Salve ^^
Questa volta ho sentito l'esigenza di scrivere una dolce
shonen-ai tra questi due splendidi personaggi, buona lettura!!
-Non
è possibile, Nick! Anche questo mese non abbiamo i soldi per
pagare
l'affitto!- Esclamò all'improvviso Maya, parandosi proprio
davanti
il televisore.
Phoenix
Wright, il grande avvocato difensore, si agitò sul divano
per
cercare una posizione che gli permettesse di vedere il televisore
anche con la ragazza davanti, ma invano.
-Non
essere sciocca Maya, stamattina è arrivato l'ultimo cliente
che ho
difeso per pagarci, no? L'hai accolto proprio tu mi sembra!-
-Si, è vero- Ammise la ragazza senza perdere il suo furore -E questo è quello che mi ha dato!-
L'avvocato
si ritrovò davanti il naso due biglietti per lo spettacolo
dal vivo
del Samurai D'Acciaio.
-Ma
cosa diamine...?-
-Ovviamente lì ho accettati subito. Pearl non crederà ai suoi occhi, ma di certo questi non possono pagarci l'affitto!-
-Beh, se li mettessimo all'asta su internet di sicuro troveremmo qualcuno che...- Cominciò ad ipotizzare il ragazzo prendendoli in mano per osservarli più da vicino, ma la sensitiva glie li strappò subito di mano con uno scatto felino.
-Nemmeno per sogno! Porterò personalmente Pearl allo spettacolo e mi farò anche una foto con il mitico Samurai D'acciaio! Forse gli chiederò anche un autografo!-
Ehi, ma dico, quanti anni hai? pensò Phoenix sbirciando la tv, ma il programma che stava beatamente seguendo era appena finito.
-E secondo te cosa dovremmo fare? Dove li trovo i soldi per l'affitto? E non guardarmi così, non è colpa mia se i miei clienti non mi pagano in contanti!-
-O non ti pagano proprio!- Rimbeccò la ragazza -Allora non ti resta che chiedere un piccolo prestito a qualcuno. Diciamo un favore che ricambierai appena potrai, si!-
Wright
rimase a guardare Maya pensieroso. In effetti l'idea non era male, ma
non sapeva a chi chiedere questo "piccolo" favore: il
detective Gumshoe era escluso a priori, gli avevano dimezzato di
nuovo lo stipendio quel mese e non aveva i soldi nemmeno per pagarsi
da mangiare; Larry prestava i soldi soltanto alle donne e Maya non
era ancora cosi' "maggiorata" da potergli spillare una
somma simile e di certo Mia non avrebbe mai accettato di farsi
evocare per una cosa simile; Franziska Von Karma gli avrebbe prestato
volentieri tante frustate quant'era la cifra richiesta,
perciò non
sarebbe mai andato da lei; il giudice pensava ancora che lui lo
volesse uccidere dal caso di Shelly de Killer, e anche in questo caso
era meglio non avvicinarsi a lui. Restava soltanto una persona a cui
poteva chiedere una cosa simile.
Appena
Wright capì che quella era l'unica possibilità
che aveva si alzò
di scatto urlando una sonora OBIEZIONE che spaventò a morte
Maya.
-No,
non posso andare da lui a chiedergli una cosa simile, tutti ma non
lui! Che ne sarà del mio orgoglio personale? Maya,
accidenti, dammi
quei biglietti!-
Ma
Maya riuscì a scappare fuori la porta dello studio appena in
tempo,
così l'avvocato non riuscì ad acciuffarla.
-Lo
spettacolo inizierà stasera e finirà tardi,
credo! Vado a prendere
Pearl al villaggio Kurain, e dopo rimango a dormire da lei al
villaggio! Quando torno domani cerca di farmi trovare i soldi
dell'affitto, capito Nick?-
Quell'avvertimento
suonò come una pura minaccia.
Se non mi farai trovare i soldi dell'affitto e se perderemo lo studio legale per questa tua negligenza evocherò mia sorella Mia che te le darà di santa ragione!
Al
solo pensiero Phoenix deglutì terrorizzato. Quando si
arrabbiava Mia
diventava una furia, lo aveva provato sulla propria pelle.
