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Autore: Carlos Olivera    18/01/2014    2 recensioni
Sono passati due anni dalla distruzione del Drago Antico.
Saito e Louise, ora sposati, vivono felicemente nel loro feudo di De Ornielle, facendo continuamente avanti e indietro da Tokyo per stare con i genitori di Saito. Per Saito, inoltre, è in arrivo una notizia inattesa e bellissima. D'improvviso, una serie di inquietanti e terribili imprevisti giungono a distruggere una pace così difficilmente conquistata. Da un momento all'altro, per qualche misterioso motivo, Saito perde nuovamente i suoi poteri di Gandalfr, e Louise la possibilità di evocare i portali dimensionali. Contemporeamente, la morte improvvisa della regina Henrietta genera lotte sanguinose per la successione al trono tra i nobili; da un momento all'altro, Tristein conosce la sua epoca Sengoku, sprofondando nella guerra civile. Mentre Saito e Louise devono scegliere che ruolo avere in questi eventi, la misteriosa comparsa di un giovane senza memoria, ma che per qualche strano motivo sembra aver "rubato" a Saito le rune di Gandalfr, sarà destinata a cambiare per sempre le loro vite.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Un boato assordante scosse nel profondo l’intera città, e subito dopo una potente esplosione si abbatté sulla parte bassa della torre, aprendo una voragine nel suo rivestimento e provocando una pioggia di detriti.

«Ma che diavolo…» esclamò attonito Eshamel.

A quell’esplosione ne seguirono altre, un vero e proprio cannoneggiamento che interessò tutta la zona attigua alla torre provocando il panico generale, senza che si avesse alcuna idea di chi stesse sparando.

Le guardie che sorvegliavano le due torri di accesso alla rada restarono basite, soprattutto nel constatare che i colpi non sembravano venire dal mare aperto, ma direttamente dall’interno della baia; si vedevano vampate di fuoco e si sentiva il rumore, ma di una nave neanche l’ombra.

Invece, non dovettero passare che pochi secondi perché, come per incanto, preceduta da una tempesta di fulmini, comparisse davanti ai loro occhi un gigantesco e spaventoso mostro d’acciaio, armato dei cannoni più grossi che si fossero mai visti e proprio al centro dello specchio d’acqua antistante la capitale.

Forte dell’invisibilità, la nave era scivolata davanti ai loro occhi senza che neppure se ne rendessero conto, mascherando con la magia la propria scia per celare qualsiasi traccia della sua presenza.

«È la Valliere!» esclamò Louise,  che dall’alto poteva vederla bene «Kaoru ce l’ha fatta!».

A bordo, l’attività era già frenetica, in una ordinata confusione nella quale ognuno conosceva il proprio posto e faceva ciò a cui era destinato.

Dalla plancia, Kaoru gestiva la situazione, ed i suoi ordini, per bocca di Quintus, arrivavano in ogni parte della nave a tutta velocità tramite l’interfono o i portaordini.

«Torrette trinate, concentrare il fuoco in direzione del molo!»

«Sissignore!» rispose il puntatore.

Bastò una sola bordata, e l’intera flotta navale di Neftes si tramutò in un unico, immenso oceano di fuoco.

Il boato fu tale da far tremare ogni cosa fino alla piazzetta, dove a quel punto la semplice paura si tramutò in panico incontrollato.

Subito Saito ne approfittò.

Liberatosi, stese con un pugno la guardia più vicina, e recuperata la sua spada la usò per liberare tutti i suoi compagni.

«Forza, è la nostra occasione!».

Bidashal ed Ari non avevano ancora potuto riottenere i loro poteri magici, bloccati dalle droghe che erano stati costretti ad ingerire assieme al cibo, ma come schermidori ci sapevano fare, e lo stesso Luctiana, così i tre elfi, armatisi a loro volta, riuscirono a respingere tutte le guardie che avevano attorno.

«Uccideteli!» ordinò adirato Eshamel scagliandogli contro tutti i soldati presenti.

I quattro, dispostisi a difesa di Siesta, si difesero egregiamente, al punto da mettere in difficoltà i loro assalitori, che in pochi minuti si videro decimati.

Eshamel, comprendendo l’aria che si stava mettendo, fece per darsi alla fuga, ma Saito non era determinato a permetterglielo.

«Dove credi di andare, codardo!».

