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Autore: YouCould    18/01/2014    1 recensioni
-E’ ora il momento di eleggere la fortunata ragazza che avrà l’onore di rappresentare il Distretto 4 nei 66° Hunger Games!
Grida tutta allegra. Infila una mano guantata nella boccia dove sono contenuti i nostri nomi, arriva fino a metà capienza e afferra un foglietto. Lo apre e legge un nome.
-Annie Cresta!
Mi sento come se l’aria fosse stata improvvisamente risucchiata. Sono io. Quest’anno tocca a me.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Altri tributi, Annie Cresta, Finnick Odair
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Quel suono porta con sé molte sensazioni. Paura, certo. Ma anche felicità. Porta ricordi di casa mia, del Distretto 4. Del mare, delle onde. Sospiro piano. Ad attivarmi sono i colpi di cannone. Tre. A logica, immagino che siano Tomas, Sophy e la ragazza del 5, probabilmente i più vicini all’onda. Mi alzo in piedi e sciolgo le cinghie dello zaino. Tenerlo sarebbe inutile: in acqua mi appesantirebbe solo, se dovessi morire sarebbe inutile e se alla fine non fossi l’unica sopravvissuta, sicuramente anche gli altri avranno perso le proprie provviste.
 La foresta è molto intricata, e non riesco a vedere l’onda per parecchio tempo, ma il suono mi garantisce che è sempre più vicina. E poi eccola, la più grande massa d’acqua che io abbia mai visto. Scorre impetuosa, veloce, verso di me, e mi rendo conto all’improvviso di quanto sia stato stupido pensare, anche solo per un attimo di potercela fare, di poter sopravvivere all’inondazione.
Beh, senza dubbio è meglio morire in acqua che uccisa da un altro Tributo.
Ma non aspetto. Appena l’onda è abbastanza vicina, mi tuffo. Il mio corpo fende l’acqua e io mi infilo velocemente nello strato inferiore, dove la corrente è molto veloce ma continua. All’improvviso, mi rendo conto di una cosa, una cosa incredibile. Sono felice. Sono in acqua, nel mio elemento, finalmente posso muovermi liberamente. La mia mente è molto più lucida di quanto sia mai stata dalla morte di Michael.
 
Ho un tempo massimo di apnea di circa quattro o cinque minuti. Posso sperare che l’acqua raggiunga l’altra parte dell’arena per quel tempo, in modo che si calmi, ma credo che la cosa sia improbabile. In fondo ce ne ha messi circa un paio a raggiungere me, ed io ero abbastanza vicina alla diga. Non so bene come farò quando dovrò tornare  a respirare in superficie: nello strato superiore l’acqua è molto più impetuosa e potrebbe riportarmi giù e impedirmi di respirare. Aspetto fino all’ultimo, finche non mi accorgo che non ho più aria. Raggiungo, spostandomi lentamente verso destra, quello che dev’essere un albero e mi incastro in una posizione che, in teoria, dovrebbe permettermi di rimanere a galla più facilmente, poi riemergo. Respiro piano e mi rendo conto che l’acqua sta cominciando lentamente a defluire, così decido di aspettare ancora qualche secondo prima di immergermi. Un forte crac sopra di me attira la mia attenzione: ho solo il tempo di sentire il colpo di cannone prima di sentire un forte dolore alla testa e sprofondare nell’oblio.
 
--
Finnick
Il cannone tuona, forte, e per un attimo non ne capisco il significato. Poi capisco. Non ce l’ha fatta, nonostante tutto. E’ inutile che m’illuda: ho visto il ramo cadere, e il suo modo di afflosciarsi contro il tronco. E’ lei. Due soli concorrenti rimasti, fino a un paio di minuti fa. E ora è suonato.. Continuo a fissare lo schermo, sbalordito. E aspetto che l’ultimo Tributo morto venga identificato: c’è ancora una minima possibilità, ma non ci spero molto. Mi sento incredibilmente svuotato, stanco, come quando si aspetta una cosa per molto tempo, poi quella arriva e si consuma nel giro di qualche giorno, o ora. Credo che l’acqua ostacoli il processo di identificazione, perché anche per gli altri Tributi c’erano voluti un paio di minuti. Mi siedo e aspetto. Il tempo sembra non scorrere mai. E poi appare, sullo schermo, la finestra con la foto del Tributo morto. E’ orribile vederlo,sempre. Questa volta potrebbe essere più orribile del solito.
