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Autore: _diana87    18/01/2014    10 recensioni
"Ecco cosa succede quando Patrick Jane si allontana da Teresa Lisbon. Cade dal Paradiso e finisce all'Inferno."
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Nuovo Personaggio, Patrick Jane, Teresa Lisbon, Un po' tutti | Coppie: Jane/Lisbon
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Cap. 11

 

 
La sua casetta è diventata ormai luogo di incontro come lo era una volta il CBI.
Discutere su un caso, fare ipotesti, sentirsi semplicemente a casa davanti una tazza di caffè o di thé. Tutte sensazioni che riaffiorano man mano che la sua ‘famiglia’ si allarga.
Si ritrovano a parlare seduti intorno al tavolo; Teresa tiene Hope in braccio, poiché la piccola non smetteva di bofonchiare qualche parolina come se volesse partecipare alla conversazione. Kimball è seduto accanto a mamma e figlia, ma neanche lui sa resistere quando Hope si allunga per toccargli il braccio, e le sorride sciogliendo per quell’istante la sua maschera di Ice Man.
Daniel si è fatto spazio sedendosi vicino a Patrick. La donna lancia ogni tanto qualche occhiata al duo, forse preoccupata per l’istantanea simpatia che è nata tra i suoi due ‘contendenti.’ Teresa ha presentato Daniel agli altri come suo partner a Santa Cruz, ripetendo che di lui ci si può fidare. E a loro è bastata la parola dell’ex capo del CBI.
Ad ogni modo, tutti stanno ad ascoltare i coniugi Rigsby e le minacce che hanno ricevuto via internet. Il marito l’abbraccia stringendola a sé e poi le dà un bacio sui capelli. Grace non è per nulla agitata, ma racconta tutto con ogni minimo dettaglio. Gli altri ascoltano in silenzio.
Patrick osserva i gesti delle mani. Sono tenute una sull’altra mentre gesticola, quasi ad indicare che ha la situazione sotto controllo.
“...e questo è quanto.”
“E’ senza dubbio l’FBI che ci sta minacciando. Proprio quei cinque nomi sulla lista.” aggiunge Wayne.
“Gli stessi che hanno ucciso Esposito perché aveva esposto i poliziotti corrotti ai federali; e gli stessi poliziotti che hanno eluso la sorveglianza dell’FBI, corrompendola. E come se non bastasse, qualcuno ci sta minacciando per farci chiudere.” osserva Cho pensieroso. Forse il discorso più lungo che abbia fatto.
“C’è qualcuno di più potente in grado di minacciare l’FBI?” chiede Daniel, sorprendendosi della sua stessa domanda.
Kimball quasi si stringe a sé stesso, come se ritenesse la domanda un’offesa per la sua carica. Grugnisce qualcosa, poi alla fine risponde con un “Sì” sbrigativo.
Teresa si volta verso Patrick che è rimasto chiuso tra i suoi pensieri. Tamburella il dito indice sulle labbra.
“E tu non hai niente da suggerire?”
Lui scuote le spalle e sorride.
“Che c’è? Senza divano non sai pensare?”
Cho rotea gli occhi, mentre Grace e Wayne si guardano di sottecchi, sapendo che il teatrino è appena cominciato. Daniel si sente quasi spaesato. Non è abituato a scene del genere.
“Il divano mi aiuta a pensare, Lisbon, e credo proprio che mi andrò a distendere così potrò avere la mia ispirazione.”
Tanto per rendere la cosa melodrammatica, l’ex consulente stiracchia le braccia, si alza, fa il saluto militare ai presenti, e si va a distendere su quel divanetto tanto comodo, al centro del salotto.
“Chiamaci quando ti sarà tornata l’ispirazione!” lo punzecchia, ma nasconde il sorriso dietro le ciocche di capelli più corte, come le era solito fare ai vecchi tempi. Hope, sempre divertita dalle loro schermaglie, ride di gusto. Per un attimo, l’agente mora si è dimenticata delle altre persone intorno a loro, fino al momento in cui Parker si schiarisce la voce per attirare la sua attenzione.
Il sorriso sul volto si affievolisce per dar spazio ad un’espressione più seria.
“Dunque... Concentriamoci e dimentichiamo per un attimo di Esposito. Cho hai parlato di qualcuno più potente dell’FBI?”
“Sì. Ci hanno fatto evacuare giorni fa per un controllo. Probabilmente cercavano di capire i collegamenti di Diego Esposito con l’FBI e se qualcuno ci ha traditi.” Risponde sempre composto il coreano.
“Continuo a dire che dovremmo aggiornare la Dougherty e magari farci dare una mano... forse ha degli agganci che noi non abbiamo...”