Apertosi la strada a forza di fendenti, al punto da perdere la spada per averla roteata con troppo vigore, il giovane arrivò appresso all’elfo, e salito con un balzo sul palchetto assestò al nemico un tremendo diretto al volto che lo scaraventò a terra con la potenza di uno schioppo.

Nell’atto di cadere, Eshamel perse, senza neppure essere consapevole di averla mai avuta, la trasmittente che Saito gli aveva messo nel mantello, e che il ragazzo prontamente recuperò; era scarica, ma poteva ancora servire.

«Stammi… stammi lontano, sudicio umano!».

Saito era davvero tentato di far pagare a quell’essere immondo tutto quello che aveva dovuto passare in quei giorni interminabili, ma dovette desistere nel momento in cui Maddarf gli scagliò contro una selva di spade costringendolo ad indietreggiare.

«Saito, da questa parte!» gli urlò Bidashal «Abbiamo aperto un varco!».

Anche se di malavoglia Saito dovette resistere, e recuperata una nuova spada si aggregò ai suoi compagni aprendosi la strada tra soldati e cittadini in fuga fino all’ingresso della torre.

«Presto!» urlò Luctiana afferrando uno dei pesanti battenti di pietra.

Fortunatamente i cinque riuscirono a chiudere la porta in tempo, sprangandola subito con tutto quello che riuscirono a trovare per sbarrare il passo agli inseguitori; non era certamente l’unico ingresso che le guardie di Eshamel potevano usare, ma almeno questo li avrebbe tenuti indietro per un po’.

«Riesci a farla funzionare?» chiese Saito passando la trasmittente a Bidashal

«Ci provo».

L’elfo era ancora provato nella sua magia, ma per fortuna instillare un po’ di energia nelle batterie si rivelò un procedimento non particolarmente difficile.

«Prova ora.» disse rilanciandola al proprietario.

Saito la prese e la azionò, e nel sentirla gracchiare volle quasi gridare di gioia.

«Kaoru, mi ricevi?».

Il segnale arrivò, seppure un po’ sporcato, alla radio della Valliere, ed il radiofonista immediatamente la ritrasmise sull’interfono mettendo il giovane in comunicazione diretta con la plancia.

«Saito!» esclamò il comandante strappando la cornetta a Quintus

«Che gioia sentire la tua voce. Meno male che avete fatto in tempo.»

«Dove vi trovate?»

«All’interno della torre principale. Louise e Tiffa sono ancora prigioniere, stiamo andando a salvarle.»

«D’accordo. Quando le avrete trovate, restate lì ad aspettare. Manderemo una squadra armata per recuperarvi. Tieni aperto il canale e aspetta nuove istruzioni.»

«Ricevuto, vi aspettiamo».

Chiusa la conversazione, Saito e gli altri si avviarono nuovamente verso le prigioni, incontrando una resistenza numerosa ma piuttosto scarna, visto che le guardie più abili e pericolose erano ancora bloccate all’esterno.

All’esterno c’erano anche Eshamel e Maddarf, che portati in salvo da un manipolo di soldati al comando di Eruvere stavano correndo veloci come il fulmine verso la periferia a bordo di un calesse.

«Maledetti! Maledetti umani!» continuava a strillare l’elfo «Ma aspettate e vedrete! Non avete idea della sorpresa che abbiamo in serbo per voi! Quella baia sarà la vostra tomba!».

Intanto, la Valliere continuava imperterrita il suo bombardamento, senza che quasi si riuscisse a contrastarla.

Due bordate dei cannoni antiaerei di babordo polverizzarono le torri perimetrali, mentre di contro quelli di tribordo non smettevano un attimo di far piovere proiettili sulle batterie costiere facendone scempio.

«Segnala alle torrette. Tenete il fuoco lontano dalla torre. Saito e gli altri si trovano lì. Potremmo colpirli.»

«Sissignore.»

«Ordine alle truppe d’assalto. Prepararsi a sbarcare».

Le lance erano già state calate in acqua, e gli uomini al comando di Seena e Kylian erano pronti a scendere dalle scalette, quando, rivolto lo sguardo verso la città, Quintus notò un inspiegabile e minaccioso movimento appena oltre il ponte, in prossimità della zona dove doveva esserci il bacino di carenaggio in costruzione.

