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Autore: zaynsjawbone    19/01/2014    5 recensioni
Credo che tutti abbiamo delle passioni nascoste, e la mia è quella di scrivere. Devo ringraziare anche la mia amica che mi ha supportata e aiutata, accelerando i tempi di scrittura!
Niall è un ragazzo che sta per avere successo dopo aver inciso il suo primo album. Viene chiamato in Germania per lavorarci meglio ed è lì che fa esperienze importanti, ma è anche lì che trova l'amore. Una ragazza semplice che nega la sua esistenza da sempre, ma anche una ragazza decisa e debole allo stesso tempo. Gli ostacoli non mancheranno. Il problema sarà scoprire se li affronteranno con successo o falliranno. Un amore coinvolgente ricco di alti e bassi, di gioie e di delusioni. Spero che vi piaccia e che non vi aiuti a vedere Niall sotto un altro, e completamente diverso, punto di vista.
Volevamo essere coerenti alla sua personalità. Speriamo di esserci riuscite! Buona Lettura c:
Genere: Avventura, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan
Note: AU, Cross-over, Lemon | Avvertimenti: Triangolo
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~Fortunatamente trovammo un taxi libero e raggiungemmo immediatamente l'hotel. Quando il taxi accostò all'angolo realizzai che non potevamo entrare nell'hotel perchè, sicuramente, ci sarebbe stato mio padre e solo lui poteva sapere il tipo di benvenuto che ci avrebbe riservato. Dopo il rifiuto della mia relazione con Niall, l'ultima cosa che volevo era farmi beccare con lui. Mentre Niall pagava il conducente del taxi, mi ricordai di una piccola zona di Hotel ormai inutilizzata.

«Ma che fai?»

«Aspetta e vedrai!»

Gli risposi tirandolo per un braccio.

«Potrei avere il piacere di sapere dove mi stai portando?»

«E io potrei avere il piacere di non essere disturbata mentre cerco di evitare rimproveri?!»

Dissi con tono canzonatorio e mi voltai a guardarlo come se con quella domanda avesse interrotto la mia concentrazione. Mentre ripuntai lo sguardo sulla strada quasi deserta, incurvai gli angoli della bocca in su, divertita dalla sua inconsapevolezza su ciò che avevo in mente. Poi continuai:

Lo guardai come se con quella domanda avesse interrotto la mia concentrazione. Poi continuai:

«Comunque, visto che siamo così ridotti e sai cosa pensa mio padre, per ora entriamo di qui..»

Niall osservò spaesato l'insegna "PALACE" mezza distrutta e parzialmente coperta dai rami dei sempreverdi che, sviluppandosi in lunghezza e larghezza, avevano ormai quasi creato una “gabbia verde” che rendeva il tutto ancora più recondito.

«Cosa dovrei aspettarmi?»

Disse fingendo di essere spaventato ma comunque comunicandomi la sua curiosità mista allo sgomento.

«Nulla di particolare, ti mostrerò un lato della mia infanzia e una volta entrati ti porterò nel mio rifugio.»

Mentre cercavo di aprire la porta un leggero nervosismo mi assalì e Niall, fermo a guardare, sbuffò ironico.

«Fatti da parte, lascia fare agli uomini!»

Lo guardai come se volessi sottovalutarlo ma, non so come, riuscì ad aprire la porta. Alzò lo sguardoe mi disse:

«Vedi?!»

«Vabbè, lo ammetto, sono meno forte di te, okay?»

Rise e poi mi seguì nel corridoio buio.

«Sai almeno dove sia questo "rifugio"?»

Disse prendendomi in giro. Dopo questa domanda mi fermai un attimo. In effetti non ricordavo bene dove fosse, ma notando la sua poca fiducia gli risposi:

«Visto che siamo in vena di scherzare, prosegui da solo mio caro Horyan!»

Con aria di sfida gli feci spazio per farlo passare e inciampai. Fortunatamente Niall mi prese quasi al volo ed ero sempre più convinta che fosse il mio angelo custode. In quel preciso istante, però, ero troppo interessata a trovare quella stanza.

«Hai la grazia di un elefante!»

Mi disse e io lo ringraziai con lo stesso tono.

«Comunque devi andare sempre dritto.»

