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Autore: SvnnyDay    19/01/2014    3 recensioni
"Youngwoon, smetti di guardare in alto quando cammini! Un giorno o l'altro cadrai in una buca!"
"Sì Umma. Scusa Umma."
[...] A volte gli era capitato di inciampare e trovarsi a fissare l'asfalto piuttosto che il cielo, così come gli era capitato di urtare qualche passante per strada, che lo offendeva e spariva così velocemente da non dargli il tempo di scusarsi. Ma non aveva mai veramente pensato che la sua abitudine potesse cambiargli la vita.
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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×× *Spiaccica un imbarazzante quantità di fluff in faccia al lettore*
Ho visto che molte persone hanno aggiunto la storia fra le preferite e le seguite. Qualcuno mi ha addirittura aggiunto fra gli autori preferiti! Grazie mille a tutti :3
Un ringraziamento speciale a Luna_Pazza_ e a Shi_Mei , che mi recensiscono e mi rendono incredibilmente contenta ^^ Grazie grazie grazie <3
Alla prossima~
DragonTopsThePanda ××




Quello stesso giorno, Jungsu fu il primo ad andarsene. Salutò Youngwoon prendendogli brevemente entrambe le mani, stringendole dolcemente, per poi prendere il suo bastone bianco ed uscire dal bar senza esitazioni. Youngwoon, dal canto suo, non riusciva a muoversi da quella sedia. Sentiva ancora le mani di Jungsu ripercorrergli il viso, sentiva le sue impronte bruciare sulla sua pelle, come un fuoco che non sapeva come spegnere, non importa quanto provasse a farsi aria con il piccolo menù che stava sempre poggiato verticalmente sul tavolo, oppure quanto premesse il dorso delle proprie mani, ancora fredde e intorpidite, contro le sue guance bollenti. Niente sembrava placare quel calore rovente, che faceva quasi male. Sospirò pesantemente non appena Jungsu fu fuori dal bar. Voleva disperatamente corrergli dietro, prenderlo, tenerlo stretto e non lasciarlo andare mai più, anche se da quello dipendesse la sua vita. Lo voleva, lo desiderava, ne aveva bisogno. Si mordicchiò nervosamente la nocca del dito indice, come faceva sempre quando era nervoso, fissando la sua tazza ormai vuota.

 

Rimase lì, in quella stessa posizione, per quelle che sembravano ore e che in effetti probabilmente lo erano. Non riusciva a capacitarsi dei suoi sentimenti verso Jungsu. Non gli davano pace, lo tormentavano giorno e notte in un modo incredibilmente positivo. Jungsu era tutto ciò a cui riusciva a pensare, tutto ciò a cui volesse pensare. Faticava ad accettare quel sentimento, dal momento che non si era mai sentito così. Era come... Un salto nel vuoto. Chi gli assicurava che in fondo, alla fine del vuoto, ci sarebbe stato qualcosa o qualcuno a parare la sua caduta? Come poteva essere sicuro del fatto che non ne sarebbe uscito ferito ed indebolito da un sentimento non ricambiato? La verità, pura e semplice, era che Youngwoon aveva paura. Era terrorizzato dall'idea di essere rifiutato. In quel momento, dopo tutti quei mesi, si rendeva conto benissimo da solo che nascondere quel sentimento, reprimerlo, era una pessima mossa. Non lo avrebbe portato a niente, solo ad una grande sofferenza. In cuor suo, non voleva perdere una simile occasione, ma non voleva nemmeno rovinare tutto ciò che si era creato fra loro due. Non voleva che quell'amicizia venisse distrutta da un solo colpo, da una sola parola sbagliata. Voleva Jungsu nella sua vita, voleva essere molto di più che un semplice amico. Voleva disperatamente che il viso di Jungsu fosse la prima cosa che vedeva al mattino, voleva poter baciare quelle labbra, voleva poter toccare i suoi capelli, voleva tenerlo per mano e camminare per strada come due adolescenti innamorati. Voleva tutto quello, ma allo stesso tempo aveva paura di perderlo. Il conflitto interiore era così rumoroso, così confuso, che non riusciva nemmeno a pensare. Si poggiò la testa sulle mani e sospirò ancora, fissando il tavolo. Pochi minuti dopo, sentì qualcuno sedersi di fronte a lui e alzò di scatto la testa, sperando stupidamente che fosse Jungsu. Ovviamente, non lo era. Era Sungmin.

