Si risvegliò
ancora arrossata, col mal di schiena e con le lacrime asciugate che avevano
lasciato le sue guance appicicose e salaticcie. Si accorse di essere stata tutta la notte
davanti all'ufficio dell'Hokage, ma nulla era successo ancora. La speranza la stava per
abbandonare.
Nemmeno il suo migliore amico l'appoggiava più. E sì che un tempo
avrebbe fatto follie per la piccola Sakura.
Rimaneva l'unica a Konoha che l'avrebbe supportato,
che l'avrebbe difeso, che avrebbe impedito ciò che stava per succedere?
Doveva fare qualcosa. L'Hokage l'avrebbe ascoltata.
Rimaneva sempre la sua maestra. Saltò su per i tetti ed entrò per
la finestra, non interessandosi minimamente delle occupazioni che Tsunade stava svolgendo, o di recare in qualche modo
scandalo ad un gruppo di studenti lì in visita. Tsunade sembrò visivamente scioccata. Prima che Sakura potesse parlare disse: "Ancora qui? Quante volte dovrò ripetertelo?". La ragazza non si fece intimorire: "Pensavamo fossimo un paese
civile. E invece lo volete uccidere...". Fu
interrotta subito da Shizune che accorse
adirata più che mai: "Uccidere? Sarà un'esecuzione.
Sarà la giustizia. E' lui che ha ucciso così tanta gente...". "Calmati Shizune"
interruppe pacatamente Tsunade. "So come ti
senti Sakura. Sei cresciuta assieme a lui. Anch'io sono cresciuto assieme a Orochimaru. Ma d'altra parte comprendo ciò che ha
fatto contro il nostro villaggio, so quello che ha fatto passare alla gente a
cui volevo bene. I nostri sentimenti non possono farci dimenticare ciò
che è giusto e ciò che è sbagliato. Lui ha sbagliato. Ha
sbagliato pesantemente. Ed oggi verrà giustiziato." "Non concederai la grazia quindi? Lo sai che
quello che ha fatto lo ha fatto senza averne piena coscienza..."
interruppe Sakura. "No. Mi dispiace ma non
è possibile... Il danno è stato troppo grosso."
Sakura corse fuori, piangendo. L'esecuzione sarebbe avvenuta due ore dopo nella
piazza più grande.
Senza volerlo si ritrovò nel chioschetto del Ramen, dove assieme avevano diviso momenti speciali. Gli
tornarono in mente i momenti felici, ma poi l'assenza dei gestori, spiegata
solamente dal fatto che anche loro dovevano essere state vittima della tragedia
che aveva sconvolto tutti la settimana precedente.
"Ehi Sakura!" Ino sopraggiunse, vestita di
nero e con i capelli raccolti in modo composto. Sakura nemmeno parlò.
"So come ti senti... Non ce lo saremmo mai aspettati... eppure è
successo... Choji..." A
Sakura salì il cuore in gola. Sì, oggi sarebbe stato ucciso il
suo più caro amico... eppure aveva perso recentemente molti compagni,
molti amici d'infanzia. E la colpa era tragicamente attribuibile ad una sola
persona, che si ostinava ad amare.
"Lo so - disse prorompendo in pianto - so quanto tu
ci stia male... Credi non soffra pensando a Rock Lee, a Hinata?
Credi che sia contenta li abbia trinciati, li abbia polverizzati col fuoco?" "E allora perché lo difendi? Ho sentito
sai che hai passato gli ultimi giorni a chiedere all'Hokage.
Sai com'è la legge..."
"Sì ma... Non si sa perché l'abbia fatto... Come sia
scoppiata la rabbia... Perché metà villaggio sia stato spazzato
via... Perché non si è indagato sull'Akatsuki,
su quello che hanno fatto... Il processo è stato sommario e..." "Ma ha confessato. Sakura,
ha confessato! Ha confessato di averci sempre odiati! Di aver
segretamente odiato tutti!"
"Ma la sua solitudine, le cose che ha passato lui..." "Non tutti quelli che hanno avuto momenti difficili
hanno fatto stragi, lo sai. Il tuo compagno di squadra, per esempio.
Senza di lui, chissà quanti ne avremmo persi ancora. Forse anche tu e io
saremmo morti..."
Sakura rimase zitta, la mente le si affollò di immagini e di pensieri,
sempre più scuri, sempre più annebbiati. "Devo andare Ino. Devo
andare..." E corse via fra la folla vestita di
nero.
"Maestro Kakashi?"
Non pensò di trovarlo nel vecchio luogo di allenamento. Eppure aveva
avuto la sua stessa identica idea.
