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Autore: Elly J    19/01/2014    2 recensioni
“L’aveva usata, solo usata. L’aveva plasmata, trasformata in una vera e propria macchina da guerra, un’assassina. Ma per chi uccideva? Per chi toglieva la vita? Uccideva per conto di quell’uomo che le aveva tolto la libertà, la felicità, il sorriso. Le aveva tolto tutto. Ma soprattutto le aveva tolto lui, il suo unico e vero amore, l’unico che l’avesse mai amata veramente. Senza di lui, cos’era lei? Cos’era diventata? Era diventata una spietata assassina, l’assassina. Ma non un’assassina qualunque. Era diventata fredda, calcolatrice, piena d’odio. Era stata addestrata per diventare l’assassina dei Templari. Era diventata una Templare.”
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Achille Davenport, Charles Lee, Connor Kenway, Haytham Kenway, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4 - Dove sono?

Cercando di non fare troppo rumore, Scarlet aprì la porta della stanza e guardò fuori lungo il corridoio. Era deserto, ma sentiva chiaramente delle voci provenire dal piano sottostante. Con circospezione sgusciò fuori dalla stanza e si appiattì lungo la parete.
- Calma e sangue freddo. Uscirai di qui. - si disse sottovoce per farsi forza. Dopodiché prese ad esplorare con gli occhi l'ambiente che la circondava.
Alla sua sinistra, in fondo al corridoio, c'era una rampa di scale che portava al piano di sotto, mentre alla sua destra aveva una finestra da cui filtrava la luce di un sole ormai alto nel cielo. Infine, oltre ad alcune porte sparse lungo le pareti, di fronte a lei c'era un arco che conduceva in una stanza molto grande, forse una sala da pranzo.
La ragazza prese a muoversi lentamente per evitare di far scricchiolare le assi di legno sotto i suoi piedi, dirigendosi per prima cosa verso la finestra alla sua destra. Si avvicinò lentamente ad essa e una volta raggiunta si appoggiò alla parete e guardò fuori cercando di rimanere comunque nascosta alla vista di eventuali abitanti di quel posto che sarebbero potuti passare li sotto. Il paesaggio che poteva ammirare era lo stesso che aveva visto dalla finestra della stanza che aveva appena lasciato. Scarlet provò ad aprire la finestra, ma con sgomento si accorse che era fissa e non aveva alcun tipo di maniglia. Con l'ansia che gli solleticava lo stomaco si girò e guardò la rampa di scale di fronte a lei, quella che portava al piano di sotto.
- Accidenti.. - sussurrò.
Le voci si sentivano ancora, quindi era impensabile passare per le scale. Una volta arrivata di sotto l'avrebbero sicuramente vista. L'unica possibilità era attraversare l'arco e vedere se nella stanza c'era qualche finestra apribile. Avrebbe anche potuto provare ad aprire le svariate porte lungo il corridoio, ma per paura di venire udita lasciò perdere.
Scarlet scivolò attraverso l'arco senza il minimo rumore e si ritrovò in una stanza molto ampia. Al centro c'era un tavolo ornato con un'elegante tovaglia rossa sopra il quale torreggiava un grosso libro aperto tutto consumato. Agli angoli della stanza erano state riposte delle vistose credenze e i muri erano addobbati con dei graziosi quadri raffiguranti alcune scene navali. Ma la cosa che Scarlet notò per prima fu l'enorme porta finestra che dava su un balcone di medie dimensioni. Senza perdere ulteriore tempo si diresse decisa verso di essa e, con un sospiro di sollievo, apprese che questa si poteva aprire.
Una volta uscita sul balcone una leggera folata d'aria fresca le scompigliò i lunghi capelli e la luce del sole la accecò per alcuni secondi. Senza pensarci troppo si catapultò verso il parapetto e guardò giù. Il balcone non stava a molti metri da terra e con un po' di coraggio sarebbe riuscita benissimo a calarsi di sotto.
Dopo aver preso un bel respiro, Scarlet scavalcò il parapetto del balcone e con cautela si afferrò ad esso fino all'estremità. Dopodiché avrebbe solo dovuto lasciarsi andare di sotto.
- Fa che non mi faccia male.. - disse la giovane con una leggera punta di preoccupazione nella voce.
Poi mollò la presa.
 
