40
Un boato assordante scosse
nel profondo l’intera città, e subito dopo una potente esplosione si abbatté
sulla parte bassa della torre, aprendo una voragine nel suo rivestimento e
provocando una pioggia di detriti.
«Ma che diavolo…» esclamò attonito Eshamel.
A
quell’esplosione ne seguirono altre, un vero e proprio cannoneggiamento che
interessò tutta la zona attigua alla torre provocando il panico generale, senza
che si avesse alcuna idea di chi stesse sparando.
Le
guardie che sorvegliavano le due torri di accesso alla rada restarono basite,
soprattutto nel constatare che i colpi non sembravano venire dal mare aperto,
ma direttamente dall’interno della baia; si vedevano vampate di fuoco e si
sentiva il rumore, ma di una nave neanche l’ombra.
Invece,
non dovettero passare che pochi secondi perché, come per incanto, preceduta da
una tempesta di fulmini, comparisse davanti ai loro occhi un gigantesco e
spaventoso mostro d’acciaio, armato dei cannoni più grossi che si fossero mai
visti e proprio al centro dello specchio d’acqua antistante la capitale.
Forte
dell’invisibilità, la nave era scivolata davanti ai loro occhi senza che
neppure se ne rendessero conto, mascherando con la magia la propria scia per celare
qualsiasi traccia della sua presenza.
«È la
Valliere!» esclamò Louise, che dall’alto
poteva vederla bene «Kaoru ce l’ha fatta!».
A bordo,
l’attività era già frenetica, in una ordinata confusione nella quale ognuno
conosceva il proprio posto e faceva ciò a cui era destinato.
Dalla
plancia, Kaoru gestiva la situazione, ed i suoi ordini, per bocca di Quintus,
arrivavano in ogni parte della nave a tutta velocità tramite l’interfono o i
portaordini.
«Torrette
trinate, concentrare il fuoco in direzione del molo!»
«Sissignore!»
rispose il puntatore.
Bastò
una sola bordata, e l’intera flotta navale di Neftes si tramutò in un unico,
immenso oceano di fuoco.
Il boato
fu tale da far tremare ogni cosa fino alla piazzetta, dove a quel punto la
semplice paura si tramutò in panico incontrollato.
Subito
Saito ne approfittò.
Liberatosi,
stese con un pugno la guardia più vicina, e recuperata la sua spada la usò per
liberare tutti i suoi compagni.
«Forza,
è la nostra occasione!».
Bidashal
ed Ari non avevano ancora potuto riottenere i loro poteri magici, bloccati
dalle droghe che erano stati costretti ad ingerire assieme al cibo, ma come
schermidori ci sapevano fare, e lo stesso Luctiana, così i tre elfi, armatisi a
loro volta, riuscirono a respingere tutte le guardie che avevano attorno.
«Uccideteli!»
ordinò adirato Eshamel scagliandogli contro tutti i soldati presenti.
I
quattro, dispostisi a difesa di Siesta, si difesero egregiamente, al punto da
mettere in difficoltà i loro assalitori, che in pochi minuti si videro
decimati.
Eshamel,
comprendendo l’aria che si stava mettendo, fece per darsi alla fuga, ma Saito
non era determinato a permetterglielo.
«Dove credi
di andare, codardo!».
Apertosi
la strada a forza di fendenti, al punto da perdere la spada per averla roteata
con troppo vigore, il giovane arrivò appresso all’elfo, e salito con un balzo
sul palchetto assestò al nemico un tremendo diretto al volto che lo scaraventò
a terra con la potenza di uno schioppo.
Nell’atto
di cadere, Eshamel perse, senza neppure essere consapevole di averla mai avuta,
la trasmittente che Saito gli aveva messo nel mantello, e che il ragazzo
prontamente recuperò; era scarica, ma poteva ancora servire.
«Stammi… stammi lontano, sudicio umano!».
Saito
era davvero tentato di far pagare a quell’essere immondo tutto quello che aveva
dovuto passare in quei giorni interminabili, ma dovette desistere nel momento
in cui Maddarf gli scagliò contro una selva di spade costringendolo ad
indietreggiare.
«Saito,
da questa parte!» gli urlò Bidashal «Abbiamo aperto un varco!».
