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Autore: CarlottAlien    18/01/2014    2 recensioni
"[...] L'odore di quel demone l'aveva inebriata, non aveva mai sentito nulla di simile,ma si riscosse immediatamente. [...] Sembrava un daiyokai, ma non ne era sicura. O non voleva crederci. Sapeva che, contro di lui, non avrebbe avuto scampo."
Spero di avervi incuriosito almeno un pochino ^^ se amate Sesshomaru, leggeteeeee ^^
Genere: Drammatico, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sesshoumaru
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 4

 

   Rosso. Ogni cosa intorno a lei era rossa come il sangue. Esseri mostruosi si contorcevano istericamente urlando come dannati, demoni ormai in preda alla follia diventati specchio della loro stessa disperazione. Si sentiva intrappolata in quel quadro infernale. Le mancavano le forze, si sentiva sempre più debole. Provò a muoversi per scappare da quella follia, ma si accorse che una melma scura le stava avvolgendo le gambe, come se una creatura enorme la stesse assorbendo all’interno del suo corpo. Era viscido. Caldo. Sangue.

Il terrore la invase in ogni parte del corpo. Cercava disperatamente di liberarsi, ma la melma la risucchiava sempre di più. Non riusciva più a chiudere gli occhi, costrettai a guardare lo spettacolo infernale di spiriti divorati dai demoni, urla atroci, castighi inflitti alle anime impure. Sentiva che era sull’orlo della pazzia, si sarebbe strappata i capelli se solo avesse avuto le mani libere da quella gelatina putrefatta. Spalancò la bocca in urlo silenzioso, lasciando che i demoni infernali le rapissero anche lo spirito.

 

Hitomi si svegliò di soprassalto, la fronte imperlata di sudore e il corpo tremante, nonostante non facesse per niente freddo.

   ‘Solo un sogno…era soltanto un brutto sogno…’

Aveva ancora il fiatone e il cuore le batteva all’impazzata, quasi stesse per uscirle dal petto.

   ‘Calmati Hitomi, maledizione.’

Si appoggiò con la schiena al tronco dell’albero che aveva alle spalle, fece un profondo respiro e solo allora si accorse che le sue mani erano strette attorno ad alcuni ciuffi d’erba. Mollò subito la presa e si guardò gli artigli sporchi di terra.

   ‘Cosa mi è successo…?’

Faceva fatica a pensare, i ricordi le si mostravano confusi ed offuscati come mai prima d’ora. Il mal di testa cominciò a martellarle sulle tempie, chiuse gli occhi e le massaggiò cercando un po’ di sollievo.

Riuscì a calmarsi abbastanza da accorgersi che non era sola, lì in mezzo alla foresta. Aprì gli occhi e davanti a lei, seduto ad una certa distanza, vide il demone con il quale aveva avuto una piacevole conversazione il giorno prima. Lui la stava fissando, notò, con uno sguardo gelido, tagliente e disprezzante, riusciva a capirlo anche da quella distanza, come se lei fosse l’essere che più odiava sulla terra. Ha aspettato che si svegliasse per ucciderla forse? Ma come mai allora era lì?

   “Che diavolo ci fai qui?” domandò scocciata, continuando a toccarsi le tempie ma non perdendo di vista il demone bianco. Lui, però, non mosse un muscolo, rimase seduto a ridosso di un tronco, con una gamba alzata dove appoggiava il braccio destro. Non le rispose nemmeno, chiudendo gli occhi.

   ‘Ma che…mi prende in giro??’ pensò Hitomi. “Ehi! Sto parlando con te!” urlò. Il comportamento

Di quell’individuo le dava veramente sui nervi.

   “Potresti ringraziarmi per aver salvato la tua vita invece di urlare, stupida ragazzina.” Rispose atono il demone cane, con una leggera punta di irritazione.

Hitomi rimase di stucco per un attimo, stupita da quello che le sue orecchie canine avevano appena sentito. Era davvero insopportabile!

   “E chi ti ha chiesto di farlo? Avresti potuto lasciarmi li a morire..”