 

"Hey Youngwoon." Gli disse con un sorrisetto quasi consapevole.

 

"Hey.." Rispose lui con tono cupo. Sungmin prese la tazza che Jungsu aveva lasciato sul tavolo prima di andarsene e iniziò a giocherellare con il manico, fingendo disinteresse.

 

"Se ti crea tanti problemi, perchè non glielo dici e basta?" Disse poi all'improvviso, alzando i suoi grandi occhi neri su Youngwoon. Il più grande deglutì e lo guardò a labbra socchiuse, confuso ma soprattutto intimorito. Quel sentimento.. Non pensava fosse tanto evidente.

 

"Dire cosa?" Sungmin ridacchiò e scosse la testa, poggiando di nuovo la tazza sul tavolo e facendola roteare delicatamente, dando dei piccoli colpetti al manico.

 

"Perchè non dici a Jungsu che ti piace?" Gli chiese con candore. Youngwoon sentì la propria saliva andargli di traverso a quell'affermazione. Pensarlo era una cosa, sentirlo dire era.. Completamente diverso. Tossì una volta o due, poi lo guardò con uno sguardo quasi rassegnato. Era inutile mentire ancora, giusto?

 

"Non posso." Sungmin inclinò la testa e lo guardò inarcando un sopracciglio.


"Perchè no? È molto più facile di quello che sembra, sai?" Gli disse con un sorriso intenerito. Youngwoon immaginava come doveva apparire agli occhi degli altri in quel momento. Come un cucciolo sperduto. Era così che si sentiva, in fondo. Incredibilmente piccolo e impotente. Come una piccola, piccola formica.

 

"Sungmin.. Non posso." Lo disse con tono serio questa volta.

 

"E perchè no? Cosa te lo impedisce? Non vedo una fede al tuo dito, o al suo." La sua risposta era così candida e semplice che quasi innervosì Youngwoon.

 

"Non è tutto così semplice."

 

"Sì invece. Lo è." Rispose Sungmin con sicurezza nella voce. Sembrava non avere alcun dubbio su quello che diceva, e Youngwoon avrebbe tanto voluto credergli, ma era sempre stato fermamente convinto che nella vita niente è semplice, i sentimenti per primi. I sentimenti per lui erano la cosa più complicata e dannosa che potesse esistere. I sentimenti avevano abbattuto imperi, avevano ucciso persone, avevano reso inutili esistenze che avrebbero potuto essere grandiose. I sentimenti rendevano complicato anche solo addormentarsi o alzarsi al mattino. Non poteva, non poteva essere così semplice.

 

"Per me non lo è. Non posso dirglielo.. Non riuscirei nemmeno a parlare se ci provassi." Sungmin sorrise dolcemente, stavolta guardando in basso.


"Ero così anche io.. Prima che Jungsu mi cambiasse." Alzò la testa e lo guardò dritto negli occhi. "Sai Youngwoon, è stato proprio lui ad insegnarmi che non bisogna mai perdere tempo. Che se vuoi qualcosa, devi prenderla. Lui non cadrà mai nelle tue braccia, non siamo in un film.. Ma se non provi, non lo saprai mai. Potresti restare con questo dubbio per tutta la vita." Youngwoon accennò un sorriso triste, poi si passò una mano fra i capelli, tenendo entrambi i gomiti ben fermi sul tavolo. Temeva sinceramente che se si fosse affidato al proprio equilibrio, sarebbe caduto a terra.

 

"Forse è meglio il dubbio. In fondo, se posso averlo anche solo come amico, va benissimo."