Anche se
di malavoglia Saito dovette resistere, e recuperata una nuova spada si aggregò
ai suoi compagni aprendosi la strada tra soldati e cittadini in fuga fino
all’ingresso della torre.
«Presto!»
urlò Luctiana afferrando uno dei pesanti battenti di pietra.
Fortunatamente
i cinque riuscirono a chiudere la porta in tempo, sprangandola subito con tutto
quello che riuscirono a trovare per sbarrare il passo agli inseguitori; non era
certamente l’unico ingresso che le guardie di Eshamel potevano usare, ma almeno
questo li avrebbe tenuti indietro per un po’.
«Riesci
a farla funzionare?» chiese Saito passando la trasmittente a Bidashal
«Ci
provo».
L’elfo
era ancora provato nella sua magia, ma per fortuna instillare un po’ di energia
nelle batterie si rivelò un procedimento non particolarmente difficile.
«Prova
ora.» disse rilanciandola al proprietario.
Saito la
prese e la azionò, e nel sentirla gracchiare volle quasi gridare di gioia.
«Kaoru,
mi ricevi?».
Il
segnale arrivò, seppure un po’ sporcato, alla radio della Valliere, ed il
radiofonista immediatamente la ritrasmise sull’interfono mettendo il giovane in
comunicazione diretta con la plancia.
«Saito!»
esclamò il comandante strappando la cornetta a Quintus
«Che
gioia sentire la tua voce. Meno male che avete fatto in tempo.»
«Dove vi
trovate?»
«All’interno
della torre principale. Louise e Tiffa sono ancora prigioniere, stiamo andando
a salvarle.»
«D’accordo.
Quando le avrete trovate, restate lì ad aspettare. Manderemo una squadra armata
per recuperarvi. Tieni aperto il canale e aspetta nuove istruzioni.»
«Ricevuto,
vi aspettiamo».
Chiusa
la conversazione, Saito e gli altri si avviarono nuovamente verso le prigioni,
incontrando una resistenza numerosa ma piuttosto scarna, visto che le guardie
più abili e pericolose erano ancora bloccate all’esterno.
All’esterno
c’erano anche Eshamel e Maddarf, che portati in salvo da un manipolo di soldati
al comando di Eruvere stavano correndo veloci come il fulmine verso la
periferia a bordo di un calesse.
«Maledetti!
Maledetti umani!» continuava a strillare l’elfo «Ma aspettate e vedrete! Non
avete idea della sorpresa che abbiamo in serbo per voi! Quella baia sarà la
vostra tomba!».
Intanto,
la Valliere continuava imperterrita il suo bombardamento, senza che quasi si
riuscisse a contrastarla.
Due
bordate dei cannoni antiaerei di babordo polverizzarono le torri perimetrali,
mentre di contro quelli di tribordo non smettevano un attimo di far piovere
proiettili sulle batterie costiere facendone scempio.
«Segnala
alle torrette. Tenete il fuoco lontano dalla torre. Saito e gli altri si
trovano lì. Potremmo colpirli.»
«Sissignore.»
«Ordine
alle truppe d’assalto. Prepararsi a sbarcare».
Le lance
erano già state calate in acqua, e gli uomini al comando di Seena e Kylian erano pronti a scendere dalle scalette, quando,
rivolto lo sguardo verso la città, Quintus notò un inspiegabile e minaccioso
movimento appena oltre il ponte, in prossimità della zona dove doveva esserci
il bacino di carenaggio in costruzione.
Quello
che vide lo impietrì.
«Signore,
laggiù!» esclamò.
Kaoru
guardò con il binocolo, ed a sua volta si sentì mancare il respiro vedendo
quattro corazzate sollevarsi lentamente da sotto la superficie della sabbia
sbucando dalla enorme fossa coperta fino a pochi attimi prima da una barriera
magica che generava una ingannevole illusione ottica.
«Oh,
merda.» riuscì a dire.
Era
chiaro.
Il
bacino in realtà era già operativo, ma veniva da chiedersi come avevano fatto a
completarlo in tempi così rapidi.
Sicuramente
c’entravano ancora una volta Reconquista e le sue risorse illimitate.
La
situazione di colpo parve capovolgersi.
«Allarme
prioritario! Ordine alle torrette, puntare immediatamente su uno, tre zero!
Fuoco a volontà!».
