Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: eruvinsumisu    18/01/2014    1 recensioni
“Ti lascio per lui” sorrise. Il suo era un sorriso di pietà. “Lui può controllare i giganti”
Si era sbagliato; dietro la collina niente somigliava all’oceano. Niente somigliava lontanamente a libertà e felicità. Dietro quella collina regnava la morte e la ferocità: una distesa di giganti si stagliava alle spalle di Levi ed Eren, distruggendo qualunque cosa ostacolasse il loro cammino.

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Erwin/Levi oneshot. Spoiler! 49 capitolo. Passato di Erwin.
Genere: Angst, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Irvin, Smith
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Avvertenze: Spoiler! 49 capitolo.
Relazioni: Levi/Erwin
Parole: 811

Questa è la mia prima fanfiction quindi critiche e consigli sono ben accetti! (Mi scuso per gli eventuali errori)

 

Si stava muovendo. O almeno così credeva. Sentiva il terreno sfilare sotto il suo cavallo.
Erwin stava cercando di allontanarsi da quel posto angusto e abbandonato per raggiungere il retro di quella collina che in lontananza, pareva dar vita ad un nuovo mondo. Un mondo che era certo di non aver mai avuto la possibilità di visitare.
 Intravedeva una enorme distesa di acqua, azzurra e limpida come quel laghetto che rifletteva il cielo, quando da giovane Erwin era solito distendersi sulle sue sponde e abbandonarsi alla tranquillità.
 
E lo amava; adorava il fatto che quella pozza d’acqua gli donasse libertà e potere anche se era conscio del fatto che vivesse rinchiuso in una gabbia.
Passava così la giornata quando i genitori non avevano tempo per nulla eccetto gli affari del tribunale.
Semplicemente si nascondeva da tutto e si circondava di pace e piacere osservando le foglie cadere sull’acqua e a udire i cinguettii che tanto lo rilassavano.
Erano passati vent’anni e il solo pensiero di non potere più fare una cosa del genere gli faceva crescere tanta nostalgia che non riusciva a contenere nel corpo.
Vent’anni, ed Erwin pensava che le uniche cose che cose che erano cambiate da allora erano la sua sciocca acconciatura e il viso più squadrato.
Ma non si era mai sbagliato così tanto in tutta la sua vita.
I giganti abbatterono le mura, l’umanità era in un punto morto, la Legione Esplorativa continuava a perdere uomini ed Erwin continuava a scrivere fino a tarda notte lettere di condoglianze alle famiglie dei soldati caduti.
Erwin pensava di avere un angelo custode, in effetti ne era certo. Levi.
Levi era l’unico che lo aspettava sul divano del suo ufficio e gli portava del caffè caldo quando la sua tazza si svuotava finché il caporale non lanciava frecciatine sugli occhi cerchiati e stanchi di Erwin.
Levi era l’unico che lo capisse veramente: era l’unico che non aveva dubbi sulle sue idee e sulla sua carica da comandante ed era l’unico che lo stringeva alla notte quando spossato dalle numerose perdite dovute all’ultima spedizione, Erwin si abbandonava completamente alle lacrime e ai singhiozzi.
Levi restava lì, che silenziosamente ascoltava gli ansimi e le paure uscire da quelle labbra ruvide che aveva sempre voluto carezzare. E solo Dio sapeva delle notti passate insonni affianco a Erwin osservando ogni suo movimento e respiro, sperando che quella notte l’avrebbe passata senza incubi o pianti.
 
 La terra si stendeva arida sotto la luce del tramonto che sorgeva dinanzi a lui e continuò a spronare il suo cavallo ad andare più veloce, nonostante fosse convinto che ogni passo che faceva verso la collina più questa si allontanava.
Erwin afferrò saldamente le redini della sella e scacciò un urlo di angoscia e disperazione.
Tutto si fermò.
Tutto diventò buio.
Erwin pensò che quattro secondi di totale oscurità fossero i quattro secondi più lunghi di tutta la sua esistenza. Poi tutto riprese colore e l’unico colore era il rosso.
Rosso come l’abito più elegante della madre; rosso come i petali della rosa che regalò a Levi; rosso come il sangue che scorreva impetuoso dal taglio di quello che restava del braccio destro.
Erwin continuò a correre. Il cavallo non aveva intenzione di fermarsi ma improvvisamente si immobilizzò.
Raggiunse la collina: due figure si alzavano dalla cima dell’altura. I granelli di gioia e speranza che risiedevano dentro di sé furono come strappati bruscamente come quel titano strappo con tutta la freddezza del mondo l’arto destro.
In cima alla collina si trovava Levi cinto ad un Eren maestoso e potente, nulla in confronto a quello che era Erwin in quel momento.
“Ti lascio per lui” sorrise. Il suo era un sorriso di pietà. “Lui può controllare i giganti”
Si era sbagliato; dietro la collina niente somigliava all’oceano. Niente somigliava lontanamente a libertà e felicità. Dietro quella collina regnava la morte e la ferocità: una distesa di giganti si stagliava alle spalle di Levi ed Eren, distruggendo qualunque cosa ostacolasse il loro cammino.
“e tu non riesci nemmeno a comandare le persone” no, no. È tutto un incubo “con solo un braccio.”
Il cavallo rincominciò a muoversi. Correva, correva velocemente verso quei mostri “Addio.”
Levi rise. Rise così forte che la sua voce continuava a riecheggiare nella testa di Erwin. Si sentì debole per la situazione e per il sangue che continuava a fuoriuscire dalla ferita cadde e perse la coscienza.
 
NO!
Erwin aprì gli occhi in un espressione di puro terrore. La  fasciatura che irritava la porzione di pelle rimasta lo costrinse ad alzarsi di scatto dal letto, ma qualcosa glielo impediva.
Levi dormiva contro il suo busto e “bastardo, rimettiti a dormire o ti stacco anche l’altro braccio” si strinse ancora di più contro di lui.
Erwin avvolse l’uomo al suo fianco in un abbraccio “era solo un incubo”.
“Lo so”.
 


Come ho detto prima questa è la mia fanfiction e sì è abbastanza corta ;-; perciò vi ringrazio se siete arrivati fin quaggiù. E' su Erwin perchè è il mio personaggio preferito e insieme a Levi mi fa penare.
La oneshot è basata su questo capolavoro della mia artista preferita su tumblr e lo so che non è minimamente bella come quella fanart è, ma pazienza.
Grazie per averla letta 
 
  
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