“Mi spiace, Parker, ma per ora dobbiamo mantenere questa cosa tra noi.”
“Lavoravi così al CBI? È per questo che ve ne siete andati?” ora la voce del suo collega suona interrogativa, come al culmine di un’indagine.
“Il CBI è stato smantellato dall’FBI perché voleva risolvere il caso su Red John senza di noi.” Li interrompe Wayne, non sapendo esattamente il motivo per cui aveva dato quella risposta.
Non rispolverano quel nome da un po’ di tempo. Grace dà una gomitata al marito, Teresa guarda altrove, mentre Cho continua ad osservare Parker senza preferir parola. Perfino Patrick, disteso sul divano con un cuscino sulla testa, alla ricerca della sua ‘ispirazione’, sussulta.
“Fatemi capire... quindi chiuso il CBI, ognuno è andato per la sua strada? Però tu, Cho, sei andato a lavorare per l’FBI...” Daniel continua ad insistere sulla faccenda, ma è chiaro come il sole che i presenti non hanno molta intenzione di parlarne.
“E’ una lunga storia, Parker.” Teresa parla a nome di tutti aggiungendo solo un silenzio imbarazzante che rendono l’agente Parker ancora più un pesce fuor d’acqua.
“In ogni caso, ieri sera, poco prima della minaccia informatica, sono riuscita a localizzare le abitazioni dei nostri cinque sospettati.” Dice Grace cambiando discorso. Si siede accanto all’agente mora per porgerle un foglio bianco dove ha appuntato i nomi dei poliziotti corrotti, i loro indirizzi e perfino la mappa per arrivarci. “Non sono neanche molto distanti da qui. Magari possiamo dividerci e far loro qualche domanda.”
Teresa sorride, sentendo di nuovo quell’istinto materno farsi strada nella mente e nel corpo. Ormai quell’agente rossa che aveva imparato ad addestrare negli anni ha imparato a camminare da sola. Come sempre efficientissima.
“Buona idea. Ottimo lavoro, Van Pelt.”
“Ci sono!” la testa e poi le braccia del mentalista sbucano dal divano. Con essi, il cuscino che teneva sul viso viene sbalzato per terra. Il cuscino di raso! Teresa allontana lo sguardo chiudendo gli occhi. Poi cerca di mantenere la calma.
“Cosa?”
“Ho capito tutto.”
Grace segue lo sguardo irritato dell’agente mora. “Cos’hai capito?”
Patrick si alza dal divano e pieno di sé si avvicina al tavolo degli agenti con le mani in tasca.
“Perché Parker vuole avvisare il suo capo, l’agente Dougherty. Hai detto che ha degli agganci. Lo sai oppure lo stai deducendo?”
Gli occhi sono puntati su Daniel, tranne quelli di Teresa che fissano il suo mentalista severamente, quasi a trasmettergli un messaggio minatorio, che però lui ignora.
“Non lo so, sto solo immaginando...”
Patrick si prende del tempo per osservare il collega di Teresa. Sfrega le mani, probabilmente sudate. Sotto al tavolo, le gambe ballano. Sarà anche una persona timida e riservata sul privato, ma quando si tratta di lavoro sa fare domande a raffica. Eppure sente di aver paura di lui. Probabilmente perché sa, grazie al fascicolo di Teresa, di essere stato un sensitivo anni fa, e di aver chiuso molti casi della polizia di Sacramento, grazie alla sua caratteristica di ‘leggere le persone’.
Soddisfatto della sua lettura, il mentalista sorride e mentre osserva le sue espressioni facciali per l’ultima volta, trae le sue conclusioni.
“Ah, capisco. Ha fatto parte dell’FBI in passato... un passato molto recente... casualmente due anni fa... poi chissà come mai ha rinunciato per arrangiarsi ad essere un semplice agente a Santa Cruz.”
Teresa chiude gli occhi respirando profondamente. Sa che il suo consulente non ha mai sbagliato un colpo, ma si sente anche tradita in un certo senso. Possibile che in due anni non era riuscita a capire com’era il suo collega veramente, invece al suo ex partner ci erano voluti solo cinque minuti?
Si passa una mano sulla fronte, mentre Grace l’anticipa, capendo la sua volontà di non poter tenere sua figlia ancora in braccio. Si morde il labbro inferiore prima di formulare la domanda a Daniel.
“E’ vero, Parker?”
Di nuovo, l’agente in questione sente gli occhi puntati su di lui. Come in un interrogatorio. Congiunge le mani, poi le lascia andare.
“Ok, la Dougherty me ne aveva parlato una volta, ma non pensavo fosse importante...”