Lo informai… ‘ almeno credo’, pensai convinta di star assumendo un'espressione preoccupata e mordendomi il labbro. Dopo essere giunti alla fine del corridoio – o almeno così sembrava- toccammo una porta di legno e così esclamai:

«Eccola!.. Ma è chiusa anche questa..»

Cercai di calmarmi, ma invano. Del resto, come biasimarmi:ero fradicia, al buio e perdì più ero con il ragazzo che mi piaceva. Bhe, ottimo mix di ingredienti per ottenere un cocktail a base di nervosismo ed ansia, mescolati con l’imbarazzo.
Mentre cercavo di forzare la porta si accesero i neon del corridoio. Alzai lo sguardo e mi voltai. Vidi Niall appoggiato su una spalla al muro con le braccia conserte che mi guardava con aria di superiorità.

«Non ci avevi pensato, vero?»

«Ehm, no..»

Mi limitai a dire, pensando di essere già stata abbondantemente inebetita dalla basilare intelligenza di Niall. Risi e finalmente aprimmo la porta. Era una stanza rimasta intatta, c'erano dei mobili tra cui un armadio imponente, un letto e vari comò, tutti incelofanati. Sulle pareti c'erano parecchi poster e uno di questi catturò l'attenzione di Niall che stranito mi guardò dicendo:

«Ma questo?!»

«Non dirmi nulla, era la mia stanzetta! Vorrei vedere la tua visto che sei così stupefatto!»

«Ti assicuro che la mia è molto meglio!»

Concludemmo quella sorta di discussione con un sorriso e poi esplorammo nel dettaglio la stanza. Guardandomi intorno i miei occhi si fermarono su un quadretto. Non era molto grande e rappresentava un tramonto in uno sfondo alpino. Lasciando gli occhi puntati su quella piccola tela mi avvicinai, dopo poco fui attraversata da una specie di flashback e chiamai Niall.

«Per quanto questa stanza possa sembrare ridicola ai tuoi occhi, c'è qualcosa che ti lascerà senza parole.»

«Cosa potrebbe essere? Un pony parlante, o la collezione di bambole più vasta di tutta la città?!»

«Ci sei quasi, ma ti dò un indizio: è qualcosa di fuori dal comune.»

«Se dici così mi incuriosisci troppo però!»

Quando Niall mi raggiunse dinnanzi al quadro mi guardò intontito e poi disse:

«Cosa dovrebbe esserci di eccezionale?»

Accennai un sorriso e alzando il quadro del panorama gli mostrai una maniglia a forma di fiore. Sotto la maniglia c'era una targa a forma di foglia con scritto la sequenza dei numeri che sbloccavano la piccola cassaforte nascosta nella parete. Ricordo che disegnai da sola quello che doveva essere il progetto della stanza e che alcuni dettagli, come la cassaforte stessa, erano stati ideati con uno degli amici costruttori di papà senza che quest'ultimo sapesse nulla. Era proprio l'inconsapevolezza di mio padre che mi faceva sentire al sicuro in quella stanza, ecco il motivo per il quale era il mio rifugio.
Dopo aver inserito la sequenza giusta si sentì un suono come se si fosse sbloccato un lucchetto. Difatti l'anta della cassaforte si aprì leggermente. Niall mi guardò come se stessi per mostrargli qualcosa di ambiguo e quasi arcano.

«Stai tranquillo non è nulla di pericoloso!»

«Grazie al cielo, iniziavo a preoccuparmi..»

Disse sarcastico in modo teatrale.
Aprii la cassaforte e automaticamente si accese una piccola luce al suo interno. I miei occhi si illuminarono così come la stessa cassaforte. Ritornai bambina alla vista di tutti i mieio oggettini, ma soprattutto alla vista di alcuni libricini. Niall continuava a guardarmi con aria sospetta, ma ero totalmente disinteressata.
Ero atrofizzata dall'emozione: la mia mente stava ripercorrendo tutta la mia infanzia.

«Hey, ti sei incantata?»

Disse Niall schioccando le dita davanti ai miei occhi.

«Eh? Scusa, è che mi è passata mezza vita davanti!»