 

"Stronzate." Youngwoon sobbalzò sulla sedia al tono improvvisamente arrabbiato di Sungmin. Lo guardò ad occhi lievemente sbarrati. Il più piccolo lo stava guardando con un'espressione seria ed adulta, un'espressione che non gli aveva mai visto.

 

"Come?" Chiese ancora stupito. Sungmin si sporse sul tavolo finchè i loro visi non furono vicini e fissandolo negli occhi lo guardò con la stessa espressione seria.

 

"Ho detto, stronzate. La sua amicizia non sarà mai abbastanza. Non riuscirai a reprimere quello che senti per lui. Pensi che non sappia come ci si sente? Non ci riuscirai. Ed un giorno quei sentimenti verranno fuori comunque, come un fiume in piena. E in quel caso distruggeranno tutto, oppure sarà troppo tardi e non ci sarà più niente da distruggere. Allora, in quel momento ti pentirai di non averlo fatto prima." Sungmin prese la mano di Youngwoon e la strinse forte. "Jungsu è il mio migliore amico. Non ti permetterei di fargli del male. Non ti starei dicendo queste cose se considerassi quello che senti come una guerra persa in partenza." Chiudendo per un attimo la bocca e tenendo ancora la sua mano stretta nella sua, si mise l'altra mano in tasca, togliendone qualcosa per poi metterlo sul pamo di Youngwoon, chiudendogli poi la mano in un pugno con le sue.

 

"Questo è il suo indirizzo. La sera, Jungsu si chiude in camera sua ad ascoltare la musica, quindi non sentirà il campanello. Buona fortuna." Gli disse infine con un sorriso sincero, lasciando le sue mani. Si alzò e tornò al bancone, per poi sparire nel retrobottega. Youngwoon aprì la mano ed osservò per qualche attimo il pezzo di carta con su scritto l'indirizzo. Qualcosa di inspiegabile gli si accese dentro, quindi si alzò ed un secondo dopo era già fuori dal bar. Iniziò a correre, percorrendo quelle strade che ormai conosceva tanto bene. Il freddo lo faceva rabbrividire, e solo a metà strada si rese conto di aver dimenticato il cappotto nel bar. Non rallentò nemmeno. Non gli importava del cappotto, del freddo, non gli importava di tutte le persone che iniziò ad urtare quando ritornò sulla strada principale. Voleva solo raggiungerlo e.. E fare qualcosa. Non sapeva ancora cosa. Ma qualcosa si sarebbe inventato.

 

Corse per tutta la strada, e quando giunse nella via in cui Jungsu viveva, il suo intero corpo sembrava essere congelato.. Tutto il suo corpo tranne il suo viso. Sul suo viso restavano ancora le impronte di quelle dita, che lo scaldavano come neanche un fuoco avrebbe potuto. Iniziò a camminare lungo il marciapiede, strizzando gli occhi per riuscire a leggere i nomi sulle cassette postali. Ormai si era fatta sera, ed il buio rendeva le cose molto più complicate. Finalmente, dopo una lunga ricerca, lo vide. Un nome, scritto in lettere eleganti su una cassetta postale chiusa.

 

"Park Jungsu"

 

Timidamente, alzò gli occhi sull'abitazione. Era una casetta a due piani, piccola ma ben curata. Il giardino aveva molti fiori e piante, bellissimi e colorati. Sorrise brevemente, osservando quei fiori. Gli era capitato di provare ad immaginare la casa di Jungsu, e c'erano sempre e comunque stati dei fiori. Realizzò in quel momento, di conoscere molte cose dell'angelo, che non gli erano mai state dette. Le sapeva e basta, se le sentiva dentro. Lentamente, percorse il vialetto fino alla porta. Stava per suonare prima di ricordarsi le parole di Sungmin. Riusciva a sentire in effetti, il lento borbottio della musica provenire dal piano superiore. Dall'unica finestra illuminata. Quella doveva essere la sua camera. Fissò quella finestra fino a perdere il senso del tempo. Jungsu era lì. Pochi metri e qualche muro lo separavano dalla verità, dalla sua possibile distruzione o da ciò che lo avrebbe finalmente completato. Solo pochi metri e qualche muro. Alla fine, si decise. Voleva, doveva togliersi quel dubbio prima di avere tempo di cambiare idea. Si chinò a terra e raccolse una manciata di sassolini con un mezzo sorriso.