“Sei una spia quindi?” azzarda Wayne.
“Sentite, io non so niente!”
“E allora perché sei qui? A parte il fatto che sei innamorato di Teresa...”
“Jane!” l’agente mora avvampa e lo rimprovera per le sue strampalate ipotesi, ma lui non ci fa caso, come al solito, e continua a parlare.
“...magari ci stavi spiando così approfittavi del momento giusto per dire tutto al tuo capo.”
L’aria nella stanza inizia a riscaldarsi. Kim e Wayne si scambiano degli sguardi preoccupati, non sapendo se credere oppure no alle parole di Parker. Teresa ha bisogno di aria, quindi si alza dalla sedia, iniziando a camminare per la stanza.
“Ascolta, Jane, e... tutti gli altri. Qualche settimana fa, la Dougherty mi ha raccontato che per anni si era occupata di un caso riguardante un serial killer che tutti chiamavano Red qualcosa...”
“Red John?” chiede Grace, anche se la domanda sembra assurda. Trattiene Hope in braccio, che però reclama di andare dalla madre. L’agente mora si avvicina rispondendo alla richiesta della figlia.
Il mentalista poggia le mani sul tavolo e continua ad osservare Parker. Ora ha disteso le gambe che prima traballavano, e le braccia, come a volersi liberare di un peso.
“Esatto. Ed era un’agente federale a quei tempi. Aveva lasciato l’incarico quando aveva capito che le cose si erano incasinate e quindi si era trasferita a Santa Cruz. Poi, l’altro giorno, per caso mi sono imbattuto nel fascicolo che parlava di te, ed ero solo preoccupato per Lisbon, ecco perché sono venuto a casa sua.”
Con tutta tranquillità, nel suo camminare, Teresa si è avvicinata al mentalista. Poggia una mano sulla sua, mentre tiene saldamente Hope stretta a sé. Quel gesto così naturale, che sembra non creare grande scompiglio tra i suoi agenti. Tranne per Parker, che ha ancora quella sensazione di sentirsi fuori posto là in mezzo.
Patrick sposta lo sguardo sulla mano della sua non-tanto-collega, mentre cerca un nome per definirla.
“Jane, tu pensi che il mio capo sia dietro a tutto questo? Eppure non la vedo capace.” Gli chiede ingenuamente.
“Magari ha solo degli agganci, come dice il tuo amico. In ogni caso, sarà meglio controllare casa per casa i cinque poliziotti corrotti della lista.” La risposta dolce e tranquilla, riescono a rilassarla meglio di un massaggio..
“Certo, il capo sei tu!” scherza su, e questo commento lo fa voltare per ricambiare lo sguardo complice, e fare l’occhiolino a sua figlia.
Dopo aver ottenuto il ‘consenso’ dall’uomo di casa, Teresa torna a guardare gli altri, tutti incuriositi e divertiti dallo scambio di battute tra i due. Improvvisamente si sente piccola quando i suoi ex agenti appaiono tranquillamente seduti, uno accanto all’altro, con braccia conserte e gambe allungate. Hanno la sensazione di stare al teatro e di aver appena assistito ad un simpatico siparietto tra i due protagonisti di una commedia. La donna schiarisce la gola, cercando di sembrare seria e autoritaria. Tentativo che fallisce, dato che non si è mai vista una donna poliziotta con in braccio una bambina.
“Allora, io e Parker andremo a casa di Tony Frasier e John Laurent, Rigsby e Van Pelt da Ron Douglas e Alfred Morris, e Cho e Jane da Henry Speedman. Ci teniamo in contatto, e poi ci ritroveremo qui da me stasera per fare il resoconto. Tutti d’accordo?”
I cenni di assenso fanno il loro corso e ognuno prende posizione. Come un capo boy scout, Grace distribuisce le mappe dei poliziotti corrotti a chi di dovere deve andare a perlustrare le loro case.
Teresa prende l’agente rossa in disparte. Si porta una ciocca di capelli dietro l’orecchio parlando a bassa voce. “Sai a chi posso lasciare Hope? Chiederei alla mia precedente tuttofare, ma ha trovato lavoro e non voglio disturbarla...”
Grace sorride interrompendola. “Non dire nient’altro, può stare con i gemelli e la babysitter! Vi accompagno a casa sua.”
Solo un agente se ne sta in disparte. Daniel afferra il suo cellulare, dà delle occhiate agli altri, e inizia a comporre un messaggio. Ha l’aria preoccupata e indugia a premere per inviare il messaggio, ma dopo qualche secondo, forse pressato da Teresa che lo chiama, si decide a fare quel passo.
 
