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Autore: Paperink    19/01/2014    1 recensioni
Maark Helson, figlio di Atena, non è ancora al corrente della sua vera natura. Pensa di essere un semplice ragazzo con qualche problema d dislessia, ma con un amore profondo verso l'architettura e l'arte. Dopo una gita con la scuola al Metropolitan Museum succederà qualcosa che segnerà definitivamente la sua vita, e sarà costretto a lasciare i suoi cari per rimanere in protezione. Ma la pace non finirà...
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Atena, Chirone, Gli Dèi, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Chapter Four-

 

"Ancora una volta. Mi ritrovai nello stesso sogno fatto il giorno prima. Solamente che qualcosa era più visibile. Era un tunnel sotterraneo, con muri fatti di terra solida. La luce era prodotta da delle fiaccole che si trovavano lungo tutta la strada. 
Non conoscevo il posto, ma in qualsiasi modo sentivo un aria familiare lì. Che fosse l'Oltretomba?  Mi guardai intorno, e riuscivo a camminare ma la comunicazione sembrava essere sempre tramite pensiero.
Continuavo a girare su me stesso senza scopo. Nè porte, nè uscite. Un tunnel senza fine, come la gola di una giraffa. 
Quando cominciarono a comparire diverse stanze chiuse da delle porte blindate arrugginite. Il luogo cominciava a prendere forma lentamente. Sembrava essere un antico carcere, ma sottoterra non immaginavo che ci fossero delle celle.
Le porte erano numerate da lettere greche. Forse non era un semplice carcere per mortali, forse c'entrava qualcosa con la mia nuova vita.
Cominciai a controllare cosa ci fosse nelle stanze, guardando attraverso lo spioncino posizionato sulle porte. Le stanze erano tutte vuote, quando arrivai davanti ad una che sembrava diversa rispetto alle altre.
Diedi uno sguardo e rividi la figura del sogno precedente. Colei che non era riuscita a dirmi chi fosse, perché una sorta di collegamento si stava spezzando.

Salve...ehm... ci rincontriamo nello stesso sogno.
La sagoma era la stessa. Non aveva molti particolari che potessero caratterizzarla. Era alta, magra e slanciata. Ma i capelli, gli occhi e la pelle non si definivano tramite quella strana aura argentea. 
Maark, sono stata io a riportarti in questo posto.
La voce era la stessa, forse con una sorta di nota dolente. Stava soffrendo ma non riuscivo a capire in quale modo. 
Era seduta su una sedia di pietra, che solo a guardarla dava la sensazione di scomodità. Guardai la maniglia della porta, e lentamente ci avvicinai la mano. Avevo paura che succedesse qualcosa, e appena la mia pelle toccò il metallo rovinato, una vampata gelata mi colpì. 

Non sarei qui adesso se fosse stato così semplice. Non riesco a capire come quella sorta di mostro sia riuscito ad intrappolarmi qui dentro.
Guardai l'ombra negli occhi.
Tu mi stai spiegando tutto questo, ma io non capisco perché cerchi me. Cosa potrei fare io per salvarti? Sono un semplice ragazzino che soffre di iperattività,  che sembra normale per la mia specie, e una strana dislessia.
L'ombra fece un sospiro che mi fece rabbrividire. Sembrava che si stesse indebolendo ogni secondo che passava. Cercava di alzarsi in piedi, anche se le risultava difficile.
Maark io sono tua Madre! Sono Atena, dea della Saggezza. Sto chiamando tutti i miei figli per cercare di liberarmi da questa cella infernale. Ma sono morti tutti appena arrivati nella grotta. Sembra che ci siano centinaia di ragni in guardia all'ingresso. Nessuno è riuscito ad avere un collegamento così stretto con me, nessuno tranne te. Sei uno dei miei figli che ne sa di meno, ma a cui importa di più.  C'è qualcosa di diverso in te rispetto ai tuoi fratelli. Qualcosa che veramente potrebbe stupire anche una dea o un dio.
Questa rivelazione mi sconvolse. Allora era tutto vero, una dea era mia madre ed era Atena. Non potevo crederci, rimasi pietrificato a fissarla. Dopo quindici anni d'attesa ero finalmente riuscito a conocere mia madre, anche se non nel migliore dei modi. Era una sensazione difficile, ero felice ed emozionato ma allo stesso punto confuso. Mia madre, una dea, era stata intrappolata da un mostro.
Cominciai a scrutare la porta, e mi accorsi che il freddo era una sensazione psicologica. Era stata progettata apposta per allontanare qualsiasi persona indesiderata. Nessuno avrebbe mai provato a toccarla dopo la prima esperienza. 

