Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Nadie    19/01/2014    1 recensioni
Non ci crede.
Non ci deve credere.
Non ci può credere.
Il tempo non torna indietro e questo lo sanno tutti.
Allora cosa c’è che non quadra?
Cos’hanno quell’istante, quella spiaggia, quel sole, quel mare, quel ragazzo e quella ragazza di sbagliato?
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Stones



L’uomo è fradicio, sgocciola, ma l’acqua non c’è più e la spiaggia è scomparsa.
Adesso attorno a lui ci sono solo tante voci e tante luci.
E c’è la notte.
La notte di Barcellona.
La gente corre a destra e a manca, felice.
L’uomo si sente invisibile, nessuno lo nota, tutti lo spintonano e lo calpestano come se niente fosse.
E intanto lui continua a sgocciolare e bagnare la strada di Barcellona.
Chiude le mani a pugno ma qualcosa punge il suo palmo.
La foto.
La foto lo ha strappato via dalla spiaggia e lo ha sbattuto su quella strada di Barcellona sommersa di gente.
Avvicina la foto al suo viso e la studia.
Roxana e Rubén.
Di nuovo loro due.
Devono aver già superato i trent’anni, ma sembrano lo stesso giovanissimi.
Hanno un sorriso enorme sulle labbra e dietro di loro c’è una miriade di gente.
Roxana ha gli occhi un po’ lucidi.
Sotto la foto c’è una breve didascalia.
Rolling Stones, la Monumental, Barcelona, 11/6/1976.
Dannazione, ora sì che ricorda!
Il primissimo concerto degli Stones in Spagna, lui c’era, lui era lì, a la Monumental, insieme a Roxana.
Era stato uno dei giorni più belli della sua vita.
Adesso è di nuovo lì, gli basta poco per entrare di nuovo in quell’arena.
La gente preme verso l’entrata e lui si sente schiacciato, si sente un corpo in mezzo ad altri mille corpi.
Comincia a sgomitare e farsi strada tra la folla.
Lui deve entrare lì dentro.
Quel posto è suo, quel momento è suo e tutta quella gente è solo lo sfondo superficiale di un attimo che gli è rimasto dentro la pelle.
Andate via, tutto questo è solo mio.
Anche voi, tutti voi, dipendete da me e dalla mia memoria.
Andate via, lasciatemi passare.
Si fa largo tra i corpi con abilità.
Corre, corre attraverso i cancelli de la Monumental, supera le guardie e si ritrova dentro l’arena, dentro al suo momento.
Continua a sgocciolare e sgocciolare, l’acqua di Barcellona ormai è dentro di lui, ma poco gli importa, anzi, gli piace, essere bagnato e sporco di Barcellona lo fa sentire tremendamente bene.
Sente la musica.
La sente dentro di lui.
Gli anelli dell’arena sono già pieni.
Lui deve trovare Roxana e Rubén.
Deve trovare Roxana e se stesso.
Ma sono loro che trovano lui, perché loro vivono nelle foto e le foto vogliono che lui viva con loro.
Roxana e Rubén.
Sono in piedi, saltellano, cantano a squarcia gola e ridono.
Gli viene da ridere.
La musica si ferma e Mick Jagger sorride.
Poi Keith Richards muove le sue dita sulla chitarra e la folla lancia un urlo.
Roxana e Rubén si abbracciano e all’uomo sembra che lei stia quasi per piangere.
Quella canzone aveva un effetto simile su quasi tutti.
Non era solo una canzone, era una storia, una poesia.
“Ho una donna, vive nella parte povera della città, ogni tanto vado a trovarla e facciamo l’amore, è così bello. Poggio la mia testa sulla sua spalla e lei mi dice: raccontami tutti i tuoi problemi.”
Anche lui, anche l’uomo, come Mick Jagger, vorrebbe tanto poggiare la sua testa sulla spalla di Roxana e raccontarle tutti i suoi problemi.
Roxanita, da quando non ci sei tu non ci son neppure io. Ma perché sei andata via? Chi te l’ha detto di andare via? Chi ti ha dato il permesso di andare via? Roxanita, da quando non ci sei tu non ci son neppure io.
Roxana bacia Rubén e lui le asciuga una lacrima.
Chissà che sapore ha, quella lacrima.
Chissà cosa c’è dentro.
Roxana tira fuori una macchina fotografica dalla borsa e scatta una foto a se stessa e a Rubén.
Hanno un sorriso enorme sulle labbra.
Quella foto…
Quella foto è la stessa foto che lo ha portato lì.
Quella foto è la stessa foto che ha in mano.
Ma non ce l’ha più in mano.
Scomparsa.
Impossibile, pensa, e fruga nelle tasche della giacca che tiene sotto braccio, ma in quelle tasche trova un’altra foto, una foto diversa.
Se la porta vicino agli occhi per capire cosa ritragga, ma gli anelli de la Monumental crollano e lui cade, cade sotto le macerie, cade a terra, ma sotto di lui non c’è più terra, sta cadendo nel vuoto, sente il tempo intorno a lui impazzire ed andare avanti e poi tornare indietro, chiude gli occhi e cade, cade, cade, cade sotto ai minuti, cade sotto alle ore, cade sotto ai giorni, cade sotto ai mesi, cade sotto agli anni, cade, cade, cade.
E poi si ritrova sdraiato sopra un prato verde.
È successo di nuovo.
La foto lo ha portato da un’altra parte.
In un altro momento.
 
 
 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Nadie