Le
torrette si riposizionarono il più velocemente possibile, e dopo appena un
minuti partì la prima bordata diretta contro la nave più vicina; si pensava che
sarebbe stato abbastanza per affondarla, come accaduto nel caso delle navi di Ty-Kern, ma l’aeronave, pur venendo trapassata, incassò il
colpo restando a galla.
«Non ci credo…» disse Quintus basito
«Le
hanno potenziate.» disse Kaoru.
Le
aeronavi elfiche si sollevarono fino ad un centinaio di metri, e prima di poter
fare qualcosa la Valliere si ritrovò con una dozzina tra cannoncini e torrette
binate e trinate puntati contro da una schiera di vascelli che le davano il
fianco l’uno accanto all’altro.
Kaoru e
Quintus sgranarono gli occhi.
«Prepararsi
all’urto!».
Il boato
che seguì fu così potente da frantumare vetri in tutta la città, producendo
bagliori accecanti che fecero sembrare quello di Neftes un sole al tramonto.
Fortunatamente
la maggior parte dei colpi andarono a vuoto, ma la Valliere venne comunque
investita in più punti da una selva di proiettili; alcuni rimbalzarono, ma
altri perforarono lo scafo, e due in particolare si abbatterono su altrettante
torrette antiaeree facendone saltare una per aria.
Tra
l’esplosione e i vari altri colpi, la Valliere tremò così paurosamente che
quasi tutti finirono gambe all’aria, anche in plancia di comando.
«Manovra
evasiva, manovra evasiva!» ordinò immediatamente Kaoru
«Rapporto
danni?» chiese Quintus
«Abbiamo
perso la caldaia numero due!» disse uno dei marinai agli interfoni «C’è una
falla non grave a dritta di prua, sotto la linea di galleggiamento! Stiamo
chiudendo le paratie stagne!»
«Torrette
antiaeree di tribordo uno e quattro danneggiate!» disse un altro «La due è
completamente distrutta!»
«Perdite?»
«Tre
morti e quindici feriti, signore! Numero provvisorio!»
«Questa
l’abbiamo sentita tutta.» commentò Quintus.
Ci
voleva quasi un minuto per resettare il meccanismo di sparo, e in tutto quel
tempo le navi elfiche ebbero modo di allargare ancora di più la loro formazione
cercando di circondare la Valliere, che prese a zigzagare come meglio poteva in
quello specchio d’acqua basso e stretto.
A questo
punto, calare le scialuppe e inviare la squadra era fuori questione; avrebbero
fatto la fine dei piccioni.
Alla
ricerca spasmodica di una soluzione Kaoru notò la vasta piattaforma di
atterraggio quasi in cima alla torre principale, più in alto di quanto si
aspettasse dalla descrizione che ne aveva sentito, e iniziò a maturare un piano
a dir poco avventato.
«Quintus.»
«Signore?»
«I
sistemi di alimentazione delle pietre funzionano ancora?».
Quintus
chiese conferma, ricevendo una risposta affermativa.
«Cos’ha
in mente, comandante?»
«Mi è
appena venuta un’idea folle».
Nel
mentre Saito e gli altri si erano aperti la strada lungo i corridoi della torre
fino a fare ritorno nella zona prigioni, e qui, sbarazzatisi delle ultime
guardie, si erano appropriati delle chiavi delle celle.
A Louise
quasi scoppiò il cuore per la gioia nel vedere Saito vivo e vegeto, e senza pensarci
due volte gli si buttò al collo gettandolo a terra.
«Saito!»
«Stai
bene Louise?» le disse carezzandole i capelli
«Avevo
così tanta paura! Credevo sul serio che ti avrebbero ucciso!»
«Và
tutto bene, Louise. Presto sarà tutto finito».
In
quella, la trasmittente riprese a gracchiare.
«Saito,
ci sei?»
«Kaoru.
Abbiamo recuperato Louise e Tiffa.»
«Meglio
così. Purtroppo c’è stato un contrattempo. Non sperate nell’arrivo della
cavalleria. In questo momento siamo impegnati con una flotta di aeronavi
elfiche, e mandare una squadra sarebbe un suicidio.»
«E
allora cosa si fa?» domandò Luctiana, che come gli altri poteva sentire a sua
volta
«Siete
in grado di arrivare alla piattaforma in cima alla torre?»
