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Autore: cecchino_2028    19/01/2014    0 recensioni
Tratto dalla storia:
"Carlos appoggia i suoi stivali di pelle nuovi sulla scrivania, si porta una canna alle labbra e sorride al suo riflesso sul vetro della finestra."
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie '365 stories'
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deliriousmofo:

I want to run and never look back!
deliriousmofo.tumblr.com

Enjoy the run

Carlos appoggia i suoi stivali di pelle nuovi sulla scrivania, si porta una canna alle labbra e sorride al suo riflesso sul vetro della finestra. Piega appena la testa, giusto per vedere suo fratello Javier che, con indosso la sua maglia dei Ramones, infila il disco di ‘Call of Duty’ all’interno della console ed inizia a giocare, lasciandosi sul letto insieme ad un pacchetto di patatine fritte. Carlos schiocca la lingua e lo guarda con aria di superiorità, lancia il resto della canna all’interno del posacenere di cristallo sulla scrivania e si alza in piedi. «Coglione …» mormora a denti stretti, rivolto a suo fratello. Javier non lo considera neanche, continua a giocare al suo game di guerra, lo sguardo attratto ed incollato alla tv, come se fosse solo e suo fratello non lo avesse appena insultato. Carlos strattona la sua felpa nera da sotto il corpo del fratello, se la infila al volo, coprendosi il capo col cappuccio e premendo le cuffie del suo i-pod nelle orecchie, la musica punk rock si scatena nel suo cervello, mentre i suoi stivali calpestano prima il tappeto e poi le scale. Quando arriva nel grande salone sua madre, Theresa, sta guardando un film, Carlos alza gli occhi al cielo nel constatare che è – per l’ennesima volta – ‘Arancia Meccanica’. «Mamma, prima o poi dovrai smettere di vederlo, papà se ne è andato, non uscirà da un momento all’altro dalla tv, smettila di farti del male!» la prega il ragazzo togliendosi una cuffia. Theresa si volta lentamente, come se fosse una scena alla moviola, guarda suo figlio e poi i suoi occhi sembrano infiammarsi, digrigna i denti e gli urla di andarsene, aggiunge anche che non può capire, per poi scoppiare a piangere. Carlos si infila con forza la cuffia all’orecchio e se ne va sbattendo la porta violentemente, fissa la strada e poi l’orizzonte, inizia a camminare con lentezza, poi sempre più veloce, finché non si riscopre a correre, così tanto forte che i polmoni gli bruciano, ma non si ferma, perché – finalmente – si sente vivo.

 

   
 
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