaginare nella nostra mente. Ciò che conta è che siamo io e te, non ti basta?-. Continuò, facedomi domande su domande.
-Sì, mi basta.-. Gli risposi.
-Ti amo incondizionalmente, non ti basta?-. Mi domandò ancora.
-Mi basta, ti amo.-. Dissi, concludendo la discussione.
 
Avrei voluto restare in quella posizione per sempre, ma ci rendemmo conto che di là c’erano i suoi parenti: quindi tornammo subito per non farli insospettire troppo. All’improvviso, mentre stavamo mangiando il dolce, sentii la piccola Yara piangere e così decisi di andare a controllare.
 
-Non vi preoccupate, vado a controllare io!-. Dissi, mentre mi alzavo dalla tavola.
-Finalmente vediamo anche la bambina!-. Continuò la signora Chiara, mentre io mi dirigevo verso la stanza dove stava mia nipote.
 
Quando Yara mi vide, smise subito di piangere e la portai di là: in modo che la vedessero tutti i familiari del mio compagno. Rimasero tutti sbalorditi nel vederla, anche perché mia nipote aveva degli occhi stupendi: esattamente di un colore azzurro come il cielo.
 
-Che bella bambina!-. Esclamò il signor William.
 
Il padre di Robert era veramente una persona molto gentile, ero veramente felice di far parte in quella famiglia. Amavo sempre di più il mio ragazzo, perché lui era un qualche cosa di straordinario e la cosa positiva era che mi rendeva la persona più felice del mondo.
La sera più tardi, quando dovevamo andare tutti a dormire: Robert mi propose di dormire assieme a lui, in modo che, nella mia stanza ci dormisse la sorella, invece la madre e il padre, andarono a dormire nella stanza di sopra; esattamente era la stanza degli ospiti, la più grande della casa.
 
-E’ la prima volta che dormiamo insieme, vero?-. Mi guardò con un aria al quando divertita.
-Eh già, ma non fare casino che c’è Yara che dorme! E non fare pensieri al quanto strani, che non sono ancora pronto!-. Dissi con aria imbarazzata.
-Chi ha detto che volevo fare l’amore?-. Si domandò sorpreso.
-Non lo so, l’avevo pensato!-. Gli esclamai subito dopo le sue parole.
 
Poco dopo, ci mettemmo a letto abbracciati l’uno all’altro.
 
-Non avere paura di me, quando sarai pronto: non esitare a chiedermelo. Non hai mai avuto rapporti, giusto?-. Mi chiese, mentre mi toccava il viso con le sue mani gelate.
-Ehm … No. Hai le mani gelate!-. Mentii, ma lo feci per cambiare discorso.
-Ah, scusa.-. Mi disse con aria triste.
-Perdonami, ma non voglio ancora pensare al sesso. Per ora, voglio solo godermi l’amore: quando sarà il momento, te lo dirò io. O almeno, te lo farò notare.-. Gli risposi poco dopo.
 
Lui mi sorrise, e mi bloccò il viso con le sua mani e mi baciò lentamente le labbra.
 
-Va bene, aspetterò anche mille anni se è necessario. Perché … Tu per me, sei tutto!-. Mi disse, era sincero.
 
Senza nemmeno rispondere, sapevo solo che lui era tutto ciò che volevo: era la mia unica ancora di salvezza. Ero felice, volevo soltanto che quel momento durasse per sempre…


ROBERT

SALVATORE

YARA




E' trascorso troppo tempo dopo la mia ultima pubblicazione, vi chiedo scusa per il ritardo! La scuola mi sta massacrando in questo periodo, e tra l'altro, spero di scrivere il sesto! ç-ç

 
   
 
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