   “L’avrei fatto…” la interruppe lui aprendo gli occhi e puntandoli dritti in quelli di Hitomi, a cui si raggelò il sangue nelle vene. “…solo che il tuo agire in modo stupido ha agitato gli spiriti delle montagne e non ho potuto agire tranquillamente. Eri solamente un intralcio nel mio cammino.” Sentiva che da un momento all’altro lui si sarebbe alzato e l’avrebbe sventrata. Anzi, probabilmente non l’avrebbe nemmeno visto mentre la uccideva, tanto era veloce. Non riuscì a sostenere quello sguardo troppo pesante anche per una testarda come lei, e si girò, fissando un punto indistinto della foresta.

   “Tsk…” disse soltanto. Digrignò i denti, frustrata da quella situazione. Non le era mai capitato di non riuscire a sostenere uno sguardo, nemmeno quello di suo padre la intimoriva, ma quel demone…aveva qualcosa che le metteva una tremenda paura e odiava ammetterlo, anche a sé stessa. Quell’essere emanava odio puro, non provava emozioni al di fuori dell’indifferenza e dell’ira distruttiva che poteva scatenare.

Si sentì percorrere da un brivido quando notò che si mosse, ma quando si voltò vide che se ne stava andando. Rimase stupita.

   “Dove stai andando??” gli disse alzandosi in piedi e barcollando appena. La testa le pulsava in modo insopportabile.

   “Sai cosa ti succederebbe se provassi a seguirmi.” Disse lui continuando a camminare imperterrito.

   “Aspetta solo un attimo…! Cosa vuoi che sia un attimo per un demone che può vivere in eterno…?”

Lui si bloccò, quasi fosse interessato a quello che Hitomi stava per dirgli o forse era semplicemente annoiato, chi può dirlo? Dopotutto, un misero minuto non era nulla di fronte all’eternità che aveva davanti.

   “Cosa vuoi?”

   “Volevo…ringraziarti, ecco.” Disse Hitomi, un po’ imbarazzata dalla situazione.

   “Solo questo? Dei miseri ringraziamenti? So di avere una lunga vita ma di certo non sprecherò del tempo ascoltando certe idiozie.” Rispose lui, riprendendo a camminare.

Per l’ennesima volta, Hitomi rimase senza parole. Che sfrontato! Dopo che lei lo aveva ringraziato per il suo gesto casuale!

   “Ehi, bastardo, sei stato tu a dirmi che avrei dovuto ringraziarti!!” sbraitò la giovane lupa verso l’altro, che nemmeno la badò.

   “Ascoltami, maledizione!!” Hitomi cominciò a camminare nella sua direzione, quando la sua voce la bloccò un’altra volta.

   “Ti ho detto di non seguirmi.” La gelò lui. Ma Hitomi non voleva lasciar perdere, non questa volta.

   “Tu sai qualcosa, non è vero?” cominciò, cercando di mantenere la calma. “Riguardo a quelle montagne…ti prego, dimmi quello che sai.”

   “Certo che sei proprio una ragazzina sfrontata e fastidiosa.” Le rispose gelido.

   “Ti…ti prego…! Aiutami…ne ho bisogno…” Hitomi era sincera. Fissava il terreno sotto i suoi piedi, mortificata per quello che aveva appena dovuto dire. La verità. Sapeva che avrebbe avuto bisogno di quel demone per scoprire qualcosa, da sola non poteva farcela.

Ma non aveva ricevuto risposta. Nulla. Continuava a fissarsi i piedi, le orecchie abbassate, ma strinse i pugni quasi facendosi del male.

   “Per favore, almeno…!” ma si bloccò quando, alzando gli occhi per affrontare il suo interlocutore, se lo ritrovò proprio di fronte a lei, ad uno schiaffo dal suo viso. La fissava dall’alto, la sua figura imponente sovrastava Hitomi che si ritrovò schiacciata sotto quegli occhi d’oro capaci di congelare l’anima più calda. Il suo cuore pulsava al massimo mentre lo fissava con gli occhi sbarrati, credeva che l’avrebbe uccisa quando vide qualcosa sul suo viso perfetto.

   ‘Quello per caso…è un piccolo sorriso…?’

