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Autore: gwuncan99    19/01/2014    9 recensioni
Ci troviamo a New York, dove tutto ebbe inizio.
Due ladri ricercati per loro vari precedenti, Duncan e Geoff, cercano di rapinare una delle tante banche della città, ma Gwen, la ragazza che stava lavorando lì, involontariamente, gli mette i bastoni tra le ruote. I due sono costretti a fuggire, portandosi dietro anche lei.
Sarà una fuga dalla polizia, da avvocati e spacciatori assetati di vendetta, in tutto gli Stati Uniti, tra Rave Party, rapine e traffici illegali.
Riusciranno i nostri tre fuggitivi a scappare dal loro destino?
Serie DxG
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Duncan, Geoff, Gwen | Coppie: Bridgette/Geoff, Duncan/Gwen
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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--->Capitolo VI


"G-Geoff..." sussurrai con un tono quasi impercettibile, piuttosto scioccata dalla sua azione.
Mi accarezzai con delicatezza le labbra con le mie dita tremanti, mentre il ragazzo davanti a me non sapeva cosa dire, per cui abbassò la testa, quasi come fosse dispiaciuto.
"E-era solo per..." provò a giustificarsi, mantendendo la voce bassa, ma qualcosa ci interruppe.
Una voce roca risuonò nel lungo corridoio dell'hotel, una voce che conoscevo benissimo. Ci girammo tutte e due sbigottiti, osservando con occhi preoccupati quella figura davanti a noi. 
"Ma..." riuscì a dire a malapena, deluso da ciò che aveva visto pochi secondi fa.
Mi staccai dalle braccia di Geoff, cercando di avvicinarmi lentamente verso lui. Verso Duncan.
"Non è come sembra..." mormorai sentendomi in colpa per quella faccenda.
"Non è come sembra?" sibilò a dentri stretti, respirando profondamente per mantenere la calma. Socchiuse gli occhi con rabbia, fissandomi con uno sguardo assassino, poi lanciò un'occhiata al suo amico, sperando che si potesse definire ancora così, scuotendo la testa lentamente. "Bridgette si fida di te!" ribatté con voce irritata, come se lo stesse imitando. "E io mi fidavo di te..." concluse poi, abbassando il suo tono di voce deluso. A testa bassa si girò dandoci le spalle, con lo scopo di rinchiudersi in camera e non  vederci mai più. Si fidava di lui su cosa? Non riuscivo a capire...O forse sì?
Mi voltai velocemente verso Geoff, ritrovandomi a fissare un ragazzo distrutto dentro, con i sensi di colpa che lo mangiavano vivo. Si strinse la testa con le mani, tirandosi i capelli. "Che cazzo ho fatto. Che cazzo ho fatto..." si ripeteva con la voce spezzata dalle lacrime che minacciavano di uscire dai suoi occhi chiusi, trattenendo qualche singhiozzo. "Sono un coglione. B-Bridgette..."
Non riuscii a mandare indietro le lacrime. Scoppiai in un pianto interminabile, sentendomi colpevole della sua distruzione. Lui..Bridgette...E...Io cosa centravo?! Chi ero io per rovinare una relazione così forte?
Mi asciugai velocemente con il palmo della mano le numerose lacrime che bagnavano le mie pallide guance, per poi prendere coraggio e raggiungere il punk, fermo davanti alla porta, girato di spalle.
"Dunc-"
Una mano, una grande mano mi coprì violentemente la bocca, facendomi sobbalzare. Sgranai gli occhi sentendomi intrappolata, con una pistola puntata sulla mia nuca. Una scena fin troppo ripetuta per i miei gusti.
"GWEN!" urlò Geoff dietro di me, attirando l'attenzione di Duncan, che si girò velocemente. Sgranò gli occhi fissando l'uomo che mi bloccava.
"Justin..." mormorò confuso, portandosi la mano sulla tasca. Probabilmente aveva la sua pistola. 
