La conosco da poco tempo, forse troppo poco per giustificare tutto il bene che le voglio. Lei è una di quelle poche persone a cui vado bene per quello che sono e che riescono a farmi sentire intelligente anche quando sparo boiate a raffica... ovviamente ciò accade nella minor parte del tempo dato che di solito mi diletto nel raccontare poesie ♦
CAPITOLO 6
Il sabato della prima è passato, è andato tutto bene. È anche arrivata una proposta da un preside di una scuola media, ci vuole nella sua scuola per fare uno spettacolo e parlare alle classi di noi, di raccontare la storia, della nostra amicizia e del nostro gruppo. Ovviamente abbiamo accettato l'unico problema è che tutto questo si svolgerà in orario scolastico e potrebbe causarci dei problemi. È una cosa che non ci saremmo mai aspettati: noi che siamo nati così tanto per divertire e per divertirci stiamo diventando sempre più dei qualcuno per la gente che ci segue.
Siamo stati chiamati in una scuola per "insegnare" ai ragazzi come essere quello che si è senza farsi problemi, per raccontare di noi e della nostra amicizia.
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#Domenica pomeriggio in oratorio#
-Vi va se buttiamo un pallone al campetto?- propone Davide tutto allegro.
Sì, non abbiamo ancora smaltito l'entusiasmo della sera prima quindi potremmo sembrare un po' più iperattivi del solito.
-Certo! Andiamo?- esordisce Bea alzandosi.
-Io, Davide, Miky e Fiore contro Fede, Niky, Mattia e Bea- squadre approvate e si comincia a giocare facendoci tante di quelle risate che la metà bastava e avanzava.
Stremati per la partita durata sei secoli e due vite, fermiamo il pallone e apriamo i nostri mitici quadernetti neri per mettere nero su bianco qualche idea per una rappresentazione futura.
Escono molti temi, ma un idea di Niky ci lascia senza parole: raccontare la nostra vita uno a uno tramite video, foto e racconti. Tutti convinti e con l'entusiasmo di un bambino davanti a un ovetto kinder prendiamo carta e penna cominciamo a scrivere di noi, in questa "rappresentazione" c'è una sola regola: l'introduzione dovrà essere uguale per tutti ovvero dobbiamo iniziare con una serie di frasi e la prima parola di queste frasi è "Amo".
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#Lunedì a scuola: intervallo#
-Ciao Fiore- ormai questa voce mi è familiare: Kevin.
-Kevin-
-Allora... come va?-
-Benissimo direi tu?- sorrido cordialmente, l'occhio mi sfugge e cade su una ragazza che mi fissa in cagnesco -C'è una ragazza che credo sia la tua fidanzata che mi sta praticamente uccidendo con gli occhi... è inquietante-
-We we weeeee piano con i termini eh, io non ho una fidanzata! Fammi vedere chi è- e con tutta la naturalezza e la spontaneità di questo mondo si volta per vedere chi fosse questa tipa -ah quella, è una delle mie... ecco...- balbetta imbarazzato e non posso fare a meno di sorridergli
-Scopamiche?- gli suggerisco.
-Esattissimo! Da circa un anno e mezzo, adesso non ci faccio più niente eh solo che non so come farglielo capire-
-Afferrato però adesso va da lei perchè se no va a finire che mi ammazza- ridiamo entrambi.
-Nahh io da quella li non ci vado, tu sei meglio-
-Eheh già si sapeva... modestia modalità on- ricominciamo a ridere e la ragazza si avvicina.
-E tu saresti?- mi chiede arrogante, mamma mia se non le sopporto queste persone.
-Fiore- scoppia in una grassa e fragorosa risata -cos'hai da ridere?!- ok che il mio non si sente tutti i giorni però certe reazioni sono esagerate, Kevin alla reazione della ragazza sembra del tutto indifferente.
-Fai il filo a una che si chiama Fiore?- si rivolge a Kevin rimasto ad assistere.
-No non ci sto provando, lei è una ragazza per bene. Lasciala stare Cristina intesi? Lasciala. Stare.- vi ho detto che sembrava indifferente? Ecco dimenticatevelo, è un pochino alterato.
-Allora scordati di me caro! E tu Albero attenta!-
-Sarebbe Fiore ma anche Albero non mi dispiace- rispondo ironica e mentre lei si allontana ancheggiando -era una minaccia?- mi rivolgo a Kevin ironicamente stranita ma la sua risposta è tutt' altro che ironica... -Attenta Fiore quella è capace di qualsiasi cosa promettimi che le girerai alla larga- è serio, fin troppo.