Una volta essere tornata coi piedi per terra frugai tra le cianfrusaglie rimaste lasciando per ultimi quelli che dovevano essere diari segreti.
C'erano dei braccialetti e vari disegni. Ne presi un po' e li studiai con Niall. La maggior parte rappresentavano me ed Eleanor, altri invece le feste, il Natale e i compleanni. Tra i disegni c'era anche un foglio con scritto l'alfabeto e il simbolo corrispondente alla lettera. Il titolo era: "ElEmy il nostro alfabeto in codice". Rimasi con quel foglio in mano e poi alzai lo sguardo verso Niall. Ci guardammo per alcuni secondi e poi scoppiammo a ridere.

«Sicuramente troverò dei fogli con le esercitazioni..»

«Prima di cercarle, voglio sottolineare che non ci tengo a vedere come il vostro studio da grafoloche avanzasse!»

Concluse ridendo.

«Okay, okay ti risparmio questa mostra!»

«Ti ringrazio!»

Riposi i fogli esattamente dov'erano e Niall prese uno di quei libricini che avevo lasciato per ultimo.

«Certo che scrivevi molto eh!?»

Disse sfogliando il diario con non curanza e magari cercando qualche cosa che catturasse la sua attenzione tanto da fermare lo scorrere delle pagine con un dito. Gli strappai dalle mani il diario e accennando un sorriso gli dissi:

«Sì, mi piaceva ma non puoi leggere..»

Avendo quel diario tra le mani, fui pervasa dalla voglia di viaggiare in dietro nel tempo: quindi andai a sedermi e lessi quel che avevo scritto.

"Caro Diario,
oggi a scuola sono stata una delle più brave, la maestra mi ha anche fatto i complimenti. Sono molto contenta per questo, e l'ho anche deto alla mamma. Sembrava felice o almeno credo: sono un po’ di giorni che ormai non capisco cosa stia succedendo in casa…prima la mamma ride e scherza con m,e appena raggiunge papà piange. E anche tanto. Papà dice che la mamma sta bene, però quando la vedo, dietro la porta socchiusa, sta sempre male e non so perchè. Ogni tanto ho sentito papà alzare la voce a telefono. Non l’ho mai visto così. Sono un po' triste perchè non vedo più papà e mamma sorridere. Lei però è sempre bellissima e gioca con me. Le voglio tanto bene e non mi piace vedere che stia male. Ora devo andare a fare i compiti, alla prossima.
Emily"

Leggendo quella pagina di diario i miei occhi si riempirono di lacrime. Erano lacrime che dovevano far nascere un pianto, uno di quelli soffocati e nascosti, ormai così familiari. Chiusi gli occhi, per impedire a quelle gocce di rigarmi il volto. Ancora una volta. Mi morsi il labbro per indurmi a tacere e non rovinare tutto quello che, con tanta fatica, io e Niall avevamo costruito in quella giornata. Non rovinarti questa giornata. Almeno oggi, fa che il passato sia tale. Fallo Emy. Dimentica.Almeno oggi. Sospirai e continuai a sfogliare le pagine.

«Ti vedo troppo assorta nella lettura, rendimi partecipe no?»

Disse Niall cercando di prendere il mio diario.

«Si.. cioè, non è niente di che..»

«Ci sono troppi segreti che non posso leggere vero?»

Replicò quasi ironico.

«Non c'entra la quantità, ma non ti voglio svelare tutta la mia vita così facilmente. Dai tempo al tempo!»

Riposi il diario nella cassaforte e la chiusi. Continuammo ad aprire cassetti e a frugare tra le piccole cose. D'un tratto Niall scorse tra i vari giocattoli alcuni pezzi della Lego.

«Non dirmi che avevi la caserma dei Vigili del Fuoco della Lego?!!»

«Sì, e se non sbaglio me la regalò un amico di papà perchè mi piaceva tantissimo costruire!»

«Questo era il sogno di ogni bambino, ritieniti fortunata!»

Stanca di frugare mi appoggiaisul letto. Era circondato da cuscini multicolore e alle spalle del letto la finestra illuminava il mio piccolo mondo. Al centro del soffitto c'era un nastro colorato al quale erano attaccate numerose palline colorate. Quando Niall mi raggiunse, dopo aver studiato il modellino della Lego, disse:

«Certo che è proprio un bel rifugio qui!»

«Hai ragione.»

Con tutto quel curiosare avevamo dimenticato totalmente il freddo e l'essere bagnati ma Niall lo ricordò rabbrividendo.