 

"Non riesco a credere di stare per farlo." Disse a sé stesso. Ed era vero. Mai in vita sua si sarebbe immaginato protagonista di una scena simile. Prendendo con cura la mira, lanciò il primo sassolino, che colpì il vetro, per poi rimbalzare e cadere a qualche metro da Youngwoon. Aspettò per una decina di secondi che Jungsu si affacciasse, e quando non successe, lanciò il secondo sassolino. Questo colpì la finestra con un po' più di forza, ma ancora non ci fu risposta. Al terzo sassolino lanciato, finalmente vide un'ombra avvicinarsi alla finestra. Rimase lì, pietrificato esattamente dov'era, mentre due mani che conosceva perfettamente si avvicinavano alla finestra e la aprivano. Jungsu si affacciò finalmente alla finestra, socchiudendo gli occhi all'aria fredda. Rimase affacciato alla finestra per qualche secondo, aspettando e ascoltando, ma Youngwoon non riusciva a dire niente. Riusciva semplicemente a fissarlo in silenzio, il cuore che batteva a mille. Probabilmente non era mai stato così nervoso in vita sua.. Il suo primo colloquio di lavoro gli aveva creato molti meno problemi, molto meno nervosismo, molta meno paura. Sobbalzò quando vide che Jungsu stava rientrando e stava per chiudere di nuovo la finestra.

 

"Jungsu!!" Urlò, per poi coprirsi la bocca con le mani. Probabilmente tutto il vicinato lo aveva sentito.. Ma non gli importava poi molto. L'importante era che Jungsu lo avesse sentito. Infatti, lo aveva sentito. Si era fermato, con le mani premute contro il vetro e si era affacciato di nuovo, guardando in basso.

 

"Youngwoon..? Sei tu?" Chiese con aria confusa. Youngwoon sorrise, sentendosi speciale. Jungsu lo aveva riconosciuto semplicemente sentendolo dire il suo nome, una volta sola. Forse non era una cosa così speciale come pensava, ma per lui era davvero significativo, importante. Improvvisamente, si sentì ancora più coraggioso. Pronto a fare una pazzia.

 

"Sì, Jungsu.. Puoi scendere un attimo? Ho bisogno di parlarti." Disse con tono serio. Jungsu inclinò la testa, ed il ventò scompigliò leggermente i suoi capelli.

 

"Uh.. Certo. Aspetta solo un attimo." Detto questo, chiuse la finestra e dopo qualche attimo Youngwoon lo sentì spegnere la musica. Si spostò di fronte alla porta, aspettando impazientemente che si aprisse. Saltellava da un piede all'altro, fissando prima i suoi piedi, poi la porta, non riuscendo a stare fermo un secondo. Stava cercando di pensare a qualcosa di sensato di dirgli. In fondo si era presentato a casa sua a sera inoltrata, senza essere invitato, senza che l'altro gli avesse nemmeno detto il suo indirizzo. Doveva pur avere un buon motivo per essere lì. Non poteva semplicemente essere andato lì per vederlo. Però cosa poteva dirgli? Ti amo? No, era troppo. Mi piaci? Nessuno di loro due era un ragazzino. Non riusciva proprio a trovare qualcosa da dire, e quando la porta si aprì, capì di non avere più tempo per pensare. Poteva solo affidarsi al suo istinto e sperare che gli facesse fare una buona figura. Jungsu era stupendo come al solito. Al posto dei suoi classici jeans aveva un paio di pantaloni da ginnastica, blu scuro, che gli stavano decisamente larghi. Sopra, indossava un maglione nero, anch'esso un paio di taglie più grandi di quella che Jungsu portava. Era semplicemente adorabile, e Youngwoon non riuscì a fare a meno di sorridere, vedendolo così. Impreparato, vulnerabile, vestito come si vestiva solo nell'intimità di casa sua.

