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Autore: nijghtsoul    19/01/2014    0 recensioni
Dal capitolo 1
"Avevo già vissuto l'esperienza di trascinare le valigie con dentro tutta la propria vita, prendere un volo che sai ti porterà lontano da casa e per chissà quanto tempo: settimane, mesi, anni, forse per sempre e,nonostante tutto, sai che ci tornerai e sai che in un'altra città non sarà lo stesso perché avrai lasciato un pezzo di te lì,dove tutto è iniziato."
Genere: Fluff, Generale, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era venerdì sera, stavo finendo di sistemare le mie cose perché saremo partiti il giorno dopo. Una volta finito mi buttai a peso morto sul letto e iniziai a chiedermi se la mia vita sarebbe cambiata, se mi sarei inserita meglio e, perché no, cacciata in qualche guaio. Le mie riflessioni vennero interrotte da mia madre che mi chiamò per la cena. Finito di mangiare tornai in camera e mi misi a letto addormentandomi in pochi minuti.
La mattina seguente mi svegliai tardi,come al solito, perché non avevo sentito la sveglia e dovetti mangiare e vestirmi di corsa per arrivare in tempo all'aeroporto.
Avevo già vissuto l'esperienza di trascinare le valigie con dentro tutta la propria vita, prendere un volo che sai ti porterà lontano da casa e per chissà quanto tempo: settimane, mesi, anni, forse per sempre e,nonostante tutto, sai che ci tornerai e sai che in un'altra città non sarà lo stesso perché avrai lasciato un pezzo di te lì,dove tutto è iniziato.
Ormai era tardi per tirarsi indietro. I miei genitori mi avevano chiesto cosa ne pensassi e io avevo accettato senza neanche pensarci troppo.

Accomodata sul sedile dell'aereo, spensi il cellulare e mi addormentai un po' vista la stanchezza e le ore di volo che mi aspettavano.
Durante tutto il tragitto non mi svegliai e dormii comodamente finché mia madre mi spinse leggermente per svegliarmi. Eravamo atterrati.
Presi velocemente il mio piccolo bagaglio a mano e uscii di corsa dirigendomi verso la sala riconsegna bagagli dove stemmo per circa un quarto d'ora ad aspettare le nostre valigie e,una volta recuperate, andammo verso la nostra nuova casa.
Dal finestrino dell'auto vedevo gli alberi, le strade, cespugli, macchine, cartelli, palazzi che si succedevano uno all'altro in pochissimi secondi, catturavano il mio sguardo per poi sfuggirlo. Ero una bambina durante il suo primo viaggio in auto verso Disney Land.
Non ci volle tanto per arrivare,almeno, non quanto immaginavo. 
Alla fine della nostra pazza corsa ci trovammo davanti una semplice casa, una di quelle tipiche inglesi: due piani, scura di colore e con un giardinetto che la circondava. 
Finito di analizzare la casa passai al quartiere,sembrava tranquillo. Non passavano molte macchine ma non era di certo isolato, gli edifici erano disposti con ordine uno accanto all'altro,come se fosse un puzzle.
Mia madre cercò di farmi svegliare dalle mie profonde riflessioni invitandomi ad osservare anche l'interno dell'abitazione e così feci; poggiai i bagagli all'ingresso e iniziai ad osservarne attentamente ogni stanza e angolo. Era davvero carina, classica ma anche moderna. Oserei dire un equilibrio perfetto. 
Finito di scrutare ogni punto dell'edificio mancava solo la mia stanza. La cosa mi preocupava un po' perché non avevo la minima idea di come potesse essere. Le mie preoccupazioni si rivelarono infondate quando solcai la soglia della stanza. I muri erano di un beige molto chiaro, tanto che quasi quasi non riuscivo a capire se erano colorati o meno. Erano di un colore che non avrei mai scelto, eppure, mi piacevano. A catturare la mia attenzione fu anche il letto matrimoniale che occupava gran parte della stanza. 
Mentre pensavo a cosa avrei dovuto cambiare il mio sguardo cadde su una persona che si avvicinava a casa mia. Scesi di corsa le scale giusto in tempo per sentire il campanello suonare, era quel ragazzo che avevo visto poco prima dalla mia finestra.
Gli aprii cercando di non far trasparire l'imbarazzo che stava prendendo possesso del mio corpo, e acoltai ciò che aveva da dire. Come immaginavo, era venuto semplicemente a presentarsi e darci il benvenuto. 
Si chiamava Harry, aveva dei capelli leggermente ricci e degli occhi verdi. Quando si avvicinò di più mi accorsi di quanto fosse alto; riusciva a superarmi mettendomi in soggezione, cosa che non molti riuscivano a fare.
Per educazione mi presentai anche io senza avere, però, il tempo di chiedergli il motivo per cui era davvero venuto che entrò in casa staccando il mio bracio dallo sbatti porta.

Harry: -"Ehi, vuoi una mano con le valigie?"- gli dissi che non ce ne fosse bisogno ma lui le prese comunque chiedendomi di fargli strada verso la mia stanza. 
Le poggiò sul pavimento e le aprì iniziando ad uscire i vestiti insieme a me.

Ale:-"Tu solitamente entri nelle case altrui in questo modo? O è solo l'emozione di avere nuovi vicini?"- chiesi con tono scherzoso aspettando una risposta che non tardò ad arrivare.