«Che sbadata, aspettami vado a prenere qualcosa per asciugarci!»

Tornai poco dopo con due grandi asciugamani.

«Ecco tieni, scusa se non ci ho pensato prima!»

«Non preoccuparti..»

«Che stai facendo?»

Gli chiesi mentre si accingeva a collegare i cavi della Tv.

«Cerco di aggiustare questo affare, così sappiamo cosa fare»

«Giusto»

Si sdraiò accanto a me e poi guardandoci negli occhi ricominciammo a ridere. Togliemmo insieme il celophan che copriva il letto e ci sdraiammo, uno accanto all’altra, e poi, guardandoci negli occhi, ricominciammo a ridere.

«Certo che siamo conciati proprio male!»

«Tu peggio di me sicuramente!»

Scherzò. Mi buttai addosso a lui per cominciare una pseudo lotta e quasi per certo mi fece vincere. Ci ritrovammo una sopra l'altro e io gli tenevo saldi i polsi. Smettemmo di ridere e ci guardammo intensamente, gli diedi un bacio sul naso e e poi esclamai:

«Questa volta ho vinto io!»

Mi scostai dal suo corpo e senza dargli possibilità di rispondermi, iniziai a lamentarmi per il freddo. Lo vidi mentre si asciugava ancora un po' con l'asciugamano e poi buttarlo via insieme alla maglietta.

«Che stai facendo?»

«No lo vedi? Mi tolgo i vestiti!»

«E perchè?»

«Per non congelarmi le ossa, genio!  E a proposito, non è che abbiamo qualcosa per riscaldarci? Tipo una coperta o una stufa?»

Nel frattempo si tolse anche i pantaloni e rimasi imbambolata ad osservare il suo corpo senza vestiti.

«Non so, vedo cosa c'è..»

Quando tornai nella stanza con una grande coperta Niall mi accolse a bocca aperta.

«Ho seguito il tuo consiglio»

Dissi con i vestiti bagnati appesi sull'avambraccio destro e la coperta sull'altro.

«Ha.. Hai fatto bene!»

Disse quasi balbettando. Mi avvicinai a lui e gli porsi la coperta. Una volta sistemati iniziammo a parlare. Parlammo di tutto, anche delle cose più stupide: parlammo della sua famiglia, del suo passato, della sua fortuna nel mondo dei riflettori, parlammo anche di cibo, di hobby e di viaggi.
Facendomi assentare per un momento dal suo discorso per essere accarezzata dall’idea di poter rimanere così per l’eternità:le sue braccia erano casa! E dove c’è casa, c’è serenità, affetto, calore, sicurezza… c’è tutto. E lui lo era. Il mio tutto.

«Bhe ora basta parlare, mi sono stancato.»

Il mio stupore si trasformò in un silenzio, cosa doveva succedere?
Mi aveva spiazzata. Tutte le nostre parole, sospese nell’aria consumata di quella stanza, diedero posto al silenzio. Ero troppo frastornata dai pensieri di prima per poter risolvere quella situazione di relativo disagio. Così, indifferente, mi strinsi ancora di più a lui per lambiccare i battiti del suo cuore in accelerazione. Mi lasciò un bacio sulla fronte, e istintivamente alzai lo sguardo che poi incrociò il suo. Quando lo riabbassai, cominciai ad accarezzare e sentendo che ormai i miei sentimenti si erano fusi tutti insieme, creando una miscela esplosiva che mi stava consumando il fegato con il passare dei minuti iniziai a sussurrare:

«Sai, mi hanno insegnato che quando due anime sono destinate ad incontrarsi non esiste oceano che le separi»

All'udire queste parole, Niall si spostò e io, ora, avevo la testa appoggiata al suo braccio e lo guardavo dirtto negli occhi. Mi soffermai un po' per pensare a come avrei potuto organizzare i miei sentimenti, poi continuai:

«Io non lo so cosa è successo dentro di me quel giorno, ma da quel giorno la mia vita è cambiata!»

Sentii l'emozione che mi soffocava, mi induceva a balbettare. Deglutii per farmi coraggio; proseguii:

«Appena ti ho visto tremavo come una foglia e non sono riuscita a nascondere l'emozione perchè te ne sei accorto anche tu, e questo mi faceva entrare nel panico. A dire il vero, sono ancora nel panico perché non so gestire queste emozioni che mi fai provare: sono troppo grandi per essere coordinate.»

