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Autore: Paradoxofmyself    18/01/2014    2 recensioni
La musica mi entrava nelle vene, come alcool puro. Scorreva dentro di me, e io mi muovevo a ritmo ormai quasi completamente ubriaca. Ma non mi importava: era la mia sera quella, finalmente maggiorenne, finalmente libera.
Spronata dalle mie amiche, mi ero vestita come un poco di buono, per usare termini eleganti, mettendo un assurdo vestitino blu elettrico con i bordi fosforescenti, mi ero tinta i capelli di verde acqua, avevo messo a mani e piedi uno smalto che si illuminava al buio, decolté blu ed ero andata a ballare, truccata come se avessi una maschera. L’effetto era stato una moltitudine di ragazzi che ci provavano con me, e un’infinita quantità di vari alcolici che mi avevano inebriata, portandomi a ballare in una maniera davvero molto volgare con un ragazzo, pressoché della mia età, pensai, e davvero molto carino.
Genere: Fluff, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne, Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Remember.


 

La musica mi entrava nelle vene, come alcool puro. Scorreva dentro di me, e io mi muovevo a ritmo ormai quasi completamente ubriaca. Ma non mi importava: era la mia sera quella, finalmente maggiorenne, finalmente libera.
Spronata dalle mie amiche, mi ero vestita come un poco di buono, per usare termini eleganti, mettendo un assurdo vestitino blu elettrico con i bordi fosforescenti, mi ero tinta i capelli di verde acqua, avevo messo a mani e piedi uno smalto che si illuminava al buio, decolté blu ed ero andata a ballare, truccata come se avessi una maschera. L’effetto era stato una moltitudine di ragazzi che ci provavano con me, e un’infinita quantità di vari alcolici che mi avevano inebriata, portandomi a ballare in una maniera davvero molto volgare con un ragazzo, pressoché della mia età, pensai, e davvero molto carino.
Con quel ragazzo ci finii a letto, e fu una delle notti più belle della mia vita, finché non vomitai. La mattina dopo, ricordavo solo il suo tatuaggio sul braccio e quello sulla clavicola: il primo una scritta dei fumetti, qualcosa come “ZAP!” o “RAP!” o ancora “FEP!” o una qualsiasi altra cosa, il secondo era una scritta in una qualche lingua straniera, o arabo o cinese, dal significato sconosciuto. Dulcis in fundo, mi ricordavo i suoi occhi, oro fuso che mi guardava, miele caramellato che mi scrutava dentro mentre mi faceva sua.
 


 
 
Cinque anni dopo.
Era il giorno dopo il mio compleanno, e come ormai da quattro anni accadeva, stavo passando il pomeriggio con le mie migliori amiche, Jane e Katniss, le stesse che cinque anni prima mi avevano convinta a fare quella tremenda serata in discoteca, dove avevo preso la più colossale sbornia della mia vita.
Eravamo sul divano di casa mia, dove abitavo felicemente con il mio ragazzo da tre anni e mezzo, Liam, a rivangare sui tempi passati con un album fotografico in mano, quando lo sguardo sempre curioso di Jane finì su una foto particolarmente compromettente, almeno per me: quella fatidica serata, io in un succinto vestito azzurro elettrico, ubriaca fino al midollo, con le braccia strette intorno ad un ragazzo dalla pelle scura, del colore del caramello caldo.
Un flash mi attraversò la mente, bloccandomi il respiro.
Le sue labbra sul mio collo, le sue mani che correvano dappertutto. Un odore forte di menta e liquirizia, con un po’ di puzzo di sigaretta misto al sudore dovuto al nostro continuo movimento. Per un solo secondo, la luce forte dell’ingresso del corridoio di quella camera, automatica, che mi permise di scorgere un pezzo di lui: pelle color caramello, occhi color dell’oro caldo.
Poi di nuovo il buio.
-Tutto bene, Helen?- mi chiese preoccupata Kat. Io arrossii involontariamente al pensiero di quello che stavo ricordando.
-Sì, sì, solo un ricordo.- le risposi sorridendo, cercando di nascondere il mio imbarazzo.
-Già, forse stava pensando a cosa hanno fatto lei e quel figaccione di Liam su questo povero divano- mi provocò Jane. Tra di noi era sempre stata la più spigliata, quella senza peli sulla lingua. Diceva sempre tutto quello che le passava per la testa.
-Ma di che vai blaterando, J!- mi difese Kat. -Lei stava sicuramente pensando a quel Figo che si è portata a letto quattro anni fa!- esclamò convinta. Il mio sospiro di sollievo mi rimase incastrato in gola, strozzandomi. Iniziai a tossire, finché Jane non mi aiutò con un bicchiere di fanta rimasto sul tavolino di legno basso.
 
