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Autore: Jacksonnie    19/01/2014    0 recensioni
Una sua mano andò a cercare quella del più grande, ed una volta trovata si incastrò perfettamente.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I love you, Sunshine.

Era settembre da qualche giorno, sembrava una giornata come le altre. La calda brezza mattutina soffiava tra i morbidi capelli castani di quel ragazzo affacciato alla finestra. Pensava, un po' a tutto, in particolare a quella persona che gli aveva rubato il cuore con una cattiveria estremamente dolce. Erano fidanzati, vivevano insieme segretamente, ma quella sera aveva dormito da solo, la sua dolce metà era stata costretta a partire, in quel letto che aveva subito ogni possibile cosa, dalle litigate alle serate piene di passione. La coperta aveva due leggere macchie di vino rosso, erano di circa tre settimane prima. Avevano brindato, non c'era un motivo specifico, ma l'avevano fatto, e conclusero la serata col fare l'amore. Insieme avevano finito la bottiglia ed entrambi erano ormai quasi del tutto ubriachi, eppure Louis si ricordata tutto di quella notte. Lui si è sempre ricordato ogni istante passato con il suo amato e custodiva i suoi ricordi gelosamente. 
Quel pomeriggio teneva una partita di calcio di beneficienza. Partecipava ogni volta che gli era possibile, era il suo modo per aiutare le altre persone. Ma quel giorno fu diverso, nessuno dei suoi migliori amici era lì a sostenerlo. Non gli interessava molto della loro presenza, perchè a lui importava solo di un ragazzo di tre anni più piccolo di lui, con i capelli ricci e gli occhi verde smeraldo nei quali lui ci si perdeva ogni fottuto istante, ma purtroppo non c'era neanche lui. Era giù di morale e parecchio scontroso, in ogni frase che diceva c'era in mezzo una parolaccia, ma infondo era normale, era arrabbiato. Lui voleva vedere Harry seduto su quegli spalti ad urlare il suo nome per incitarlo, ma a quell'ora, probabilmente, si sarebbe trovato ancora in aereo.
Poco dopo aver finito di pranzare cominciò a sentire lo stomaco dolergli, ma credendo che fosse dovuto all'agitazione della partita non ci diede molto peso, solo più tardi si sarebbe accorto quale fosse il vero motivo.
Era seduto in pachina, faceva da riserva, ma nonostante questo entrò in campo dopo circa venuti minuti. La gente cominciò ad urlare il suo nome e lui sorrise. 
«Hai un sorriso così bello, Lou.», gli ripeteva spesso il suo fidanzato, e aveva ragione.
Il gioco riprese, ma qualche minuto più tardi si fermò di nuovo a causa di un incidente. Louis era stato colpito al ginocchio da un ragazzo della squadra avversaria e si era accasciato a terra dal dolore. Gli faceva male, ma questo non gli impedì di tornare su quella fredda panchina. Con fatica si rialzò e il suo allenatore gli consigliò di andarsi a riposare almeno per qualche minuto, ma questo aumentò solo la sua irritazione. Un no freddo e determinato a vincere si levò dalla sua bocca. A quella risposta l'uomo lo accontentò, pur sapendo che tutto ciò avrebbe fatto aumentare il dolore al ragazzo, ma aveva ventun'anni e doveva pagare da solo i suoi errori. Seduta a guardarlo c'era Eleanor, una sua collega di lavoro. Erano amici, sì, ma fino a un certo punto. Spesso sbuffava, messaggiava o chiavama al cellulare le sue amiche. Non le era mai piaciuto il calcio e più vedeva le partite e più si convinceva di quanto fosse noioso. 
Ormai mancava mezz'ora dalla fine. Di tanto in tanto zoppicava, ma tutto ciò non gli interessava, avrebbe continuato a inseguire quella palla fino allo scadere del tempo, ma i suoi piani vennero distrutti dal mal di pancia che in quel momento si fece sentire in patricolar modo. Si fermò improvvisamente e si piegò in due a causa del terribile dolore. Un attimo dopo stava rimettendo. Tra la folla si alzò un ragazzo. Era molto alto ed era coperto quasi completamente, come se non volesse far sapere della sua presenza. Si fece spazio e riuscì ad arrivare sul campo, ma qua venne bloccato. Gridò di farlo passare dicendo di essere un amico di Louis, ma l'uomo scosse la testa. A questo punto avrebbe dovuto svelare la sua identità. Gettò a terra il cappello, gli occhiali da sole e quel grande giaccone di pelle nera. Tutti lo riconobbero, anche Louis, e i suoi occhi si illuminarono di una luce particolarmente meravigliosa, facendogli dimenticare tutti i suoi dolori. Pur rimanendo contrario si spostò ed Harry corse incontro al caro fidanzato e lo strinse davvero forte.
«Cosa ci fai qua? Non abbracciarmi, rischio di sporcarti.»
«Io sono qua perchè la persona che amo ha una partita e non me la sarei persa per nessuna ragione al mondo.»
Il più grande scoppiò a piangere e ricambiò l'abbraccio. Non voleva lasciarlo, mai più, perchè senza del ricciolo lui era completamente vuoto. I due si staccarono ed Harry annunciò a tutti che Louis non avrebbe più giocato per il resto della partita. Il più grande tentò di fermarlo dicendogli che stava meglio e che era in grado di continuare, ma all'altro non sembrò importare. Lo prese di peso e lo portò negli spoiatoi.
«Dai Harry, lasciami giù, è imbarazzante!», disse dimenandosi. Molte volte gli ripeteva che lo odiava quando faceva così, ma infondo sapeva che gli stava mentendo, perchè adorava qualsiasi cosa il piccolo facesse per lui, anche la più sciocca. 
Lo fece sedere sulla panca e cominciò a mettere dentro il borsone le sue cose, lo avrebbe portato a casa per poi riempirlo di baci, così da recuperare quelli della sera prima.
«Harry, ma io...»
«Tu niente. Non stai bene e non voglio più che stai fuori casa. Sono stato chiaro?»
Amava quando il suo ragazzo era così protettivo nei suoi confronti, si sentiva amato, importante, e le persone hanno bisogno di sentirsi così.
Appena chiuse la cerniera della borsa tese la sua mano mentre in viso aveva un ampio sorriso, Louis gliela strinse e mano per la mano si avviarono verso la macchina del ragazzo dagli occhi azzurri.