Non riesco a credere che tu sia mia madre, ma non posso che rassegnarmi. Non so se l'avevi capito ma questa porta è costruita apposta per allontanare qualsiasi persona. Il freddo è una sensazione iniziale, ma se cominci a pensare ad altro il gelo non lo sentirai più. Ingegnosa come cosa, forse qualche tocco di magia ci sarà dietro. Ma almeno sai dove ci troviamo?
La figura abbassò il capo, e cominciò a fissare il pavimento. Volevo buttar giù quella porta e sollevare mia madre. Era almeno a due passi da me, ma non potevo fare niente. Impotente di reagire o cercare di aggiustare la situazione. 
Maark non ce la faccio per molto a tenere questo collegamento. Non conosco in nessun modo la posizione di questa grotta. Ma posso dirti solamente che ci troviamo molti metri sotto la terra. Quando mi sono risvegliata ero qui, rinchiusa in questa cella dove sembra che i miei poteri non abbiano effetto. Non riesco né a pensare né a ragionare come una volta. Devo lasciarti. Ma tornerò non preoccuparti, e saremo sempre più vicini!
La parola "vicini" rimbombò nella stanza.  Improvvisamente una voragine si aprì a terra. Una luce mi accecò e tutto scompari con una sorta di urlo. Era un urlo di sofferenza. Era l'urlo di mia madre!"

Aracne...aracne!
Il sacco a pelo si faceva sempre più pesante. Ero cosciente ma non in grado di aprire gli occhi e di alzarmi. Quando qualcuno cominció a smuovermi le spalle, come se volesse tentare di svegliarmi. Ma tanto invano, non ero in grado di farlo.
-Maark, diamine vuoi svegliarti!-
Ero sicuro. La voce la conoscevo,  ma non riuscivo a distinguerla. Avevo ancora l'immagine di mia madre rinchiusa in quella cella, priva dei suoi poteri per liberarsi. 
Chi, a quell'ora della notte, poteva cercare di svegliarmi? 
-Questo non si vuole svegliare.-
La parte superiore del sacco a pelo, che fungeva da coperta, venne spostata. Il freddo mi racchiuse in una morsa straziante. Così che per reazione spalancai gli occhi, e in preda al panico urlai.
-ARACNE LIBERALA!-
Cominciai a sudare freddo, e il cuore batteva a mille. Così tanto che l'arteria sul collo si era gonfiata vistosamente. Davanti mi ritrovai Ashton in pigiama. Non aveva la sua faccia gioiosa, anzi sembrava che anche lui stesse impazzendo.
Mi fissò con i suoi occhi e mi disse.
-Alya... è sparita. Da quando mi sono svegliato non l'ho trovata nel letto. Di solito sono sempre io a svegliarla. Ma adesso non c'era. La mia sorellina è scomparsa, e non si riesce a trovare. Io non so cosa fare, l'unica cosa a cui tenevo di più è andata persa.-
Spaventato lo guardai. Aveva un aria preoccupata. La sua faccia era bianca come un lenzuolo, e non smetteva più di parlare. Cominció a tremare come una foglia colpita da un vento gelido. Ormai era entrato nella sua crisi di panico.
Mi alzai dal mio "letto" e mi ritrovai faccia a faccia con lui. Gli sgrullai violentemente le spalle e gli dissi, con aria seria. 
-Ashton! Ashton... basta! Calmati adesso. Stai impazzendo. Fai dei respiri profondi e ritorna in te. Non ti preoccupare per tua sorella, sarà da qualche parte nell'area protetta del campo. Ma ad ogni modo ti aiuto a trovarla. Adesso calmati... ti prego!-
Quella faccia faceva quasi tenerezza. Ma adesso non potevo mettermi a pensare a cosa sembrasse triste e cosa no. Dovevo aiutare qualcuno che stava in difficoltà. Non potevo lasciare il mio amico da solo, a cercare in lungo e in largo la sua gemella.
-Maark... qualsiasi cosa succeda io le ho sempre voluto bene. Non l'ho mai persa di vista. E adesso mi è scappata sotto gli occhi come nulla fosse. Comunque grazie per la disponibilità,  ma adesso mi sembra il caso di andare.-
Ashton si mise a piangere. Non potevo lasciarlo lì a farlo soffrire da solo. Così lo abbracciai. Sentii il suo respiro affannoso sulla mia spalla. Gli continuani a dare pacche sulla schiena per farlo calmare. Quando ci dividemmo.
-Questo ed altro per i gemelli Myrton.-


