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Autore: Hariberu    17/01/2014    5 recensioni
Doveva essere uno scherzo.
Oppure un incubo, meglio un incubo perché uno scherzo non avrebbe potuto essere tanto crudele.
Marzo 1848?
Come poteva essere nel diciannovesimo secolo? Lei...lei apparteneva ad un’altra epoca, com’era possibile?
Eppure – la mente acuta di Rein Moon lavorava contro lo strazio del suo cuore – quella data rendeva plausibile ogni particolare: l’abbigliamento, l’aspetto degli edifici, le tracce di fumi di carbone nel cielo, persino la lingua parlata.
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Estratto capitolo 5:
La ragazza si immobilizzò iniziando ad indietreggiare, per poi voltarsi e provare a correre. Ma con sua grande sorpresa si ritrovò a terra, la bambina l’aveva spinta facendole sbattere la fronte.
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°BlueMoon°
Genere: Dark, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Rein, Shade, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Disclaimer: i personaggi di Fushigiboshi no futago-hime non mi appartengono. I relativi diritti sono di proprietà di Mayuki Anan.
 
Avviso: Il prossimo capitolo arriverà in ritardo, ho in programma una one-shot a rating rosso Bluemoon tutta per voi.
 
PS Alla fine del capitolo vi lascio una piccola immagine di Amelia.
PPS il capitolo è molto corto perché è incentrato su Amelia.
 
 
Quindici Giugno 2012.
Capitolo III
Amelia Celine Sun.
 
 
Amelia Sun era una di quelle rare creature che fin dalla più tenera infanzia conoscono i desideri del proprio cuore e non trascorrono giorno su questa terra senza tentare di realizzarli.
I desideri di Amelia si potevano descrivere con un aggettivo: Felicità.
Era quello che aveva sempre voluto, un po’ di felicità. Ma non è tutto oro quel che luccica, e lei lo sapeva benissimo.
Fin da quando aveva fatto la sua comparsa, ovvero dieci anni fa, si era dimostrata sempre più sveglia, attenta e che coglieva ogni minimo particolare che le si presentava davanti.
Quel briciolo di felicità che aveva sempre desiderato era piombato dal nulla. Il suo nome era Shade. Era uno come lei. Un vampiro purosangue, uno degli ultimi rimasti. No, quello che provava non era amore, era un affetto che andava oltre le parole del ‘ti voglio bene’.
Amelia non era come le altre bambine. Era diversa, molto diversa.
Era sveglia, abbastanza da essere una piacevole interlocutrice ed un’attentissima ascoltatrice.
Il suo aspetto somigliava ad una bimba dolce e gentile. Occhi blu-azzurro, lineamenti dolci.
Aveva anche un segreto, amava terribilmente i coniglietti di pezza. Il suo preferito era tutto rosa –e lei odiava il rosa-.
Poi, se provavi a conoscerla, scoprivi la sua indole oscura. Non si faceva scrupoli ad uccidere gli umani per piacimento. Una volta, aveva visto un’anziana dagli occhi verdi, gli erano piaciuti così tanto che glieli aveva cavati. Adesso li conservava segretamente in uno scrigno in fondo al letto.
Aveva anche un abilità, la veggenza. Forse era l’unica vampira del suo secolo a possedere una cosa simile. Non se ne vantava, la grandiosa abilità faceva comparsa anche nel suo riposo, mostrandogli momenti futuri suoi o di persone che avrebbe presto conosciuto.Una in particolare l’aveva colpita durante il suo decimo anno di vita su Wonder.
Dopo essersi sistemata –indossando un abito verde scuro- e aver acconciato i capelli in due lunghi codini, Amelia abbandonò la propria stanza. Così fece ticchettare gli scarpini sui gradini di legno scuro che conducevano al piano inferiore.
 Sua madre, Lilith, l’attendeva al primo gradino con sguardo severo.
“Amelia, possibile che non riesca ad alzarti ad un'ora decente?” Lei sbuffò, sua madre gli faceva la solita predica da ormai cinque lunghi anni. Stava per aprire bocca quando lei la fermò.
“Ti sei scordata che ieri hai dato appuntamento a Shade? Mi ha detto che dovevi parlargli di una questione importante. Ti aspetta in giardino da almeno due ore. Datti una mossa e scusati per il ritardo.” I lineamenti si addolcirono e la donna gli diede un buffetto sulla guancia.
Si diresse come una furia nel luogo dell’appuntamento e sorrise quando vide Shade osservare le aiuole.
“Allora biscottino, di cosa volevi parlarmi?” C’erano quei momenti in cui avrebbe preferito strozzare Shade che sentirsi chiamare biscottino. Gli dava il voltastomaco e lui lo faceva solo per divertirsi.
Così diretta parlò di quello che la turbava da settimane, infilzandola di dubbi e domande.
“Ultimamente sogno quasi ogni notte una donna, molto giovane, dai lunghi capelli tendenti al rosso chiaro e gli occhi che ti lasciano senza fiato, la vedo correre, arriva in una stanza simile ad una biblioteca e prende un libro, con una scritta antica. Ho provato a decifrarla. Letteralmente significa ‘rapporto tra un umano ed una vampira’.” Shade la fissò per un paio di minuti e poi scoppiò in una grossa risata, prendendola in giro facendola arrossire dall’imbarazzo.
“Beh, perché proprio a me una cosa del genere?”
“Penso faccia parte della stirpe della tua povera e dolce vittima. Anzi! Sono molto curiosa, ho sentito da mia madre che ha combinato un pasticcio e l’hai presa sotto la tua ala protettiva. Magari uno di questi giorni io e lei possiamo andare a fare scorta di sangue!” Concluse con un sorriso, un sorriso sincero che rivolgeva solo verso persone fidate. Shade osservò l’orologio e con sguardo frettoloso guardò la bimba.
”Allora io vado, ciao Amelia.” Gli diede un bacio nei capelli e scomparve.
“Ma guardalo, mi ha lasciato da sola.”
 
 
"Lord, mio Lord! Siete tornato, Lord, venite, venite, volete che vi prenda il cappello, Lord?” Voci confuse provenivano dal piano di sotto.
“Lascia stare il cappello, Jim. Piuttosto, hai sorvegliato bene la stanza?” Jim? Chi era Jim?
L’altra voce, invece, la fece rabbrividire.
“Shade?...” Rein tentò di aprire gli occhi, era stanca. Non riuscì ad ascoltare bene il discorso.
“Giusto Lord, giustissimo. Voi siete famoso e stimato, Lord” La voce ruffiana di qualche commerciante, invece, le arrivò come da molto lontano.

 

Come immagino io Amelia:
  
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