Quando Kimball e Patrick passano a casa dell’agente Speedman, sono sorpresi nel trovare una gran confusione al suo interno; quasi come se qualcuno li avesse preceduti. Poco dopo, il coreano si accorge che a nulla serve tenere in mano la sua pistola, poiché l’agente in questione giace inerme sul letto. Un corpo freddo, oltrepassato da un colpo di proiettile sulla fronte, che ha solo bisogno di essere rimosso.
Neanche i coniugi Rigsby sono fortunati. Sia Douglas che Morris risultano non abitare più nelle loro case, ed essersi trasferiti altrove. Tuttavia, Wayne insiste per controllare ulteriormente le loro case, magari approfittando di frugare nel frigo per rubare qualche panino, ma ha ragione; Morris viene trovato impiccato nella cantina sotto casa, Douglas sembra essersi sparato da solo alla testa.
 
Teresa riposa il cellulare nel giaccone, sconsolata. Sbuffa.
“Novità?” chiede Daniel, seduto sul posto del passeggero nella sua auto.
“Abbiamo tre sospettati morti. Ora dobbiamo vedere se gli altri due sono vivi. Questo caso è sempre più complicato.”
“Però Jane sembra il fatto suo...”
“In che senso?”
Il semaforo rosso li obbliga a fermarsi, così che lei possa guardarlo negli occhi e vedere l’esitazione nella sua risposta.
“Ti fidi di lui?”
“Ha chiuso tanti casi quando eravamo al CBI, quindi sì, mi fido.”
Lui ridacchia. “Non era esattamente a quello a cui mi riferivo.”
Il lampeggiare verde costringe Teresa a mettere la marcia per partire.
“Tu lo ami, non è vero? Insomma, nonostante quello che ti ha fatto in passato, tu continui a provare qualcosa per lui.”
La donna è titubante, cerca di evitare i suoi occhi guardando nello specchietto retrovisore.
Daniel è la voce della coscienza. Quella vocina che ultimamente le aveva chiesto se era quella la famiglia che voleva, e che ora le sta domandando se ha davvero intenzione di iniziare a costruirla proprio con quel suo ex consulente che ha odiato, ma amato allo stesso tempo.
“Jane è un idiota. Ha un modo tutto suo di risolvere i casi, ma alla fine ci riesce.”
L’agente continua a ridacchiare, scuotendo la testa.
“Continui ad evitare la domanda, ma va bene. Ho capito la risposta. Comunque secondo la mappa di Van Pelt, siamo arrivati a casa Frasier.”
Quando si introducono nell’abitazione, una grande villa con giardino, isolata dal resto del complesso di villini, il buio li avvolge. La lucetta che Parker porta con sé, non li aiuta. Teresa avanza con la pistola cautamente, ma va a sbattere contro qualcosa. Il suo collega la raggiunge facendole luce e scoprendo, con orrore, il corpo squartato di Tony Frasier. La donna trattiene un urlo.
Qualche minuto dopo, escono dalla villa, ma Teresa corre più veloce e raggiunta l’auto, chiama Patrick in preda all’agitazione.
“Anche Frasier è morto. Qualcuno ci sta anticipando.”
“Lisbon, sta tranquilla.”
“Come faccio a stare tranquilla? Jane, questa situazione è fin troppo familiare, non capisci? Qualcuno che anticipa le nostre mosse e uccide le persone chiave prima che possiamo raggiungerle... non ti ricorda nessuno?”
Un brivido colpisce il corpo del mentalista, scuotendolo dalla testa, percorrendo la schiena, e raggiungendo i piedi, che diventano freddi, di botto.
“Chiama gli altri, vediamoci presto a casa tua per aggiornamenti.”
“Manca ancora la casa di John Laurent...”
“Rimandiamo a domani.”
 