L'avvocato
si risedette sul divano, poi si mise le mani tra i capelli,
disperato:
-Cosa
posso fare? Perché proprio lui?-
Ma
più ci pensava più non trovava altre soluzioni.
Era abituato a
pensare velocemente, vagliando ogni possibilità per poi
scegliere la
migliore, come un vero avvocato difensore sotto pressione in un
processo, ma quella era una di quelle situazioni in cui non vi erano
altre alternative e che o si imboccava quella oppure si perdeva in
partenza. Doveva farlo, per il bene dello studio, per il bene di Maya
e per il suo bene.
Con
un profondo sospiro prese l'amara decisione: sarebbe andato da Miles
Edgeworth a chiedergli un piccolo prestito per poter pagare
l'affitto. In fondo quel procuratore perfezionista avrebbe potuto
benissimo aiutarlo, aveva soldi a palate.
…
Beato
lui.
Il
sole stava ormai tramontando quando Edgeworth posò l'ultimo
dossier
del caso sulla pila di scartoffie che ingombravano la sua sontuosa
scrivania da lavoro. Era di legno di ciliegio e la luce giallognola
che proveniva dalla finestra lì accanto risaltava la sua
lucentezza.
Miles Edgeworth adorava l'ordine e la pulizia, e per questo delegava
il compito di una pulizia maniacale del suo appartamento ai suoi
sottoposti, soprattutto al detective Gumshoe, che si rendeva sempre
molto disponibile. E, doveva ammetterlo, adorava anche avere dei
sottoposti da poter comandare a piacimento come fossero i suoi
maggiordomi personali.
Finalmente,
dopo una giornata di lavoro a dir poco stressante, il procuratore in
rosso poteva stendersi sul suo adorato divano di velluto color
vinaccio e rilassarsi con una tazza di te' bollente e una nuova
puntata del Samurai D'Acciaio. Ma nel momento in cui si era appena
seduto sul divano qualcuno suonò al citofono, disturbando
quel rito
sacro che ogni giorno compiva dopo il lavoro.
Chi osa disturbarmi a quest'ora del pomeriggio? Se è il detective Gumshoe gli farò dimezzare ulteriormente lo stipendio! Pensò irritato avvicinandosi al citofono. Ma nel sentire la squillante voce dell'avvocato Phoenix Wright chiedergli un colloquio urgente, il procuratore agganciò subito il citofono per ritornare al suo divano.
Il
povero Wright riuscì ad entrare nell'appartamento soltanto
dopo aver
suonato per ben sette volte al citofono senza avere risposta.
-Accidenti
Edgeworth, mi hai aperto finalmente!- Fu la prima cosa che disse
Wright nel vederlo sulla soglia della porta dell'appartamento.
-Che cosa vuoi? Non ho tempo da perdere con te- Si limitò a rispondere Edgeworth.
Phoenix
rimase fermo davanti al procuratore aspettando di entrare
nell'appartamento, ma il ragazzo dai capelli argentei non accennava a
muoversi.
-Dunque...
Non mi fai entrare?- Chiese titubante.
-No!-
-E perché?-
-Non so cosa tu voglia, Wright, e non m'interessa, quindi di subito quello che hai da dire e vattene- Rispose freddamente il procuratore.
Phoenix
lo guardò offeso:
-Sei
sempre così cordiale con i tuoi clienti? Ho chiesto un
colloquio, ed
è anche piuttosto urgente. Allora, mi fai entrare no?-
A malincuore Edgeworth dovette liberare il passaggio e far accomodare nel suo studio l'odiatissimo rivale che si era inaspettatamente tramutato in un potenziale cliente. Purtroppo era il suo dovere da procuratore accogliere cordialmente e ascoltare i suoi clienti nel suo ufficio.