Una piccola speranza si aprì nel cuore di Hitomi, che accennò un piccolo sorriso. La vicinanza al demone le fece percepire il suo odore talmente intensamente da farle quasi girare la testa. Quel profumo di erba, di foresta, la mandò per un attimo in estasi.

   “Mi aiuterai?” disse in un soffio.

   “Verrò io a cercarti.” Dettò questo sparì come una folata di vento, lasciandosi alle spalle solo il suo estasiante odore. Anche se, doveva ammetterlo, si sentiva un po’ sollevata ora che se ne fosse andato. Quel demone sapeva essere seducente quanto terribile.

Si appoggiò di nuovo al tronco che aveva dietro di sé, rilassandosi e sorridendo serena. Una speranza faceva breccia nel suo cuore.

   ‘Forse posso farcela…scoprirò la verità.’

Ma non fece a tempo a mettere in ordine i propri pensieri che l’ansia e la tensione si impadronirono nuovamente di lei. Si raddrizzò e strinse i pugni, i muscoli erano completamente in tensione mentre fissava un punto bene preciso alla sua sinistra. Poco dopo, dall’ombra degli alberi, uscì una figura imponente quasi quanto quella che fin poco prima si trovava lì con lei. Deglutì in modo impercettibile. Suo padre la puntava con uno sguardo carico di rabbia e sfida.

 

 

 

Una lieve venticello si levò nella foresta, scompigliando la chioma fluente della giovane lupa Hitomi, la quale non si scompose, non batté ciglio, tenendo lo sguardo dorato puntato in quello gelido e duro del padre.

Il capoclan dei Lupi Bruni fissava sua figlia non muovendo un solo muscolo, era immobile, statuario e impassibile, ma la rabbia e l’ira furente che crescevano in lui potevano essere facilmente notate dalle vene pulsanti sulle tempie e dalla mascella contratta.

I due continuavano a sostenere l’uno lo sguardo dell’altra, imponendo a loro stessi di non cedere di fronte a chi aveva torto. Era in corso una lotta psicologica durissima, soprattutto per Hitomi che odiava questo tipo di confronto con il padre. Lei si lasciava sempre trasportare dai sentimenti e spesso non riusciva a controllare le parole e le azioni, in preda alle sue emozioni. Ma ciò che più preoccupava la giovane youkai non era tanto il fatto di aver disubbidito agli ordini del padre, quanto il suo recente incontro con il glaciale demone cane. Si sa, lupi e cani sono in conflitto da millenni e Akeshi non era il tipo di capoclan dalla mente aperta. Detestava i demoni cane all’inverosimile, lo avevano umiliato e colpito nel profondo, uccidendo la sua compagna. Hitomi sperava che il vento, sempre più forte, avesse confuso le tracce di odore del suo nuovo “alleato” con gli innumerevoli odori della foresta, ma le sue speranze di dissolsero in un attimo quando notò il naso del padre arricciarsi.

   “Chi c’era qui con te, Hitomi?” la voce di Akeshi sembrava un tuono, sovrastava anche il frusciò intenso delle foglie, arrivando alle sensibili orecchie della youkai come lame. Era un tono che non ammetteva giri di parole.

   “Questi non sono affari vostri, padre.” Rispose dura Hitomi, non distogliendo lo sguardo.

Akeshi perse definitivamente quel poco di autocontrollo che gli rimaneva, cosa assai rara.

   “Rispondimi!!!” urlò l’anziano lupo, espandendo la propria aura e creando un vortice intorno a loro che costrinse Hitomi a proteggersi con le braccia nude. Proprio come arrivò, in un attimo il vortice creato da Akeshi si dileguò, ma la collera del demone no, quella rimase viva come una fiamma. Stava cercando di darsi un minimo di contegno, ma ciò che la figlia continuava a fargli, tutti i torti subiti, lo mandavano in bestia.

Puntò il suo sguardo rabbioso dritto sulla figlia e si avvicinò con un solo scatto, con una velocità strabiliante, al limite del concepibile, soprattutto per un demone anziano come suo padre. Lui aveva la capacità di stupire la figlia anche in situazioni del genere.

  “Tu NON sai a cosa stai andando incontro, NON LO SAI AFFATTO!!” il padre fissava ora la figlia dall’alto, troneggiando sulla sua esile figura. “Stai giocando con il fuoco Hitomi, e non vuoi ascoltarmi!!”