-Guarda che io scherzavo, non ho paura e se proprio ci tieni te lo prometto-
Suona la campanella che segna la fine dell'intervallo e ognuno torna nella propria classe.
#In classe#
-E così la nostra bimba ha conquistato il “bello e impossibile” della situazione... eh brava brava- scherza Leus.
-Siamo solo amici ci conosciamo da pochissimo Leo, non farti strane idee-
-Per te sarà anche un amico ma ti stava mangiando con gli occhi quel Kevin- interviene Piso.
-Io dico di no- ribatto io.
*KEVIN*
Cristina è capace di qualsiasi cosa, se farà qualcosa a Fiore me la pagherà cara. Lei è così innocente e... bella. Sì, ho detto bella e non figa: avete letto benissimo.
Le voglio bene ed è un ottima amica, la voglio per me: solo per me.
La lezione di chimica comincia ma dopo mezz'ora e inizio a disegnare quello che mi passa per la testa.
L'ora finalmente finisce e posso andare a casa, vedo Fiore in lontananza e mi fermo ad aspettarla. Sta ridendo con due ragazzi di cui ignoro il nome e non riesco a scacciare dalla testa quel chiodo fisso che mi perseguita: "cazzo quanto è bella".
Eccola qua, accanto a me -Ciao Fiore-
-Ehi!- risponde al saluto come al solito solare e con un sorriso da mozzare il fiato.
Devo trovare il modo di passare un po di tempo con lei -Ti va di venire a casa mia oggi così, se ti va mi dai una mano in fisica? Sai il mio profe di fisica parla sempre di una certa Fiore della 5B che in fisica è una paladina-
-Eh adesso, si me la cavo ma non sono poi cosi brava comunque si volentieri ma prima devo sentire i miei- la osservo speranzoso mentre compone il numero, si porta il cellulare all'orecchio e dopo poco tempo la sua bocca si inarca in uno stupendo sorriso: qualcuno deve aver risposto.
-Ciao Mamma! Tutto bene? [...] Io? si si appostissimo oggi. Ti ricordi di Kevin? [...] Si ecco lui mi ha chiesto se potevo andare a casa sua per dargli una mano in fisica posso? [...] Ok ciao mamma, grazie ti voglio bene a sta sera salutami il mio papi eh- attacca felice a sua madre, devono avere uno splendido rapporto. -Posso venire!- esclama illuminando quei due bellissimi occhi.
-Perfetto, ho la macchina vieni- le faccio strada e le apro una portiera -Madame!-
-Merci Garçon!- rido -adesso basta francese perchè non so altro, molto probabilmente non ci saranno i miei a casa è un problema?- ma che cazzo di domanda ho appena fatto?!
-Ma no non abbiamo bisogno della baby-sitter... o forse si?- finge di essere dubbiosa è troppo forte. -Sei forte sai?-
-Eh lo sapevo già!- risponde sicura di se e trattenendo una risata -no non è vero faccio schifo- questa volta non la trattiene ma, appena su Radio Italia passa "Volume" degli Articolo 31 si blocca -posso?- chiede mettendo una mano sulla manopola del volume.
Annuisco, alza il volume e comincia a cantarla. Non sbaglia una parola o un intonazione è bravissima, le brillano gli occhi. Questo si chiama amare un Idolo, è innamorata degli Articolo si vede lontano un miglio. La osservo con la coda dell'occhio, i suoi occhi i ancora brillano.
-Un giorno andrò a fare quel tatuaggio che sogno da quando ho 12 anni sul costato e capirai tutto- -E se ti ci portassi io a farlo quel tatuaggio?- chiedo.
-Nah spiacente c'è già Ale pronto ad accompagnarmi e ne farà uno anche lui anche se non vuole dirmi cosa- mi sorride.
-Ok mi arrendo. Io ne ho quattro e sto già pensando al quinto-
-Bello, me li mostrerai un giorno?- si nota un po' di imbarazzo in lei ma la curiosità è di gran lunga maggiore.
-Certo-
Restiamo in silenzio fino a quando non arriviamo a casa mia e con mio grande stupore le auto dei miei genitori sono parcheggiate nel vialetto.
-Ci sono i miei ma non ci daranno fastidio...- mormoro.