-Ma che diavolo vai dicendo, Jane?!- la ripresi, una volta che fui riuscita a tornare a respirare in modo consono. 
 
-Ecco, te lo dicevo io che ci stava pensando- si rivolse l'interrogata a Katniss, sorridendo compiaciuta, ignorando completamente il mio sguardo basito.
 
-Voi siete pazze, ma che diavolo pensate?- non ottenni mai una risposta a quella domanda perché in quel momento arrivò il mio bellissimo fidanzato. 
 
-Salve ragazze.- ci sorrise mostrandoci i suoi denti perfetti. Io ricambiai il sorriso come le mie amiche, ma ricevetti un bel bacio a stampo, senza sapere che sarebbe stato l'ultimo a cui avrei ricambiato senza sensi di colpa.
 
Passai il resto del pomeriggio a casa, sfogliando altre foto da sola quando le mie amiche se ne andarono, e quando anche il mio ragazzo mi disse che doveva andare a lavoro mi rimisi a cercare nell'album la foto mia e di quello sconosciuto. Purtroppo, la faccia non si vedeva, ma la sua pelle l'avrei riconosciuta ovunque.
 
Passarono i giorni, e quasi senza rendermene conto pensavo sempre più spesso a quel ragazzo misterioso, facendo ipotesi sempre più implausibili sulla sua vita. Era diventata in poco tempo la mia ossessione. Jane fu l'unica ad accorgersi che avevo qualcosa che non andava, ma liquidai la faccenda come un po' di stanchezza dovuto allo studio per la tesi. Finalmente ero riuscita a completarla, e di lì a poco mi sarei laureata in medicina.
Un mese dopo preciso, passeggiavo senza metà per il centro della città, finché mi ritrovai nel locale di quella pazza notte di ormai cinque anni fa.
 
Entrai già sovreccitata, con Jane e Kat che da dietro mi spingevano. Era stata una vera pazzia la nostra, ma eravamo giovani e curiose, perciò ce ne fregammo e iniziammo a scatenarci in pista fin dal principio. Poi lo vidi: alto, molto più di me anche con i tacchi, capelli scuri, occhi color dell'oro e pelle color caramello. Decisamente il ragazzo più sexy di tutta la discoteca. E mi piaceva da impazzire.
 
Sbattei più volte le ciglia. Avevo ricordato il suo volto! Poi però mi ripresi mentalmente: perché diavolo volevo scoprire la sua identità adesso, con un fidanzato e una vita perfetti, quando non mi era interessato dopo la nostra notte di fuoco? Perché volevo dare un nome ad uno sconosciuto? La risposta mi era ignota, così come n era ignoto il volere del destino, che decise di divertirsi con me proprio quel maledetto giorno.
Mentre bussavo per entrare nella discoteca chiusa a quell'ora del giorno, un ragazzo alto e carino di affacciò da una finestrella al lato della porta: aveva i capelli neri tagliati abbastanza corti di lato ma più lunghi in mezzo, lineamenti squadrati ma morbidi, labbra carnose e del colore del caffè, tatuaggi su quasi tutta la lunghezza delle braccia e una scritta o in cinese o in arabo che si intravedeva dalla scollatura della maglietta. Pelle ambrata, color caramello. Quando lo guardai negli occhi, il mio mondo si fermò. Erano del colore dell'oro fuso.
 









Ehm... tadà! (?)...
bene, ottimo inizio per il mio spazio autrice, dire...
ricominciamo!

Shalve ccente c:
come già sapete, mi diverto a rompere le palle al mondo su questo sito, pubblicando le follie della mia mente traviata dallo studio (?).
No, ok, sono stanca e ho scritto questa OS di notte, poco prima di andare a dormire, quindi non so quanto sia "normale", per quanto nei miei standard "normale" non ha una definizione precisa.

Bene, me ne vado che sto in videochat con una mia amica (?), lol.
Fatemi sapere cosa ne pensate, se è strana, noiosa, inutile o bella, o semplicemente la odiate.

Bacini Baciosi, Giù <3


 
  
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