Incominciò ad accarezzarmi i capelli, lo guardai per un millisecondoe sapendo che non avrebbe mai distolto i suoi occhi dalle mie labbra che finalmente scandivano quello che – forse da sempre- si voleva sentir dire, decisi di rompere il contatto visivo e disperatamente cercai un qualcosa da fissare per tutto il tempo del mio discorso.

«Mentre, poco fa, mi raccontavi del tuo passato, io mi immaginavo nel tuo futuro, e questo pensiero mi ha bloccato lo stomaco. Oggi al parco, passeggiavamo, ed era come se quella strada l'avessimo fatta insieme mille volte.»

Ora guardavo il soffitto e sul mio volto era stampato un sorriso da ebete. Avevo la sensazione di rivivere una piccola frazione della mia vita: mi passò per la mente, quando a quindi anni, io ed El eravamo sdraiate su quello stesso letto, impegnate a raccontarci tutti i progetti che speravamo di realizzare da grandi. Tra i miei c’era quello di trovare il principe azzurro. Lo desideravo uguale a quelli delle favole. In tutto e per tutto. Biondo, con gli occhi azzurri, capace, con un bacio, di svegliarmi da quel sonno aspro che era la situazione spiacevole cha stavo vivendo. E pensare che ora ce l’avevo al mio fianco. Mi scappò un sorrisetto quasi impercettibile pieno di orgoglio per aver realizzato quel sogno che da tempo tenevo nel cassetto. Scossi la testa, con gli angoli della bocca ancora all’insù.

«Mi sento così stupida! »

Sospirai. Niall si accigliò, probabilmente non capendo la mia affermazione e quindi chiedendomi, senza nemmeno parlare,di spiegarmi meglio e così feci.

«Mi sento come una ragazzina che si innamora per la prima volta… »

'Oops! Avevo ammesso che ero innamorata di lui. Insomma quello era il fine di tutto il mio discorso, ma, diamine, doveva andare diversamente perché non me l’ero immaginato così.Forse non se n’è nemmeno accorto, Emy... continua!'

Mi voltai per guardarlo e continuai:

«E’ tutto così strano… incomprensibile… ma è bello. Tanto bello…»

Tossii per finta..
«… quello che c’è tra di noi. Perché, a volte, sento una voce dentro di me che dice: è lui, è l’uomo della tua vita. Tendo ad essere scettica, ma mi accorgo che non c’è niente di più vero di noi. »

Mi sentii pervadere da un inusuale formicolio per tutto il corpo. Era insolito dire “noi”. Sicuramente in quel momento non ero in me, perché la vera Emily non avrebbe mai pronunciato quella parolina, per paura che non esistesse davvero, che fosse tutto frutto dell’immaginazione di una ragazza così tanto bisognosa di amare e di essere amata. Invece la dissi. E senza timore. Senza rimpianti. Era troppo palese che fossimo qualcosa.

Immediatamente i miei occhi diventarono lucidi. Niall mi accarezzò e con quella carezza presi coraggio e proseguii.

«Io non so cosa hai pensato tu in quel momento, qualcosa mi dice che stavi pensando alla stessa cosa, e niente, ma da quel giorno tu vivi dentro di me e di una cosa sono sicura..»

Sentii le braccia di Niall avvolgermi in un caloroso abbraccio.

«Io.. bhe insomma.. io t-ti a-amo ed è bastato quell'attimo per capirlo, ma non credo di riuscire a smettere. Sei una droga. E se pure avessi l’opportunità di placare i sentimenti che provo per te, credo, anzi sono certa, che non lo farei….»

Non so con quale forza pronunciai le ultime parole: ormai avevo un nodo in gola e le lacrime mi imploravano di uscire. Nonostante ciò, riuscii, più o meno, a tenere il controllo dei miei istinti e a sembrare alquanto serena, o forse mostrai un po’ di tensione. Ma poco importava. Volevo solo sentire il suo parere.

«Hai finito?»

«Sì»

Dissi preoccupata. Mi prese per il viso e mi baciò, un bacio lungo e passionale. Lui poi si staccò e aggiunse:

Anzi no, non hai finito! »

«Da sempre, ma non lo volevo ammettere.»

 

   
 
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