L'aria fredda penetrava della mattina nelle mie ossa. Ancora non era l'alba, e il campo giaceva su questa valle silenziosamente. Ormai dopo essersi abituati al frastuono delle persone che corrono avanti e indietro per combattere o allenarsi, il silenzio era insolito. Cominciammo a perlustrare per tutte le cabine. Ognuno simboleggiata da una caratteristica del proprio Dio o Dea. Ma dentro non c'erano altro che ragazzi ancora in braccio a Morfeo. Come volevo tanto stare al loro posto. Senza nessun problema, da solo a gustarmi il mio sonno. 
Maark devi aiutare un amico,  non puoi pensare di andare a dormire adesso. 
Dalle cabine ci dirigemmo verso la Casa Grande, che per nostra sfortuna era chiusa.
Non era né nei Campi di Fragole, né nel Campo dei Pegasi e tanto meno sulla spiaggia. La foresta sembrava l'unico posto dove poteva essere scappata.
-Ashton io direi di andare a cercarla nella foresta.  Mi sembra l'unico posto dove potrebbe nascondersi al meglio...-
Guardai le cime degli alberi. Maestose puntavano tutte verso il cielo, ma qualcosa ancora non avevo capito.
Perché Alya sarebbe dovuta scappare dal Campo Mezzosangue? Proprio ieri mi sembrava una delle persone più entusiaste. Così concentrata ad ascoltare Mr. D, emozionata per i nuovi arrivati, e decisa con il suo allenamento. Forse è uno scherzo che sta facendo al fratello, per vederlo piangere.
Ashton si allontanò dalla foresta e spaventanto mi disse.
-Alya non proverebbe mai ad inoltrarsi dentro la foresta. Siamo tutti consapevoli che potremmo allontanarci e incontrare qualche mostro pronto ad incontrarci. Forse è meglio se.... cerchiamo da qualche altra parte!-
Ashton scappò in preda al panico. Ma io rimasi a guardare in direzione della foresta. Era così fitta, che non si riusciva a vedere niente dopo qualche metro. Era avvolta nella nebbia, e avevo quell'aspetto che si poteva vedere solo nei film horror americani. Cercai di inoltrarmi, ma sembrava che ci fosse qualcosa ad impormi di farlo. Mi avvicinai verso l'albero posizionato più esternamente. Mi appoggiai al tronco, e guardai la nebbia che si muoveva lentamente nell'aria. Cominciai a pensare a quello che avrei potuto incontrare lì fuori.
I figli di Aracne ci stanno cercando per ucciderci. Vogliono tutti i figli di Atena morti. Per questo Chirone mi disse che ero stato uno dei pochi sopravvissuti di Aracne. Ha ucciso le mie sorelle e i miei fratelli. Cerca di levarsi di torno il problema più grande per poi attaccare. Ma cosa vorrà mai da mia madre? Perché proprio adesso si sarebbe dovuta ribellare quando è stata maledetta migliaia di anni fa?
I pensieri mi stavano facendo perdere la concentrazione. Quando un brivido lungo la schiena mi colpì facendomi sobbalzare, mi accorsi che Ashton non c'era più. Mi guardai intorno per capire se fosse nelle vicinanze, ma invano. 
Sarebbe potuto essere in qualsiasi posto del campo. Così cominciai a correre, senza destinazione. Con la sola convinzione che l'avrei incontrato lungo la strada.