Quello che vide lo impietrì.

«Signore, laggiù!» esclamò.

Kaoru guardò con il binocolo, ed a sua volta si sentì mancare il respiro vedendo quattro corazzate sollevarsi lentamente da sotto la superficie della sabbia sbucando dalla enorme fossa coperta fino a pochi attimi prima da una barriera magica che generava una ingannevole illusione ottica.

«Oh, merda.» riuscì a dire.

Era chiaro.

Il bacino in realtà era già operativo, ma veniva da chiedersi come avevano fatto a completarlo in tempi così rapidi.

Sicuramente c’entravano ancora una volta Reconquista e le sue risorse illimitate.

La situazione di colpo parve capovolgersi.

«Allarme prioritario! Ordine alle torrette, puntare immediatamente su uno, tre zero! Fuoco a volontà!».

Le torrette si riposizionarono il più velocemente possibile, e dopo appena un minuti partì la prima bordata diretta contro la nave più vicina; si pensava che sarebbe stato abbastanza per affondarla, come accaduto nel caso delle navi di Ty-Kern, ma l’aeronave, pur venendo trapassata, incassò il colpo restando a galla.

«Non ci credo…» disse Quintus basito

«Le hanno potenziate.» disse Kaoru.

Le aeronavi elfiche si sollevarono fino ad un centinaio di metri, e prima di poter fare qualcosa la Valliere si ritrovò con una dozzina tra cannoncini e torrette binate e trinate puntati contro da una schiera di vascelli che le davano il fianco l’uno accanto all’altro.

Kaoru e Quintus sgranarono gli occhi.

«Prepararsi all’urto!».

Il boato che seguì fu così potente da frantumare vetri in tutta la città, producendo bagliori accecanti che fecero sembrare quello di Neftes un sole al tramonto.

Fortunatamente la maggior parte dei colpi andarono a vuoto, ma la Valliere venne comunque investita in più punti da una selva di proiettili; alcuni rimbalzarono, ma altri perforarono lo scafo, e due in particolare si abbatterono su altrettante torrette antiaeree facendone saltare una per aria.

Tra l’esplosione e i vari altri colpi, la Valliere tremò così paurosamente che quasi tutti finirono gambe all’aria, anche in plancia di comando.

«Manovra evasiva, manovra evasiva!» ordinò immediatamente Kaoru

«Rapporto danni?» chiese Quintus

«Abbiamo perso la caldaia numero due!» disse uno dei marinai agli interfoni «C’è una falla non grave a dritta di prua, sotto la linea di galleggiamento! Stiamo chiudendo le paratie stagne!»

«Torrette antiaeree di tribordo uno e quattro danneggiate!» disse un altro «La due è completamente distrutta!»

«Perdite?»

«Tre morti e quindici feriti, signore! Numero provvisorio!»

«Questa l’abbiamo sentita tutta.» commentò Quintus.

Ci voleva quasi un minuto per resettare il meccanismo di sparo, e in tutto quel tempo le navi elfiche ebbero modo di allargare ancora di più la loro formazione cercando di circondare la Valliere, che prese a zigzagare come meglio poteva in quello specchio d’acqua basso e stretto.

A questo punto, calare le scialuppe e inviare la squadra era fuori questione; avrebbero fatto la fine dei piccioni.

Alla ricerca spasmodica di una soluzione Kaoru notò la vasta piattaforma di atterraggio quasi in cima alla torre principale, più in alto di quanto si aspettasse dalla descrizione che ne aveva sentito, e iniziò a maturare un piano a dir poco avventato.

«Quintus.»

«Signore?»

«I sistemi di alimentazione delle pietre funzionano ancora?».

Quintus chiese conferma, ricevendo una risposta affermativa.

«Cos’ha in mente, comandante?»

«Mi è appena venuta un’idea folle».

Nel mentre Saito e gli altri si erano aperti la strada lungo i corridoi della torre fino a fare ritorno nella zona prigioni, e qui, sbarazzatisi delle ultime guardie, si erano appropriati delle chiavi delle celle.

A Louise quasi scoppiò il cuore per la gioia nel vedere Saito vivo e vegeto, e senza pensarci due volte gli si buttò al collo gettandolo a terra.

«Saito!»

«Stai bene Louise?» le disse carezzandole i capelli

«Avevo così tanta paura! Credevo sul serio che ti avrebbero ucciso!»