Harry:-"Qua quella veramente emozionata sei tu. Quando hai aperto la porta sei diventata tutta rossa"- disse ridendo e guardandomi.
A quel punto mi arrabbiai leggermente e iniziai ad ammontare scuse per mandarlo via da casa mia. Fu un'impresa molto difficile perché era totalmente ostinato a rimanere ma, alla fine, riuscii a buttarlo fuori. 
Lo seguii con lo sguardo e mi accorsi che abitava davanti a casa mia.
Una parte di me pensava che adesso si sarebbe presentato alla mia porta ogni volta che poteva, ma, nello stesso tempo, un'altra parte di me era fiduciosa che non fosse così stupido e che non lo avrei più rivisto per molto tempo.
Avevo appena chiuso la porta alle mie spalle quando spuntò mia madre che voleva sapere chi fosse venuto a casa nostra. Le spiegai molto velocemente cosa fosse successo e scivolai velocemente verso la mia camera per finire di sistemare quei pochi abiti ancora nelle valigie. Finito di sistemare i vestiti e la camera mi spogliai velocemente e mi buttai dentro la vasca da bagno dove stetti per quasi due ore.
Uscii lentamente legando attorno al corpo un asciugamano e mi incamminai verso la mia stanza dove presi un reggiseno e un paio di slip che infilai in fretta per poi indossare dei leggings neri e pesanti e una felpa nera con degli occhi stampati sopra. Inquietante, sì, ma sempre bella. Mi asciugai i capelli senza troppa cura e li raccolsi in uno chignon subito prima di mettermi le scarpe. Presi le chiavi di casa,  ancora nuove, e il cellulare ed uscii salutando i miei genitori iniziando ad incamminarmi verso l’ignoto.
Dopo una buona mezz’ora che camminavo mi accorsi di non ricordare più la strada di casa. Fortunatamente, ero finita in una via piena di negozi e gente quindi ero sicura che nessuno avrebbe provato a farmi del male.
Mentre cercavo di chiamare mia madre sentii qualcuno chiamare il mio nome. Mi girai di scatto e vidi Harry seduto ad un tavolo di un bar. Feci finta di niente girandomi nuovamente ma me lo ritrovai dietro e, con quello stupido sorriso stampato sul suo volto, mi salutò chiedendomi che cosa ci facessi in giro tutta sola. Non risposi e lo squadrai con gli occhi. Dopo qualche secondo di silenzio mi invitò a sedermi inieme a lui a quel tavolo dov’era poco prima. Mi chiese se volessi qualcosa da mangiare o bere e, nonostante gli abbia detto esplicitamente di no, ordinò due tazze di cioccolata calda. Replicai e lui, con sorriso beffardo, rispose che ormai aveva ordinato e che mi toccava berla. Così feci.
Ci fu qualche secondo di silenzio quando prese la parola:
 
Harry:-“ Sai, mi sento osservato...”- inizialmente non avevo idea di cosa stesse parlando ma capii tutto quando mi accorsi che stava fissando la mia felpa.
Lui scoppiò a ridere nel vedere la mia reazione: aprii leggermente la bocca gonfiando le guance che sentivo diventare sempre più rosee e incrociai le braccia al petto a mo’ di bambina. Girai la testa verso di lui ed iniziai a ridere anche io.
 
Ale:-“ Lo so, lo so. E’ inquietante, ma cosa vuoi? E’ carina e tiene caldiE poi non l’ho nemmeno comprata io! E’ stata un regalo. Che facevo? La lasciavo marcire nell’armadio?”- quando tornai in silenzio a guardarlo mi accorsi che anche lui mi stava fissando sorridendo leggermente. Gli chiesi cosa avesse da ridere tanto e non tardò a rispondermi:
 
Harry:-“ Niente, è solo che questa è la prima volta che dici una frase lunga,da quando ci siamo conosciuti. Ed è anche la prima volta che ti vedo ridere di gusto.”- abbassai lo sguardo a quelle parole e sentii le mie guance andare a fuoco.
 
Ale:-“ Ah sì?”- mi fece segno di sì con la testa tornando a gustarsi la cioccolata calda.
 
Una volta finito, pagò il conto e insistette per accompagnarmi a casa giocandosi la carta del fatto che non avevo la minima idea di come tornare indietro.
Per tutto il tragitto rimasi in silenzio a debita distanza da lui,vale a dire almeno un metro, finché arrivammo a destinazione. Mi salutò percorrendo quei pochi metri che separavano casa mia dalla sua e, arrivato davanti la sua porta, mi salutò nuovamente. Chiusi velocemente la mia alle mie spalle e salii di corsa le scale per entrare in camera da letto. Iniziai  a cercare le mie pantofole di Minnie e, non trovandole, chiamai mia madre per sapere dove le avesse messe. Rimasi scioccata quando mi rispose di averle date via perché pensava fossi troppo grande per delle pantofole del genere. Misi il broncio e strinsi i pugni mentre sbattevo un piede a terra e mi lamentavo come una bambina. Mia madre stava soffocando dalle risate e, alla fine, mi disse che per il momento potevo usarne un altro paio maculato, mentre aspettavo prima di poterle comprare nuove. Sorrisi e scesi saltellando in cucina dove c’era mio padre che preparava la cena. Gli andai vicino stampandogli un bacio sulla guancia e iniziando a preparare la tavola per mangiare.
Mentre sistemavo le posate mio padre iniziò a chiedermi che cosa avessi fatto tutto quel tempo fuori casa; gli risposi semplicemente che ero andata a fare una passeggiata. Ovviamente, niente sfugge all’occhio investigatore di mio padre che aveva visto che ero tornata a casa con un ragazzo. Non potendo mentire gli spiegai chi fosse e che mi aveva aiutata a tornare a casa. Rise leggermente e mi prese in giro per il fatto che mi ero persa. Feci un po’ l’ offesa e lui mi venne ad abbracciare dandomi un dolce bacio sulla fronte.

*

HELLO! 
Ecco il primo capitolo della “nuova” fan fiction!
Sto iniziando a scrivere il prossimo e spero di metterlo al più presto.
P.S. recensite!
P.P.S. scusatemi per le foto che vi metto sotto. haha





  
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