«Credo
di sì.» rispose Bidashal
«Tra
pochi minuti faremo decollare la Valliere e passeremo sopra la città. Se
riuscirete a trovarvi sulla piattaforma nel momento in cui la sorvoleremo,
potremmo essere in grado di issarvi a bordo.»
«Si può
fare davvero?» chiese Louise
«Non lo
so, ma è l’unica alternativa che abbiamo. Voi cercate di arrivare laggiù il
prima possibile, ma non fatevi vedere fino all’ultimo momento. Se scoprono
quello che vogliamo fare ci taglieranno la strada e sarà la fine.
Caleremo
una scialuppa per tirarvi su. Non c’è bisogno che vi dica che abbiamo a
disposizione un solo tentativo.»
«Ricevuto,
ci dirigiamo alla piattaforma.» disse Saito «Avete sentito? Sbrighiamoci. Se ci
dice bene, ancora poco e saremo fuori da tutto questo».
Kaoru diede subito ordine
di iniziare le manovre per mettere la prua della Valliere dritta in punta alla
città, il che significava farle compiere un largo giro ad anello lungo tutta la
baia, il tutto mentre le navi elfiche non smettevano un attimo di bombardarla,
e anche se fortunatamente nessuna selva di colpi si rivelò tanto micidiale
quanto la prima i danni continuavano ad aumentare.
Infine,
per non farsi mancare niente, gli elfi fecero decollare tutti i draghi che
avevano a disposizione, che tenuti faticosamente a bada dalla contraerea
presero senza pietà a sputare fuoco contro la nave innescando piccoli incendi e
ulteriori esplosioni.
Era una
situazione ai limiti del dramma.
Tralasciando
il fatto che spostare i sistemi di alimentazione da una pietra magica all’altra
richiedeva comunque il suo tempo la maggior parte delle linee principali,
nonché i sistemi di controllo in remoto, erano stati danneggiati, il che stava
obbligando i tecnici, oltre a dover dirottare l’energia tramite canali
alternativi, a dover fare tutto a mano.
Kaoru
sentiva montare sempre più dentro di sé quella sgradevole sensazione di potenza
che tanto gli risultava insopportabile, e che si traduceva in una rabbia che ad
ogni secondo diveniva sempre più violenta, spingendolo a maturare nelle sua
mente propositi e pensieri sempre più foschi.
«Quanto
manca per avere energia alla pietra di levitazione?» domandò con un filo di
voce quando l’ennesima fiammata di drago incenerì due marinai sul ponte
principale davanti ai suoi occhi
«Sei o
sette minuti, signore!»
«Fra
sette minuti saremo già carne arrostita, si muovano!».
Ma il
tempo passava, e dalla sala macchine non giungevano notizie.
«Tutta
la barra! Massima velocità! Prua in direzione nord nord-est!»
«Ma
signore, la pietra non è ancora caricata!» cercò di dire Quintus capendo dove
conduceva quella rotta
«Non importa!»
replicò Kaoru con occhi scintillanti iniettati di furia «Se proprio dobbiamo
andarcene ne porteremo con noi il più possibile!
Obbedisci!».
Quintus
non voleva credere che il comandante stesse davvero meditando una tattica
suicida, ma da soldato quale era non aveva altra scelta che obbedire agli
ordini del suo comandante, così come il resto dell’equipaggio.
Così,
come una tigre messa alle strette che sferra l’assalto finale, la Valliere,
concluso la propria virata, inserì il turbo puntando dritta contro la capitale,
quasi avesse intenzione di speronarla.
Eshamel,
Eruvere e Maddarf erano a bordo di una delle aeronavi elfiche, quella
maggiormente e prudentemente discostata dal resto della squadriglia, e
dapprincipio non riuscirono a capire il senso di quella manovra; immaginarono
che la Valliere volesse tentare di decollare, ma i secondi passavano e la nave
nemica non voleva saperne di alzarsi.
«Se
continua così finirà per schiantarsi sulla città!» esclamò Maddarf terrorizzato
«Altro
esempio lampante della bestialità umana.» commentò calmo Eshamel
«Dobbiamo
fermarla!»
«Niente
affatto. Lasciateli fare.»