*FIORE*
-Ci sono i miei ma non ci daranno fastidio...- queste furono le sue ultime parole famose.
Scendiamo dalla macchina e mi faccio guidare da lui fino alla porta.
-Sono a casa!-
Suo padre spunta dalla cucina, era un uomo alto e magro, brizzolato sulla cinquantina.
-Kevin la nonna è stata poco bene e adesso è in ospedale- la cosa che mi stupisce è la tranquillità e la fermezza in cui pronuncia quella frase, ci osserva senza nemmeno fiatare ed esce di casa senza salutare.
Sua madre scende le scale mentre borbotta al telefono qualcosa a proposito di soldi e di terreni
-Ciao Kevin io vado al centro commerciale con Miriam ricordi?-
-Ma che cazzo hai al posto del cervello?! La nonna sta male e tu te ne vai a fare compere e papà dove mai sarà andato se non in ufficio?! Non ve ne frega mai un cazzo di niente e di nessuno figuriamoci di quello che è successo alla nonna... non ve ne fregherà mai un cazzo-
Dopo questa reazione che mi lascia senza parole, sua madre se ne va tranquilla.
Mi guarda -voglio andare da lei. Vieni con me.- annuisco. Saliamo in macchina ingrana la marcia e se ne va via veloce, troppo veloce.
Mi fa paura -Kevin ti prego rallenta- lo supplico -mi fai paura... ti prego...-
Poco a poco rallenta -si, scusami non so che mi è preso- mi appoggia una mano sulla coscia mi guarda negli occhi.
#nella stanza d'ospedale#
-Ciao nonna- Kevin saluta la nonna con un leggero bacio in fronte, io sono rimasta un po in penombra e ciò che posso vedere è un anziana signora con lucenti capelli bianchi, anche se in ospedale dava l'idea di essere una donna di classe. A fatica apre gli occhi, sono come quelli di Kevin belli da mozzare il fiato.
-Kevin...stai bene?- ha una voce bassa, quasi un sussurro, non mi stupisco di notare che la parlata del tutto differente a quella che hanno i suoi coetanei in valle. Da me c'è un accento simpatico e il dialetto è per loro un po' come una lingua madre,
-Sto benissimo nonna, come al solito tu? Come ti senti?-
-Sto bene prima che me ne vada un po ce ne vorrà- sorride debolmente -mi hai portato una fidanzata finalmente-
-Oh no signora... io sono una sua amica, ci conosciamo da poco- mi avvicino a Kevin e quindi anche a lei.
Dopo qualche minuto di conversazione mista a presentazioni
-Che brava ragazza, proprio come quelle di una volta- sentenzia la signora.
-G-grazie mille signora è davvero moto gentile- arrosisco.
-Chiamami Betti signorina-
-E lei mi chiami pure Fiore- le porgo la mano e nonostante la vedessi debole la strinse fortemente. Rimaniamo a chiaccherare con Betti fino a quando un infermiera non ci comunica che l orario delle visite è finito e siamo costretti ad andarcene.
***
-Le piaci sai?- Kevin interrompe il silenzio calato da quando siamo usciti dall'ospedale, arrossisco imbarazzata e non sapendo cosa rispondere.
-Ti va una pizza?-
-Scusa Kevin ma no, non posso è già molto tardi- in effetti sono le 18.40 e ora che arrivo a casa passa molto tempo.
-Non ho voglia di rientrare a casa- si lamenta scocciato. -Accompagnami a casa fermati un po da me.. cosi il tempo passa- propongo.
-No non vorrei creare disturbo ai tuoi-
-No dai... forse ti posso far conoscere il mio papà- gli sorrido.
-No no, dai chiama casa e chiedi se puoi rimanere da me o con me, dopo quello che è successo non voglio rimanere a casa con quei due semi-genitori.-
-Numero uno non parlare così di loro: ti hanno pur sempre messo al mondo e numero due sta sera io ho casa libera quindi puoi venire tranquillamente e poi per i miei non sei un fastidio-
-Ok dai ci sto, direzione valle allora?- saliamo in macchina
-E che valle sia- sorrido.
*angolo autrice*
mi aspetto una lapidazione o come minimo un ergastolo... sono passati mesi, decenni, secoli dall'ultima volta ma perdonatemi... è sempre la solita scusa: la scuola.
Grazie di cuore per quei quattro gatti che leggono la mia storia.
A presto spero
Vi voglio bene ♥
Articolo31dipendente