Passai per il muro d'arrampicata e l'anfiteatro. Ma niente. Ashton era scomparso proprio come Alya. Non dovevo cercare una persona, ma ben due. 
Ero senza fiato, e quest'aria fredda cominció a congelarmi lentamente. La gola era secca ormai, e avevo bisogno d'acqua. Così mi ritrovai davanti al Lago, dove ci si poteva allenare per il canottaggio. 
Era l'unica fonte vitale che mi rimaneva. Mi diressi verso la riva e cominciai a raccogliere con le mani l'acqua, e a sorseggiarla lentamente. Era fredda, ma almeno sarebbe stata d'aiuto per la mia idratazione. 
Mentre bevevo l'ultimo sorso, mi accorsi che le canoe cominciarono a sbattere tra di loro. Non c'era nessuna spiegazione per questo fenomeno, visto che l'acqua era una tavola cristallina e il vento non soffiava da nessuna parte. Così mi diressi sulla banchina dove erano attraccate le imbarcazioni con diverse corde. Appena le guardai smisero di muoversi, tornando alla posizione di prima. Forse le barche erano magiche. 
Subito dopo sentii un urlo. Era una voce femminile, e capii che doveva essere Alya.
Ma non la riuscivo a vedere, così cominciai ad urlare.
-ALYA! ALYA DOVE SEI?-
Non feci in tempo a muovermi che sentii uno strano ticchettio vicino a me. Come se stesse per scoppiare qualcosa. Mi guardai i piedi, e mi accorsi che non avevo indossato le scarpe. Ma non solo quello, indossavo solamente un paio di slip. Ero stato preso troppo dal panico che mi ero dimenticato di vestirmi. Ma fu troppo tardi per rimediare, perché il suolo sotto ai miei piedi si mosse, e mi lanciò in aria. E in men di un secondo sprofondai nell'acqua.
Sembrava di stare al Polo Nord. Ovunque mi muovessi, l'acqua era sempre più gelata. Cercai di aprire gli occhi, ma non riuscivo a vedere nitidamente. Così che tentai di tornare in superfice. Quando finalmente uscii con la testa fuori dall'acqua sentii delle grosse risate.
Aprii gli occhi e mi ritrovai di fronte tutto il campo a guardarmi.
Ma non erano tutti a dormire fino a qualche minuto fa?
Cominciai a nuotare verso la riva, e lì mi aspettavano Alya ed Ashton che erano piegati dalle risate. Finalmente uscii dall'acqua e mi ritrovai davanti a loro. Ero bagnato, e sgocciolavo da qualsiasi punto del corpo. Puntai un dito ai gemelli e dissi. 
-Ma voi due non eravate scomparsi?-
Alya continuava a ridere. Si riprese dopo qualche istante e gioiosamente mi disse.
-Bhè veramente non ero scomparsa. Era solo un piccolo scherzetto di benvenuto.-
Li guardai e non riuscii a trattenermi, così cominciai a ridere insieme a loro.
-Sono uscito in mutande per venirti a cercare. E poi tu!- dissi ad Ashton -Sei venuto da me a piangere. Era troppo realistico. Io ero arrivato solamente a pensare che fosse uno scherzo che Alya volesse farti, mentre si è rigirato tutto verso di me. Complimenti!-
Alya guardò il fratello stupita.
-Ti sei messo a piangere? Fratello mi hai stupito! Stiamo facendo progressi.-
Quando mi accorsi che tutti erano ancora lì a fissarmi. Ero in imbarazzo, ma non per lo scherzo. Indossavo solo le mutande. Così mi passarono un asciugamano per coprirmi.
Alya mi guardò dritto negli occhi e sorridendo mi disse
-Bene lo spettacolo è finito. Adesso bisogna cominciare una nuova giornata. Maark noi ci vediamo all'arena. Appena ti sei preparato ti aspetto lì!-
Tutti scapparono in diverse direzioni. Tutti pronti per ricominciare l'attività e passare questa meravigliosa giornata!