"Duncan Nelson." sibilò il ragazzo, forse ghignando. La sua voce mi risuonò nelle orecchie. Cercai di scostare la testa lontano da lui, ma quest'ultimo mi bloccò ancora più forte. "Stai calma, dolcezza. Non hai nulla di cui preoccuparti!" disse ironicamente, caricando la pistola. A quel suono Duncan si paralizzò. Anch'io ero piuttosto impaurita. Tremavo come una foglia, mentre trattenevo il respiro per la tensione. Ero stufa, mi stavano capitando troppe cose sconvolgenti in così poco tempo. Mi sentivo debole, non riuscivo a difendermi. La scena di poco fa mi aveva tolto la voglia di fare qualsiasi così, perfino di salvarmi. Infondo, me la sarei meritata quella pallottola nel cranio. Al solo pensiero un brivido di freddo mi percorse la mia schiena rigida.
"Cosa vuoi?!" spezzò il silenzio il punk, ormai sull'orlo della pazienza.
"Credevate di fuggire da noi, eh?" mormorò minaccioso, liberando poi una sonora risata sadica. "Non si scappa dai Bulls, lo sai benissimo."
Mi accorsi che il punk aveva impugnato la pistola.
"Lasciala andare." ordinò poi, stringendo i denti. "Lei non centra niente."
"Ah sì?" mi strinse il viso con la sua mano libera, costringendomi a girarmi verso la sua faccia da cazzo. Sembrava uno di quei modelli troppo convinti. Occhi azzurri quasi trasparenti, capelli scompigliati castani e lunghi fino a sopra le spalle, un sorriso odioso ed un'aria piuttosto intontita. "Ma questa non è la ragazzina che avete rapito in banca?" chiese confuso, ma allo stesso tempo divertito. "Ancora non l'avete uccisa?"
Duncan socchiuse gli occhi ad una fessura, fulminandolo con lo sguardo. "Non toccarla." minacciò con tono autoritario.
"Ah, ho capito." sorrise come se avesse appena avuto un colpo di genio. "Durante la vostra fuga vi serviva qualcosa con cui sfogarvi, no? Che furbi..." quasi sussurrava infine, avvicinandosi di più a me.
"Ho detto di NON TOCCARLA!" ora urlava, puntando l'arma davanti al belloccio.
"Stai giocando con il fuoco, Nelson." si limitò a dire Justin, senza scomporsi. "Noi vogliamo quello che ci spetta, ovvero i soldi che ci dovete da anni. Non ci facciamo truffare da due ragazzini immaturi."
"E tu non li avrai." ghignò il punk, caricando la pistola con un colpo secco, ma proprio nel momento in cui stava per sparare, qualcosa lo anticipò.
Geoff colpì il criminale alla nuca con un vaso trovato chissà dove. "Muori infame!" sputò, riacquistando la sua sicurezza.
Dopo essermi ripresa dal breve shock, mi rivolsi ai due ragazzi. "Dobbiamo andarcene da qui." dissi, prima di cominciare a correre con loro verso l'uscita. Decidemmo di usare le scale, percorrendole con più velocità possibile, rischiando anche di cadere.
Duncan e Geoff impugnavano le loro armi, per cui presi anch'io la mia dalla tasca della felpa, caricandola.
Arrivati all'entrata principale dell'hotel, con nostra grande sorpresa scoprimmo di essere intrappolati. Pattuglie di polizia circondavano l'edificio, mentre due poliziotti armati ci puntavano le loro pistole. "Mani in alto e arrendetevi!" urlò uno di loro.
"Lasciate andare la ragazza!" ordinò l'altro, ma io, d'istinto, alzai le braccia e premetti il grilletto, colpendo dritto al petto uno di loro. 
Incontrai per qualche secondo gli sguardi sbigottiti, ma allo stesso tempo orgogliosi, di Duncan e Geoff, per poi sparare all'altro uomo.
"Siamo bloccati. Come facciamo ad uscire?!" mi feci prendere dal panico, guardandomi intorno. Le persone che si trovavano lì dentro erano a terra in ginocchio, con la testa coperta dalle braccia. Alcuni li sentivo pregare, altri piagnucolare...
"Troveremo una via di fuga..." cercò di calmarmi il biondino. 
