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Autore: PersephoneAm    18/01/2014    5 recensioni
' -Mi fai incazzare!-urlai,-Buonanotte!-.
Mi girai per andarmene, ma lui mi afferrò il polso e lo strinse saldamente.
-Ma quale buonanotte! Tu rimani qui!-. '
PS. Primi tre capitoli in revisione(:
Genere: Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Ero la migliore.

Io, Alice Marra ero la miglior ballerina della scuola di danza di Milano. A diciassette anni molti mi avevano offerto di imparare nelle loro scuole, ma ero sempre rimasta fedele a mia zia Clara, un po' perché eravamo parenti, un po' perché amavo sentirmi superiore alle altre, cosa che sicuramente non sarei potuto essere alle lezioni di danza della Scala di Milano o negli altri teatri, visti i talenti che vi erano in quelle scuole.

Molte volte non partecipavo neanche alle lezioni: forse per fortuna o per doti innate riuscivo sempre a memorizzare i passi e compierli se non perfettamente, quasi. E poi, non ero molto interessata alla danza: mia zia mi aveva fatto entrare in quel mondo, dopo che mi aveva detto che le sarebbe piaciuto vedermi ballare. E io l'avevo accontentata. Un'altra mia fortuna era quella per cui potevo mangiare quanto volevo, senza ingrassare. Andavo bene a scuola, molte erano le persone su cui potevo contare e, soprattutto, avevo un fratello meraviglioso.

Uno dei miei pochi difetti, per come lo vedeva mio fratello, era il fatto che non uscivo il sabato sera ed evitavo qualsiasi festa dei suoi coetanei, preferendo starmene a casa a leggere un buon libro o a giocare alla play con Teo, un amico di mio fratello Alex.

La situazione più triste della mia vita era aver perso i miei genitori a dieci anni. Quello era stato un peso molto difficile da digerire, per me. Se non ci fossero stati Alex e i suoi amici, che mi facevano ridere tutto il tempo facendo gli idioti, forse non sarei la ragazza solare che sono oggi.

Proprio quel giorno, quando la mia vita iniziò a cambiare, mia zia venne nella mia stanza, lamentandosi con me. «Andiamo, Alice!»esclamò lei. «Perché non provi a uscire con Alex i suoi amici?»

La guardai stranita, come se a un certo punto le fossero spuntate due teste. «Mi stai veramente chiedendo di uscire con loro?»

«Cosa ci sarebbe di male? Sono dei ragazzi simpaticissimi e anche carini. Esci con uno di loro, qualche volta. Magari con Stefano o con Gabriele. O con quel figo di Thomas...»

Mia zia era pazza di Thomas. Nonostante stesse per sposarsi con Gerard, il suo compagno francese, Thomas era il suo "preferito", tra gli amici di Alex. «Hai aperto un'agenzia matrimoniale senza dirmelo, zia?»

Lei sospirò, sconfitta. «Acida e cinica come sempre.»

Mia zia Clara era la sorella più giovane di mio padre, una ragazza di ventisei anni, fin troppo spumeggiante e invadente, quando si trattava solo delle mie relazioni, ovviamente. La prima è unica volta che aveva provato a fare una cosa del genere con Alex, lui le aveva risposto di farsi gli affari suoi e zia Clara aveva subito capito l'antifona. Con me, invece, era tutta un'altra storia, purtroppo.

Mio fratello aveva ventitré anni, come quasi tutti i suoi amici. Erano tutti, chi più chi meno, alti e ben piazzati, alcuni più muscolosi di altri, ma tutti avevano un fisico magnifico, questo dovevo ammetterlo e nessuno di quei babbuini era brutto. Avevano un sacco di tipe attorno, ma era raro che le calcolassero anche solo di striscio, perché prima venivano "i fratelli", poi le altre cose. Solo Alex, di tutto il gruppo, aveva una ragazza, Silvia. Silvia era... beh, Silvia era Silvia e nessuna ragazza avrebbe potuto superarla in simpatia e bellezza. Mai.