"Ciao Sakura." Hatake era sempre stato di
poche parole.
"Maestro... che devo fare?" chiese la giovane ninja.
"Nulla. Hai già fatto abbastanza la settimana scorsa mettendo a
riparo i bambini e medicando le ferite di molti di noi. Ti ricordi che è
successo qui qualche anno fa?"
"Come potrei... Eravamo Naruto, Sasuke ed io...
Non avrei mai potuto immaginare che lui..."
E si rimise a piangere come una fontana. Non avrebbe mai pensato di essere
così debole, di piangere così tanto.
"Scusi maestro..."
"Tranquilla. Ci sono cose che non possiamo controllare. Fra un po' di
tempo tutto tornerà alla normalità. Ti dimenticherai del dolore
di adesso. Ma credo che lui ora vorrebbe vederti. Per l'ultima volta..."
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"Sasuke..."
La ragazza pianse vedendo il suo amico disteso su un letto, pieno di ferite.
"Sa-Sakura... Stai bene?" Stava pensando a
lei, a come stesse.
"Non pensavo saresti tornato... ma non avrei mai pensato di parlarti così,
in questa situazione." "Dovevo tornare. Dovevo
assolutamente farlo." "Ma perché, perché tutto questo dolore?
Perché tutte queste morti?" "Non lo so. Credo sia diventato incontrollabile
ormai. Un potere così grosso travolge chi lo possiede."
"Tsunade ha respinto la domanda di grazia...
L'esecuzione avverrà fra poco..."
"Lo immaginavo."
Una dottoressa giunse nella camera, e disse qualcosa all'orecchio di Sakura. "E' meglio che ti lasci riposare. Io vado."
"Sakura!" urlò Sasuke. "Vallo a trovare. Salutamelo. Salutamelo
per me."
Sakura era ormai un'automa,
ma avrebbe mantenuto la promessa a tutti i costi, anche a costo di soffrire
pesantemente.
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Il prigioniero era legato con corde pesanti. I superstiti del clan degli Hyouga, capeggiati da Neji,
creavano un campo di forza per impedire anche il più piccolo movimento.
Il giovane jounin vide l'amica, e con un cenno
d'intesa le permise di entrare nel campo di forza. "Sakura. Tu qui?"
"Hai fatto un gran casino... Naruto..." "La volpe. La volpe mi è uscita e ha divorato
tutti." "Perché hai detto che ci hai sempre odiato?
Perché ti sei proclamato colpevole? Sapevi che avresti potuto salvarti!!!" Urlò Sakura, per l'ennesima volta piangendo. "Perché io vi odio. Voi siete sempre stati
felici. Persino Sasuke ha saputo cos'era la
felicità, aveva la sua vendetta prima, è persino tornato a casa
ed è stato accolto con tutti gli onori... e ha avuto persino te. Il
mondo è ingiusto. Io che ti sono stato accanto tutti questi anni... Sono
rimasto a guardarvi sbaciucchiarvi. Per quanto potessi sforzarmi qualcosa
dentro me vi odiava... Vi ha sempre odiato. E io sono
rimasto buono, buono, perché vi ho sempre amato, vi ho amato tutti. Ma
alla fine è emersa lei, la maledetta, la volpe, e si è
vendicata a modo suo." "Ma tu non sei la volpe. Tu sei Naruto. Tu sei il nostro Naruto."
"Ma io sarò sempre assieme alla volpe... A meno che io non esista
più..."
Ci fu un momento di silenzio. Sakura comprese tutto.
"Quindi tu vuoi farti uccidere solo per... solo per... evitare che la
volpe esca fuori di nuovo?" Naruto urlò, arrabbiato: "E' per uccidere questo
dannato essere. E' per neutralizzare l'odio che è dentro di me
che sono disposto a morire. Ho chiesto io a Tsunade
di respingere la domanda di grazia. Ti prego Sakura... Non odiarmi, ma ti prego,
dimenticami... e dimenticatevi tutti di me... tu mantieni sempre le promesse.
Mantieni questa..."
Sakura se ne uscì, e corse verso la foresta, per non rischiare di udire,
per mezzo del suo udito sovraffino, il rumore della lama del boia.
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Casa Uchiha era stata addobbata a festa per la nascita del primo
figlio di Sakura e Sasuke, i due sennin
del gruppo di KakashiHatake.
Si dice fosse stata la madre a decidere il nome del piccolo, un nome strano,
poco conosciuto ai giovani di Konoha, ma che ai vecchi
faceva venire in mente brutti ricordi. Era nato Naruto Uchiha.