-Colloquio urgente? Sono proprio curioso di sapere di quale stupidaggine mi vorrai parlare!-
Il
procuratore si sedette dietro la sua scrivania appoggiandosi allo
schienale della poltrona, incrociando le braccia sul petto
-Ti
ascolto-
-Non è una stupidaggine... Non proprio- Esordì Phoenix -Non è facile per me chiederti questa cosa, credimi, ma Maya non vuole sentire ragioni...-
Miles
non distolse lo sguardo dal ragazzo dai capelli a punta, uno sguardo
che lo stava mettendo vistosamente in soggezione
-Continua!-
-Miles... Mi serve un prestito.- Tagliò corto Phoenix. Non voleva usare giri di parole contorti o altri magheggi da avvocato per non infastidire ulteriormente il procuratore.
Edgeworth rimase in silenzio, impassibile, aspettando che l'avvocato riprendesse il discorso. La sua impassibilità non lo rassicurò minimamente.
-I
miei clienti non mi hanno pagato, o meglio, hanno usato forme di
pagamento alternative che però non mi permettono di
adempiere al mio
dovere nei confronti della società e nei confronti della
nazione che
ha riposto in me la sua fiducia...- La tensione cominciava a
giocargli brutti scherzi, il suoi discorso stava diventando un giro
di parole troppo complicato -In pratica non posso pagare l'affitto di
questo mese, e se non lo pago perderò lo studio che Maya mi
ha
appena ceduto. Senza ufficio probabilmente rimarrò senza
lavoro...-
Voleva
fargli pena proprio come faceva pena il detective Gumshoe
perché
sapeva che in fin dei conti Edgeworth non era troppo duro con lui e
sperava in un trattamento di favore.
Il
procuratore in rosso rimase in silenzio ancora per qualche secondo,
poi sciolse l'intreccio delle sue braccia sul petto e si
lasciò
scappare una risata, che a Wright sembrò più un
ghigno malefico.
-Il
mitico Phoenix Wright che viene da me a chiedermi un prestito per
salvare il suo studio legale e dunque la sua carriera di brillante
avvocato difensore? Quale occasione per eliminare una volta per tutte
il mio acerrimo nemico!-
A
quelle parole il ragazzo corvino impallidì vistosamente.
Sapeva che
sarebbe stato molto difficile convincere il procuratore ad aiutarlo,
in fin dei conti aveva infangato la sua carriera perfetta, ma non si
sarebbe mai aspettato un rifiuto così categorico dettato da
un
rancore così profondo.
-Ma
Miles... Io credevo che... Insomma, pensa anche a Maya... Cosa...
Cosa farò?- Disse sconnessamente al procuratore.
Edgeworth
sfoderò un perfido sorriso e scuotendo la testa, rispose:
-Non
sono problemi miei, caro Wright. Bene direi di concludere qui il
nostro "colloquio urgente"- Si alzò dalla sedia ed
accompagnò un Phoenix sconvolto alla porta del suo
appartamento -Ci
rivedremo in tribunale... Se Dio vorrà, ovviamente!-
Miles
stava per chiudere la porta in faccia all'avvocato quando
quest'ultimo, riprendendosi dallo stupore, non infilò un
piede nella
porta, bloccandola.
-Aspetta
Edgeworth! Non c'è...- Aprì la porta spingendola
con forza -Non c'è
proprio nessun modo per convincerti? Non mi arrenderò
finché non
troverò il modo per convincerti ad aiutarmi!-
-No Wright e non insistere!- Rispose il ragazzo dai capelli argentei visibilmente alterato.
Ma
Wright lo guardò negli occhi con uno sguardo lucido da cane
bastonato sussurrando un “ti prego” che avrebbe
sciolto il cuore
anche al più spietato assassino della contea.
Edgeworth
deviò subito il suo sguardo coprendosi il volto arrossato.
Era
sempre stato così con quel ragazzaccio, fin dai tempi delle
elementari, quando bastava un minimo di occhi dolci per convincerlo
ad aiutarlo nei compiti oppure ad accompagnarlo nelle sue
scorribande. Phoenix aveva sempre usato quel trucchetto con lui e
aveva sempre funzionato, sbaragliando ogni sua difesa, sempre e anche
a distanza di molti anni quel suo fascino su di lui era rimasto
inalterato. Non perché Edgeworth fosse di cuore tenero ma
semplicemente perché era Phoenix a farlo.