«Và tutto bene, Louise. Presto sarà tutto finito».

In quella, la trasmittente riprese a gracchiare.

«Saito, ci sei?»

«Kaoru. Abbiamo recuperato Louise e Tiffa.»

«Meglio così. Purtroppo c’è stato un contrattempo. Non sperate nell’arrivo della cavalleria. In questo momento siamo impegnati con una flotta di aeronavi elfiche, e mandare una squadra sarebbe un suicidio.»

«E allora cosa si fa?» domandò Luctiana, che come gli altri poteva sentire a sua volta

«Siete in grado di arrivare alla piattaforma in cima alla torre?»

«Credo di sì.» rispose Bidashal

«Tra pochi minuti faremo decollare la Valliere e passeremo sopra la città. Se riuscirete a trovarvi sulla piattaforma nel momento in cui la sorvoleremo, potremmo essere in grado di issarvi a bordo.»

«Si può fare davvero?» chiese Louise

«Non lo so, ma è l’unica alternativa che abbiamo. Voi cercate di arrivare laggiù il prima possibile, ma non fatevi vedere fino all’ultimo momento. Se scoprono quello che vogliamo fare ci taglieranno la strada e sarà la fine.

Caleremo una scialuppa per tirarvi su. Non c’è bisogno che vi dica che abbiamo a disposizione un solo tentativo.»

«Ricevuto, ci dirigiamo alla piattaforma.» disse Saito «Avete sentito? Sbrighiamoci. Se ci dice bene, ancora poco e saremo fuori da tutto questo».

 

Kaoru diede subito ordine di iniziare le manovre per mettere la prua della Valliere dritta in punta alla città, il che significava farle compiere un largo giro ad anello lungo tutta la baia, il tutto mentre le navi elfiche non smettevano un attimo di bombardarla, e anche se fortunatamente nessuna selva di colpi si rivelò tanto micidiale quanto la prima i danni continuavano ad aumentare.

Infine, per non farsi mancare niente, gli elfi fecero decollare tutti i draghi che avevano a disposizione, che tenuti faticosamente a bada dalla contraerea presero senza pietà a sputare fuoco contro la nave innescando piccoli incendi e ulteriori esplosioni.

Era una situazione ai limiti del dramma.

Tralasciando il fatto che spostare i sistemi di alimentazione da una pietra magica all’altra richiedeva comunque il suo tempo la maggior parte delle linee principali, nonché i sistemi di controllo in remoto, erano stati danneggiati, il che stava obbligando i tecnici, oltre a dover dirottare l’energia tramite canali alternativi, a dover fare tutto a mano.

Kaoru sentiva montare sempre più dentro di sé quella sgradevole sensazione di potenza che tanto gli risultava insopportabile, e che si traduceva in una rabbia che ad ogni secondo diveniva sempre più violenta, spingendolo a maturare nelle sua mente propositi e pensieri sempre più foschi.

«Quanto manca per avere energia alla pietra di levitazione?» domandò con un filo di voce quando l’ennesima fiammata di drago incenerì due marinai sul ponte principale davanti ai suoi occhi

«Sei o sette minuti, signore!»

«Fra sette minuti saremo già carne arrostita, si muovano!».

Ma il tempo passava, e dalla sala macchine non giungevano notizie.

«Tutta la barra! Massima velocità! Prua in direzione nord nord-est!»

«Ma signore, la pietra non è ancora caricata!» cercò di dire Quintus capendo dove conduceva quella rotta

«Non importa!» replicò Kaoru con occhi scintillanti iniettati di furia «Se proprio dobbiamo andarcene ne porteremo con noi il più possibile!

Obbedisci!».

Quintus non voleva credere che il comandante stesse davvero meditando una tattica suicida, ma da soldato quale era non aveva altra scelta che obbedire agli ordini del suo comandante, così come il resto dell’equipaggio.

Così, come una tigre messa alle strette che sferra l’assalto finale, la Valliere, concluso la propria virata, inserì il turbo puntando dritta contro la capitale, quasi avesse intenzione di speronarla.

Eshamel, Eruvere e Maddarf erano a bordo di una delle aeronavi elfiche, quella maggiormente e prudentemente discostata dal resto della squadriglia, e dapprincipio non riuscirono a capire il senso di quella manovra; immaginarono che la Valliere volesse tentare di decollare, ma i secondi passavano e la nave nemica non voleva saperne di alzarsi.