Thomas, l'idiota cui Clara sbavava dietro, era il capo, un egoista egocentrico, freddo come il ghiaccio e maledettamente bello: il bastardo era alto sul metro e novanta, capelli neri, collo ampio e le spalle larghe erano alcuni dei tratti che mi piacevano di lui.

Ciò che mi attraeva di più erano gli occhi. Dio quegli occhi!

Così magnetici che molte volte rimanevo imbambolata a guardarli, mentre incontravo il suo sguardo.

«Aliceeee!»mi chiamò Alex, in quel momento.

Alzai gli occhi da "Orgoglio e Pregiudizio" e scesi le scale, ed recarmi nel salone, dove i ragazzi erano tutti seduti per terra o sui divani.

«Dimmi.»sospirai, indispettita per quell'interruzione della mia lettura.

«Sei in tv.»esclamò mio fratello, indicandomi l'elettrodomestico, che passava in quel momento un servizio giornalistico del canale locale sulla "...ballerina/modella che aveva un talento incredibile per il ballo e un attaccamento frenetico all'obiettivo...", mentre lui giocava a carte con Thomas, Luca e Teo.

«"Attaccamento frenetico"? Addirittura?!»feci, sarcastica, sentendo la battuta della giornalista. «Ma chi ha dato il lavoro a questa demente?»

«Hanno appena detto davanti a un sacco di gente che sei una ragazzina viziata e non hai detto 'a'.»mi disse Matteo, ridendo. «È menefreghista come te, amico.»

Alex gli diede il cinque. «L'ho educata bene, eh?»

Alzai gli occhi al cielo e andai in corridoio, dove la zia si stava vestendo per uscire.

«Se.» disse Lele, con voce infastidita. «È fredda come il ghiaccio, ma una ci ha così dovrebbe essere tutta un fuoco, cazzo!»

Sbuffai, mentre la zia sghignazzò e uscì poi di casa. «Non potresti tenerti per te queste cose?»borbottai, andando dal corridoio alla cucina, per bere un bicchiere di succo.

«Quando cazzo si è mossa?»chiese Luca, scioccato.

«Boh.»fece spallucce Alex, tirando poi uno scappellotto sulla testa di Lele. «Cos'è questa storia su mia sorella, che dovrebbe essere "tutta un fuoco"?»

«Eh? No no niente!»rispose l'amico, toccandosi la testa, sul punto in cui mio fratello lo aveva colpito. «Thomas, ma stasera andiamo alla festa del palazzo abbandonato o no?»

«Ovvio.»rispose lui, tornando a giocare alla consolle.

Sentii in quell'istante il telefono vibrare e lo afferrai, leggendo il messaggio che era appena arrivato. Stefania mi stava chiedendo di uscire con lei, quella sera. Alla festa al palazzo abbandonato in periferia, dove quei cretini sarebbero dovuti andare. Sbuffai, non potendole dire di no: Stefania mi aveva strappato la promessa secondo la quale, una sera, saremmo dovuti uscire insieme, io e lei. E quella sera sembrava voler farmi rispettare quella promessa.

«Aleeeeeex!»urlai.

«Mmmm! Qualche giorno le strapperò le note vocali.»si lamentò. I suoi amici sghignazzarono. «Cosa vuoi?»

«Stasera esco.»gli dissi, sentendo i sussulti di esclamazione dei ragazzi.

«E da quando tu esci?»mi provocò lui, con voce sorpresa.

Risi. «Da adesso.»

Mi fece la doccia e iniziai a prepararmi, indossando degli short, una canottiera e delle scarpe con la suola alta, tutti neri. Mi lisciai i capelli neri, mi truccai e uscii dalla stanza. Misi il telefono nella tasca dei pantaloncini e presi le chiavi di casa. Stefania mi aveva scritto di uscire con lei almeno quella sera e io non avrei mai potuto dirle di no.

Arrivata di sotto trovai gli idioti davanti al portone. Mi aspettavano.

«Che diavolo avete da guardare?»chiesi a voce alta.

«Andiamo anche noi alla festa di Giorgio.»mi disse Alex, mettendomi una mano sulla spalla. «Così ti tengo d'occhio.»

Bastardi. Erano dei bastardi davvero!



   
 
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