Probabilmente
l'avvocato non si era mai chiesto il perché, per sua
fortuna; Con
quali parole avrebbe potuto spiegargli di un amore impuro e
clandestino nato tra i banchi di scuola e covato nel profondo
dell'animo senza mai spegnersi del tutto?
Era
per questo motivo che il procuratore cercava di stare alla larga da
Wright, dai suoi casi, dai suoi amici, da tutto ciò che
poteva
riguardarlo. E quando non poteva farne a meno lo trattava duramente
con freddezza e impassibilità, ridendo delle sue sventure,
urlando
di rabbia alle sue vittorie, nascondendo i suoi veri sentimenti
dietro una maschera di ghiaccio.
Wright
continuò a guardarlo con quello sguardo strappa lacrime ben
conscio
del suo fascino su di lui e alla fine vinse:
-Oh accidenti, Wright, va bene! Ma poi togliti dai piedi!- Urlò esasperato facendolo entrare -E mi restituirai almeno il 30% in più, intesi?-
Wright
sbuffò seguendolo nel suo studio per la seconda volta:
-Come
sei tirchio, Edgeworth. Sei ricchissimo, hai una macchina da corsa
costosissima, viaggi per tutto il mondo con jet privati extra-lusso,
vivi in un appartamento da sogno... con quale coraggio chiedi gli
interessi ad un poveraccio come me?-
Edgeworth
sospirò ancora più esasperato. Quanta tenerezza
gli faceva
quell'uomo, davvero tanta ma purtroppo non poteva esprimerla. Doveva
trattarlo male per preservare il suo orgoglio personale.
Arrivati
davanti la scrivania il procuratore aprì un cassetto dove
prese un
mazzo di chiavi ben fornito.
-Quant'è
la somma dell'affitto?- Chiese controllando le chiavi una per una
cercando quella della cassaforte.
-Circa cinquecento dollari. Se poi vuoi aggiungerci qualche dollaro in più per le bollette di luce e gas, noi...-
-Non ci provare, Wright! E' già tanto se ti presto la prima somma!- Tagliò corto Edgeworth avvicinandosi ad un quadro.
Esattamente
come nell'ufficio della procura, la cassaforte dove il principe in
rosso nascondeva i suoi risparmi si trovava sotto un quadro nascosta
da occhi indiscreti.
Edgeworth
aprì lentamente la cassaforte, poi tirò fuori
un'autentica mazzetta
di banconote e cominciò a contare i soldi sfilandoli dalla
fascetta.
-Trecento...
quattrocento... cinquecento. Ecco, prendi e vattene subito, ho perso
anche troppo tempo con te!-
-Accidenti quanti verdoni!- Esclamò senza pudore l'avvocato.
Probabilmente pensò il procuratore non ha mai visto così tante banconote da cento insieme...
Wright
prese i soldi con le mani tremanti.
-Grazie,
davvero... io...!-
I
suoi occhi divennero lucidi per la commozione: in quel momento
davvero difficile della sua carriera (e della sua vita) stava
ricevendo un aiuto concreto dalla persona da cui non se lo sarebbe
mai aspettato.
Com'è
ingenuo si
ritrovò a pensare il
procuratore.
In
silenzio davanti a lui, con lo sguardo fisso nei suoi occhi gonfi di
commozione, Edgeworth dovette appellarsi a tutta la sua forza
interiore per reprimere l'ennesimo moto di affetto che lo assaliva
ogni qualvolta si trovava a stretto contatto con quell'avvocato.
Avrebbe voluto abbracciarlo e stringerlo a se per immergere il suo
volto nei suoi capelli corvini e respirare il suo dolce profumo.
Avrebbe voluto attirarlo a se per baciarlo su quelle sue labbra rosee
e soffici per sentire il suo sapore sulla lingua. Avrebbe voluto
amarlo senza alcun limite, in piena libertà, ma non poteva
farlo.
Perciò
rimase sbalordito quando invece fu Phoenix ad abbracciarlo e a
stringerlo a se, mormorando la sua riconoscenza con il volto contro
la sua spalla.