«Se continua così finirà per schiantarsi sulla città!» esclamò Maddarf terrorizzato

«Altro esempio lampante della bestialità umana.» commentò calmo Eshamel

«Dobbiamo fermarla!»

«Niente affatto. Lasciateli fare.»

«Ma, lord Eshamel…»

«Se ci saranno tante vittime, ogni singolo elfo di Neftes, inclusa la resistenza, verrà da me a supplicarmi di proteggerli dagli umani. Chissà, potrebbero persino arrivare a chiedermi di dichiarargli guerra.

Quegli stolti saranno il mio lasciapassare per il dominio completo di questo continente».

Anche Maddarf, come Quintus, non riuscì a credere che il suo superiore fosse davvero determinato a fare ciò che aveva in mente, ma anche lui alla fine antepose i suoi doveri alla coscienza e ordinò alle altre navi della flotta di non picchiare troppo forte, lasciando la nave libera di proseguire nella sua corsa senza far capire l’intenzionalità della cosa.

Sulla plancia, gli ufficiali e i marinai della Valliere videro la costa farsi vicina, sempre più vicina, e la chiglia della nave iniziare a sobbalzare e grattare sui dossi del fondale fattosi ormai bassissimo, senza che il loro comandante, i cui occhi sembravano quasi scintillare di rosso, mostrasse la benché minima intenzione di tornare sui suoi passi.

Dal canto loro, i tecnici addetti al funzionamento delle pietre erano ancora in alto mare, presi ad arrabattarsi tra cavi e comandi, ma sarebbero serviti minimo altri due minuti per poter rendere operativa la pietra di levitazione.

A quel punto, e avendo saputo cosa li aspettava se non avessero fatto a tempo, il capo macchinista ebbe un’idea a dir poco suicida. Visto che la pietra propulsiva funzionava ancora, ed era l’unica il cui apparato di alimentazione non fosse stato danneggiato, non ebbe altra scelta che afferrare saldamente il cavo collegato al dispositivo di attivazione, staccarlo manualmente con l’energia ancora inserita e reinserirlo nell’apparecchio che controllava la pietra di levitazione.

Fu solo per un vero miracolo se ne uscì vivo, perché nel momento in cui staccò il cavo l’energia magica mista a corrente elettrica al suo interno lo usò come una messa a terra minacciando di folgorarlo, ma grazie al cielo riuscì a ricollegare lo spinotto prima di rimetterci la vita, e finalmente la pietra di levitazione iniziò a risplendere.

«Avvisa la plancia, svelto!» ordinò al suo secondo prima di svenire.

Quello obbedì, e sentendo la sua voce Quintus sentì un colpo al cuore.

«Abbiamo l’energia, comandante!».

Solo in quell’istante, come svegliandosi da un brutto sogno, Kaoru parve ritrovare la ragione.

«Motori a piena potenza! Decolliamo, subito!».

Fulminea, la Valliere si sollevò dalla superficie, puntando verso l’alto con una inclinazione che le aeronavi classiche potevano solo sognarsi, a oltre quarantacinque gradi. Se fosse andato tutto bene, sarebbero passati pochi metri sopra la torre.

«Maledizione!» ringhiò Eshamel vedendo sfumare i suoi propositi «Lasciate perdere! Buttateli giù!».

Le navi elfiche però, proprio per le loro dimensioni, erano anche incredibilmente impacciate, ed impiegarono diversi secondi a girarsi; e visto che le torrette non erano in grado di tenere il bersaglio a tiro, la Valliere poté allontanarsi e prendere quota quasi indisturbata, passando in mezzo a loro senza venire colpita.

Nello stesso istante, Saito e gli altri arrivarono sulla piattaforma in cima alla torre, venendo immediatamente notati dalla plancia.

«Li vedo!» disse Quintus

«Calare la scialuppa, presto!» ordinò Kaoru.

I marinai nel mentre avevano già assicurato la lancia più lunga a disposizione alla gru utilizzata per il recupero degli aerei, e all’ordine dei superiori immediatamente presero a farla scendere verso il basso, proteggendola il più possibile con la contraerea.

«Arriva!» indicò Saito «State pronti!».