«Ma,
lord Eshamel…»
«Se ci
saranno tante vittime, ogni singolo elfo di Neftes, inclusa la resistenza,
verrà da me a supplicarmi di proteggerli dagli umani. Chissà, potrebbero
persino arrivare a chiedermi di dichiarargli guerra.
Quegli stolti
saranno il mio lasciapassare per il dominio completo di questo continente».
Anche Maddarf,
come Quintus, non riuscì a credere che il suo superiore fosse davvero
determinato a fare ciò che aveva in mente, ma anche lui alla fine antepose i
suoi doveri alla coscienza e ordinò alle altre navi della flotta di non
picchiare troppo forte, lasciando la nave libera di proseguire nella sua corsa
senza far capire l’intenzionalità della cosa.
Sulla plancia,
gli ufficiali e i marinai della Valliere videro la costa farsi vicina, sempre
più vicina, e la chiglia della nave iniziare a sobbalzare e grattare sui dossi
del fondale fattosi ormai bassissimo, senza che il loro comandante, i cui occhi
sembravano quasi scintillare di rosso, mostrasse la benché minima intenzione di
tornare sui suoi passi.
Dal canto
loro, i tecnici addetti al funzionamento delle pietre erano ancora in alto
mare, presi ad arrabattarsi tra cavi e comandi, ma sarebbero serviti minimo
altri due minuti per poter rendere operativa la pietra di levitazione.
A quel
punto, e avendo saputo cosa li aspettava se non avessero fatto a tempo, il capo
macchinista ebbe un’idea a dir poco suicida. Visto che la pietra propulsiva
funzionava ancora, ed era l’unica il cui apparato di alimentazione non fosse
stato danneggiato, non ebbe altra scelta che afferrare saldamente il cavo
collegato al dispositivo di attivazione, staccarlo manualmente con l’energia
ancora inserita e reinserirlo nell’apparecchio che controllava la pietra di
levitazione.
Fu solo
per un vero miracolo se ne uscì vivo, perché nel momento in cui staccò il cavo
l’energia magica mista a corrente elettrica al suo interno lo usò come una
messa a terra minacciando di folgorarlo, ma grazie al cielo riuscì a
ricollegare lo spinotto prima di rimetterci la vita, e finalmente la pietra di
levitazione iniziò a risplendere.
«Avvisa
la plancia, svelto!» ordinò al suo secondo prima di svenire.
Quello obbedì,
e sentendo la sua voce Quintus sentì un colpo al cuore.
«Abbiamo
l’energia, comandante!».
Solo in
quell’istante, come svegliandosi da un brutto sogno, Kaoru parve ritrovare la
ragione.
«Motori
a piena potenza! Decolliamo, subito!».
Fulminea,
la Valliere si sollevò dalla superficie, puntando verso l’alto con una
inclinazione che le aeronavi classiche potevano solo sognarsi, a oltre
quarantacinque gradi. Se fosse andato tutto bene, sarebbero passati pochi metri
sopra la torre.
«Maledizione!»
ringhiò Eshamel vedendo sfumare i suoi propositi «Lasciate perdere! Buttateli
giù!».
Le navi
elfiche però, proprio per le loro dimensioni, erano anche incredibilmente
impacciate, ed impiegarono diversi secondi a girarsi; e visto che le torrette
non erano in grado di tenere il bersaglio a tiro, la Valliere poté allontanarsi
e prendere quota quasi indisturbata, passando in mezzo a loro senza venire
colpita.
Nello stesso
istante, Saito e gli altri arrivarono sulla piattaforma in cima alla torre,
venendo immediatamente notati dalla plancia.
«Li
vedo!» disse Quintus
«Calare
la scialuppa, presto!» ordinò Kaoru.
I marinai
nel mentre avevano già assicurato la lancia più lunga a disposizione alla gru
utilizzata per il recupero degli aerei, e all’ordine dei superiori immediatamente
presero a farla scendere verso il basso, proteggendola il più possibile con la
contraerea.
«Arriva!»
indicò Saito «State pronti!».
Il frastuono
che la nave produsse passando sopra le loro teste fu assordante, e nel momento
in cui videro la lancia scivolar loro accanto immediatamente ci saltarono
dentro; tutti tranne Siesta, che si ritrovò la gonna della camicia da notte con
cui era stata catturata sotto i piedi, incespicando e perdendo il momento,
oltre a procurarsi una piccola storta.