 

"Youngwoon?" L'angelo lo chiamò titubante, ed una delle mani di Youngwoon scattarono in avanti, afferrando la mano di Jungsu.

 

"Sono qui." L'altro gli sorrise brevemente.

 

"Volevi parlarmi di qualcosa? Va.. Tutto bene?" Youngwoon si morse il labbro inferiore abbastanza forte da sentire dolore. Ora o mai più. Continuava a ripeterselo, nella sua mente. Fallo, adesso, adesso, adesso. Stringendo gli occhi, afferrò Jungsu per le braccia, cercando di essere il più delicato possibile, poi se lo tirò vicino e chiudendo gli occhi lo baciò.

 

Per qualche secondo non fu al corrente di niente che stesse succedendo, se non il loro bacio. Non sapeva che reazione stesse avendo Jungsu, come lui stesso stesse reagendo a quel contatto, non sentiva niente di niente. Non sentiva più nemmeno il suo cuore martellare nel petto. Sentiva solo quelle labbra, finalmente a contatto con le sue. Quelle labbra che aveva voluto baciare sin dal primo momento, adesso erano premute contro le sue. Lasciò andare le braccia di Jungsu, per far scivolare le mani suoi fianchi e poi sulla sua schiena, premendoselo contro in un abbraccio quasi soffocante, mentre non accennava a separarsi dalle sue labbra. Dopo qualche secondo, sentì le braccia di Jungsu che si alzarono. Pensò che l'altro stesse per dargli uno schiaffo, o un pugno, ma invece si poggiarono attorno al suo collo, stringendolo e avvicinandolo ancora di più. Youngwoon avrebbe voluto fare salti di gioia a quella reazione, ma non poteva fisicamente staccarsi da quelle labbra, che finalmente ricambiavano quel bacio. Era un bacio casto, un semplice carezzarsi di labbra, ma era la cosa più bella che avesse mai sperimentato, tanto da fargli venire la pelle d'oca. Jungsu stava ricambiando il bacio. Jungsu. L'angelo, il ragazzo più bello che Youngwoon avesse mai visto, il ragazzo perfetto, quel tipo di persona che per Youngwoon era stata sempre soltanto una leggenda, adesso stava baciando lui.

 

Continuò a baciarlo finché non sentì le labbra che iniziavano ad intorpidirsi. Solo in quel momento fu costretto a lasciarlo andare, nonostante non volesse. Avrebbe passato la vita su quel portico, a baciarlo semplicemente. Non si staccò completamente da lui. Aveva bisogno di sentire il suo calore ancora per qualche attimo. I loro corpi rimasero vicini, le sue mani poggiate sui fianchi dell'angelo e le mani di Jungsu ferme sulle sue spalle. Molti secondi di silenzio seguirono quel bacio. Ancora una volta, fu Jungsu a parlare per primo.

 

"Youngwoon.." Prima che potesse dire altro, Youngwoon gli poggiò l'indice sulle labbra, fermando qualsiasi cosa stesse per dire. Per una volta in vita sua, Youngwoon fu abbastanza intuitivo da capire che non c'era bisogno di parole. Il sorriso smagliante di Jungsu era abbastanza da fargli capire tutto. Anche Youngwoon sorrise e poggiò la fronte contro la sua chiudendo gli occhi e rimanendo in quella posizione per qualche altro secondo. Alla fine, con evidente disappunto da parte di entrambi, si staccò da lui, senza lasciare però la sua mano, che aveva afferrato non appena i loro corpi si erano separati.

 

"Domani. Stesso posto, stessa ora." Disse con un sorriso, carezzando con la mano sinistra il dorso della mano di Jungsu. L'angelo annuì.


"Sì." Gli rispose con un sorriso. Youngwoon lasciò la sua mano.

 

"Buona notte Jungsu."

 

"Buona notte Youngwoon."

 

Quella notte, per tornare a casa, Youngwoon corse come non aveva mai corso, sorridendo a sé stesso.

  
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