Il frastuono che la nave produsse passando sopra le loro teste fu assordante, e nel momento in cui videro la lancia scivolar loro accanto immediatamente ci saltarono dentro; tutti tranne Siesta, che si ritrovò la gonna della camicia da notte con cui era stata catturata sotto i piedi, incespicando e perdendo il momento, oltre a procurarsi una piccola storta.

«Siesta!».

Sembrava tutto perduto, ma Saito senza stare a pensarci scese nuovamente, e presa la ragazza tra le braccia cominciò a correre a perdifiato mentre la lancia si allontanava.

«Saito, fa presto!» continuava ad urlare Louise protendendosi verso di lui il più possibile.

La sporgenza intanto si avvicinava, e alla fine Saito dovette saltare, compiendo un lungo quanto avventato balzo nel vuoto che, per sua fortuna, si concluse a bordo della scialuppa.

I cavalieri draconiani, accortisi di quanto accaduto, tentarono di abbatterli, ma la contraerea riuscì a tenerli lontani abbastanza da permettere ai marinai di issare i fuggiaschi a bordo mettendoli finalmente al sicuro.

Quindi, con l’eccezione di Siesta, che fu portata in infermeria per un rapido controllo, Saito e gli altri si precipitarono in plancia.

«Ragazzi!»

«Louise-san! Saito-san!» disse Siesta «Che sollievo, siete sani e salvi.»

«Motori avanti tutta, togliamoci da qui!» si affrettò ad ordinare Kaoru.

Di nuovo la Valliere venne spinta al massimo delle sue possibilità, ma ormai nel frattempo le aeronavi nemiche si erano girate e avevano iniziato l’inseguimento, scaricando sulla nave dei fuggitivi tutto quello che avevano.

La nave, per quanto potente, non era invincibile, ma bene o male la sua spessa corazzatura riuscì a respingere la maggior parte dei colpi; questo almeno fino a che un proiettile non centrò in pieno la carlinga, trapassandola e portandosi via buona parte dei sistemi di alimentazione di riserva delle pietre magiche.

Gli effetti furono immediati, e la Valliere iniziò subito a rallentare e a perdere quota.

«Che sta succedendo?» tuonò Kaoru

«I cavi sono danneggiati signore, l’energia arriva ad intermittenza!».

Come se la situazione non fosse già abbastanza grave, la torretta poppiera, la sola che potesse rispondere al fuoco degli inseguitori, finì inevitabilmente per esaurire le munizioni, lasciando campo libero agli elfi e ai loro cannoni.

La nave di Eshamel era in prima fila, e il comandante in particolare si stava godendo con piacere quel momento; sapeva di non poterli abbattere perché né Louise né Tiffa dovevano assolutamente morire, ma voleva far durare la cosa il più possibile, e una volta tanto Eruvere lo lasciava fare.

«Peggio per loro. Ora faranno la fine del topo».

Per quanto fuggisse, la Valliere non riusciva in alcun modo a seminare i suoi inseguitori, e invece che cercare di raggiungere il mare vi si stava allontanando sempre di più.

«Niente da fare, non ci mollano.» disse Kilyan guardandosi indietro.

Nella plancia regnava lo scetticismo, e anche se nessuno aveva il coraggio di dirlo ad alta voce molti pensavano che forse arrendersi era l’unica speranza che avevano per cercare di uscirne vivi, ma era un’eventualità che nessuno voleva prendere in considerazione.

Louise un’idea ce l’aveva, ma era terribilmente azzardata, soprattutto per lei e per il suo bambino.

Ma d’altra parte, che altre soluzioni avevano?

Meglio quella sorte che fare da incubatrice vivente per quei miserabili.

«Professor Colbert.» disse con un filo di voce «Può prestarmi il suo bastone?».

Tutti si guardarono tra di loro un po’ perplessi, ma alla fine Colbert volle fidarsi e le lasciò il bastone; Louise lo prese con entrambe le mani, concentrandovi tutta l’energia a sua disposizione, e di colpo, un chilometro circa di fronte alla nave, prese a materializzarsi un portale dimensionale.

«Louise, che stai facendo?» esclamò Saito.

Più che un’idea era un vero azzardo, e gli effetti non tardarono a farsi sentire. Aprire una porta per viaggiare da una zona all’altra di Halkengina era sicuramente meno faticoso che aprirne una per la Terra, ma se doveva essere abbastanza grande per farci passare una nave intera allora era un bel problema.