«Siesta!».
Sembrava
tutto perduto, ma Saito senza stare a pensarci scese nuovamente, e presa la
ragazza tra le braccia cominciò a correre a perdifiato mentre la lancia si
allontanava.
«Saito,
fa presto!» continuava ad urlare Louise protendendosi verso di lui il più
possibile.
La sporgenza
intanto si avvicinava, e alla fine Saito dovette saltare, compiendo un lungo
quanto avventato balzo nel vuoto che, per sua fortuna, si concluse a bordo
della scialuppa.
I cavalieri
draconiani, accortisi di quanto accaduto, tentarono di abbatterli, ma la
contraerea riuscì a tenerli lontani abbastanza da permettere ai marinai di
issare i fuggiaschi a bordo mettendoli finalmente al sicuro.
Quindi,
con l’eccezione di Siesta, che fu portata in infermeria per un rapido
controllo, Saito e gli altri si precipitarono in plancia.
«Ragazzi!»
«Louise-san! Saito-san!» disse
Siesta «Che sollievo, siete sani e salvi.»
«Motori
avanti tutta, togliamoci da qui!» si affrettò ad ordinare Kaoru.
Di nuovo
la Valliere venne spinta al massimo delle sue possibilità, ma ormai nel
frattempo le aeronavi nemiche si erano girate e avevano iniziato l’inseguimento,
scaricando sulla nave dei fuggitivi tutto quello che avevano.
La nave,
per quanto potente, non era invincibile, ma bene o male la sua spessa
corazzatura riuscì a respingere la maggior parte dei colpi; questo almeno fino
a che un proiettile non centrò in pieno la carlinga, trapassandola e portandosi
via buona parte dei sistemi di alimentazione di riserva delle pietre magiche.
Gli effetti
furono immediati, e la Valliere iniziò subito a rallentare e a perdere quota.
«Che sta
succedendo?» tuonò Kaoru
«I cavi
sono danneggiati signore, l’energia arriva ad intermittenza!».
Come se
la situazione non fosse già abbastanza grave, la torretta poppiera, la sola che
potesse rispondere al fuoco degli inseguitori, finì inevitabilmente per
esaurire le munizioni, lasciando campo libero agli elfi e ai loro cannoni.
La nave
di Eshamel era in prima fila, e il comandante in particolare si stava godendo
con piacere quel momento; sapeva di non poterli abbattere perché né Louise né Tiffa
dovevano assolutamente morire, ma voleva far durare la cosa il più possibile, e
una volta tanto Eruvere lo lasciava fare.
«Peggio
per loro. Ora faranno la fine del topo».
Per
quanto fuggisse, la Valliere non riusciva in alcun modo a seminare i suoi
inseguitori, e invece che cercare di raggiungere il mare vi si stava allontanando
sempre di più.
«Niente
da fare, non ci mollano.» disse Kilyan guardandosi indietro.
Nella plancia
regnava lo scetticismo, e anche se nessuno aveva il coraggio di dirlo ad alta
voce molti pensavano che forse arrendersi era l’unica speranza che avevano per
cercare di uscirne vivi, ma era un’eventualità che nessuno voleva prendere in
considerazione.
Louise un’idea
ce l’aveva, ma era terribilmente azzardata, soprattutto per lei e per il suo
bambino.
Ma d’altra
parte, che altre soluzioni avevano?
Meglio quella
sorte che fare da incubatrice vivente per quei miserabili.
«Professor
Colbert.» disse con un filo di voce «Può prestarmi il suo bastone?».
Tutti si
guardarono tra di loro un po’ perplessi, ma alla fine Colbert volle fidarsi e
le lasciò il bastone; Louise lo prese con entrambe le mani, concentrandovi
tutta l’energia a sua disposizione, e di colpo, un chilometro circa di fronte
alla nave, prese a materializzarsi un portale dimensionale.
«Louise,
che stai facendo?» esclamò Saito.
Più che
un’idea era un vero azzardo, e gli effetti non tardarono a farsi sentire. Aprire
una porta per viaggiare da una zona all’altra di Halkengina era sicuramente
meno faticoso che aprirne una per la Terra, ma se doveva essere abbastanza
grande per farci passare una nave intera allora era un bel problema.