Il primo pensiero di Teresa va a sua figlia. Contatta Van Pelt per andare a prendere Hope, ma l’agente rossa pare agitata al telefono. Il battito cardiaco della mora va all’impazzata, iniziando a pensare al peggio.
Ad ogni passo che compie sul gradino del porticato, sente pulsare il cuore più forte. Un ritmo assordante che prosegue come un climax. A rallentatore, apre la porta di casa. Grace e Wayne tengono i gemelli in braccio, ma di Hope non c’è traccia.
“Dov’è mia figlia?”
Patrick la supera, Daniel entra per ultimo in casa. Il mentalista non dice nulla; si guarda intorno alla ricerca di indizi, un qualcosa che possa aiutarlo a capire cosa sia successo. Ma non trova niente.
“Dov’è Hope?” Teresa continua a chiedere disperatamente.
Kimball compare uscendo dalla camera della bambina. Scuote la testa negativamente quando incrocia lo sguardo dei due genitori in preda al panico.
Un cellulare squilla. Sembra proprio quello di Patrick, il che è strano, dato che nessuno, tranne i presenti, sanno che lui è negli Stati Uniti. Inarca il sopracciglio quando sul display non vede nessun numero segnato, quindi deglutisce intuendo già il contenuto della chiamata. Senza pensarci due volte, mette il vivavoce e resta in ascolta. Anche Daniel si è avvicinato per sentire meglio.
“Mi dispiace aver dovuto rapire una povera bambina innocente, ma capisci, Patrick, ci sono cose che bisogna finire, conti da risolvere, e il lavoro è solo il lavoro. Quindi fammi il piacere di incontrarmi sulle ceneri della tua vecchia casa di Malibu, e tieni Teresa e gli altri tuoi amici lontano, se non vuoi che venga fatto del male a tua figlia. A presto.”
La voce femminile al telefono li spiazza. È camuffata, perciò è impossibile riconoscerla. Patrick riprende il cellulare, restando sempre in silenzio. Grace rompe il ghiaccio.
“Posso rintracciare subito la chiamata, Jane.”
Lui alza lo sguardo lentamente. Gli occhi sono freddi quasi senza vita.
“Hai sentito che ha detto. Nessuno tra i piedi o uccidono Hope.”
Teresa si mette le mani nei capelli, incapace di pronunciare qualsiasi cosa. Forse qualche parola le riesce dalla bocca, ma viene soffocata dai singhiozzi e dalle lacrime. Patrick si avvicina alla porta, ma lei improvvisamente lo blocca.
“Non farlo, Jane.”
Lui la guarda senza nessuna emozione.
“Ascoltami. Qualcuno voleva me nel tuo caso solo per farlo uscire allo scoperto... e ora Hope è scomparsa...”
“No, Lisbon. Vogliono me, si è sempre trattato di me.”
Lei lo sta pregando. Gli prende le mani stringendole alle sue. “Jane, questa è una trappola... non andare... ti prego. Ti ho appena ritrovato, non voglio perderti di nuovo.”
Lui le afferra le spalle e la guarda serissimo. Gli occhi incontrano i suoi. “E io ho appena ritrovato te e Hope, e non voglio perdervi. Per questo dovete starne fuori.”


Angoletto dell'autrice (poco) sana di mente:
In assenza del mentalista domenicale, arriva l'aggiornamento sabbatico.
Allora praticamente qui sta succedendo una strage...
Intanto Patrick non riesce a ragionare senza divano :p e continuano i suoi teatrini con Teresa, ormai hanno trovato un pubblico più ampio :p
Parker si sente un pesce fuor d'acqua, Wayne non rinuncia mai ad un panino anche durante una perlustrazione, Grace è diventata una super hacker, e Hope ha sciolto il cuore di Cho *-*
Ora ritornano le chiamate misteriose, le trappole... chi sarà mai ad avere rapito Hope? :O
Alla prossima *-*
D. :)

 

   
 
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