  “Io voglio soltanto capire, padre!! Perché non me ne date la possibilità? Mi state vietando qualsiasi cosa!!” sbottò la ragazza, in preda anche lei della foga e della rabbia.

  “Sei troppo giovane per affrontare certi problemi, dovresti concentrarti più sul tuo futuro e non su cose non alla tua altezza!!”

  “Ma questo E’ il mio futuro!! Voi mi state tappando le ali, e non solo in questo caso, non mi permettete neanche di cercare chi ha ucciso mia madre!! Voi avete gettato la spugna, io no e voi non mi date fiducia!!” le ultime parole dette da Hitomi furono la goccia che fece traboccare il vaso della pazienza di Akeshi. La giovane lupa nemmeno si accorse, non vide la mano del padre che gli sferrò uno schiaffo in pieno volto. La collera di Akeshi era talmente alta per le parole accusatorie ricevute dalla figlia che non si preoccupò di quanto forte avesse mosso il braccio, accorgendosi solo poi di averle rotto il labbro inferiore. Un rivolo di sangue rigò il mento di Hitomi, che guardava incredula il padre. Lui non le aveva mai fatto del male, infatti anche Akeshi era parecchio scosso per il suo gesto, ma la figlia gli aveva fatto raggiungere un limite mai superato da nessuno.

Nessuno dei due parlò, entrambi si guardavano sconcertati per l’accaduto. Il primo a spiccare parola fu Akeshi, che si girò dando le spalle alla figlia, e si incamminò verso il clan.

  “Prima o poi ti brucerai con il fuoco con cui giochi, Hitomi, e chissà se io sarò in grado di aiutarti in quel momento.” Detto ciò, sparì di fronte agli occhi ancora increduli della figlia.

Le ultime parole del padre ferirono molto la giovane youkai, che rimaneva immobile senza muovere un solo muscolo. Nemmeno la mente le dava qualche consiglio, qualche pensiero. Il nulla più totale. Quella discussione col padre aveva ferito entrambi, in modo forse irreparabile. Ad un tratto, Hitomi sentì le lacrime salire dentro di lei, come un fuoco che gli bruciava gli occhi, così decise di muoversi da quel posto maledetto e cominciò a correre

  ‘No, NON DEVO piangere, maledizione.’

Corse a perdifiato, non sapeva nemmeno verso dove, correva come se fosse l’unica cosa che la tenesse in vita, come se smettesse di muovere le sue gambe anche il suo cuore avesse smesso di battere. Solo poi si accorse di essere arrivata al fiume Ojima che segnava la metà della valle del suo clan. Cadde in ginocchio sui ciottoli con il fiato corto e lo sguardo perso verso i confini più remoti di quelle terre, che un giorno sarebbero appartenute a lei.

  ‘Sempre se mio padre mi vorrà ancora come figlia…’ pensò amaramente.

Guardò il proprio riflesso distorto sull’acqua corrente del fiume, non riconoscendosi più. L’incontro con il padre l’aveva scossa, non le era mai successa una cosa del genere. Era sempre stata in grado di affrontare situazioni scomode, soprattutto con il padre. Ma stavolta…

  ‘BASTA Hitomi, riprenditi!’ si disse. Ma non ne era convinta fin nel profondo, lo sentiva.

Ripulì il mento dal sangue e si alzò in piedi, ricominciando a correre verso il luogo in cui avrebbe trovato un po’ di pace.

 

 

 

 

  La Grande Quercia era sempre stata la più grande amica e confidente della giovane lupa. Certo, non potevano parlare, ma la connessione che c’era tra di loro, che Hitomi sentiva forte dentro di sé, l’aveva aiutata a superare qualsiasi ostacolo grazie alla serenità che quel vecchio albero riusciva a infonderle. Hitomi amava respirare l’aria, il profumo che c’erano in quel piccolo angolo di mondo; amava osservare come gli esseri viventi si sentissero veramente bene e liberi vicino alla Quercia; amava sentirsi parte di quel mondo, quell’albero era stato sempre il suo rifugio, aveva sempre preso le sue parti, l’aveva sempre consolata e calmata, nonostante Madre Natura gli avesse negato la parola.