Quasi subito la ragazza sentì il solito dolore al ventre, spasimi di un feto che cercava istintivamente di trattenere con le unghie e con i denti l’energia del quale egli stesso si nutriva, e ogni parola dell’incantesimo era un agonia.

«Louise, smettila! Così ti farai male!»

«È l’unica speranza che abbiamo…» mugolò lei a denti stretti

«Ma è impossibile riuscire ad aprire un varco così grosso! Non nelle tue condizioni almeno.»

«Ce la posso… ce la posso fare. Devo solo concentrarmi.»

«Louise!»

«Lasciala fare, Saito-kun

«Colbert-sensei…».

Ormai Louise aveva preso la sua decisione, ed era inutile cercare di farle cambiare idea. Tanto più che, tenendo conto di quello che la attendeva in caso di cattura, arrendersi era un’eventualità che lei per prima non voleva prendere in considerazione.

Così, alla fine Saito si rassegnò, ma senza rinunciare a stringerle la mano.

«Sono qui, Louise. Ti sono vicino. Ti siamo tutti vicino. Fai del tuo meglio».

Rinfrancata dalla vicinanza dei suoi compagni la ragazza cercò di dimenticare il dolore, e faticosamente continuò a recitare il suo incantesimo; ad ogni parola il varco si ingrandiva, senza che tuttavia se ne potesse scorgere la porta di uscita, e a quel punto anche Tiffa volle metterci del suo, cercando per quanto possibile di dare al sortilegio più stabilità possibile per evitare che collassasse richiudendosi.

Anche gli elfi si accorsero di quanto stava accadendo, ma non compresero appieno la vera natura del fenomeno fino a quando il portale, terminato l’incantesimo, non raggiunse dimensioni mastodontiche, grandi abbastanza perché la Valliere potesse attraversarlo.

«Ce avete fatta, miss Valliere!» esclamò Seena.

Tuttavia, si trattava di una porta troppo grande e troppo instabile per restare aperta a lungo, ed infatti prese subito a richiudersi.

«Motori avanti tutta! Entriamo lì dentro!»

«Sì, comandante!».

La nave accelerò fino alla velocità massima che le sue condizioni le consentivano, sempre bersagliata dalle aeronavi elfiche che, avendone capito i piani, intendevano fermarla a tutti i costi.

«Sparate, sparate!» continuava a strillare Eshamel «Non devono fuggire!».

Era una corsa contro il tempo, con il varco che si chiudeva sempre più davanti e i cannoni degli elfi alle spalle, ma per chissà quale miracolo la Valliere, alla fine, l’ebbe vinta, riuscendo a penetrare all’interno del portale un attimo prima che questo scomparisse, lasciando gli inseguitori con un palmo di naso.

Esame era talmente infuriato che sbriciolò il calice di vino che aveva tenuto in mano per tutto il tempo.

«Maledizione!» sbraitò lanciandone via i resti «Ci hanno beffati!»

«Non è ancora detta l’ultima parola.» rispose calmo Eruvere «Il varco non era molto solido, e in quelle condizioni non andranno comunque lontani.

Sono sicuro che se iniziamo subito a cercarli li troveremo presto».

 

 

Nota dell’Autore

Eccomi qua!^_^

L’avevo detto che stavolta ci avrei messo poco.

E così, alla fine l’ho scritto. Questo era uno dei momenti che aspettavo con più trepidazione, ed il fatto che abbia aggiornato in tempi molto rapidi è la conferma al fatto che non vedevo l’ora di scriverlo.

Mi ci voleva proprio una bella battaglia, di quelle con i controfiocchi, ma questo è stato solo l’antipasto. Quelle che verranno da ora in avanti saranno anche meglio.

Con il prossimo capitolo, che potrebbe essere piuttosto lungo, le vicende relative a questo ennesimo viaggio saranno finite, e la situazione da qui in avanti inizierà a precipitare velocemente. Tornerà in scena la compianta Maschera di Ferro, il cui mistero sarà finalmente svelato, e assieme a lui il caro vecchio Santin, che pericoloso come non mai si prepara a marciare su Tristania.

Come finirà?

Restate sintonizzati!

A presto!^_^

Carlos Olivera

  
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