Nel preciso istante in cui Duncan stava per dire qualcosa, ecco che dalla porta principale entrò una figura sensuale, slanciata e con curve molto sinuose. Morbidi capelli marroni ricadevano sulle sue spalle, e i suoi grandi occhi da cerbiatto ci guardavano soddisfatta. Indossava una tuta nera aderente, tacchi alti del medesimo colore, ed impugnava una cartella ed un palmare.
"Amore mio!!" trillò rivolgendosi al punk, con tono abbastanza sadico. "Ma cosa ci fai qui?" domandò ironica, baciandolo in modo spinto. Sussultai alla vista di quel suo gesto. Gelosia?
Duncan, dapprima spiazzato, la scostò violentemente, facendola quasi traballare. "Ma che cazzo stai facendo?!" le urlò in faccia, stringendo la sua arma con una rabbia immensa.
"Quanto siamo girati qui." roteò gli occhi, portandosi le mani sui suoi fianchi sexy. Poi puntò il suo sguardo minaccioso su di me. "Gwendoline Carter?" disse quasi a sé stessa incerta, come se avesse visto un fantasma. "Ma i giornali non dicevano che eri morta?" si rivolse poi a Duncan, accennando un sorriso orgoglioso. "Sapevo che non eri più un assass-" si bloccò, notando le guardie a terra prive di vita. "Ok. Mi sono sbagliata. Allora...E' LA TUA SCOPAMICA?!" il suo urlo minacciò i miei timpani di rompersi.
"MA CHE CAZZO STAI DICENDO?!" anche il tono di voce del ragazzo era piuttosto alto.
La ragazza schioccò le dita. "Ragazzi, all'opera!" mormorò sensualmente. "Noi ci rivedremo presto." aggiunse poi, uscendo dall'hotel.
Sei uomini muscolosi e grossi uscirono dal nulla. Qualcosa mi diceva che non erano venuti in pace.
"Ma chi sono?!" ero confusa.
"Tsk..." si limitò a dire il punk, quasi come fosse divertito da questa situazione.
Sulle loro maglie nere vi era scritta una parola in bianco. Lawyer?
"Avvocati?" ora ero molto più confusa.
"I famosi avvocati di Courtney Barlow." anche Geoff era divertito, e qualcosa mi diceva che sapevano già che sarebbero arrivati. "Credono davvero di sconfiggerci così?"
I due si scambiarono uno sguardo di intesa, lanciandosi insieme verso il gruppo di quegli 'avvocati insoliti'. Forse si era risolto tutto? No, non era possibile...
Cominciò una sparatoria che fece fuggire i presenti dalla sala. Duncan schivava con maestria i colpi, difendendosi a sua volta con altri colpi, prendendo perfettamente tre uomini. Geoff era riuscito a farne fuori uno, e intanto che io ero occupata con l'unico uomo di colore tra il gruppo, il festaiolo fu colpito alla spalla, facendolo gemere dolorosamente. 
"Cazzo!" urlò sconvolto, guardando a occhi spalancati il sangue sulla sua mano e sulla sua camicia.
"Geoff!" mi catapultai su di lui dopo aver fatto fuori l'avvocato. "Blocca l'emorragia, Gwen!" mi ordinò il punk, ancora occupato con gli ultimi due rimasti. Sparò più volte contro l'uomo che aveva ferito Geoff, come per vendetta.
Con una manica strappata dalla camicia di Geoff, riuscii a coprire la sua ferita, bloccando il flusso di sangue che fuoriusciva senza sosta.
"Come stai?" gli chiesi impaurita, tremando visibilmente. Anche la vista di quel liquido rosso mi faceva questo effetto.
"Bene, non preoccuparti." cercò di alzarsi con il mio aiuto. "Grazie..." mormorò poi, regalandomi un sorriso forzato.
"Andiamo." mi ordinò il punk, prendendomi per un braccio, facendomi uscire con lui.
Mi puntò la pistola, come suo solito, ed urlò. "Giù le armi o la uccido!!"
Corremmo tutti e tre verso la nostra auto, riuscendo a scappare dagli sbirri che ci seguivano senza arrendersi.
"La nostra roba! I nostri soldi!" disse paralizzato il festaiolo, ricordando di aver scordato tutto nella camera.
"Merda." sibilò Duncan.
E durante quella lunga notte illuminata dalle luci della città, ci allontanammo da Indianapolis.