La youkai era comodamente appoggiata al suo ramo preferito, quello che puntava verso il fiume Ojima, ormai colorato di rosso dalle luci del tramonto imminente. Aveva passato una giornata spossante, ne sentiva il vero peso solo ora che si era finalmente rilassata. Si sentiva stanca, sia fisicamente che mentalmente. La discussione con il padre l’aveva distrutta.

  “Cosa devo fare?” domandò ad alta voce alzando lo sguardo verso la folta chioma primaverile dell’albero. I rami si mossero, quasi rispondendole, liberando nell’aria attorno a lei dolci profumi. Chiuse gli occhi, assaporando, con il suo fiuto delicato, tutte le sfumature che la brezza le donava. Fiori, corteccia, resina, erba…erba. Anche Lui profumava di erba fresca, quella appena germogliata in primavera. Un dolce profumo per un demone di ghiaccio.

Aprì istintivamente gli occhi, sorprendendosi di aver pensato subito a quel demone conosciuto da poco come se fosse la cosa più automatica che facesse. Che strano individuo…ne aveva conosciuti di demoni spietati, assassini di donne e bambini, divoratori di anime. Esseri orribili, di qualsiasi genere, ma un demone come Lui non lo aveva mai incontrato. Così misterioso, così inaccessibile…non riusciva a capire cosa lui volesse da lei, perché non l’avesse uccisa il giorno del loro primo incontro. Perché in fondo, lei sapeva fin troppo bene che Lui l’avrebbe potuta uccidere senza la minima indecisione…di colpo le balenò in mente ciò che le aveva detto suo padre appena l’aveva incontrata.

  …“Chi c’era qui con te, Hitomi?”…

Perché suo padre le aveva fatto quella domanda? Aveva sentito sicuramente l’odore del demone cane. Il suo sguardo, poi, non lo avrebbe di certo potuto dimenticare. C’era ira nei suoi occhi, rabbia nei suoi confronti, ma c’era anche qualcos’altro. Era Odio, ci avrebbe scommesso. E sapeva che suo padre, per quanto arrabbiato potesse essere, non l’avrebbe MAI odiata. Allora c’entrava per forza quel demone.

Doveva trovarlo. Anche se Lui le aveva detto di aspettare, lei non poteva starsene con le mani in mano. Non era di certo il tipo. Voleva capire la reazione di suo padre. E poi, a casa ora non poteva tornarci...

Si decise. Si alzò in piedi, affinando al massimo tutte le sue abilità sensoriali. Non sarebbe stato di certo un gioco da ragazzi trovarlo. Ma lei ci sarebbe riuscita.  

  ‘E poi…’ si disse ‘non so ancora il suo nome.’

 

 

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

Prima di tutto…mi scuso ENORMEMENTE con tutte le persone che hanno cominciato a leggere la mia storia e che hanno temuto, date le circostanze, che non l’avrei mai conclusa. Sono tornata!

Ho avuto un sacco di problemi, sia di salute che di famiglia…in più quest’anno ho anche la maturità e la cosa mi stressa non poco. Ho cercato di ritagliare un po’ di tempo da dedicare a voi e alla storia, ma sono riuscita solo oggi a pubblicare il 4° capitolo (mannaggia, sono solo al quartooooooo).

Spero di riuscire ad aggiornare al più presto, anche per rispetto nei confronti di chi segue la mia storia. Vi assicuro, però, che non abbandonerò questa FF, ci tengo troppo… Mi scuso ancora con tutti!

Parlando un po’ del capitolo…non voglio essere troppo frettolosa nel raccontare, ma neanche troppo noiosa, e spero di non esserlo stata! Sesshomaru compare poco (ahimé), sembra quasi un personaggio secondario…ma vi assicuro che non lo è! Più avanti capirete ^^ non vedo l’ora di proseguire, anche perché muoio dalla voglia di raccontare la storia anche dal punto di vista del nostro Principe ^^

Scusate ancora e spero che continuiate a commentare e a seguirmi così numerosi, siete la mia gioia!

Un bacio, a presto! <3

Carlotta

  
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