Ma il volto che compare sullo schermo non è quello di Annie, il nome non è quello di Annie, il Distretto non è il 4. La voce di Claudius Templesmith risuona nelle casse.
-Signori e Signore, ecco a voi la vincitrice dei 66° Hunger Games: Annie Cresta!
L’immagine dell’arena si chiude sul corpo inerte di lei che viene trasferito sull’Hovercraft dall’artiglio.  Esco fuori dalla stanza, sfuggo ai gridolini di Ghislayne e dello stilista di Annie e alla stretta di mano di Matthew e mi precipito alla zona dove normalmente atterrano gli Hovercraft: voglio essere il primo a vederla tornare, voglio accompagnarla nelle sale di riabilitazione, voglio rendermi conto che davvero, è tornata, che non arriverà al Distretto 4 fredda e rigida in una cassa da morto ma acclamata e gloriosa, da vincitrice.
 
--
Annie
Al mio risveglio sento delle voci ovattate. Forse sono gli angeli, penso. Sono avvolta in qualcosa di soffice e morbido, e rifletto sul fatto che, in fondo, se questa è la morte, non è poi così male. Ho sete, però, e un fastidioso prurito all’interno del gomito cerco di toccarlo piano, e sento un ago abbastanza spesso, collegato a quello che dev’essere un tubicino. Allora non sono morta. Apro piano gli occhi e sono indubbiamente in una stanza che sembra di ospedale, con le pareti completamente bianche  e arredamento spartano: i classici scaffaletti con i medicinali, i carrellini con gli strumenti sterili. Una flebo parte dal mio braccio destro, probabilmente era quella che mi dava fastidio. Ho la bocca secca e passandomi la lingua sull’interno guance mi rendo conto che sono coperte di piaghe: probabilmente sono disidratata. La porta si spalanca, ed entra una dottoressa dai capelli neri e le labbra scure. Ha un aspetto così naturale che per un attimo credo di non essere a Capitol e ritorno a contemplare la teoria degli angeli. Probabilmente ho le visioni.
-Ah, ti sei svegliata.
Dice secca. La sua voce è del tutto priva di accento capitolino. Non ho le visioni.
-Non t’aspettare che ti faccia chissà che feste- comincia, preparando una siringa – non mi sono mai piaciuti gli Hunger Games. Comunque mi chiamo Freya.
Annuisco.
-Si, blablablabla, tutti noi capitolini amiamo i giochi e gngngngngngngn. Beh, io no, e saresti stupita di sapere quanti altri non li gradiscono. Siamo sempre troppo pochi, ma meglio di niente.
Cerco di replicare, ma ho la gola talmente secca che mi esce solo uno stridio.
-Ah, già, la disidratazione.
Borbotta Freya, prendendo un bicchiere di plastica da un cassetto. Lo riempie d’acqua e me lo passa.
-Bevi.- mi intima, poi ricomincia a parlare – Ti dicevo… alcuni di noi non apprezzano i giochi. E c’è una specie di…. associazione segreta. Da anni lavoriamo con un semplice scopo: uccidere il Presidente Snow. Significherebbe non solo la fine degli Hunger Games, ma anche della tirannia.
-Perché mi sta dicendo questo?
Domando. In realtà non posso fare a meno di sperare che ciò che sta dicendo sia vero: un mondo senza Giochi, un mondo in cui i Distretti non vengono lasciati a sé stessi nella povertà… è un sogno.
-Lo sai il perché. Il Distretto 4 è uno dei più ricchi di Panem, ma forse è anche quello che si rende meglio conto dello schifo in cui ci troviamo. Vogliamo solo che sappiate… che non siete soli. Anche noi lo combattiamo. Non tutti noi Capitolini siamo così meschini e viscidi.