Il ricciolo incastrò la chiave nella fessura, mentre l'altra mano teneva ancora stretta quella di Louis. Era stato severamente vietato di entrare in quella casa, la loro casa, che avevano comprato con i loro soldi e che erano stati costretti ad abbandonare e a trovare separatamente un appartamento. Sì, entrambi ne possedevano uno, ma Harry non entrava quasi mai nel suo, perchè stava sempre in quello del maggiore. Non gli piaceva il suo, gli mancava una cosa, la più importante: il suo Loulou.
Era stufo di quella situazione, non voleva più obbedire a nessuno, voleva amarlo, come era giusto che fosse. La porta si spalancò. Tutto era rimasto proprio come si ricordavano. Nell'aprire di nuovo quella casa tutti i ricordi che si trovavano al suo interno si buttarono addosso a Louis come una mandria di bufali. Sorrise inconsciamente.
Harry appoggiò su una sedia il borsone, poi si riavvicinò all'amato per lasciargli un leggero bacio sulla guancia.
«Vai a farti la doccia che sei tutto sudato. Appena esci mettiamo del ghiaccio sul ginocchio. Ho notato che ti si è gonfiato parecchio.»
«Va bene, ma mi aiuti ad arrivare al bagno? Mi fa molto male.»
Senza farselo chiedere due volte lo riprese in braccio e lo lasciò sulla porta, ma prima di allontanarsi gli accarezzò una di quelle due delicate guance che molte volte erano vittime dei suoi baci. Andò in cucina e mise dell'acqua dentro ad un pentolino. Stava per accendere il gas quando il suo cellulare squillò.
«Signor Styles, lei adesso avrebbe dovuto trovarsi a San Francisco. Le avevamo vietato di rimanere qua, sopratutto di andare a quella partita. Lei ha disubbidito, perciò prenderemo severi provv...», attaccò.
Non sopportava più di essere rinchiuso in gabbia come gli uccelli. Non gli interessavano i problemi in cui si sarebbe cacciato, a lui importava solo di Louis. Mise a riscaldare l'acqua e quando si girò vide il più grande entrare nella stanza con addosso l'accappatoio e con ancora i capelli bagnati fradici. Harry rimase per un momento incantato. In qualsiasi stato Louis si trovasse per il ricciolo era terribilmente sexy e provocante.
«Che cosa stai preparando?»
«Cosa? Ah, ehm..del thè.»
«Ne fai un po' anche per me?»
Il più piccolo versò l'acqua ormai calda dentro una tazza, poi ci infilò dentro una bustina e la schiacciò con un cucchiaio, infine gli passò la tazza fumante.
«Ma questo è per te.»
Arrossì leggermente e cominciò a berlo. Lo aveva fatto al suo gusto preferito. Era da tanto che non glielo preparava e pensava che ormai se lo fosse dimenticato. I suoi occhi non potevano parlare, ma in quel momento sembrava che urlassero di felicità. Harry lo notò e il suo cuore si riempì di gioia.
«Mentre tu bevi io vado a sistemare le cose del borsone.»
«Puoi farlo più tardi? Voglio che resti con me.»
Si sedette ed iniziò a guardarlo con occhi pieni d'amore. Improvvisamente si ricordò del suo ginocchio, così tirò fuori dal freezer dei cubetti di ghiaccio, li mise dentro ad un canevaccio e ce lo appoggiò sopra. Louis fece una smorfia di dolore e con voce strozzata disse che era freddo.
«So che puoi resistere.»
Non appena la tazza fu vuota i due ragazzi andarono a sdraiarsi sul divano. Mentre Harry gli stava facendo le coccole Louis moriva dentro ad ogni suo tocco. Una sua mano andò a cercare quella del più grande, ed una volta trovata si incastrò perfettamente. Forse era destino che si incontrassero, forse erano destinati ad amarsi per sempre. Il ragazzo dagli occhi azzurri appoggiò a terra il canevaccio e poi si mise a cavalcioni sull'altro. Voleva baciarlo, sentire quella lingua nella sua bocca. Si avvicinò a lui quasi con paura, successivamente le loro labbra si toccarono e le loro lingue si mescolarono. Dentro di loro c'erano continue esplosioni di piacere. Entrambi desideravano che quel momento durasse per sempre.
«Ti amo.»
«Ti amo anche io, mio raggio di sole.»
  
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