Lo spogliatoio era completamente costruito con assi di legno, ed era alquanto freddo visto che si trovava sotto l'arena. Mi posizionai sopra una panca dove trovai tutta l'attrezzatura che avrei dovuto indossare. Un'armatura per il busto fatta di bronzo, che pesava più di quanto avrei mai potuto immaginare, degli stivali di pelle per muoversi nel migliore dei modi ed infine una spada. Una spada affilata, lunga quasi quanto il mio braccio. Era manegevole e non rosultava scomoda a muoverla.
Deciso mi diressi verso le scalinate che portavano all'arena, pronto a sconfiggere l'avversario.
La luce inizialmente mi accecò,  e quando cominciai ad abituarmi mi ritrovai su questa enorme piattaforma ricoperta da terra bianca. Aveva una forma ovale ed era circondata da questi spalti di marmo che favorivano una buona veduta a qualsiasi spettatore.
Qualche metro più avanti c'era Alya. Equipaggiata come me, con una spada più particolare della mia. 
Camminammo uno verso l'altro quando ci ritrovammo faccia a faccia. Lei mi sorrise. 
-Allora Maark da oggi comimceremo il nostro allenamento con la spada. Per questa settimana proverai ogni giorno un'attività diversa per vedere in quale eccelli di più! Ma adesso basta con le parole. Vediamo cosa sei in grado di fare!-
Stavo tremando di paura. Non sapevo come manovrare un'arma del genere. Prima che potessimo cominciare indietreggiai di qualche passo.
-Non so come fare. Io non ho mai usato una...- Non riuscii a finire la frase che Alya con una forza bruta corre verso di me e comincia ad attaccare.
Nella sua prima mossa stava per colpirmi al braccio destro, dove reggevo la spada. Mi spostai immediatamente e cercai di colpirla dietro la testa ma lei agilmente riescì a girarsi e a bloccare l'attacco con la sua spada. Uno stridio provocato dal contatto delle lame rimbombò nelle mie orecchie, quando Alya mi diede un calcio alla gamba che mi fece cadere a terra. Finì con il puntarmi la spada sul collo.
-Non pensavo fossi così bravo!-
Sentivo la punta della spada appoggiata sulla pelle, così decisi di darle un calcio al suo busto che la fece spostare indietro, e riuscii a malapena ad alzarmi quando cercò di tagliarmi la testa. Mi abbassai e le diedi una gomitata sull'armatura, poi le presi il braccio con cui manovrava la spada e glielo portai dietro la schiena. 
-Pure io non lo immaginavo!- Lei con un urlo di ira si liberò dalla mia stretta e cercò di colpirmi il polso, ma riuscii a schivare l'attacco e bloccai la sua spada con la mia. Le strinsi la mano, tanto che fu quasi costretta a lasciare la spada, ma decise di dare un calcio alle nostre mani che fece volare le armi in aria. Saltammo insieme, e quando riuscii a prendere la mia in meno di un secondo scostai l'altra prima che Alya potesse recuperla. Appena ritornammo sul terrenno, riuscii a prendere anche la seconda spada. La mia era puntata verso il suo collo, mentre l'altra la tenevo in mano, solo in caso d'evenienza, se avesse esitato ad attaccarmi. Ero pronta per colpirla.
-Maark diamine, ma come hai fatto?- Avevamo entrambi il fiatone, e io gentilmente le restituii la sua spada. Poi appena mi ripresi dissi.
-Sinceramente? Non lo so nemmeno io. Comunque bel allenamento. Solo che per oggi basta così ti prego!-
Alya mi diede una spacca sulla spalla e cominciò a ridere.
-Maark non so se c'hai fatto caso,  ma è appena l'ora di Pranzo. Resteremo qui fino al tramonto. Voglio vedere se c'è qualcos'altro di straordinario che riesci a fare.-