Miles
ricambiò l'abbraccio cingendogli dolcemente le spalle con le
sue
braccia e appoggiandogli una mano sulla testa. Non disse niente,
preferì gustarsi quel momento istante per istante per tutta
la sua
durata senza rovinarlo con inutili parole. Il tempo parve fermarsi e
il procuratore sperò davvero che fosse così, ma
dopo pochi attimi
Wright sciolse l'abbraccio e si allontanò da lui di qualche
passo
sorridendogli:
-Scusami
Edgeworth, so che non ami questo tipo di cose ma non so davvero come
ringraziarti!-
Un
pensiero si fece strada nella confusione mentale del procuratore.
Non è vero...
Wright si avviò verso la porta dell'appartamento, posando con cura le banconote nella tasca della giacca blu.
Io le amo invece...
-Ora è meglio che vada, così ti lascio ai tuoi impegni!-
Amo tutto quello che riguarda te...
-Beh allora ci vediamo! Ti riporterò i soldi appena potrò!-
No, non andare!
Edgeworth raggiunse il ragazzo dai capelli a punta nell'atrio dell'appartamento.
Ti prego...
Wright
aprì la porta dell'appartamento:
-Salutami
il detective Gumshoe!-
Miles, dannazione, fa qualcosa!!
Edgeworth rimase a contemplare la porta bianca del suo appartamento chiudersi dietro l'avvocato. Deluso ed amareggiato dal suo comportamento codardo si sfilò la giacca di dosso per appenderla all'appendiabiti vicino l'ingresso.
Sono un cretino! si ritrovò a pensare quando si guardò davanti allo specchio nel corridoio che portava al suo ufficio. Ma il suo sguardo era vacuo ed assente mentre la sua mente ripensava al momento in cui Phoenix lo aveva abbracciato stringendolo a se con quell'impeto.
Il
bussare alla porta del suo appartamento lo riportò alla
realtà.
Subito il procuratore si precipitò ad aprire speranzoso, ma
rimase
deluso quando invece di ritrovarsi davanti il volto solare e
sorridente dell'avvocato vide il volto spigoloso e innocente del
detective Gumshoe.
-Buonasera,
signor Edgeworth! Sono venuto a portarle le prove che ha mandato a
far analizzare al laboratorio di scientifica, signore!-
Edgeworth
fece accomodare il detective con un cenno del capo senza nemmeno
rispondere al suo saluto.
Lo
osservò con uno sguardo inespressivo mentre posava con
delicatezza
le prove sulla sua scrivania ammirando ed apprezzando ogni angolo
della sua casa. Faceva sempre così tutte le volte che la
vedeva,
cioè ogni singolo giorno.
Sbrigata
la sua commissione, Gumshoe prese congedo dal procuratore, ma proprio
quando stava per uscire dall'appartamento quest'ultimo lo
fermò:
-Aspetti detective! Siamo nella fine del mese, vero?-
-Si, signore! Perché, signore?-
-Scommetto che hai finito le scorte di spaghetti precotti e che ti hanno staccato la corrente, vero?-
-Si signore...- Si limitò a rispondere il detective abbassando lo sguardo.
Il
ragazzo dai capelli argentei assunse una posa arrogante:
-Che
miserabile! Stasera non mi va di andare a cenare nel solito
ristorante di lusso francese, ma non mi va neanche di cucinarmi
qualcosa, perciò stasera TU sarai il mio cuoco... e vedi di
cucinare
qualcosa di buono, tanto dovrai mangiarlo anche tu!-
Gli
occhi del detective si illuminarono di colpo mentre un sorriso si
fece largo sul suo volto spigoloso:
-Davvero,
signor Edgeworth, signore? Oh non posso crederci, grazie signore,
grazie!-
Euforico per la notizia appena ricevuta, il detective si spogliò subito dell'impermeabile lercio e della giacca buttandoli sull'appendiabiti e si precipitò in cucina rimboccandosi le maniche della camicia. Edgeworth lo seguì con lo sguardo scuotendo il capo e sospirando, poi lo raggiunse in cucina.
Chissà... forse un giorno riuscirò ad invitare anche lui....