Quasi subito
la ragazza sentì il solito dolore al ventre, spasimi di un feto che cercava
istintivamente di trattenere con le unghie e con i denti l’energia del quale
egli stesso si nutriva, e ogni parola dell’incantesimo era un agonia.
«Louise,
smettila! Così ti farai male!»
«È l’unica
speranza che abbiamo…» mugolò lei a denti stretti
«Ma è
impossibile riuscire ad aprire un varco così grosso! Non nelle tue condizioni
almeno.»
«Ce la posso… ce la posso fare. Devo solo concentrarmi.»
«Louise!»
«Lasciala
fare, Saito-kun.»
«Colbert-sensei…».
Ormai Louise
aveva preso la sua decisione, ed era inutile cercare di farle cambiare idea. Tanto
più che, tenendo conto di quello che la attendeva in caso di cattura,
arrendersi era un’eventualità che lei per prima non voleva prendere in
considerazione.
Così,
alla fine Saito si rassegnò, ma senza rinunciare a stringerle la mano.
«Sono
qui, Louise. Ti sono vicino. Ti siamo tutti vicino. Fai del tuo meglio».
Rinfrancata
dalla vicinanza dei suoi compagni la ragazza cercò di dimenticare il dolore, e
faticosamente continuò a recitare il suo incantesimo; ad ogni parola il varco
si ingrandiva, senza che tuttavia se ne potesse scorgere la porta di uscita, e
a quel punto anche Tiffa volle metterci del suo, cercando per quanto possibile
di dare al sortilegio più stabilità possibile per evitare che collassasse
richiudendosi.
Anche gli
elfi si accorsero di quanto stava accadendo, ma non compresero appieno la vera
natura del fenomeno fino a quando il portale, terminato l’incantesimo, non
raggiunse dimensioni mastodontiche, grandi abbastanza perché la Valliere
potesse attraversarlo.
«Ce
avete fatta, miss Valliere!» esclamò Seena.
Tuttavia,
si trattava di una porta troppo grande e troppo instabile per restare aperta a
lungo, ed infatti prese subito a richiudersi.
«Motori
avanti tutta! Entriamo lì dentro!»
«Sì,
comandante!».
La nave
accelerò fino alla velocità massima che le sue condizioni le consentivano, sempre
bersagliata dalle aeronavi elfiche che, avendone capito i piani, intendevano
fermarla a tutti i costi.
«Sparate,
sparate!» continuava a strillare Eshamel «Non devono fuggire!».
Era una
corsa contro il tempo, con il varco che si chiudeva sempre più davanti e i
cannoni degli elfi alle spalle, ma per chissà quale miracolo la Valliere, alla
fine, l’ebbe vinta, riuscendo a penetrare all’interno del portale un attimo
prima che questo scomparisse, lasciando gli inseguitori con un palmo di naso.
Esame era
talmente infuriato che sbriciolò il calice di vino che aveva tenuto in mano per
tutto il tempo.
«Maledizione!»
sbraitò lanciandone via i resti «Ci hanno beffati!»
«Non è
ancora detta l’ultima parola.» rispose calmo Eruvere «Il varco non era molto
solido, e in quelle condizioni non andranno comunque lontani.
Sono sicuro
che se iniziamo subito a cercarli li troveremo presto».
Nota dell’Autore
Eccomi qua!^_^
L’avevo detto che stavolta ci avrei messo
poco.
E così, alla fine l’ho scritto. Questo era
uno dei momenti che aspettavo con più trepidazione, ed il fatto che abbia
aggiornato in tempi molto rapidi è la conferma al fatto che non vedevo l’ora di
scriverlo.
Mi ci voleva proprio una bella battaglia,
di quelle con i controfiocchi, ma questo è stato solo l’antipasto. Quelle che
verranno da ora in avanti saranno anche meglio.
Con il prossimo capitolo, che potrebbe essere
piuttosto lungo, le vicende relative a questo ennesimo viaggio saranno finite,
e la situazione da qui in avanti inizierà a precipitare velocemente. Tornerà in
scena la compianta Maschera di Ferro, il cui mistero sarà finalmente svelato, e
assieme a lui il caro vecchio Santin, che pericoloso come non mai si prepara a
marciare su Tristania.
Come finirà?
Restate sintonizzati!
A presto!^_^
Carlos Olivera