 
 
***
 
 
 
Achille si sedette sulla sua poltrona e si appoggiò comodamente allo schienale. Connor lo guardò e, incrociando le braccia al petto, si appoggiò allo stipite della porta con la schiena.
- Dove suggerisci di portarla? - chiese il giovane.
Achille lo guardò con sguardo grave, sospirando. - E' un bel problema, ragazzo. Non possiamo di certo rinchiuderla in una stanza o in una grotta. Inoltre a Boston potrebbe avere dei parenti o un fidanzato che, non vedendola tornare, allerterebbero le guardie. E allora si che al quel punto diventerebbe veramente pericoloso. Sai meglio di me che Boston è interamente in mano ai Templari.
 Connor scosse la testa. Sapeva benissimo come giravano le cose a Boston.
- Quindi dovremo sì trovarle un posto sicuro, però dovremo anche permetterle di avere una vita normale o perlomeno quasi normale. - concluse Achille.
- Ma non potremo semplicemente tenerla qui nella tenuta? Alla fine siamo sempre in costante pericolo di questi tempi, quindi credo che la sua presenza qui non aggravi di molto la nostra situazione. - disse Connor guardando il suo Maestro.
Achille staccò la schiena dalla poltrona sporgendosi verso Connor. - No, non possiamo. Almeno non qui nella casa. Ma potremo affidarla a Myriam e Norris per temporeggiare.
Connor scosse nuovamente la testa, questa volta in segno di protesta. - Affidandola a Myriam e Norris metteremo loro in pericolo, non possiamo.
Achille rimase in silenzio per alcuni secondi. Connor aveva ragione, però la ragazza non poteva assolutamente rimanere nella tenuta, era troppo rischioso. Anche per un altro motivo.
- Parlerò con Myriam e Norris e sentirò cosa ne pensano loro. Poi decideremo cosa fare. - disse infine Achille alzandosi faticosamente dalla poltrona - E dobbiamo trovare anche una soluzione per i suoi capelli.
Connor guardò il suo Maestro senza capire. - I suoi capelli? - chiese confuso.
Achille si appoggiò al bastone da passeggio e fece alcuni passi incerti verso il suo allievo. - Il biondo cenere non è un colore molto comune da queste parti come anche i suoi occhi tendenti al viola. Ora che i Templari l'hanno riconosciuta sarà bene camuffarla in qualche modo.
Connor annuii in silenzio.
- E ora va a vedere come sta, potrebbe essersi svegliata. - disse Achille con un gesto della mano.
- Forse è il caso che ci vai tu, Maestro. Sicuramente farà mille domande alle quali io non saprò rispondere. - replicò Connor.
Achille superò lentamente Connor con il suo passo storto. - Per ora non dobbiamo rispondere a nessuna delle sue domande e poi scommetto che preferisca la visita di un bel giovanotto invece che quella di un vecchio zoppo. - disse con una risata divertita.
Connor cercò di protestare ulteriormente ma non ne ebbe il tempo. Un sonoro tonfo proveniente dalla finestra sulla destra distolse la sua attenzione e quella di Achille.
- Ma cosa..? - il ragazzo si avvicinò alla finestra e quando la raggiunse vide attraverso il vetro una figura che si rialzava da terra tutta dolorante. Quando essa alzò il viso circondato da una massa scompigliata di capelli biondi, due occhi viola fissarono quelli nocciola di Connor. Rimasero a fissarsi per alcuni secondi, poi la ragazza si girò e si mise a correre verso le stalle.
- Accidenti! - Connor scattò velocissimo verso la porta d'ingresso della tenuta e l'aprì precipitandosi fuori.
- Non deve fuggire, Connor! Fermala! - gli urlò dietro Achille.
Ma Connor nemmeno lo ascoltò. Lo sapeva benissimo che non doveva lasciarla scappare.
  
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