Mi inserisce la siringa nel braccio.
-Dovrebbe aiutarti a reintegrare i liquidi. Bevi tanto e dormi tanto. Riposa. L’intervista col Vincitore è fissata per domani.
--
Per la prima volta da un paio di giorni, probabilmente, la mia mente non è completamente sedata dai farmaci di Capitol City, così la mia notte è costellata da incubi. Mi sveglio più volte, in un bagno di sudore freddo, urlando, o piangendo, o entrambe le cose. Da sveglia non va molto meglio: mi volto, e mi sembra di vedere nuovamente Connie che accoltella Micheal, Daniel che sembra saltarmi addosso per uccidermi. So che non è reale, ma non è così facile convincersi. Quando succede, mi tappo le orecchie e chiudo gli occhi, fino a che non percepisco che il battito cardiaco  è tornato normale e mi sento più tranquilla. Nella stanza c’è un orologio digitale luminoso: segna le 11.54 quando mi addormento, l’1.32 quando mi sveglio la prima volta, e così via: 2.25, 4.33, 5.56, 7.02, fino a che non rinuncio a dormire. Mi soffermo a riflettere sul futuro: cosa farò adesso? Sono ricca, realizzo. E’ un pensiero strano: non avevo valutato minimamente questo fattore, riflettendo sul mio ritorno a casa. Credevo che sarei tornata a casa, con Katie e Jess e i miei genitori, e che avrei potuto tentare di ricominciare una vita normale. Invece no. Andrò a vivere al villaggio dei vincitori, e potrei diventare un mentore. Anche a questo non ho mai pensato. Non credo che sarei in grado di rivivere tutto questo di nuovo.
Penso anche a quello che mi ha detto Freya. Il pensiero che ci siano dei Capitolini che non si divertono a vederci morire, ma anzi che combattono i giochi, sembra così ridicola che per un attimo mi chiedo se possa esserselo inventato. Ma perché dovrebbe rischiare di farsi accusare di tradimento, farsi tagliare la lingua o addirittura venire uccisa, per raccontarmi una cosa del genere?
--
Sono le nove quando il mio stilista viene a prepararmi per l’intervista. Mi saluta e si complimenta, poi mi accompagna nel centro immagine. Vedendolo, ritorno a sentirmi in colpa per averlo trattato così male,in fondo ha sempre cercato di aiutarmi.
-Come si chiama?
Chiedo tutto a un tratto.  Mi rendo conto di non averne la più pallida idea.
-Microft.
Risponde lui, e la conversazione finisce lì.
Dopo essere stata accuratamente lavata, depilata, pettinata e, in modo più generale, resa presentabile, vengo accompagnata nello spogliatoio. In un angolo c’è un lettino, simile a quello dell’ospedale, con adagiato sopra un telo nero.
-Allora, il tuo vestito…
borbotta Microft sollevando il telo.
Immagino che ci sia l’abito per l’intervista sotto, ma quando lo stilista finisce di sollevare il drappo vedo, disteso sul lettino, il cadavere di Micheal, ferito allo stomaco com’era dopo essere stato pugnalato da Connie. Indietreggio gridando e mi rannicchio contro il muro, serrando le palpebre e tappandomi le orecchie con le mani. Passano parecchi minuti prima che mi decida a rialzarmi. Guardo Microft di traverso: mi dà sui nervi che mi abbia visto fare una scenata per niente, ma provo un leggero senso di gratitudine quando ritorna a parlare del vestito come se non fosse successo niente.
-Ti dicevo, ho lavorato su dei toni marini, in questo caso il blu.
Abbasso lo sguardo sul mio abito: è un bellissimo vestito da sera, di un tono che ricorda l’oceano, con piccoli ricami bianchi che rimandano alla spuma delle onde.
-E’ bellissimo.