***

Duncan era rimasto con gli occhi fissi sulla buia strada, concentrato a non causare incidenti per colpa della sua mente che era da tutt'altra parte.
Geoff era seduto in un angoletto ad osservare con occhi spenti e malinconici il finestrino, mentre si stringeva la spalla dolorante. Non osava nemmeno sfiorarmi, e questo era comprensibile...
Io restavo in silenzio a fissare un punto vuoto della macchina, respirando silenziosamente per paura di essere sgridata. Mi sentivo una merda, una tradritrice, una lurida puttana. La notte prima facevo chissà cosa con Duncan, e il giorno dopo baciavp Geoff?!
"Tsk." il punk interruppe il silenzio sbuffando sonoramente, magari stufo di quell'atmosfera così tesa. Non poteva continuare così all'infinito.
"Duncan..." sussurrò con timore il biondo, mantenendo lo sguardo sulla strada.
Dopo un po' di esitazione l'altro emise un "Mh." scocciato.
Incontrai gli occhi azzurri di Geoff, che rispose al suo amico. "Sapevamo già che c'era Justin nell'hotel."
"Perché non mi hai avvisato?" ribatté irritato, stringendo i pugni sul volante.
"Ci stava per vedere." spiegò, ma, non ottenendo alcuna risposta, continuò. "E per non farci beccare l'ho bac-"
"Sì certo." lo bloccò lui, non credendo a ciò che aveva sentito.
"Non crederai mica che io lo facessi davvero!" si giustificò Geoff. I due incrociarono lo sguardo dallo specchietto. "Non ti fidi di me?" mormorò infine arrendendosi.
Il punk abbassò la testa. "Non lo so più."
Volevo intromettermi, volevo prendermi io tutta la colpa. Non sopportavo di vedere un loro litigio. Andiamo, era migliori amici, cazzo! 
"Ci avrebbe uccisi all'istante." ritentò il festaiolo. "Io...io amo Bridgette."
Duncan frenò l'auto accanto ad un vecchio bar isolato dal mondo, girando poi la testa verso l'amico, senza però fiatare.
"E so cosa provi tu per Gwen..."
Sgranai gli occhi, girandomi di scatto verso Geoff, e poi verso Duncan, che ricambiava il mio sguardo indifferente. I suoi occhi non lasciavano proferire nessuna emozione, né sorpresa, né imbarazzo. Come se aspettasse una mia reazione.
Cosa potevo fare in quella situazione? Dire un semplice 'Che bello, ti amo anch'io!'? Sì perché, mi sto rendendo conto di provare qualcosa di più per quel criminale dal cuore dolce, più di una semplice amicizia come tra me e Geoff.
Balbettai parole incomprensibili, facendo sorridere Duncan, che poi si rivoltò verso il biondo.
La sua attenzione cadé sul braccio ferito. "Fa male?" chiese quasi preoccupato, facendo sussultare Geoff.
"Un po'..." mormorò lui, massaggiandosi la fasciatura.
Il punk accennò un sorriso di comprensione. Dai, andiamoci a fare una birretta." propose amichevolmente, dando una pacca sulla spalla all'amico, che si riprese dal suo stato malinconico.
Ridendo, uscirono dall'auto, lasciandomi impietrita ma allo stesso tempo sollevata da quella situazione.
"Gwen!" mi chiamarono all'unisono i due, facendomi quasi sobbalzare, avvolta già dai miei pensieri.
"A-arrivo!" urlai, inspirando profondamente ed aprendo la portiera.
Volevo assolutamente parlare con Duncan.