***

Finalmente la giornata era finita. La cena fu ottima e donai un pasto ad Atena, anche se non dissi a nessuno di ciò che avevo scoperto. Dal Padiglione ci dirigemmo verso le proprie cabine. Ma questa volta non ero da solo. Alya mi avrebbe accompagnato.
Mentre camminavamo, cercai di aprire una conversazione. 
-Allora... Ma voi da quanto tempo siete qui nel Campo?- Non volevo scherzare. Avevo ancora molte domande da fare. Non conoscevo niente di nessuno, a malapena di me stesso. Per fortuna avevo saputo molto presto da mia Madre di chi fossi figlio, nonostante ancora non mi avesse riconosciuto.
Mentre passeggiavamo, lei mi guardò seria.
-Sai Maark questa domanda è insolita. Comunque appena nati! Io ed Ashton siamo stati allevati dai satiri e dalle ninfe, qui nel campo!-
Il viso della ragazza diventò serio, e assunse un aria pensierosa. Decisi di andare con molta calma su questo fragile argomento.
-Quindi vorresti dire che non sei mai uscita da questo posto?-
Cominciammo a rallentare, senza fermarci. La strada era ancora lunga e avevamo tempo per parlarne.
-Esatto! A differenza di mio fratello, sono sempre rimasta qui per volere di mio padre. Mentre Ashton ha compiuto la sua prima impresa grazie a te, e fortunatamente non ha incontrato nessun mostro.-
Sembrava alquanto infastidita da questa cosa, ma sicuramente avrebbe capito che sarebbe stato un'enorme sbaglio farla uscire da sola in un mondo pieno di creature pronte ad ucciderla. La continuavo a guardare mentre camminavamo. Volevo spiegazioni, ma non capivo per quale motivo m'interessasse così tanto di lei.
-Scusa se ti sto facendo il quarto grado. Ma ho un'ultima domanda, chi è tuo Padre?-
Alya sorrise, e mi fissò. I nostri occhi si incrociarono, e si formò una sorte di legame fra di noi.
-Mio Padre è... Zeus, il Sovrano degli Dei!-

 

 


Author's Corner
Eccomi con questo quarto capitolo.
Scusatemi se ho postato così tardi questa parte ma ho avuti diversi problemi. Tutta la settimana impegnato ed oltretutto si è messa anche la perdita di ispirazione, quindi se ci saranno errori di battitura o anche stranezze nello scrivere per me è normale. Sono stato un paio di giorni a tentar di scrivere ma a malapena mi sono uscite due righe, ed infine c'ho provato e l'ispirazione(anche se non troppa) è tornata.
Ringrazio a 
Giorgia per avermi dato suggerimenti per tornare a scrivere come per esempio: Diventa Famoso o Bevi il Caffè. Ma Vabbè: LOL!
Spero che questo capitolo sia di vostro gradimento.
Buona Lettura e attenti ad ogni tipo di Dio che potrebbe tentare di uccidervi,

Marco (Maaruko).

  
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