Lui annuisce, e mi sembra di veder balenare un sorriso sul suo volto normalmente impassibile. Mi acconcia i capelli, sollevati sulla testa con piccole conchiglie bianche intrecciate tra le  ciocche, e mi trucca in modo leggero. Poi mi passa un paio di scarpe dello stesso tono del vestito, in modo da essere pronta per l’intervista.
--
Finnick
Ormai è una decina di minuti che aspettiamo dietro le quinte della zona interviste. Non vedo Annie da un paio di giorni, esattamente da quando mi hanno detto che “ormai si sta stabilizzando, non c’è più bisogno di aiuto”. Accanto a me, Matthew e Ghislayne parlano in tono leggero, mentre io tengo lo sguardo fisso sulla porta come se potesse darmi l’illuminazione divina. E finalmente si apre. Il primo a entrare è Microft, in giacca e cravatta. Dopo di lui si affaccia Annie, splendida. C’è qualcosa di diverso in lei. Nel suo sguardo, c’è qualcosa che prima non c’era: è come se fosse leggermente velato dalla tristezza, da una consapevolezza che si può assumere nell’Arena, e solo lì. Quando mi vede, fa un sorriso timido. Mi alzo in piedi, e cammino verso di lei. Mi rendo conto solo ora di quanto sia forte il sollievo nel rivederla lì, viva, e compio gli ultimi passi quasi correndo. La stringo tra le braccia. Restiamo abbracciati per un po’ di tempo, forse troppo. Il suo viso si scosta leggermente dalla  mia spalla: ci ritroviamo faccia a faccia, così vicini da respirare la stessa aria.
-Sei qui.
Mormoro.
-Sono qui. Me l’avevi chiesto tu.
All’improvviso mi rendo conto di quanto tutto questo debba sembrare assurdo a Ghislayne, Matthew e Microft, così mi scosto e lascio che gli altri si congratulino. Mentre Ghislayne comincia a blaterare qualcosa sul fatto che lei “ l’aveva capito subito, che aveva del potenziale”,Annie fa qualcosa di molto strano. Si ferma un istante a fissare dritto davanti a sé, come se stesse aspettando qualcosa, poi indietreggia gridando, si copre le orecchie con le mani e strizza gli occhi. Mi avevano detto dalla riabilitazione che avevano avuto parecchi problemi di questo tipo e che avevano dovuto sedarla più volte. Mi avvicino lentamente a lei e le afferro un gomito.  Poi le mormoro, così piano che gli altri non possano sentirmi:
-Va tutto bene, Annie. Ci sono qui io. Sei al sicuro.
Lei riapre gli occhi e annuisce, visibilmente scossa e imbarazzata.
Matthew, Microft e Ghislayne sembrano piuttosto confusi, ma alla fine optano per l’indifferenza, e per i successivi cinque minuti si comportano normalmente, lodando le prodezze di Annie nell’Arena.
Dopo il bip che ci avvisa che manca poco all’inizio della trasmissione, accompagno Annie alla porta che daa sul palco.
-Grazie per… insomma… il mio….
Sussurra, con la voce piena di imbarazzo.
-Ci siamo passati tutti. Se hai bisogno di aiuto, qualsiasi cosa… ci sono qui io. Sul serio.
Rispondo, e prima che debba voltarsi per entrare sul palco, mi sembra di vedere un sorriso balenare sul suo volto.
 
NdA
Ariecchime! Ammettetelo, pensavate che io fossi morta. La verità è che internet è defunto in casa per qualcosa tipo due settimane, e tra la caterva di compiti di Natale e lo studio per i test di recupero (maledetta chimica!) non ho avuto neanche il tempo  per respirare. Comunque, ecco il nuovo capitolo, che spero sia valso l’attesa. Ormai alla conclusione manca pochissimo, solo l’epilogo, che sarà il prossimo capitolo. Mi inquieta un po’ questo fatto di chiudere la mia  prima fanfiction, ma ho tante nuove idee, perciò si vedrà.  Ringrazio come sempre HermioneEverlark e DTravers, e tutti quelli che hanno inserito tra le seguite (miei Dei, siete 40!) e le preferite. Al prossimo capitolo, BShallows.
  
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