I raggi del Sole che penetravano dal finestrino si posarono sui miei occhi stanchi, svegliandomi dal mio sonno profondo e pensieroso.
Il giorno prima non ero riuscita a dire una parola. Dopo qualche birra e una sigaretta i due ragazzi avevano avuto la brillante idea di prendersi a cazzotti con dei camionisti che frequentavano quel bar, costringendoci a scappare da lì ed andare chissà dove nel buio più totale della strada.
Duncan ne era uscito con un occhio nero, mentre Geoff qualche livido sul braccio e sul viso, e per fortuna non gli avevano colpito il braccio dolorante. Erano tutti e due distrutti.
Mi stiracchiai sbadigliando rumorosamente, facendo smuovere quello accanto a me. Duncan.
Sobbalzai notandolo troppo vicino a me, ma addolcii lo sguardo ammirandolo mentre ancora dormiva beatamente. 
Sul volante giaceva quel pazzo di Geoff. Sicuramente si erano dati il cambio per guidare mentre io ero addormentata.  Non volevo svegliarli...Erano troppo tranquilli per essere vero! Potevo godermi quel momento di tranquillità, dopo due settimane!
Decisi di uscire dall'auto ed andarmi a sgranchire le gambe in giro per questa via isolata. Rubai una sigaretta dalla tasca del punk, gli lasciai un leggero bacio sulla guancia ed aprii la portiera.

"Carter, in ritardo il primo giorno di lavoro dopo le vacanze?"domandò sarcastico il mio datore di lavoro. Chris McLean.
"Lo so, e mi dispiace." mi scusai con disprezzo, poggiando la mia borsa e i fogli di lavoro sul bancone. "Mi farò perdonare." roteai gli occhi.
"Giusto, Carter. Oggi starai qui una mezz'ora in più. Devi pulirmi l'ufficio." propose McLean, col suo solito sorrisino sadico. "Buon divertimento!" se ne andò poi, scomparendo dietro la luccicante porta di legno del suo ufficio.
Sbuffai, ruotando la sedia girevole verso la coda di clienti che mi attendeva in quella lunga giornata di lavoro.


Mi poggiai sul cofano, accendendomi con semplicità la sigaretta, facendo un lungo tiro prima di espirare lentamente il fumo. Lo osservai dissolversi nell'aria, fino a scomparire completamente.

"E so cosa provi tu per Gwen..."

Provava davvero qualcosa per me? Io? La ragazza che fino a due settimane aveva rapito in una banca? La cosa in un certo senso era divertente. Il ladro e l'ostaggio. Un'amore impossibile.
Amore...che parola strana per me. Io che non ho mai provato l'amore vero. Io che sono sempre stata tradita, illusa. 

"Dove sei andato?"
"I miei compagni del corso di chitarra mi hanno chiamato per uscire insieme." rispose quasi scocciato il mio fidanzato. Trent.
Il ragazzo di cui mi ero invaghita due anni fa, il primo anno di liceo. Era diverso dagli altri. Era un ragazzo tranquillo, semplice, a cui interessava la musica e non faceva lo snob per farsi notare.
"MA SE DAWN TI HA VISTO CON UNA TROIETTA POCO FA?!" sbottai udendo l'ennesima cazzata di quest'ultimo.
Sì, era cambiato col tempo. No, le persone non cambiano. Le persone si rivelano.
E lui mi aveva presa per il culo per tutto questo tempo.
"DEVI FARTI I CAZZI TUOI!"
Uno schiaffo.
Le lacrime.
La fuga.
Fuggire dai miei falsi genitori, dai falsi amici, e da quella vita di merda. Lontano da tutti, lontano da tutto.
Ma il dolore sarebbe scomparso come me?


Potevo sperare nell'amore vero? In un amore fatto di fuga, omicidi e rapine? 
Feci un altro tiro per scacciare i mille problemi che mi invadevano la mente. Non dovevo farmi troppe domande. Non dovevo complicare le cose. 
I miei obbiettivi dovevano essere andare a San Francisco, conoscere Bridgette e chiederle scusa, dimenticare tutto e farmi una vita lì. Semplice.
Ma lo era davvero?
Davvero saremmo riusciti a svignarcela dalla polizia, dai Bulls e da Courtney? 

Tre semplici ragazzi potevano fuggire dal loro destino?
  
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